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Autore: fantasie    29/11/2006    4 recensioni
Ancora una volta il richiamo di Sephiro...e i cavalieri magici sono pronti a farvi ritorno per aiutare il pianeta e ritrovare se stesse. Amare sorprese, però, attendono Anemone!
Genere: Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO VIII

ALLA RICERCA DEL PRINCIPE

 

Una goccia di rugiada fresca lottava contro i primi raggi mattutini, che seppur timidi già scaldavano il sottobosco di Sephiro e tutte le creature magiche che lo popolavano. D’improvviso la fogliolina su cui la trasparente perla si era formata nella notte, si chinò sul suo stelo lasciando che la stessa si irradiasse lungo le sue nervature, per ricadere come sottile pioggia su un piccolo insetto che li sotto aveva trovato riparo.

Poco più in là un altro fascio luminoso colpiva un intreccio di edera che risaliva sul dorso di una piccola collina, ma non ne restava avvinto, riuscendo a penetrare oltre, nel piccolo anfratto che si nascondeva sotto il verde manto.

Lì due persone avevano trovato riparo, e non solo per proteggersi dalle fredde temperature della notte, ma anche per evitare che un furente comandante potesse comparire d’improvviso nei loro sogni.

Anemone aprì gli occhi per richiuderli immediatamente: erano ancora troppo abituati alle tenebre e all’oscurità di quel piccolo riparo che lei e il suo nuovo compagno d’avventure avevano trovato.

Provò di nuovo a tirare su le palpebre: vide così il piccolo Yaris che dormiva ancora profondamente, con la maglietta che gli era venuta su lasciandogli buona parte della pancia in bella vista e nella mano stretta la cinghia con cui si legava sulla schiena la spada, come per tenersi pronto a brandire la sua arma per fronteggiare qualsiasi indesiderato ospite notturno potesse presentarsi.

Lentamente si alzò e districandosi dal reticolo di foglie che evidentemente aveva fatto buona guardia, uscì dall’antro.

L’aria fresca e profumata arrivò fino ai suoi polmoni, per conferirle nuovo vigore ed energia; il cielo era di un azzurro intenso, più carico e deciso di quel timido celeste dei firmamenti estivi della Terra; e già si udivano gli esseri viventi del pianeta che iniziavano la propria giornata.

“Buongiorno” fece una voce ancora impastata dal sonno dietro di lei.

Si voltò. Il piccolo Yaris sembrava un folletto uscito dalle favole dei fratelli Grimm, con la sua folta chioma arruffata e i vestiti stropicciati, mentre con le mani si sfregava gli occhi che non volevano saperne di aprirsi.

“Buongiorno a te” fece sorridente la ragazza.

Si sentiva decisamente più serena… molto più di poche ore prima, quando fra le lacrime e i sensi di colpa si era addormentata sulla fredda roccia che quel riparo aveva offerto loro.

Raccolsero dagli alberi carichi di frutta, la loro prima colazione.

Mentre Anemone, a piccoli morsi, terminava il dolce pasto, Yaris controllava la mappa che aveva sottratto a Xato nella sua incursione alla locanda.

“Hai idea di dove dobbiamo cominciare le ricerche?” chiese cauta la ragazza.

Yaris ruotò un paio di volte la cartina: “Beh… effettivamente… facendo un rapido calcolo delle possibilità… mmh… sì dovrebbe essere così…”.

“Allora?” chiese ansiosa.

“Ecco… in verità non  ho la minima idea da dove cominciare!” fece nascondendo il volto dietro la pergamena.

Quando la abbassò, credendo di incrociare un viso arrabbiato, si ritrovò di fronte a due grandi occhi verdi sorridenti: “Beh allora dovremo farci guidare dall’istinto e sperare di trovare la via giusta!” fece incrociando le dita, pur sapendo che quel gesto forse non voleva dir nulla per il ragazzino.

“Dunque…” cominciò, afferrando delicatamente la cartina che Yaris aveva in mano e portandola al centro in modo che entrambi potessero leggerla “per quel che ne so l’ultimo posto in cui Ferio è stato avvistato  è Basora. Xato ha detto di voler andare a Fenora per rafforzarne le difese in caso di assalti alla città, il che vuol dire che immaginava che lui fosse ancora nei paraggi. Quindi dovremmo avvicinarci a questa zona e nella prima città chiedere un po’ in giro sue notizie. Che ne dici?” gli chiese, alzando gli occhi dalla cartina.

