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Autore: yami no tenshi    07/05/2012    3 recensioni
Quanto può essere fragoroso il rumore di un cuore che si spezza per l'ennesima volta?
Scoppiò a ridere, con violenza sufficiente a spezzargli il respiro, a farlo piegare in due con le mani sulle ginocchia, tossendo.
Poi lanciò uno sguardo al calendario e sorrise. Era il cinque giugno.

Prima classificata (su due^^) al secondo turno del Questioni di sangue-contest di LetTheFlamesBegin
Genere: Drammatico, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Nick: yami (forum) e yami no tenshi (efp)
Titolo:  Toccata e fuga in re minore   ̴  Sogno di morte
Personaggi e/o pairing:  Draco Malfoy, Blaise Zabini
Genere: Triste, Drammatico, riferimenti alla guerra e molto vagamente a dei sentimenti
Avvertimenti:  One-shot, se uno vuole slash
Canzone scelta: Mad World di Gary Jules (so che l’originale è dei Tears for Fears ma lo cover mi pare più adatta)
Rating:  Giallo
Nda: Allora, disgraziatamente l’ispirazione continua a non farmi visita particolarmente spesso. Ma è anche causa mia se il contest è stato rimandato di così tanti giorni, e non potevo alla fine non mandare niente.
Come l’altra, però, anche questa è un po’ uno schifo. E non ho tempo per rimetterla a posto.
L’ho riguardata molto velocemente, quindi molto probabilmente mi sono sfuggiti errori di ogni genere e/o incongruenze varie. Mi scuso per questo.
So che la canzone è stata usata per moltissime song-fic, ma era l’unica che mi ha ispirato qualcosa.
Pensavo che non avrei mai scritto una song-fic. Ma vabbè^^
Spero comunque non sia troppo terribile da leggere.
 
 Auguro buona fortuna a chiunque tenti di arrivare in fondo.


 



All around me are familiar faces
Worn out places, worn out faces
Bright and early for their daily races
Going nowhere, going nowhere
Their tears are filling up their glasses
No expression, no expression
Hide my head I want to drown my sorrow
No tomorrow, no tomorrow


 
È il silenzio a svegliarti.
Percepisci l’istante in cui le sottili dita di Draco si sollevano dai testi, neri e bianchi, del pianoforte.
Ha suonato per ore. Lunghe e musicali ore.
Ma la notte è ancora piena, la luna alta.
E l’alba così lontana dal giungere.
“Passami la bottiglia.” La voce roca, come se non la usasse da giorni.
Un brivido ti scorre lungo la spina dorsale, ma tu incapace di spiegarlo ti alzi lentamente per dirigerti verso di lui.
“Se mi dai il bicchiere, posso riempirtelo io.” Tieni la voce bassa, quasi non volessi risvegliare una belva addormentata, o disturbare la voluta di fumo che si alza dal sigaro abbandonato nel posacenere.
“Non voglio che tu mi riempia il bicchiere, voglio solo la dannata bottiglia!”
È quasi un urlo il suo. O forse lo sarebbe se solo avesse abbastanza voce. Ma il rumore di vetri che violenti s’infrangono contro la parete alle tue spalle è abbastanza espressivo anche da solo.
Esiti un attimo. Vorresti importi per una volta, per aiutarlo.
Gli passi la bottiglia.
E continui ad osservarlo, mentre se la porta le labbra e si fa scivolare in gola il liquido ambrato. C’è un’eleganza quasi commovente nei suoi gesti, alla quale non sembra essere in grado di fare a meno.
Anche in quel momento con la camicia sbottonata, le maniche arrotolate, i capelli in disordine per le troppe volte che una ci è passata attraverso gli ricadono sulle tempie, e il pallore quasi mortale della pelle.
Sono mesi che lo vedi distruggersi, senza muovere un muscolo per aiutarlo. Per aiutarlo davvero.
Ma non sai come fare, e non sarà lui, di certo, a dirtelo.
L’orgoglio lo sta facendo affondare.
Ma una volta ancora non dici niente, neanche quando la sua mano quasi incapace di sostenere ancora il peso della bottiglia si lascia cadere di fianco al corpo, così magro, e la testa si abbandona all’indietro.
Occhi sbarrati contemplano il soffitto, sporco, mentre tu contempli lui.
Distogli lo sguardo, mentre hai l’impressione che uno dei frammenti di vetro del bicchiere ti si conficchi nel cuore. Non sei abbastanza forte, non lo sei mai stato.
Senti un fruscio, un movimento lieve seguito da un piccolo tonfo, quasi altrettanto lieve, ma continui a tenere gli occhi fissi sui ghirigori del tappeto.
Quando li rialzi, trovi le sue palpebre chiuse e un fragile corpo accasciato sopra il pianoforte.
Si è addormentato.
 
