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Autore: Angel666    19/04/2012    3 recensioni
Intrappolato di notte all'interno di una casa stregata con il peggior nemico del tuo migliore amico, che guarda caso è anche molto carino...non potrebbe esserci una situazione peggiore di questa! O forse si? [MATTXNEAR] Please R&R!!
Genere: Dark, Horror, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri personaggi, Matt, Near
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Matt spense la torcia. Era meglio rimanere nell’oscurità con l’opzione di poter accendere la luce in caso di emergenza, che consumare le batterie e restare con una pila inutilizzabile. Bè… avrebbe sempre potuto usarla per colpire qualcuno, se mai i mostri avessero deciso di esistere proprio quella notte, ma nient’altro all’infuori di questo.
Con lo spegnersi della luce, il buio e la tempesta sembrarono entrare direttamene in casa e inghiottire i due ragazzi. Ci vollero un paio di minuti, e Matt dovette abbassarsi gli occhiali sul collo, ma alla fine i loro occhi si adattarono all’oscurità. Non che la cosa facesse una gran differenza. La luce dei lampioni dall’altra parte della strada e i disegni fluorescenti alle pareti non fornivano neppure lontanamente una luce necessaria, per i gusti del ragazzo. Tutto quello che riusciva a intravedere erano scie argentee sul pavimento e contorni di mobili rotti.
Delle ombre fluttuavano nel vento ululante e nella pioggia scrosciante; ogni tanto qualche tuono rimbombava nell’aria. Lo strano scricchiolio non si era fermato. Matt pensò disperatamente a quanto tempo ci sarebbe voluto prima che qualcuno notasse la loro assenza e chiamasse Roger, che a sua volta avrebbe dovuto indovinare dove si fossero cacciati…merda.
Il ragazzo fece un salto di due metri quando qualcosa di gelido gli afferrò una mano. Con il cuore in gola guardò in basso e lentamente riuscì a intravedere la mano di Near, attaccata al suo braccio, connesso fortunatamente al suo corpo.
“Accidenti! La smetti di spaventarmi in questo modo?” cercò di imporsi la calma.
“Scusa. E’ solo che non vedo nulla e non voglio perdermi di nuovo…” sussurrò Near.
“Ehm…va bene.” Matt si guardò intorno, alla ricerca di qualcosa che potesse fare al caso loro. Una coperta magari, o una sedia intatta o…un momento!
“Hey questa casa apparteneva veramente ad un vecchio, giusto?”
“Si…” rispose Near con esitazione.
“Quindi molte delle sue cose sono ancora qui, no?”
“Probabilmente.” L’albino sussultò. Questo fece intuire a Matt che la presenza di oggetti appartenuti ad un tizio morto non era esattamente rassicurante senza una spiegazione.
“Voglio dire, forse c’è ancora il suo telefono!” esclamò il rosso. Anche senza luce, si accorse che Near ricominciò lentamente a respirare.
“Ammesso che aveva un telefono…”
“E’ ovvio che ce lo aveva, era vecchio non preistorico!” Dio, riusciva quasi a sentire l’incredulità nel suo sguardo.
“Ascolta, non pensi che valga la pena dare almeno un’occhiata?”
“Credo di si.”
“Hai un piano migliore forse?” lo provocò Matt. Near ci pensò su un momento.
“A dire il vero no.” Ammise infine.
“Andiamo allora.” il ragazzo si voltò e prese ad attraversare lentamente la stanza, stringendo con forza la mano di Near; non voleva decisamente restare solo un posto del genere.
“Non riesco a vedere niente…è davvero troppo buio.” Strinse in mano la torcia mentre continuava a camminare, chiedendosi se accenderla e correre il rischio di consumare le batterie pur di vedere meglio.
 
BAM! SWOOSH!
 