“Mi sembra chiaro ormai che cerchi il principe per chiarire questioni sentimentali!”

Le gote della ragazza presero fuoco. Quel ragazzino riusciva sempre a spiazzarla e imbarazzarla con le sue domande a bruciapelo, a metà fra l’innocente e il malizioso.

“Mi avevi preso per scemo… tutte quelle lagne con le tue amiche… sul doverlo incontrare…capire la verità… quanto conti ancora per lui…non è che ci voleva un indovino… e poi parli del principe chiamandolo per nome… mi pare ovvio che eravate abbastanza in confidenza…”

Anemone si strinse nelle spalle.

“E poi…”

“E poi?” chiese, quasi allarmata per quello che Yaris avrebbe aggiunto.

“E poi quando si parla del principe ti si accende un luccichio negli occhi..” disse con aria quasi disgustata.

“Quindi si vede così tanto?” fece rassegnata alla risposta che sapeva le avrebbe dato il piccolo combattente.

Tutti i tentativi che aveva fatto per cercare di soffocare i suoi sentimenti erano chiaramente stati ancor più vani di quanto potesse immaginare.

“Beh diciamo che se ti mettessi ad urlare Ferio ti amo per tutto il bosco, sarebbe più o meno la stessa cosa… almeno può darsi così spunta fuori e noi non dobbiamo far troppa fatica a cercarlo!”

 

Si misero in marcia.
Basora, ormai distrutta, Fenora che presto le sue amiche avrebbero raggiunto, e Kabalà verso cui Xato aveva detto di volersi dirigere una volta sistemate le cose a Fenora, formavano i vertici di un triangolo, quasi equilatero.

Certo era, però, che calcolare le distanze in termini di giorni di marcia, non sarebbe stato facile.

Per di più loro avrebbero dovuto tenersi a distanza dalle città in questione, per evitare di imbattersi di nuovo nel comandante.

Seguendo le indicazioni della cartina, Anemone e Yaris imboccarono un sentiero che tagliava per la foresta, risalendo il corso di un fiume.

“Yaris senti… ma i tuoi genitori non saranno in pensiero” disse, ponendogli una mano sulla spalla.

Il ragazzino si fermò di scatto assumendo un’aria contrariata, mantenendo lo sguardo basso: “Mi è sembrato di essere stato chiaro… cerchiamo tutt’e due il principe, ma senza far domande..”

Vedendo il viso contratto di Yaris,  Anemone capì che avrebbe fatto meglio a tenere la bocca chiusa: “D’accordo… scusami, non volevo impicciarmi”.

 

Il cammino proseguì in silenzio, solo il cicaleccio degli insetti di Sephiro accompagnava il viaggio dei due; Yaris avanti, Anemone poco più dietro.

Quest’ultima cercava di cogliere un qualche particolare che potesse evocare ricordi passati, di quelle lunghe traversate per il regno al fine di trovare e risvegliare i geni managuerrieri. Ma per quanto si sforzasse, nessun albero, cespuglio o ruscello gli sembrava diverso da quelli che aveva appena superato.

Raggiunta la cima di una collina scorsero quello che doveva essere un piccolo borgo, sicuramente abitato, perché dai comignoli si scorgeva chiaramente fumo proveniente dai forni e dai camini.

“Yaris che città è, secondo te?”

Il bambino osservò meglio la cartina: “Non è segnata vedi” fece permettendole di guardare “forse è troppo piccola, però più o meno in quella direzione dovrebbe sorgere Fenora, a circa un giorno di marcia” indicando col dito a mezz’aria, alla destra di Anemone.

Ridiscesero la vallata.

Avrebbero iniziato le proprie ricerche da lì, sperando che qualcuno potesse fornire indizi utili.

 

Distanti a  poco meno di un giorno di cammino, altri viaggiatori si apprestavano a far ingresso nella roccaforte di Fenora.

“Luce… Anemone starà bene vero, non abbiamo sbagliato a lasciarla andar via da sola… o meglio come se fosse sola… capirai a quanto vale quel marmocchio!”

Luce, accigliandosi guardò l’amica minacciosa: “Non le devi pensare queste cose… Anemone è un cavaliere magico e una ragazza molto giudiziosa… sono sicura che sta bene e non le accadrà nulla di male!”