È il rumore a svegliarti.
Qualcosa che batte contro il vetro della finestra.
Cerchi di muoverti, il corpo intorpidito dalla scomoda posizione. Con la testa poggiata sulle braccia incrociate, accasciato per metà su una sedia rubata dalla cucina per metà sul letto dove hai adagiato Draco non più di qualche ora prima, hai l’impressione di essere al capezzale di qualcuno. Testimone dello sciogliersi di una vita, o del frantumarsi di un’anima.
Sollevi la testa quel tanto che basta a osservare la pioggia infrangersi contro il vetro, appannarlo, impedire alle immagini del mondo esterno di trapelare in quella piccola stanza.
Poi osservi lui. Si è agitato per ore prima di scivolare in un sonno semplicemente inquieto.
Il suo volto è ora apparentemente tranquillo, ma attraversato da lampi di qualcosa che non sapresti definire. Dolore, o forse una profonda tristezza che non gli permette neanche di riposare tranquillo.
Questa maledetta guerra lo sta uccidendo.
Sono anni che osservi persone distrutte, cui hanno estirpato qualsiasi emozione o sentimento, aggirarsi come un’orda di fantasmi per le strade. Gente che ha smesso di pregare, di sperare, di incazzarsi.
E l’hai sempre compatita, hai desiderato ardentemente di non vedere mai nessuno a te vicino intraprendere quella strada senza uscita, incamminarsi sul sentiero delle anime perdute.
Eppure in quel momento quasi lo vorresti. Perché quelle creature dannate sono già morte. Quegli esseri cinerei non soffrono più. Al contrario di Draco.
Neanche lui ormai prega o spera più, ma il suo orgoglio continua a impedirgli di arrendersi all’apatia. Gli ha lasciato la rabbia, unica cosa che lo tiene in piedi, insieme alla disperazione.
Inesorabilmente lo vedi dimenarsi, strattonando catene che da solo si è costruito, lacerandosi la carne, continuando a sanguinare. Senza avere la forza per pregarlo di farla finita.
Gli accarezzi i capelli, dolcemente, come faceva lui per tranquillizzarlo dopo la morte della madre, per placarlo dopo l’abbandono per padre, ma non funziona. Non può funzionare, perché tu non sei lui.
Lui che è scomparso da mesi, che viene dato per disperso, per morto.
Lui che avrebbe dovuto salvarvi tutti, che avrebbe dovuto salvare Draco. Almeno salvare Draco.
I tuoi pensieri non fermano comunque la mano, l’inutilità del gesto non basta a porvi fine. Molto egoista da parte tua.
Passano ore, o più probabilmente soltanto pochi minuti, prima che tu decida di alzarti lasciandolo solo incapace di sopportare ancora l’aria piena di rimorsi, rimpianti e sogni decaduti.
Arrivi in cucina giusto in tempo per sentire un piccolo gufo bagnato picchiettare chiedendo di entrare, recando con sé una Gazzetta del Profeta altrettanto fradicia.
Lo fai entrare e lo paghi, meccanicamente. La gazzetta cade a inumidire il tavolo e lì resta, ignorata.
 
 

Children waiting for the day they feel good
Happy Birthday, Happy Birthday
Made to feel the way that every child should
Sit and listen, sit and listen
Went to school and I was very nervous
No one knew me, no one knew me
Hello teacher tell me what's my lesson
Look right through me, look right through me

 
 
Si svegliò su un letto, senza sapere come ci fosse arrivato.
Non che in ogni caso fosse difficile da capire. Non che, in effetti, gliene fregasse qualcosa.
Rimase minuti a fissare il soffitto. Un tempo il cervello gli avrebbe ripetuto di alzarsi, di muoversi, ostacolato solo dal piacevole tepore delle coperte e dalla morbidezza del materasso.
Ma il cervello non proferì verbo. Solo la spiacevole sensazione del sudore che gli appiccica le lenzuola alla pelle lo spinse a spostarle, a liberarsi dal loro peso e a sollevare prima il busto, poi tutto il corpo.
Qualcos’altro invece lo spinse a scendere le scale e a raggiungere la cucina. Una sorta di presentimento o di premonizione. Una presenza seppellita da qualche parte nel profondo della sua mente.
Non c’era nessuno.
Trovò un biglietto di Blaise che lo informava di essere uscito a comprare qualcosa da mangiare, o meglio, tra le righe, di essere fuggito sotto la pioggia per purificarsi.
E la Gazzetta. Erano mesi che non aveva contatti con l’esterno, che non ne voleva avere.
Eppure quella mattina decise di sollevarla, solo sollevarla, ignorando l’acqua che prontamente era scivolata lungo i suoi avambracci fino a bagnargli la camicia.
Attonito s’immobilizzò a contemplare la prima pagina. Tutta la sua attenzione concentrata su una frase, una sola singola frase che capeggiava in mezzo a quella maledetta pagina.
Era morto, era morto davvero, stavolta. Harry Potter era morto.
Scoppiò a ridere, con violenza sufficiente a spezzargli il respiro, a farlo piegare in due con le mani sulle ginocchia, tossendo.
Poi lanciò uno sguardo al calendario e sorrise. Era il cinque giugno.
 