“AAAHH!” Near e Matt gridarono nello stesso istante in cui un’enorme oggetto piombò su di loro dall’alto. Indietreggiando Near inciampò su una tavola di legno che Matt aveva appena calpestato, e non riuscendo a lasciar andare la sua mano lo trascinò sul pavimento, in un groviglio tremante di paura. Lo strano oggetto dondolava sulle loro teste, strusciando i suoi stracci sui loro visi.
“Ch-che cos’è?” balbettò Near. Matt accese la torcia puntandola in alto, e illuminò…un manichino di paglia a forma di strega, attaccato ad una fune che pendeva dal soffitto e messo in moto dalla tavola di legno, che per sbaglio avevano calpestato nel buio.
“Dio, tutto questo è un incubo.” Il rosso si passò una mano tremante nei capelli, respirando a fatica.
Qualcosa gli strusciò accanto al piede “Near ti prego, dimmi che eri tu.” Sussurrò, congelato dalla paura. L’albino scosse nervosamente la testa e Matt, con un profondo respiro, puntò la torcia nella direzione di quella cosa. La luce colpì il retro di una pelliccia scura e una lunga coda, mentre il roditore spariva in un buco nel muro.
“Un topo…” Near non sembrò particolarmente sollevato.
“Cavolo, mi sarei dovuto aspettare che questo posto era invaso dai topi…” si lamentò Matt.
“I topi sono disgustosi…mangiano praticamente di tutto.” L’albino stava tremando di nuovo, anche se stavolta Matt dubitava fosse colpa del freddo.
“Near, hai per caso paura dei topi?” chiese sorpreso.
“Sai quali malattie portano?” replicò il ragazzino sulla difensiva.
Matt si rialzò in piedi e lo aiutò a risollevarsi.
“Non ti preoccupare, noi siamo molto più grandi di loro.” Disse. Mello non avrebbe mai approvato il suo comportamento civile nei confronti di Near, ma Matt non voleva far arrabbiare l’unico compagno che aveva a disposizione in quel terribile incubo.
“Tu potrai anche esserlo, ma io sono piuttosto piccolo.” Puntualizzò l’altro. “Un gran numero di topi è in grado di uccidere un bambino.”
“Fissarti su una cosa del genere non ti farà sentire meglio.” Ribatté Matt.
“Non mi ci sto fissando.” Disse sinceramente Near; anche se non sembrava particolarmente coraggioso al momento, non aveva ancora perso il suo incredibile autocontrollo. Era come se la sua maschera fosse solo leggermente scivolata.
“Hai capito cosa volevo dire.” Matt scrollò le spalle. Fece girare il fascio di luce in giro per la stanza alla ricerca di un telefono o qualcosa di simile. Niente. “Dovremmo dare un’occhiata di sopra, le cose lì sembrano state toccate di meno.” Near annuì e Matt spense di nuovo la torcia per non sprecare le batterie.
La mano dell’albino ancora una volta scivolò nella sua, ma Matt stavolta se l’aspettava quindi non si spaventò.  Era strano come la mano di Near si adattasse perfettamente alla sua, come uno dei suoi pezzi di puzzle incastrati al mosto giusto, pensò. Non era spiacevole…era solo strano. In senso buono, forse?
“Allora mi spieghi che ci facevi qui?” il nerd provò a fare conversazione, per distarsi sia dalla paura dovuta all’ambiente circostante, sia dai nuovi pensieri strani che gli frullavano in testa.
“Volevo vedere che cosa ci fosse di così interessante…” rispose Near sempre a bassa voce, come se temesse che i topi li sentissero o qualcosa del genere.
“E cosa ne pensi?”
“Non era così male fino a quando non sono saltate le luci e non è iniziata la tempesta.” Rispose.
“Ah. Capisco come questo possa aver danneggiato le tue impressioni.” Matt si grattò il retro della testa impacciato; intanto stava scrutando il pavimento come un gufo, per non mettere in moto qualche altro meccanismo indesiderato. “Da una parte forse è meglio che abbiano tolto l’elettricità. Le musiche di sottofondo e le figure in movimento sarebbero stante ancora più terrificanti adesso…”
“Ma almeno avremmo potuto vedere meglio.”disse Near. Il ragazzo dovette ammettere che quello sarebbe stato d’aiuto.
Appena raggiunsero le scale Matt fu tentato di riconsiderare il suo piano. La casa era vecchia, polverosa e decrepita, dava l’idea che sarebbe crollata anche solo ad uno sguardo prolungato. Il corrimano era tappezzato di graffi e alcuni scalini mancavano proprio.
“Secondo te l’hanno fatto apposta o l’hanno trovata così?”
