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Autore: dragon_queen    07/05/2012    1 recensioni
"Non ricordo quando iniziai a vedere i fantasmi, ma sono sicura che sia accaduto molto tempo fa. Forse il primo che vidi fu proprio quello della mia adorata nonna, un paio di giorni dopo il suo funerale. Avevo quattro o cinque anni, non ricordo bene.
Lei mi si era semplicemente avvicinata, mi aveva accarezzato i capelli castano cioccolato e poi, con un sorriso era scomparsa.
Dagli altri ero considerata strana, eccentrica, insomma, da evitare. Fu per questo motivo che, quando un ubriaco stroncò la mia vita investendomi, nessuno venne a piangere sulla mia tomba, ad eccezione di mio padre. Si, forse era lui l'unico per il quale mi dispiaceva davvero lasciare quello schifo di mondo.
Mentre ancora lo guardavo, rassicurandolo in silenzio che non l'avrei mai abbandonato, un fascio di luce mi attrasse a sé.
Da quel momento, iniziò la mia nuova vita..."
****************
Una ragazza obbligata a diventare shinigami e mandata a fare di stanza sulla terra dopo la perdita del suo migliore amico...
Un inaspettato nemico...
Un Grimmjow che sarà costretto a proteggere qualcosa di diverso dal suo orgoglio di guerriero...
Fatemi sapere se vi piace o anche il contrario...Un saluto
[COPERTINA INSERITA NEL PROLOGO XD]
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Nnoitra Jilga, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'odioso con i capelli a spazzola stava mantenendo la sua promessa in maniera impeccabile. Da quella sera non le si era staccato di dosso, facendola passare per una pazza visionaria, dato che, quando lei rispondeva alle sue freddure, dava l'impressione di star parlando da sola.

Lui, dal canto suo, si stava divertendo come un matto. Era riuscito addirittura a farla sbattere fuori dalla stanza dove si ritrovava con quegli umani che chiamava compagni. Infatti, mentre stava prendendo appunti, l'idiota le aveva fatto passare un dito lungo la spina dorsale, facendola sussultare e lanciare una serie di imprecazioni irripetibili. Il professore l'aveva immediatamente buttata fuori dall'aula.

Nel corridoio, Grimmjow aveva continuando a canzonarla e prenderla in giro. Lei aveva stretto i denti e sopportato, anche se aveva una gran voglia di spazzargli la testa in due come un melone. Non voleva però dargliela vinta.

 

Finalmente la campanella di fine lezione suonò. Era il momento di andare da urahara e giustificarsi per aver marinato gli allenamenti il giorno precedente.

-Dove vai, donna?-

-Non ti deve interessare. Se non vuoi seguirmi, non mi offendo- rispose lei, sperando di farlo demordere.

-Misero tentativo. Non ti libererai facilmente di me. Sono sicuro che stai andando da quello strano tipo all'emporio-

Giunta dinnanzi al piccolo edificio, Urahara la stava aspettando fuori dalla porta.

-Kimura-san, mi è dispiaciuto non vederti ieri-

-Mi dispiace. Delle compagne mi hanno chiesto di andare a fare un giro-

-Oh, non importa che ti giustifichi. Recupereremo oggi. Vedo che assieme a te c'è qualcuno di assai particolare e inaspettato- disse ancora l'uomo, cambiando improvvisamente sguardo.

-Non si preoccupi. È solo uno spettatore- rispose lei, affranta.

-Per il momento- ringhiò l'espada.

-Oh bene. Allora, vogliamo andare?-

 

Yoko si liberò del suo gigai, lasciandolo poco distante dal punto in cui si accomodò Grimmjow.

Quando Urahara evocò Daiki dalla spada della ragazza, il ragazzo rimase per un attimo interdetto e spiazzato.

-Yoko, sei certa di ciò che a cui andrai incontro facendolo assistere?- chiese lo spirito.

-Sinceramente non tanto, ma non ho molta scelta. Non si stacca da me. È peggio di una sanguisuga- concluse lei, guardandolo male.

In quel momento le venne un forte dubbio. Si voltò verso di lui e lo ammonì dicendo:

-Tieni le tue manacce lontane dal mio corpo, chiaro?!?-

-Quale dei due?- chiese lui, malizioso.

-Entrambi. Altrimenti te le taglio!!-

Finalmente l'allenamento ebbe inizio. Yoko pareva improvvisamente mossa da una diversa forza rispetto al solito e Daiki a malapena ormai le teneva testa.

Intanto Grimmjow la osservava, pensando:

-Che utilità potrà mai avere combattere con una normale katana?-

La ragazza attaccava e veniva attaccata. Pareva soffrsse in entrambi i casi. C'era una sorta di collegamento tra lei e il suo spirito.

