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Autore: TheTsundere_Miharu    07/05/2012    1 recensioni
« Cambio solo scuola, perché ti dà così fastidio…?»
Quell’espressione si trasformò in un ghigno, mentre scaturiva una risata pacata da quelle labbra maligne.
Il tono in cui aveva pronunciato quell’affermazione era stato tremendamente malizioso, che quasi se ne stupì lui stesso. Riusciva sempre a superarsi.
Sul viso dell’altro si dipinse una maschera di confusione, mentre quelle sue gote si coloravano di un porpora fin troppo evidente._{Minamisawa/Kurama}
Genere: Sentimentale, Slice of life, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kurama Norihito, Minamisawa Atsushi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Spazio dell'autrice: Quarta fanfiction in questo fandom, wow. E questa volta son passata alla GO. Prima MinaKura e sicuramente non ultima, fidatevi. ewe Non ho molto da dire, ma spero troverete questa fic... sorprendente. E se non capite, basta leggere. Bai bi.



_Idiota.



« Perché lasci la squadra?! »
« Perché ti scaldi tanto? »

Il volto di Kurama – già solitamente contratto – si era fatto maledettamente scuro, mentre teneva gli occhi puntati sul suo ex-compagno di squadra. Stringeva i pugni e sembrava volesse picchiarlo da un momento all’altro, ma forse quella briciola di auto-controllo che gli rimaneva stava frenando i suoi istinti animaleschi.
Minamisawa, al contrario, sembrava rilassato e noncurante degli urli del minore. Era anche troppo abituato ai suoi toni esagerati, e aspettava solo che si sbollisse un minimo. Ma il momento sembrava tardare più di quanto pensasse.
Si portò una mano alla frangia, spostandosela con un sospiro, come faceva sempre. Poi piegò la testa, accennando un sorriso – viscido, solo così poteva descriversi.

« Cambio solo scuola, perché ti dà così fastidio…?»

Quell’espressione si trasformò in un ghigno, mentre scaturiva una risata pacata da quelle labbra maligne.
Il tono in cui aveva pronunciato quell’affermazione era stato tremendamente malizioso, che quasi se ne stupì lui stesso. Riusciva sempre a superarsi.
Sul viso dell’altro si dipinse una maschera di confusione, mentre quelle sue gote si coloravano di un porpora fin troppo evidente.

« C-cosa farfugli, a me non importa nient― »
« Se proprio vuoi saperlo, non ho lasciato la squadra per un capriccio. C’è un motivo serio per cui ho preso questa decisione. »
Non gli diede neanche il tempo di replicare in qualche modo – imbarazzato ed impacciato, certo – perché riprese la parola, questa volta con un tono dannatamente serio, quasi inusuale per uno come lui.
Il notevole cambiamento del ragazzo era subito stato notato da Kurama che – nonostante fosse difficile ammetterlo – lo conosceva parecchio bene e si sarebbe accorto anche di cambiamenti minori.
Lo fissò per qualche secondo, sbigottito. Gli aveva urlato contro per tutto quel tempo, e improvvisamente sembrava aver perso la voce. Non sapeva esattamente come comportarsi.
Lo vide posarsi una mano sul petto, corrugare le sopracciglia dolorosamente. Gli tremava la bocca.

« C’era una cosa nella Raimon che per me era diventata… insostenibile. Non potevo più sopportare quel peso… »

Non poteva credere alle sue orecchie. Minamisawa aveva dei problemi con la squadra? Lui, che si era sempre ostentato a persona sicura di sé, che si sentiva sempre a proprio agio, che voleva mostrarsi perfetto? Proprio lo stesso Minamisawa che conosceva lui? A quel punto, cominciò a chiedersi se… davvero lo conoscesse così bene come pensava. E quel pensiero gli fece male. Così male che neanche poteva crederci.
Aveva abbassato la testa, tirandosi nervosamente una ciocca chiara.
Sentiva gli occhi lucidi e il suo orgoglio gli diceva di non mostrare una debolezza del genere. Così cercò di calmarsi e qualche attimo dopo tornò a guardare l’altro – quell’idiota, narcisista, maniaco – con uno sguardo di preoccupazione. Sì, proprio lui si preoccupava per quella persona. A volte il destino giocava strani scherzi.

