Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: maka97    07/05/2012    2 recensioni
questa storia racconta di fatti che, purtroppo, accadono spesso nell'oscurità e nella paura. Questa storia racconta di una ragazzina, di suo padre che non sa cosa vuol dire rispetto, di un bambino che ancora crede nelle favole, che ancora non sa quanto sia orribile questo mondo, e di un cielo lontano e irraggiungibile...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Chris correva lungo il pendio nel bosco. Era notte. Gli alberi gli impedivano la vista del cielo, ma lui lo sapeva,  quella era una notte di luna piena e le stelle brillavano indisturbate. Lo odiava già allora, quel cielo. Cosi lontano e irraggiungibile. Distaccato, non si curava della sorte degli uomini. E anche in quel momento stava lasciando un bambino da solo con la sua disperazione, senza neanche una luce, su un terreno troppo scivoloso. Chris si era precipitato fuori di casa dopo essere  stato informato che la sua migliore amica era scappata di casa, e ora stava correndo per andare a riprendersela, perché intuiva già dove avrebbe potuto ritrovarla. Pian piano gli alberi iniziarono ad aprirsi e il terreno a diventare meno ripido, come se la natura volesse aiutarlo nella sua ricerca. Continuò a correre fuori dal bosco, fino all’ampia radura, fino a quella casetta abbandonata che per tanto tempo era stata il loro rifugio. I loro genitori non volevano che i bambini andassero li a giocare perché dicevano che era pericoloso. Chris però non aveva mai capito perché dovesse esserlo. Non lo capiva neanche adesso. Non lo capiva neanche adesso mentre guardava quella vecchia abitazione in fiamme stagliarsi contro l’oscurità di una notte che porta la morte. No, no,no. La mente iniziava ad annebbiarsi forse a causa del fumo. Lili. Lili non c’era più. E lui era arrivato tardi. Guardò in alto. Il cielo era ancora li. E Lili lo stava raggiungendo sospinta dal vento e dal fumo.  Chris ora era solo. Lo sarebbe stato per sempre.
 
La finestra era spalancata e apriva l’aula al mondo esterno. Da li entrava una lieve aria fresca, annuncio di una primavera appena iniziata, e i raggi di un sole, che ancora scalda poco. Tutto ciò veniva percepito come una droga dagli studenti, che l’aspiravano a poco a poco dentro la classe, desiderando ardentemente il suono della campanella per uscire e venire pervasi dalla freschezza che sa di un lontano inverno e di un vicino bel tempo. Mentre quasi tutti i ragazzi erano esaltati pensando all’imminente uscita con gli amici, o a una festa futura o passata, all’ultimo banco c’era un ragazzo dai capelli biondi con la testa poggiata sul banco e gli occhi chiusi. Dormiva. Dormiva tranquillo finché il prof irritato lo chiamò. Il ragazzo si svegliò stupito e frastornato e si guardò intorno grattandosi la testa con lo sguardo di chi non capisce cosa stia succedendo. La classe rideva e il prof era arrabbiato ma questo a Chris non importava. Aveva 15 anni, nessuna ragazza, nessun amico. Con i suoi genitori non ci parlava neanche. Per cui che importanza aveva la risata dei compagni? Non gli scalfiva la reputazione o l’orgoglio, non lo metteva in imbarazzo. E che importanza aveva la rabbia di un professore? I suoi non si sarebbero arrabbiati e a lui non interessava per niente la scuola, il suo obbiettivo era quello di finirla il prima possibile. Si alzò in piedi e prese lo zaino poggiato per terra, ancora chiuso nonostante fosse l’ultima ora, e uscì dalla stanza in silenzio. L’insegnante non disse niente. Nessun professore gli diceva più nulla. Ormai erano abituati al suo comportamento. E Chris li odiava. Li odiava tutti per questo. Nessuno che avesse mai fatto una sfuriata per il suo atteggiamento. Nessuno che lo avesse mandato dal preside o che avesse chiamato i suoi genitori. Nessuno. Perché tutti erano troppo occupati a provare compassione per quel ragazzo tormentato dal passato. Chris però non voleva la pietà degli altri. Chris voleva qualcuno che gli tirasse uno schiaffo. Qualcuno che gli urlasse “è colpa tua”. Ma quel qualcuno restava lo stesso nessuno di sempre.
 
