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Autore: Natalja_Aljona    07/05/2012    1 recensioni
Natal'ja vende fiammiferi e sogna la Rivoluzione.
Siberiana fin nelle ossa e nel sangue, nel cuore e nell'anima, nipote di uno dei capi dei Decabristi ed ultima erede della famiglia russa più temuta dallo zar, è quasi impazzita in prigione ma sa che non è finita.
Geórgos vive per la guerra e per il cielo di Sparta.
Nato durante la Guerra d'Indipendenza Greca e nipote del capo dei Kléftes, i briganti e i partigiani del Peloponneso, ogni notte spara alle stelle perché ha un conto in sospeso con gli Dei.
Feri è uno zingaro ungherese, il terzogenito di Kolnay Desztor, il criminale del secolo, e il più coraggioso dei suoi fratelli.
Legge il destino tra le linee della mano, e tre anni di galera e lavori forzati non sono bastati a fargli smettere di credere nel suo.
Nikolaj, ussaro polacco e pianista mancato, crede di aver perso tutto.
Sa che l'epilessia, i complessi d'inferiorità nei confronti del padre morto, l'ossessione per sua cugina e i suoi sogni infranti lo uccideranno, ma la sua morte vuole deciderla lui, e a ventidue anni s'impicca per disperazione e per vendetta.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Duecentosessantanove


Duecentosessantanove

La linea di fuga di tutti i suoi sguardi

L’ultima volta che hai sognato Luce

 

Era bella, non stava mai male

Ma è morta di parto, gridando, in un letto sudato d’un grande ospedale

(Venezia, Francesco Guccini)

 

Vienna, 7 Febbraio 1840.

Nikolaj Leonida Gibson stava nascendo, e forse sarebbe morta Natal’ja.

Lui stava nascendo, e forse sarebbe morta sua madre.

La servitù degli Asburgo non sapeva più cosa fare.

Le guardie svizzere del Kaiser d’Austria borbottavano tra i denti che se ne dovevano andare.

La stalla del Castello di Schönbrunn non era aperta ai turisti, maledizione!

George non ragionava più, George non respirava più.

La sua intrepida biondina, la sua piccola Rivoluzionaria…

Non poteva averla uccisa lui.

Dio, con Céline era andato tutto bene!

E Natal’ja aveva tredici anni, era ancora più fragile…

Non aveva il fisico adatto per partorire.

Era un fuscello, la sua Lys, non ce la poteva fare.

Con Céline era stato un miracolo…

Stavolta rischiava la vita, Natal’ja.

 

La morte senza corpo

Si fa bella nel corpo tuo

(Il corpo di Giulietta, Giulietta e Romeo)

 

-E’ impossibile, è impossibile... Questa bambina ha sofferto la fame! E’ così sottile, quasi trasparente…

E questi lividi? Signore, siete stato voi?-

-Come?-

-Avete picchiato vostra moglie? Così selvaggiamente?-

-No! Mio Dio, no… Sono stati i ragazzi del quartiere rivale, i teppisti di Shtorm…-

Dopo un anno si vedevano ancora, le cicatrici di quel pomeriggio di Luglio.

-Di sicuro non avete fatto follie, per mantenerla come si deve!-

E come poteva?

No, non c’era il tempo di spiegare a quella donna dei Kléftes di Spárti, degli eroi di Forradalom.

Non c’era il tempo di raccontarle le loro vite.

Le loro vite che così spesso sfuggivano di mano…

E non c’era il tempo di pensare di se stessi, di pensare alla salute.

-Non potevo… Io…-

-Se lei morirà, dovrete trovarlo, il tempo. Come intendete crescere i vostri figli?-

George socchiuse gli occhi, tremante.

-Come ho fatto con Aiace!-

Tra una battaglia e l’altra, correva da lui.

Gli voleva un mondo di bene, a quello scricciolo…

Aveva quasi quattro anni, adesso, ed era stato quasi sempre bene…

Ma forse l’affetto non bastava.