« Sei un idiota! Se avevi dei problemi non dovevi tenerli solo per te! »

Era proprio la sua voce quella che aveva tremato in maniera così vertiginosa – e per una volta il motivo non era il tono stridulo – e indecentemente rotta?

« Potevi parlarne con noi! Con Shindou, se preferisci! O anche con me… »

Mormorò l’ultima parte della frase, come per paura che qualcun altro potesse sentirli.

« Voglio aiutarti… dimmi cosa è successo… ti prego… »

Non avrebbe mai pensato di pronunciare questo genere di parole, oltretutto di fronte al ragazzo.
Nel suo tono c’erano disperazione, supplica, bisogno di aiutarlo.
Sentiva che se non l’avesse fatto, il loro bizzarro ma bilanciato rapporto – di odio, molestie e litigate – si sarebbe potuto spezzare con una facilità impressionante.
E Kurama non voleva che questo accadesse.
Minamisawa sembrava scosso da quelle parole. Aveva dischiuso la bocca in una “o” non troppo larga, ma pur sempre piena di stupore. I suoi occhi ebbero un lampo – di dolcezza, forse? – e si chiusero in un attimo, mentre la sua espressione tornava serena.

« Ti dirò tutto. Tu hai il diritto di saperlo. »

Il minore strinse di nuovo i pugni, deglutendo a vuoto per l’agitazione.
Ogni secondo gli sembrava lungo un’eternità, e aspettava solo che gli rivelasse quali terribili tenebre portava nel suo cuore. Era pronto a tutto, a tutto. Avrebbe anche accantonato il suo orgoglio – una volta tanto – e avrebbe cercato di consolarlo, se necessario, lo giurò a sé stesso.
Il ragazzo dai capelli viola sospirò una seconda volta, portandosi entrambe le mani al petto. Chiuse gli occhi di nuovo.

« La verità è che… il problema che avevo con la nostra squadra era… »

Kurama spalancò gli occhi, mordendosi il labbro inferiore con ferocia ed agitazione. Una goccia di sudore gli imperlò la fronte, scendendo copiosamente lungo la sua guancia. Il cuore gli batteva forte e si sentiva scosso da tremori insostenibili.
Minamisawa gli rivolse uno sguardo lucido. Quei suoi occhi malefici erano bagnati di lacrime.
Prese le sue mani e le strinse. Prese un gran respiro, preparandosi ad annunciare la verità.
Era quello il momento. Stava per capire. Vide le sue labbra aprirsi e il mondo si fermò.

« … La divisa! Quella orrenda divisa color pulcino! Non si abbina assolutamente a una persona così piena di fascino come me! Non potevo farmi vedere conciato in quel modo! »


Nel mondo si udì un fragore. Come un vetro rotto, avete presente?
Il tempo era ripreso a scorrere.
Il maggiore lasciò la presa e si toccò per l’ennesima volta i capelli, sorridendo felicemente, sollevato – aveva proprio bisogno di vuotare il sacco con qualcuno!
L’altro aveva ancora gli occhi spalancati, ormai le braccia penzolavano lungo i fianchi, smunte, quasi senza vita. Le iridi nere erano vuote e sembrava essere caduto in uno stato di trance.
Si diede dell’idiota.
E mentre digrignava i denti, urlando quel nome che aveva sempre sulla punta delle lingua – in molti sensi – e mollando prima un calcio e poi un pugno, promise a sé stesso di non fidarsi mai più di Minamisawa Atsushi.
Quel ragazzo era sempre stato come aveva creduto: un cretino, pervertito, maniaco sessuale, narcisista, egoista, egocentrico e bugiardo.
Nonostante questo, mentre lo gonfiava di botte, sul suo volto apparse un sorriso velato. Era quasi contento che l’altro non stesse male per nulla, ma non l’avrebbe mai ammesso.
Almeno, non a qualcuno al di fuori di sé stesso.
  
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