L’estate era appena cominciata portando con sé la fine dell’asilo per Chris, che a settembre avrebbe cominciato le elementari. I suoi genitori avevano da poco comprato una casa in montagna e quella sarebbe stata la prima vacanza che trascorrevano li. Per Chris, abituato alla città piena di palazzi, strade e macchine, quel paesaggio era qualcosa di nuovo, qualcosa uscito dalle foto, dai libri, e con il naso attaccato al finestrino della macchina guardava rapito quel nuovo mondo. La loro casa si trovava in un quartiere leggermente distaccato dal resto del paese. I suoi genitori dovevano sistemare le camere perciò Chris si diresse verso il parco giochi che c’era li vicino. Salì sull’altalena. Fu mentre si dondolava che scorse una bambina di spalle, da sola vicino a un albero. Chris non vedeva cosa stava facendo perciò decise di andare da lei. Mentre le si avvicinava notò che tracciava  dei segni sul terreno con un bastoncino.  Era sicuro che la bambina si fosse accorta della sua presenza ma non si voltava, non parlava. La salutò. Lei non rispose. Allora le chiese cosa stesse facendo. – niente, cerco solo di stare il più a lungo possibile fuori casa-. Chris non capiva il significato di quelle parole, e le ignorò. – io mi chiamo Chris e tu?-. La bambina allora si voltò. La prima cosa che Chris notò erano i bellissimi occhi marrone scuro che rapivano tutta la sua attenzione la quale, però, subito dopo venne richiamata dall’enorme ematoma nero e viola sotto lo zigomo sinistro che risaltava  contro la carnagione chiara della bambina.  
-Lili, mi chiamo Lili-
-come te lo sei fatto quello?- chiese Chris indicando il livido.
–non me lo sono fatto io-
- e chi è stato?-    
- un mostro-.

 

I genitori di Chris erano separati. Da tre anni ormai. Il padre tradiva la madre. Ma entrambi i genitori tradivano Chris. I suoi genitori erano troppo occupati a farsi la guerra per pensare al fatto che avevano un figlio. Chris viveva con sua mamma. La casa era una piccola villa con un giardino immenso. Con sua mamma Chris non ci parlava quasi più. Lei viveva rinchiusa nella sua camera da cui svolgeva il suo lavoro di scrittrice. Non vedeva più la luce del sole, e non parlava più a nessuno, se non nello stretto necessario. Non preparava da mangiare, non puliva la casa. E Chris aveva iniziato  ad ignorarla, a non cercarla, a fare come se davvero non esistesse. Alla casa ci pensava una signora che veniva tre volte alla settimana a pulire e con l’occasione preparava pure da mangiare per loro due.  Suo padre invece non lo vedeva più da un anno essendosi trasferito all’estero con la sua fidanzata. Dopo aver sofferto a lungo Chris aveva eretto una specie di barriera che impediva agli altri di raggiungerlo, di toccarlo, di ferirlo o aiutarlo. Questo per  lui era un metodo per mascherarsi per ingannare se stesso e gli altri per mostrarsi forte, anche se invece era debole, fragile …. E solo. E cercava disperatamente di tenere lontano il dolore, ma così facendo teneva lontano anche l’amore.
 

Natale. Chris e Lili stavano cominciando a diventare amici. Stavano sempre insieme quando potevano. Chris usciva e la trovava al parco. Non era mai andato a chiamarla a casa sua. Quando iniziavano ad avere troppo freddo era a casa di Chris che andavano a bere la cioccolata e a riscaldarsi, mai in quella di Lili. E lui non capiva bene il perché. Forse era troppo piccolo. Oppure era troppo complicato da  capire. Allora glielo chiese.   
– perché un giorno non andiamo  a casa tua?- 
-a casa mia non c’è niente di bello- Lili aveva un espressione strana. Seria. Triste. Malinconica. Un espressione che non piaceva a Chris. – però se ci tieni ti ci porto … domani-.

