Entrando in camera, Elena afferrò il cappotto e una sciarpa rossa.
La casa di Mary distava circa trecento chilometri, quindi avremmo usato l’auto a noleggio.
Lasciammo le borse al motel, con l’intenzione di tornare a riprenderle a missione compiuta, insieme ai bagagli di quello scocciatore di Jeremy: Elena era decisa a riportarlo a casa.
Elena salì velocemente in macchina e prese posto sul sedile accanto al mio, lasciando Jeremy alle nostre spalle.
Misi in moto bruscamente, ed il motore emise un rombo irritato.
Guidavo nel buio, avvolto dal silenzio, lo sguardo fisso alla strada, tentando di concentrarmi sulla nostra missione … su Scary Mary …
L’avevo conosciuta molto tempo prima … diciamo pure che me l’ero portata a letto, come mi ero portato a letto … quante? … centinaia di donne. Da quando Sage mi aveva insegnato ad accantonare in un angolo della mente la mia ossessione per Kath, a godermi la vita, vampire … umane … per sangue o per sesso, cambiavo femmine come cambiavo le camicie: una nuova ogni giorno! … o anche più di una. Divertente? … da “morire”!
Ma … nessuna andava oltre la superficie della mia pelle, dura e impermeabile ad ogni sentimento!
Solo tre donne erano andate oltre … avevano scavato nel profondo e raggiunto il mio cuore.
Mia madre … Kath … Elena!
Nessuna di loro mai completamente mia.
Mia madre: un volto vago nelle mie memorie di bambino … l’immagine della dolcezza e della dedizione. Mio padre l’aveva sempre rimproverata perché mi trattava con troppa condiscendenza: lei capiva la mia indole ribelle, il mio carattere esuberante … quello stesso carattere che mio padre voleva castrare con sue regole ferree. Per sei anni dovetti combattere con lui per le sue attenzioni, finchè Stefan non le rubò la vita venendo alla luce …
Katherine: passione e morte. Per quella donna, per quell’affascinante, conturbante vampira, avevo tradito la mia stessa anima, rinnegato i miei valori. Le avevo donato il mio sangue e la mia vita … ma non bastava … IO non le bastavo: lei voleva anche LUI ...amava anche LUI … forse solo LUI.
Elena: la SUA ragazza … una piccola fragile umana che aveva avuto la forza di sfondare le mie difese, infilare le mani nei miei sentimenti, costringendomi a sentire ogni emozione repressa, a vivere ogni sensazione rimossa … e a soffrire ancora!
Elena … il suo sapore era ancora sulle mie labbra, il suo calore sulle mie dita: il desiderio di lei vibrava incessantemente nelle mie viscere!
Voltai appena lo sguardo e la vidi rannicchiata sul sedile, la testa inclinata, lo sguardo nella notte che scorreva veloce dal finestrino laterale: riflessi nel vetro i suoi occhi erano turbati, alla ricerca di una ragione che non voleva trovare, di una risposta che non voleva ascoltare.
Era una notte strana.
Andando alla ricerca delle mie origini sovrannaturali avevo trovato, invece, la causa della mia rinnovata umanità: sentirla fremere tra le mie braccia aveva riacceso quei sentimenti che volevo spegnere …
Non era bastata Rebekah … non era servito bere fino ad ubriacarmi … ritrovare un nuovo legame con Stefan: il mio amore per lei ardeva sotto le ceneri dei miei vani tentativi di strapparmela dall’anima!
Avremmo potuto parlare … avremmo dovuto! Avevamo più di tre ore di viaggio, immersi nelle ombre di un paesaggio spettrale.
Beh … prima avrei dovuto addormentare il noioso adolescente che vegliava dietro di noi: avevo incontrato il suo sguardo, tra l’accusatore e il disgustato, nello specchietto retrovisore e la tentazione di buttarlo giù dall’auto fu difficile da contenere.
Parlare … di cosa, poi?
Avevamo in sospeso mille discorsi, dubbi ed incertezze … risposte acerrime e silenzi ridondanti …
Parlare di quella passione debordante che era esplosa solo una manciata di tempo prima …?
Parlare … per dirle cosa? Le avevo già detto tutto!
Per chiederle cosa? Lei non avrebbe risposto!
Mi aggrappai con più ferocia al volante e premetti sull’acceleratore: forse non avremmo visto l’alba e ancora non avevamo il coraggio di vivere il presente!
Che cosa stava pensando chiusa nel suo cappotto grigio?
“Elena … dove sei? Tu, l’unica con cui condividerei la mia esistenza, con chi sei, adesso? Stai ripensando alle mie mani o sono altre mani che vorresti sul tuo volto triste, a toglierti con una carezza quel velo che offusca il tuo splendore? Fammi un cenno … dammi un segnale …”
Come poteva rimanere indifferente? Era poi indifferenza la sua? O paura che se i nostri sguardi si fossero incrociati, tutti i turbamenti che avevano scosso le fondamenta del suo essere … del mio essere … sarebbero riemersi, incontrollabili?
La bloodline … la mia stessa sopravvivenza … quella di mio fratello … erano echi lontani di una coscienza che non riusciva a staccarsi da quel muro, da un bacio che era già un ricordo.
L’unica cosa che desideravo era accostare al bordo della strada, spaccare il collo a Jeremy (tanto aveva ancora l’anello), prendere Elena e ricominciare da dove lui ci aveva interrotti … perché dopo tutto quel tumulto, quel terremoto emotivo, i muri sarebbero crollati … e ci saremmo finalmente trovati nudi, l’uno di fronte all’altra, spogliati da ogni maschera o pregiudizio, liberi di amarci contro tutto e contro tutti …
Fissando il nero oltre il parabrezza, le immagini fluirono spontanee …
Sbandai bruscamente e mi ritrovai a un centimetro di uno dei tanti alberi che costeggiavano la strada. Jeremy ed Elena si scossero dal loro torpore e urlarono spaventati.