-Non so cosa dirvi. E’ stata colpa vostra, ad ogni modo. Vostra e di quella sgualdrina russa che non ha saputo neanche aspettare un anno, tra una gravidanza e l’altra, nelle sue condizioni! Si rende conto di essere al secondo figlio, e a quattordici anni? 

Quanto li odio, i delinquenti come voi… Incoscienti!-

Gee l’afferrò per i polsi, sconvolto.

-Come l’avete chiamata?!-

Chi era stato, a mandargli quella sottospecie d’ostetrica poliglotta?

Voleva far nascere suo figlio o insultare Natal’ja?

E fu allora che decise di mandare tutto all’aria, di non ascoltare l’ostetrica, e correre da Lys.

-Luce…- sussurrò, senza fiato.

Lei fece uno sforzo assurdo per guardarlo, ma non riuscì a farne a meno.

I suoi occhi, in quel momento…

Erano di un colore straordinario.

Il leggendario grigiazzurro di quando era nata, brillava dolorosamente nelle sue iridi lucide di lacrime.

Ed erano davvero gli occhi della ragazza che Geórgos sognava a sette anni, dalla nave dei Turchi…

D'argento liquido e polvere da sparo, di fumo chiaroscuro e fuliggine stellata.

Come gli abissi del mar Egeo.

-E’ da tanto che non mi chiami così...- disse lei, con un fil di voce.

Cercò la sua mano, l’accarezzò piano.

George rabbrividì, a quel contatto.

Quanto sarebbe durato ancora?

-Luce era il tuo nome quando non c’eri, quando ti sognavo e potevo vederti soltanto nell’aria, senza mai sfiorare la tua pelle. Ti chiamavo Luce quando non avevo più speranze, ti cercavo nell’inchiostro sbiadito delle tue lettere, e non potevo accarezzarti i capelli. Ti chiamavo Luce nel ’36, a Liverpool, perché eri sempre sul punto di svanire, e avevo troppa paura che succedesse. Per il resto dei giorni sei stata Natal’ja... Sei Alja, sei Lys.

Perché Natal’ja è vera, Natal’ja sei tu. Natal’ja esiste, è qui… E allora ci sono anch’io, sorrido anch’io.

Quando so dove trovarti, dove sei…Quando mi basta alzare lo sguardo, e tu hai gli occhi grigiazzurri.

Ti chiamo Luce, adesso… Perché stai per andare via. Ma non farlo, ti prego… Mi uccideresti, Natal’ja.

Morirei anch’io. Tu forse ce la faresti, senza di me… Te l’ho insegnato io. Ma io no, io non posso…

In Grecia mi hanno detto ch’era giusto annullarsi all’ombra della propria Patria, e io stavo per farlo, ma tu me l’hai impedito.
Potevo essere il primo degli Spartani o il tuo sogno d'amore… E ho provato ad essere entrambe le cose, forse ci sono riuscito, ma tu…Sei di più-

-E adesso… Cosa facciamo, Gee?-

Lo chiedeva a lui, lo chiedeva a lui…

Ma lui chi era, quando la guerra finiva?

Chi era, lontano da Sparta?

Quando non lo chiamavano “eroe”, era solo un uomo, Brian George.

Un uomo che non poteva salvare il suo amore…

Un ragazzo di diciotto anni e mezzo, la fede sull’anulare sinistro e un sorriso troppo incosciente.

Un ragazzo che, per diventar padre la terza volta, stava per perdere il cuore, stava per perdere lei.

-Natal’ja, pensa che tuo marito ti ama più della luce del sole. Più dell’aria nei polmoni, sai?

Più… No, non di ogni altra cosa. Più di quello che non esiste, potrebbe esistere ed esisterà.

Pensa che io ti amo più del futuro.

Pensa ad Achille, Lys! Pensa alle millecento schiave che quel bastardo di Achille avrà messo incinte, e lui non sapeva cosa si prova… Lui non ha mai partorito!