All'improvviso la vide cadere a terra, atterrando rovinosamente sulla schiena.

-Dannazione- ringhiò lei.

L'espada la osservò mentre si rialzava e per un attimo gli montò dentro una strana forma di rabbia. Voleva punire chi le aveva fatto del male. Ma il suo spirito mise fine a quella follia. Lui stesso voleva ucciderla.

Gli occhi di Yoko brillarono e la ragazza attinse fino all'ultima goccia di reiatsu che aveva in corpo. Voleva dimostrare a Daiki che poteva farcela, che era degna del suo potere. O forse era a qualcun altro che lo voleva dimostrare?

Una strana aura la circondò, come se i flussi di energia che scorrevano nel suo corpo stessero fuoriuscendo all'esterno.

Urahara ne rimase per un attimo stupito.

-Come è possibile che il suo corpo contenga una tale quantità di reiatsu se lo spirito della sua spada è stato evocato all'esterno?-

Quella ragazza doveva avere qualcosa di molto particolare, un segreto di cui il vecchio però non gli aveva parlato.

Nel frattempo sul volto di Grimmjow si era aperto un ghigno. Era abbastanza soddisfatto. Quella ragazza era in gamba.

Anche Daiki la osservava e, stranamente, sorrideva. Era riuscito nel suo intento, o almeno, una parte di esso. Ancora Yoko aveva molto da imparare, anche se doveva ammettere che imparava in fretta.

-Sei pronto?- sghignazzò lei, mentre caricava il colpo.

Lo spirito si preparò. Yoko spiccò un salto e le loro katane cozzarono. Dall'impatto si propagò un'intensa luce che accecò i presenti per qualche secondo. Quando il bagliore si fu attenuato, Daiki stava steso sotto di lei, mentre quella, con il fiatone, lo sormontava, bloccandolo, con la spada alla gola.

-Sei stata brava- disse quello, sorridendo.

Lei sorrise e arrossì.

-Adesso sarai capace di utilizzare un degno bankai-

Yoko fece per rialzarsi, ma quello la afferrò. Senza che lei se ne rendesse conto le posò le labbra ad un lato della bocca, con delicatezza.

-Da ora in poi saremo un'unica realtà- concluse lo spirito, poco prima di sparire.

La ragazza rimase per un attimo in silenzio, portandosi poi una mano dove le labbra di Daiki l'avevano sfiorata. Perchè quella strana sensazione quando si erano toccati? Era come se non fosse stata la prima volta.

Ad interromperla fu una presa ferrea ad un braccio che la rimise in piedi, facendola tornare bruscamente alla realtà.

-Ehi, donna, hai intenzione di rimanere là imbambolata ancora per molto?-

Grimmjow la fissava. Sembrava arrabbiato.

-Si può sapere cosa te ne frega, razza di babbuino senza cervello?!?!!- bofonchiò lei.

-Adesso che hai acquisito un nuovo potere, puoi combattere contro di me-

-Scordatelo. Mi sembrava di essere stata chiara!!- e si allontanò.

Riprese possesso del suo gigai, sempre continuando a litigare con l'espada. Si allontanarono, insieme, continuando a litigare.

Urahara li osservò, per niente preoccupato. Anzi, sorrise.

 

-Vuoi lasciarmi in pace?- sbraitò lei quando raggiunse la porta del suo appartamento.

-Te l'ho detto. Non me ne vado sino a quando non accetti di combattere contro di me-

-Allora credo che dovrò rinunciare all'idea di aveva un po' di pace- disse, sollevando gli occhi al cielo.

Entrò in casa, mentre Grimmjow la seguiva.

Si diresse verso il bagno.

-E adesso dove pensi di andare, donna?- disse lui, afferrandola per un polso.

Lei si voltò, fulminandolo con lo sguardo.

-Vado a farmi un bagno!! Vuoi seguirmi anche lì dentro?-

Vide lo sguardo di lui.

-Non rispondere- concluse poi, liberandosi dalla sua presa e sbattendosi la porta alle spalle.

L'espada, sbuffando, si gettò sul divano. Possibile che si fosse infilato in un guaio come quello solo per uno scontro? Poteva benissimo trovare altri shinigami con cui divertirsi. Perchè proprio lei? La sua forza gli faceva un'immensa gola, ma non era solo per quello, lo sentiva. Quando le si avvicinava, c'era qualcosa di strano che si impossessava di lui, come era avvenuto in quel campo di allenamento quando l'aveva vista ferita.

Che le aveva fatto quella donna?