il giorno dopo nevicava e c’era un vento fortissimo, ma Lili era venuta e aveva mantenuto la parola data, ma mentre camminavano il silenzio era pesante, più dei piedi che affondavano nella neve fresca. Quando entrarono il bambino notò che la casa era normalissima, un po piccola ma normale. Cosa c’era allora che faceva avere quell’espressione alla sua amica? La madre, appena entrarono, venne loro incontro. Prese il cappotto di Chris, e accompagnò i due bambini in cucina. Offrì loro una torta fatta in casa e la cioccolata. Chris la trovava molto gentile e premurosa e iniziò a pensare che si era immaginato tutto. Si era immaginato la tristezza di Lili, il suo tentativo di rimanere il più lontano e il più a lungo possibile fuori casa,e anche quell’espressione strana del giorno prima. Finirono di  fare merenda con il sorriso sulle labbra. Chris, però doveva andare in bagno. Lili lo accompagnò verso una porta, gli accese la luce ed entrò con lui. Chris non aveva alcun problema se lei restava li, in fondo aveva solo sei anni e non si vergognava di queste cose e non se ne vergognava nemmeno Lili anche se ne aveva otto. Tira su i pantaloni. Lava le mani. Apri la porta. Spegni la luce. Lili si fermò di colpo e Chris gli andò a sbattere contro. Davanti a loro c’era il padre di Lili. Lei dopo averlo visto abbassò subito gli occhi. Dietro, in cucina, la madre si ostinava a concentrarsi solo sui piatti che stava lavando. Lili prese per mano Chris e lo accompagnò alla porta. Gli porse il giubbotto.                          
-è meglio se adesso te ne vai-  sussurrò
- ci vediamo domani?- chiese Chris
-certo-.   
Il giorno dopo Lili non si fece vedere, e neanche il giorno dopo ancora. Al terzo giorno Chris la trovò vicino all’albero dove si erano incontrati la prima volta. Si avvicinò e la guardò in faccia. Un livido le copriva l’occhio destro e scendeva lungo lo zigomo.
–un mostro?- domanda
-un mostro- conferma.

 

A Chris piaceva leggere. Gli piaceva il modo in cui le persone con in mano un libro si isolano dal resto del mondo. A Chris piacevano le biblioteche. Piene di gente,  ognuna delle quali però restava sola, nessuno che lo disturbasse, nessuno che invadesse il suo spazio. Un luogo silenzioso. Ci andava spesso.  Ci andava quando non voleva stare a casa, quando non voleva stare a s scuola. Ci andava quando non sapeva dove altro andare. Quel giorno era andato in biblioteca presto. Era un martedì e aveva saltato scuola. Non c’era quasi nessuno e lui stava leggendo un libro seduto ad un tavolo vuoto. Poco dopo entrò una signora. I capelli neri, lunghi le cadevano sulla schiena. Salutò la bibliotecaria amichevolmente, forse si conoscevano. Si guardò intorno e quando posò gli occhi su Chris rimase un attimo immobile, sconcertata, incerta, dubbiosa, ma subito dopo si rianimò e gli andò vicino. Si sedette davanti a lui, in silenzio. Lo guardava. Lui però si ostinava a leggere il libro che aveva in mano, proprio come tanto tempo prima lei si ostinava a lavare i piatti, a guardare il muro, a voltare le spalle, a fare finta di niente.                                                                                                                               
– ciao Chris – lo salutò, lui non rispose. Gli chiese come stava.                                                                                            
- siamo in una biblioteca: silenzio -  Chris non voleva parlare con lei. Chris non perdonava lei, come non perdonava sé stesso. 
– hai ragione, Chris, ma il mondo non è sempre una biblioteca, non potrai stare per sempre in silenzio, non potrai isolarti così per sempre-                                                                                                                                           - hai fatto presto tu a uscire dalla tua biblioteca- le rispose con tono di sfida.                                                             
– davvero pensi che sia stato facile per me? Accettare che l’uomo che ho sposato, ha ucciso mia figlia, che l’ha portata alla morte è stato ….. - le lacrime salivano agli occhi di una donna che era stata una madre.        
– eppure alla sera torni ancora da lui, non è vero?-  la interruppe lui                                                                                                     
- no, ti sbagli, lui per me è morto con lei-.                                                                                                                               
Chris abbassò il libro e la guardò in faccia. Sembrava ringiovanita. Anche se erano passati anni, ora aveva un viso più sereno, era più curata. I capelli erano più puliti, i vestiti più belli ed era truccata.                                             
– tu … sei come tuo marito, sei anche tu un assassina-. Chris si alzò se ne stava andando, ma lei si alzò a sua volta e lo prese per il braccio.
– già hai ragione ... io ero una codarda, ma ora lo sei anche tu …. Hai paura? Affrontala, stai soffrendo? Piangi, hai un cuore? Ama- Chris fissava il vuoto, e sentendo quelle parole sorrise. Un sorriso triste, un sorriso di scherno.
– l’amore è un privilegio dei vivi, ma io sono morto sei anni fa con Lili -.

