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Autore: Angel666    07/05/2012    3 recensioni
Intrappolato di notte all'interno di una casa stregata con il peggior nemico del tuo migliore amico, che guarda caso è anche molto carino...non potrebbe esserci una situazione peggiore di questa! O forse si? [MATTXNEAR] Please R&R!!
Genere: Dark, Horror, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri personaggi, Matt, Near
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Per quante brutte situazioni fossero capitate fino a quel momento, per Matt quella era sicuramente in cima alla lista.
Near era ammutolito, e il rosso dovette ascoltare molto attentamente per accertarsi che entrambi ancora respirassero.
“Cosa- non é vero…giusto?” chiese Near. “Non può essere; eppure non c’era prima…” Matt deglutì a fatica, senza riuscire a muoversi, fissando la carcassa traballante, per quanto il buio lo permettesse. All’improvviso un alito di vento portò un tanfo terribile ai loro nasi. Matt ebbe un conato di vomito, che grazie al cielo riuscì a gestire in tempo.
“Credo che questo lo confermi.” Tossì il ragazzo in quel pesante fetore. “E’ vero.” Ma di chi era quel corpo? Chi lo aveva portato lì? Come aveva fatto ad entrare? Era piuttosto chiaro dal suo stato di decomposizione, e dal forte odore che emanava, che chiunque fosse doveva essere morto molto tempo prima che Matt e Near entrassero in quella casa stregata. Allora per quale motivo qualcuno avrebbe dovuto uccidere una persona e appendere il suo corpo lì; con almeno un giorno di ritardo dall’omicidio, nel bel mezzo di una tempesta?
Quello spettacolo scaturiva numerose domande, nessuna delle quali piacevole; ma la più importante era qualcosa a cui Matt non aveva davvero voglia di pensare, anche se doveva farlo. E cioè: chiunque avesse fato una cosa del genere si trovava ancora li?
Nessuno dei due ragazzi osava muoversi, ma stavolta non era dovuto ad un desiderio di conforto, adesso era puro panico e terrore. L’oscurità, la tempesta, la solitudine, tutto questo era spaventoso ma quello…quello era paralizzante. Si sarebbero dovuti muovere? Avrebbero davvero corso il rischio di attirare l’attenzione su di loro, più di quanto non avessero già fatto?  E se avessero deciso di muoversi, dove sarebbero dovuti andare? Non potevano tornare al piano di sopra, e di certo non volevano scendere verso quella…cosa. Ma in fondo non sarebbe servito a niente restare fermi in mezzo alle scale tutta la notte; e certamente non li avrebbe tenuti più al sicuro.
Era una decisione da prendere al volo, e le loro vite dipendevano da questa.
I suoni che avevano sentito per tutta la notte permeavano l’aria, pesanti come quell’odore. Lo squittire dei topi, l’ululato del vento nella tempesta, lo scricchiolio della vecchia casa e i loro stessi respiri. Non c’era stato il minimo rumore da parte dell’assassino. Era come trovarsi in uno scadente film dell’orrore, solo che i film potevano essere spenti…questo no.
Indecisi tra tutte quelle possibilità, opzioni e movimenti che scorrevano attraverso i loro geniali cervelli, ognuna appariva più terribile della precedente, e passò parecchio tempo prima che Matt si decidesse di prendere l’iniziativa. Malgrado la situazione, pensò, dovevano fare qualcosa. Così fece un respiro profondo (rendendosi immediatamente conto che non era stata una buona idea, visto che rischiò quasi di vomitare a causa dell’odore pesante e dolciastro di decomposizione) afferrando saldamente la mano di Near, iniziando a scendere.
 