“E’ probabile che fosse già così quando sono arrivati.” Decretò Near. “Non installerebbero mai qualcosa di così pericoloso, ma se è già presente…”
“Già.” Matt deglutì a fatica. Tuttavia era deciso a salire fino al secondo piano, e un paio di vecchi scalini non lo avrebbero di certo fermato; così iniziò la scalata. La polvere si alzava vorticando ad ogni passo, infilandosi nel naso e nella gola del ragazzo ad ogni respiro. I due raggiunsero il secondo piano in preda ad un attacco di tosse che impiegò qualche minuto per scemare.
“Dio, dovrebbero dare una passata d’aspirapolvere in questo posto ogni tanto, non credi?” Matt si zittì non appena diede uno sguardo in giro.
Bianche lenzuola, sudice a causa degli anni, ricoprivano quelli che dovevano essere i vecchi mobili della casa. Quelle più larghe turbinavano nel vento che passava attraverso le assi che chiudevano le finestre, mentre dell’acqua gocciolava da invisibili perdite nel soffitto. Si potevano sentire dei topi squittire ne buio, causando brividi di paura a Near. Da lì la casa sembrava ancora più fragile, mentre ballava in balìa della tempesta.
In altre parole il secondo piano era cento volte peggio del primo; anche se era leggermente più luminoso. Forse era dovuto all’effetto di tutte quelle lenzuola bianche.
Ricordando il motivo per cui si trovavano lì, Matt iniziò a togliere i teli dai mobili alla ricerca di un tavolo con un telefono sopra, provando ad ignorare le macchie di dubbia provenienza su muri e tappeti.
Un forte rumore risuonò al piano di sotto e Near balzò di nuovo in braccio a Matt, che stavolta non si scansò.
“So-sono solo i topi…oppure il vento che ha fatto cadere un manichino.” Balbettò il rosso. Near annuì, i suoi ricci candidi gli solleticarono il mento. Stava ancora tremando, e Matt ebbe subito una visione del ragazzino con le labbra blu e le ginocchia tremolanti. Su quel piano faceva ancora più freddo. Guardandosi intorno si rese conto di quanto fosse stata stupida la sua idea. Anche se ci fosse stato un telefono in casa mancava la corrente. Gli venne improvvisamente da piangere, solo e abbandonato iniziava a sentire freddo anche lui.
Il ragazzo si aggrappò all’unica fonte di conforto disponibile in quel momento: Near. Avvolgendo le braccia intorno al corpo del più piccolo, Matt iniziò sia a sentirsi meglio che ad attingere al suo calore corporeo.
“Dovremmo tornare di sotto.” Sussurrò l’albino dopo qualche minuto.
“Già…” concordò lui, mentre il suo respiro gli solleticava i capelli. Non aveva voglia di affrontare nuovamente quelle scale, o continuare a vagare per quella casa, ma non c’erano molte altre opzioni disponibili.
Tuttavia, nessuno dei due ragazzi si mosse per parecchi minuti, non volendo metter fine a quei momenti di pace. Alla fine un tuono più forte degli altri riportò Matt all’azione, che afferrando Near per le mani si incamminò verso il piano di sotto.
Sembrava che le nuvole si fossero aperte da qualche parte, poiché la luce della luna filtrava attraverso le crepe nei muri, trasformando il legno grigio in argento, dove questo veniva colpito.
L’effetto che creava era piuttosto sgradevole, in quanto anziché illuminare l’ambiente non faceva altro che aggiungere nuove ombre e confonderli. Le scale emettevano un rumore sinistro e Matt temeva che qualche gradino avrebbe ceduto da un momento all’altro.
All’incirca a metà lanciò casualmente uno sguardo in basso, chiedendosi se per caso qualcuno li stesse già cercando. Quello che vide lo congelò sul posto. Near si fermò dietro di lui.
“Cosa c’è? Qualche problema?” sussurrò. Lentamente, tremando come una foglia, Matt alzò un braccio indicando la figura in decomposizione appesa alla trave a ridosso della tromba delle scale, con i piedi che sfioravano appena il pavimento.
“Quello…non c’era prima, vero?”
 
 
 
A/N: Sarà un cadavere vero? Come ci è finito lì? Chi é? Matt e Near approfondiranno il loro nuovo, insolito rapporto? Verranno salvati da qualcuno che si è accorto della loro assenza? Che cosa succederà??? Dovete solo aspettare il terzo capitolo, e magari intanto commentare, per farmi sapere che ne pensate!
 
 
 
 
 

   
 
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