Spensi la macchina sotto il fuoco dei loro sguardi inferociti.
- Jeremy … tu rimani in macchina: io e tua sorella dobbiamo parlare! – gli ordinai mentre, fissando i suoi occhi, piegavo la sua volontà.
- Scendi, per favore … - le dissi con un tono che non ammetteva repliche.
- Damon … dobbiamo … non dovremmo … - balbettò confusa.
- Dobbiamo … cosa? Non m’importa nulla di Mary … di Klaus … del mondo intero! – grugnii.
- Non dovremmo … cosa? Non dovemmo parlare di quello che è accaduto? Non dovremmo ricominciare da dove ci hanno interrotto? … Perché? Dammi un buon motivo! –
Dopo qualche metro nella boscaglia umida, mi bloccai e, prendendola per le spalle, la costrinsi contro la corteccia di un tronco, le mie braccia a precluderle ogni tentativo di fuga.
- Abbiamo lasciato un certo discorso in sospeso … qualcosa che tu hai cominciato … - le mormorai con voce roca.
- Damon … ma ti sembra questo il momento! Abbiamo una missione … dobbiamo trovare Mary … - rispose, ritrovando un po’ della sua determinazione.
- Ancora con questi “dobbiamo”! Bene: visto che questa voce verbale ti piace molto allora ti dico io cosa devi … Devi dirmelo! – la mia voce si abbassò in un ringhio profondo.
- Devi ammetterlo … - continuai, avvicinandomi al suo viso.
Dalla gola, feci scivolare le dita sotto la sua nuca, sotto i suoi lunghi capelli che strinsi in un pugno, facendole reclinare la testa all’indietro. Le mie labbra si avvicinarono alle sue, fino a sentire il calore del suo respiro.
- Devi confessarlo … -
Non la baciai … mi spostai lentamente … la mia guancia sfiorò la sua, mentre mi avvicinavo al suo orecchio. Le sue braccia giacevano inermi lungo il corpo.
- Parla …! –
- Sicura che è questo che vuoi? Prima, il tuo respiro … i tuoi occhi … le tue labbra, mi avevano fatto capire l’esatto contrario … -
- È stato un momento di … - non riuscì a finire la frase.
- Di … - la incalzai.
Mi allontanai di un passo …
- Voglio sentirtelo dire …ORA… - esclamai, digrignando i denti.
La mia voce si addolcì appena.
- Coraggio Elena … sputa quel rospo che ti sta soffocando: dimmi qualsiasi cosa! Dimmi che mi odi … che mi detesti … Che sono un mostro, perché è quello che sono! Che ami mio fratello … perché è migliore di me. E’ ora che tu apra il tuo cuore, che tu affranchi quei sentimenti schiavi delle tue paure, incatenati alla tua morale inutile e crudele. Sei davanti ad una scelta: LUI sta ritrovando lo Stefan che amavi, lo sta ricostruendo pezzo per pezzo … LUI potrebbe riportarti in quel limbo di buoni sentimenti in cui vi siete cullati prima che … che mi salvasse la vita. Con me viaggeresti tra inferno e paradiso … buio profondo e luce accecante … Cosa vuoi, Elena ? Cosa sei disposta a rischiare? Che cosa sei disposta a perdere? –
- Non m’importa chi sceglierai domani … cosa accadrà dopodomani … questa notte voglio sentire dalla tua voce quello che il tuo corpo mi ha già detto! –
Mi allontanai di un altro passo, continuando a fissare le sue spalle, scosse dai brividi.
- Questa notte o mai più, Elena … - minacciai.
Un altro passo mi separò da lei …
- Finita questa faccenda di Mary, dopo che ti avrò riportata a Mystic Falls … me ne andrò e non mi rivedrai mai più … -
Un gemito mi colpì alla schiena come un dardo …
- Damon … -
- Non andartene … non lasciarmi …
Le sue braccia s’infilarono sotto le mie, tese nello sforzo spasmodico di resistere alla tentazione di voltarmi e stingerla fino a toglierle il respiro, … la sua testa si posò sul mio giubbotto di pelle …
- Damon … rimani … io … - mi supplicò.
- Damon … io ti amo … Damon … -
- DAMON … ATTENTO!! –
La visione era così potente che mi fece sbandare!
Ripresi immediatamente il controllo dell’auto … ma non delle mie emozioni.
Lei mi guardò sgomenta per un attimo, poi si rinchiuse nel suo silenzio, scuotendo la testa.
Cercavo inutilmente di dare un senso alla serata … un significato al suo slancio … una ragione al suo negarsi!
Chissà se alla fine … quando e se non ci sarebbero stati altri nemici da combattere, amici da salvare, fratelli da recuperare … LEI avrebbe trovato il coraggio di affrontare i suoi sensi di colpa e finalmente avrebbe esternato suoi sentimenti per me … (perché LEI provava qualcosa per me!) … godendo ogni istante della sua vita mortale come se fosse l’ultimo, senza rinnegare la sua parte più selvaggia … i suoi turbamenti più profondi …
Chissà …
- Girate a destra … e avete raggiunto la destinazione. - Annunciò il navigatore con cortesia preregistrata e falsa.
Al momento dovevo far visita ad una “vecchia” amica …