 
Chris correva lungo il pendio nel bosco. Era notte. Gli alberi gli impedivano la vista del cielo, ma lui lo sapeva,  quella era una notte di luna piena e le stelle brillavano indisturbate. Lo odiava già allora, quel cielo. Cosi lontano e irraggiungibile. Distaccato, non si curava della sorte degli uomini. E anche in quel momento stava lasciando un bambino da solo con la sua disperazione, senza neanche una luce, su un terreno troppo scivoloso. Chris si era precipitato fuori di casa dopo essere  stato informato che la sua migliore amica era scappata di casa, e ora stava correndo per andare a riprendersela, perché intuiva già dove avrebbe potuto ritrovarla. Pian piano gli alberi iniziarono ad aprirsi e il terreno a diventare meno ripido, come se la natura volesse aiutarlo nella sua ricerca. Continuò a correre fuori dal bosco, fino all’ampia radura, fino a quella casetta abbandonata che per tanto tempo era stata il loro rifugio. I loro genitori non volevano che i bambini andassero li a giocare perché dicevano che era pericoloso. Chris però non aveva mai capito perché dovesse esserlo. Non lo capiva neanche adesso. Non lo capiva neanche adesso mentre guardava quella vecchia abitazione in fiamme stagliarsi contro l’oscurità di una notte che porta la morte. No, no,no. La mente iniziava ad annebbiarsi forse a causa del fumo. Lili. Lili era là. E lui non l’avrebbe lasciata andare via. Continuò a correre. Arrivo alla porta che cadde con una spallata. Lei era là. Era in ginocchio in mezzo alla stanza, in mezzo al fuoco gli occhi aperti. Chris la raggiunse. La prese per mano e iniziò a tirarla, ma lei opponeva resistenza. Si girò verso di lei. – Lili, dobbiamo andarcene, Lili …. Lili?- lei non rispondeva, lei non ascoltava. E lui continuava a ripetere,ad urlare invano il suo nome. – Chris -  sussurrò lei dopo un po’. – Chris – ripeté più forte fino a catturare la sua attenzione. – io resto qui, io non me ne vado- alzò lo sguardo – questo fuoco, mi cederà al fumo al vento, per arrivare in cielo, così puro, così buono, così diverso da questo mondo orribile, dove i padri non hanno rispetto per le figlie ...- Chris la guardò. Gli occhi bellissimi di quella ragazzina erano appesantiti dal riflesso della sua vita. Si inginocchiò davanti a lei e con una mano le accarezzò la guancia. – se in cielo sarai felice, se riuscirai finalmente a sorridere, va bene, verrò con te, non ti  lascerò da sola perché ti voglio accompagnare verso la tua felicità- i due si guardarono a lungo, anche mentre le fiamme iniziavano ad avvolgerli delicatamente, come una madre che avvolge suo figlio nella coperta, e pian piano quelle fiamme iniziarono a portarli su, e anche se quel cielo era ancora li, era ancora lontano, Lili, Chris lo stavano raggiungendo sospinti dal vento e dal fumo.  Ora erano insieme e lo sarebbero stati per sempre. Ora erano felici e lo erano insieme.
 

 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
                                                                                                                                                                               
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: maka97