E non lo sapeva, che fa più male di morire con la testa fracassata sul campo di battaglia, non ci avrebbe creduto mai! Ma adesso dimmi, Natalys, chi è il più coraggioso, tra lui e te? E’ meglio dar l’anima e il corpo, dare la vita, per la gloria o per un figlio? Pensa che sto rinnegando il mio mito di quando ero bambino, in fondo…

Il mio alter ego dell’età micenea. Quello che tu chiami “il biondino dal tallone anomalo”-

Natal’ja sorrise debolmente.

-Sono più forte di Achille, Gee?-

-Sei cento volte più mitica di Achille! Te lo giuro, amore mio…

Io ho vinto tutte le battaglie che ho combattuto fino ad oggi, ma tu, se vinci questa... Se vinci questa, Lys…-

Non era riuscito a finire la frase, perché le guardie svizzere gliel’avevano impedito.

George ne aveva uccise due.

Come diavolo s’erano azzardati, quegli idioti, con le loro divise sgargianti e l’aria impassibile, a interrompere il parto, a cacciarli via, solo perché “non avevano il permesso”?

Gee li aveva uccisi in una manciata di secondi, in preda a una furia febbrile, a forza di botte.

Avrebbero ucciso Alja, loro…

Alja aveva solo quattordici anni.

Alja non doveva morire.

Quando il giovane Spartano aveva stretto Nikolen’ka tra le braccia, una ragazza della servitù gli aveva sussurrato in tedesco, timidamente:

-Ne è valsa la pena… Anche se lei morirà-

E Gee, incantato dagli occhi chiarissimi del figlio, l’aveva pregato perché il giorno della sua nascita, così meraviglioso, non diventasse il più atroce della loro vita.

Ma non poteva succedere e non sarebbe successo.

La sua Natal’ja…

Non doveva succedere e non l’avrebbe permesso.

Il suo corpicino pelle e ossa, i suoi capelli biondo chiaro e i suoi occhi tra il turchese e l’argento…

Il suo cuore, che batteva per la Libertà, per le stelle, per il fuoco…
La sua vita non poteva morire.

Le lacrime di Gee l’avevano strappata ad Atropo, a un soffio dall’Ade?

Le lacrime di Gee avevano commosso Persefone, come Orfeo ed Euridice?

Otto giorni dopo la nascita di Nikolaj, Natal’ja si era rialzata.

E George le aveva baciato le mani, era crollato ai suoi piedi, senza saper più cosa dire, solo sentendo il suo cuore tremare.

Era tra le dita sottili di Lys, il suo cuore di guerriero, di Spartano mai vinto, eterno vincitore, ma mai quanto lei.

Natal’ja era viva.

 

Amare
Dare l'anima alla vita
Morire
Dalla voglia di vivere
Con la voglia di vivere

(Vivere per amare, Notre Dame de Paris)

 

 

 

Note

 

La linea di fuga di tutti i suoi sguardi: Quei due, Claudio Baglioni. Riferito, ovviamente, ad Alja e Gee ;)

 

Dio, quanto tengo a questo capitolo…

Davvero troppo.

Spero davvero che vi sia piaciuto, perché ci ho messo il cuore, anche l’anima, io.

La nascita di Nikolaj, il significato di Luce per Gee…

Le parole di Gee, che, secondo me, sono le più importanti.

Anche il discorso con la pseudo - ostetrica, e le due guardie svizzere uccise da Gee…

Oddio, avendo una migliore amica svizzera, non so quanto mi sia convenuto, scrivere una cosa del genere ;)

Insomma, ora cerco di sdrammatizzare, ma è stato difficile e bellissimo, scrivere questo capitolo ;)
D'argento liquido e polvere da sparo, di fumo chiaroscuro e fuliggine stellata è una citazione del Capitolo 60, la risposta che Gee dà ad Ardashir Bahram quando lui gli chiede come sono gli occhi della ragazza dei suoi sogni...

 

A presto!

Marty

 

  
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