 

And I find it kinda funny
I find it kinda sad
The dreams in which I'm dying
Are the best I've ever had
I find it hard to tell you
I find it hard to take
When people run in circles
It's a very, very mad world mad world

 
 
Entri in casa cercando di non fare troppo rumore. Non sai se Draco dorme ancora.
In una mano una busta, piccola, con dentro soltanto pane, latte e un minuscolo pacchettino di caffè, che sei davvero orgoglioso di aver trovato.
Nell’altra, che quasi nascondi dietro la schiena, una torta altrettanto piccola. Forse è più un pasticcino che una torta, che neanche tu sai bene come hai fatto a procurarti.
Senti qualcosa di diverso nell’aria. La annusi cercando di comprendere. È come se fosse più leggera, come se fosse più libera.
E non hai bisogno di entrare in cucina per sapere che un corpo pallido ornato di sangue è disteso sul pavimento. Che finalmente Draco l’ha fatta finita.

Per sempre.













inutili e irrilevanti note dell'autrice:

Anche se immagino non interessi a nessuno informo comunque che il mio periodo privo di ispirazione è tutto fuorché finito. Questa storia è stata scritta per un contest a turni dal quale non sono stata eliminata al primo turno (anche se avrei dovuto) e al quale poco tempo fa mi sono ricordata di essere ancora iscritta, ovvero il Questione di sangue-contest! di LetTheFlamesBegin.
In ogni caso, sarà per il senso di morale, decenza o senso del dovere che in realtà mi hanno abbandonato da anni, se mai ci sono stati, l'ho scritta. Magari in realtà il mio è solo masochismo, o sadismo a secondo da che prospettiva si osserva.
Che dire, mi spiace per voi che siete incappati a leggerla.
Au revoir (forse).
Quasi dimenticavo un'ultima cosa: non cercate di trovarci un senso, perché come qualsiasi cosa prodotta dalla mia mente non ne ha.

E sotto il giudizio di LetTheFlamesBegin che ringrazio profondamente



AL PRIMO POSTO

Toccata e fuga in re minore ̴ Sogno di morte
di yami
grammatica 15/15
Non mi pare di aver notato errori, quindi nulla da dire.
stile e ortografia 9,8/10
Quando trovo un errore di battitura in una fic stupenderrima di solito inizio a maledirlo in tutte le lingue possibili e immaginabili e, qualche volta, anche in quelle inimmaginabili. Insomma il tuo stile è stupendo, quindi mi sto mordendo le dita, adesso, nello scrivere queste parole.
È vero, a volte i periodi sono troppo brevi, ma io credo che per una storia di questo tipo, così piena di angoscia, tristezza, e rimorso, l’incisività sia l’ideale. Perdersi in lunghissime descrizioni uccide completamente l’atmosfera del racconto, lugubre e piena di tensione. Hai utilizzato, non so se inconsciamente o consapevolmente, un linguaggio formato da brevi frasi, che rendono bene l’impotenza del momento, che nonostante la brevità sono pregne di significato rendendo così la lettura tutt’altro che sgradevole.
caratterizzazione dei personaggi 10/10
Boh, forse sono io un po’ pessimista, eppure Draco l’ho sempre visto chiuso in sé stesso, fedele ad una visione del mondo in bianco e nero in cui lui deve per forza essere nero, perché altrimenti non sa vivere. Insomma lui non è nato cattivo, semplicemente le idee malvagie lo hanno reso tale. E, sempre secondo la mia modesta opinione, neppure la fine della Guerra e la morte di Voldemort hanno potuto davvero cambiarlo. Le tenebre si sono in qualche modo impossessate del suo cuore, rendendolo schivo e molto solo.
Per questo trovo più che appropriato il fatto del suicidio di Draco, che non si intende come atto ultimo per essere al centro dell’attenzione , ma bensì come tentata redenzione dalla sua disperata solitudine.
Originalità 5/5
A me pare originale quindi…:)
gradimento personale 9,8/10
L’ho amato, davvero. Le parole non possono davvero esprimere quanto io l’abbia amata. Ma credo che tu l’abbia anche solo lontanamente potuto intuire dai fiumi di inchiostro usati precedentemente. Mi limito semplicemente a farti i complimenti dal profondo del mio cuore.

TOT 49.6/50


Onestamente non credevo che potesse piacere, sono rimata piuttosto sconvolta, una cosa tipo O.O.
Non posso che ringraziare di nuovo la giudicia e chiunque la leggerà.^^
  
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