Avvertì l'acqua scorrere al di là della porta chiusa e gli venne una gran voglia di sfondarla per arrivare da lei. In quel momento capì: desiderava tutto di lei: la sua forza, unica, che non aveva mai incontrato in nessuno, e il suo corpo, così fragile e casto. Doveva essere perfetto.

Se qualcuno l'avesse visto in quel momento, si sarebbe messo in ridicolo. Non avrebbe avuto il coraggio di far vedere ancora la sua faccia a Las Noches.

L'acqua si chiuse, segno che la ragazza stava per uscire dalla stanza. Si limitò solo a spostare lo sguardo.

Lei si presentò con un corto asciugamano addosso, mentre con un altro si strofinava forte i capelli castani per asciugarli.

-Sei ancora qui?- gli chiese, stizzita.

-E dove sarei mai dovuto andare?-

-Non lo so, ma non certo nel mio appartamento-

-Io sto dove mi pare, donna- bofonchiò lui, voltandosi dall'altra parte.

Yoko fece spallucce ed entrò nella sua stanza. Ne uscì poco dopo, con una canottiera di almeno due taglie più grande e un paio di pantaloncini. Con quell'abbigliamento metteva in risalto le sue gambe snelle e slanciate, i fianchi stretti e i seni proporzionati.

Grimmjow si sentì avvampare.

-Sembra tu non abbia mai visto una donna- disse lei, sedendosi tranquillamente sul divano accanto a lui.

Lo fece senza riflettere, ma, notando che l'altro non aveva mosso un dito, si sistemò, iniziando a controllare sul telefonino della Soul Society se c'erano novità.

Passarono qualche minuto, poi Grimmjow sbuffò, indispettito.

-Hai intenzione di continuare ad ignorarmi?-

-Cosa dovrei fare secondo te?-

-Beh, di solito tra gente civile si fa conversazione-

-Gente civile? Credi davvero di poterti definire tale? Tu, che con i tuoi compagni mi avete portato via l'unica cosa importante della mia vita come se niente fosse?- disse lei, facendosi improvvisamente seria, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.

-Noi siamo espada, tesoro, vedi di fartene una ragione. Siamo i cattivi-

-E allora perchè non mi uccidi semplicemente?-

Quella donna lo irritava, ma al tempo stesso non poteva fare a meno di desiderarla. Voleva toccarla, accarezzare la sua pelle, sentire il suo respiro su di sé.

Senza sapere perchè allungò una mano, sino a sfiorare i suoi capelli. Lei ebbe un sussulto e si voltò a guardarlo, senza capire.

-Che stai facendo?- gli chiese.

Lui non le rispose, ma si sollevò un poco, per poi mettersi a gattoni sopra di lei, mentre Yoko, sconvolta, arretrava sino al bordo del divano, guardandolo con terrore.

Grimmjow la sovrastava, bloccandole ogni via di fuga. Che cosa aveva in mente quel pazzo? Perchè adesso la guardava in quel modo? Chiuse gli occhi, mentre sentiva il suo respiro farsi più vicino, sino a raggiungerla al volto. Riaprì gli occhi, trovandoselo a pochi centimetri.

-Non ti avvicinare ancora- lo supplicò, ma quello sembrò non sentirla nemmeno.

-Fermami- sussurrò lui sulle sue labbra, prima di ghermirle con poca grazia.

Yoko avvertì la sua lingua sfiorarle il palato e giocare nella sua bocca, mentre lei tentava di sottrarsi. Il peso dell'espada quasi la soffocava. Le mancava il fiato, mentre puntava le mani sul petto di lui.

Quando si staccò, i loro occhi si incontrarono. Poi Grimmjow si schiuse in un sorriso maligno e disse:

-Ho trovato il modo di farti avere paura di me-

Dopodichè si alzò e se ne andò, lasciando Yoko confusa e sola.

 

La ragazza si era rannicchiata sul divano, le ginocchia strette al petto, confusa. Come aveva potuto farle questo? Come si era permesso?

Ad un tratto lo stemma di shinigami prese a pulsare. Gli occhi del teschio si accendevano di una luce rossa intermittente.

-“Allarme Hollow”- disse una voce meccanica.

-Mi ci voleva uno sfogo- e, prese le sembianza di shinigami, saltò giù dalla finestra del suo appartamento.

 

Qualcuno nell'ombra osservava. Aveva assistito all'intera scena e aveva ritenuto che l'episodio non fosse così importante da essere riferito. Ma adesso l'obiettivo si muoveva. Doveva appurare che le ipotesi del sommo Aizen avevano giusto fondamento.

  
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