“Matt?” chiamò il ragazzo, chiaramente contrario al risvolto degli eventi.
“Non possiamo tornare di sopra, non con quel freddo. E di certo non possiamo neanche restare qui. Se qualcuno è…lo sai…non fa molta differenza comunque. Cerchiamo di trovare un posto un po’ più caldo.” Ragionò Matt. Near annuì, mostrando di aver capito il suo ragionamento, ma che ancora non gli piaceva l’idea.
“Matt-“ iniziò, ma fu interrotto dal suono di un’inquietante crack. I due si fermarono improvvisamente, in ascolto. Colsero un pesante scricchiolio, più forte del precedente, seguito da altri rumori simili. Troppo tardi i ragazzi guardarono in basso, realizzando la fonte di quel rumore. Lo scalino si ruppe completamente sotto il peso di Matt, andando in mille pezzi  e facendolo precipitare in una caduta vertiginosa con un grido di sorpresa e dolore. La sua mano scivolò via da quella di Near, e il ragazzo vide tutta la sua vita scorrergli davanti agli occhi ad una velocità impressionante, quando improvvisamente si arrestò la caduta. La spessa maglietta di Matt si era impigliata nel corrimano, lasciando penzolare nel vuoto la sua parte inferiore, mentre con quella superire cercava di tutti i modi di trovare un appiglio sulle scale rotte.
Grosse schegge di legno gli si erano conficcate dolorosamente nel fianco, e poteva percepire il sangue scorrere da una ferita aperta sul ginocchio. Afferrò con forza il bordo del gradino sopra di sé, per alleviare il peso su quello in cui era intrappolato, ed evitare che il buco si allargasse ancora.
 
Il rosso guardò verso Near con puro terrore.
“Ai-Aiutami!” urlò, troppo spaventato per ricordare persino della scoperta del cadavere. Near stava tremando, chiaramente spaventato, ma si inginocchiò lo stesso lentamente, afferrando Matt con il suo braccio destro e provando a tirarlo su con tutta la forza. Ovviamente risultò insufficiente. Fisicamente Near era molto debole. Era il suo più grande difetto in una situazione del genere, però ad essere onesti, Near non aveva mai programmato di trovarsi in una situazione dove occorresse la forza fisica. Non senza una persona adeguata al suo fianco pronta a fare qualunque cosa gli servisse, quando ne aveva bisogno.
“Non ce la faccio!” l’albino sentì qualcosa sul suo viso, qualcosa di totalmente sconosciuto, anche se si rese immediatamente conto di cosa si trattava. Lacrime. Che fossero di paura, frustrazione, o dolore per lo sforzo e il freddo a cui stava sottoponendo il suo corpo sottosviluppato, aveva delle lacrime che gli scorrevano lungo il viso.
“Devi riuscirci! Non lasciarmi andare, sto scivolando!” anche Matt stava iniziando a piangere; non era uno che lo faceva spesso, ma ne aveva più familiarità di Near. Credo che si possano entrambi perdonare, date le circostanze.
“Near! Near! Non ti azzardare a mollarmi, maledizione!” il ragazzo allora lo strattonò più forte che poté; lo tirò e lottò fino a quando non riuscì più a sentire la sensibilità nelle braccia; anche quando alcune schegge gli si piantarono nella pelle candida del ginocchio, per la pressione con cui le puntava. Se stava facendo dei progressi non si notava.
Near si guardò intorno disperato, alla ricerca di qualcosa ( qualunque cosa) che potesse essergli d’aiuto. C’era solo la ringhiera, e non poteva di certo reggerli entrambi…o forse si? Al momento non aveva opzioni migliori. Avvinghiò il braccio destro attorno ad essa, per afferrare Matt, ripetendo l’azione con l’altro braccio. Usando la ringhiera come leva Near, con immenso sforzo, riuscì a tirare fuori il compagno da quella voragine. Non appena riuscì ad alzare una gamba, il rosso si arrampicò fuori dal buco, ricoperto di polvere e tagli dovuti alle schegge di legno, per non parlare di qualche ragnatela talmente vecchia che i possibili proprietari non si vedevano più da nessuna parte.
Entrambi ripresero fiato, ingoiando ossigeno più in fretta di quanto riuscissero a respirare davvero. Poi Matt afferrò Near, ricoperto di lividi e tagli, le cui braccia penzolavano innaturalmente ai suoi fianchi.
“O mio dio…Near…ero così spaventato…grazie!” balbettò il ragazzo. Il più piccolo riusciva solo piangere e sussultare. Matt si sporse su di lui per studiare meglio la situazione delle sue braccia. Dopo quel casino pensò che accendere la torcia non avrebbe fatto danno a nessuno, ma quella gli era scivolata durante la caduta ed era finita chissà dove. Nonostante tutto il rosso riuscì a fare una buona analisi.
Aveva entrambe le ginocchia sbucciate; su uno il sangue era coagulato per l’aria fredda, mentre l’altro stava ancora sanguinando leggermente. I suoi fianchi erano graffiati e doloranti, ma la pelle sembrava intatta in quel punto. Tutte le unghie erano rotte, e le dita erano piene di schegge per aver artigliato i gradini di legno, ma quello era l’ultimo dei problemi.
Molto più preoccupante era lo stato in cui stava Near. Il suo pianto si era calmato, ora emetteva solo flebili singhiozzi ogni volta che provava a muovere un braccio.
L’albino aveva un paio di schegge in un ginocchio pesto, il petto era coperto di lividi per aver fatto leva sulla ringhiera di ferro, ma le braccia erano preoccupanti. Matt dovette slacciargli la camicia per esserne sicuro, ma non appena diede un occhiata non poté esserne più certo.
Erano dislocate. Quello era un bel problema.
Il ragazzo sapeva come risistemare le slogature, dio solo sapeva quante lui e Mello ne avevano accumulate attraverso gli anni; ma non era comunque bello. Inoltre le braccia di Near, anche se sarebbero state in grado di rimuoversi e guarire correttamente, sarebbero state lo stesso fuori uso per qualche giorno, anche dopo esser state rimesse al loro posto. Ad ogni modo, era una cosa che andava fatta.
“Near….ecco…devo rimettertele a posto.”
“Co-cosa?” balbettò il ragazzo.
“Le tue braccia, sono dislocate. So cosa fare, io e Mello abbiamo dovuto seguire un corso dopo la terza volta che uno di noi si è slogato qualcosa…non ti mentirò, farà un male cane.” Spiegò Matt. “Ma se non lo faccio, probabilmente non sarai più in grado di muoverle bene, e non guariranno correttamente se aspettiamo troppo.”
“Capisco…” rispose lui serio, con un piccolo singhiozzo. “Fa-fallo.” Girò la testa dall’altra parte per non guardare. Matt annuì gravemente e prese il braccio di Near. Il ragazzo trasalì per il dolore, ma non fu niente in confronto a quando Matt strattonò l’arto teso, e con un’improvvisa e rapida mossa lo rimise dentro la spalla con un forte pop! Near gridò, collassando involontariamente in avanti, e Matt si sentì male per lui.
“Mi dispiace. Mi dispiace.” Ripeteva piano, mentre afferrò l’altro braccio e Near riprese a singhiozzare.
Un nuovo urlo echeggiò nel vento, levandosi attraverso la casa, finché non si perse nel cielo notturno. Da qualche parte, in una stanza scura della casa infestata, impercettibile dai ragazzi ancora fermi sulla scala rotta, una voce profonda iniziò a ridere.
 
A/N: OMG! A chi appartiene la voce? Che cosa ha intenzione di fare? Riusciranno i nostri eroi a sopravvivere a questa terribile notte? Riusciranno anche solo a scendere dalle scale? Questo e altro nel prossimo capitolo!
Mi scuso terribilmente per il ritardo con cui posto, ma vuoi impegni lavorativi, vuoi una pornosissima traduzione di Bakuman che dovevo fare (e che vi esorto a leggere se vi piace lo yaoi, si chiama Congiura d’estate) i tempi si sono dilatati. Tra un paio di giorni parto, quindi il prossimo capitolo lo aggiornerò la settimana seguente, voi intanto continuate a farmi sapere che ne pensate mi raccomando, ora siamo nel vivo del racconto, e la tensione si fa sempre più spessa! Grazie a tutti, alla prossima!
 
 

   
 
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