“Speriamo” ribattè un po’ rincuorata Marina. “Ma hai visto Xato com’è nervoso… sembra non abbia digerito molto il fatto che Anemone non sia più qui con noi… e meno male che noi gli abbiamo detto di non essere riuscite a trovarla, altrimenti sai che storie ci faceva…”

“Già… hai proprio ragione” aggiunse Luce “comunque fra non molto dovremmo raggiungere Fenora e rivedere finalmente Presea… ho proprio bisogno di ritrovare un volto amico…”

“Già… è un letto comodo, quello alla locanda ha finito di piegare le mie povere ossicine”

 

Yaris e Anemone erano ormai quasi giunti alle porte della città.

Il ragazzino cominciò ad aumentare il passo, forse desideroso di raggiungere il centro abitato, ma d’improvviso si sentì tirare per un braccio.

“Hey ma…” a stento farfugliò mentre veniva trascinato dietro un albero.

“Sssst…”

Anemone gli aveva tappato la bocca con una mano per impedirgli di emettere alcun suono, e nel contempo cercava di scorgere in lontananza, da dietro la grande quercia, quanto aveva messo in allerta i suoi sensi.

Uno scalpitio di zoccoli sul selciato si avvicinava a loro. Anche Yaris cominciò ad udirlo distintamente.

Tre uomini con mantelli neri che li ricoprivano fino al volto passarono veloci in sella ai loro destrieri, sollevando una nube di polveri e di ciottoli.

Passato il pericolo, Anemone liberò le labbra del ragazzino: “Hai idea di chi fossero, Yaris?”

Ma la risposta fu vederlo tremare di un fremito misto di rabbia e paura, mentre i suoi occhi si stringevano per impedire alle lacrime di salire in superficie.

E senza dir nulla, cominciò a correre nella direzione da cui erano spuntati quegli ignoti cavalieri.

“Yaris aspetta…” Anemone non poteva far altro che seguirlo e quando furono vicini alla prima abitazione della città, lo vide acquattarsi dietro una siepe, cercando di ricavarsi una visuale che gli permettesse di scorgere più in là, quello che succedeva in quella piccola e silenziosa cittadina.

“Yaris, ma…”

“Fa silenzio!” fu l’ordine autoritario che zittì la ragazza.

Yaris, cominciò circospetto a sgusciare dietro ogni riparo che potesse fargli da scudo, cercando, evidentemente di entrare nella città senza dare nell’occhio. E Anemone prudente lo seguiva guardandosi le spalle.

E quando dal retro di una casa, si stavano spostando in un viottolo secondario, la ragazza vide il bambino fare immediatamente retro front e gettarsi, trascinandosela dietro, a tergo di una grande botte.

Altri due neri cavalieri  gli passarono avanti, parlottando fra di loro, e giusto la prontezza di Yaris, aveva impedito che se li ritrovassero faccia a faccia.

Dopodichè da una viuzza all’altra, sgattaiolando circospetti, si avvicinarono al centro della città.

Nella piazza un gruppo di uomini aveva formato un cerchio attorno a due persone.

“Allora vuoi dirmi quello che vogliamo sapere o devo farti fuori”

Uno di quei neri cavalieri puntava la sua spada al collo di un uomo inginocchiato al suo cospetto. Quest’ultimo, con sguardo basso ma dignitoso, restava nel suo mutismo.

Una donna poco più in là piangeva, stringendo nelle braccia un bambino.

 

“Maledetti” sibilò Yaris.

“Ma chi sono?” insistette per l’ennesima volta Anemone.

“Sono stati loro… a distruggere il mio villaggio” e così dicendo stringeva il fodero della sua spada, così forte che era ormai bianca come un cencio, segno che il sangue non affluiva più.

Il cuore di Anemone, nel vedere così il piccolo compagno di viaggio e per il timore che incutevano quelle losche figure, prese a battere vorticosamente.

Ma soprattutto perché credeva possibile che sotto uno di quei mantelli, potesse nascondersi la persona nobile e generosa che amava e che mai avrebbe pensato potesse brandire un’arma contro un inerme.

Sentiva di nuovo d’improvviso le forze che scemavano.

 

- CONTINUA -

 

Chiedo scusa per l’enorme ritardo, specie a te Kirby che recensisci sempre la mia storia…

Per Miki: sono contenta che ti piaccia, abbi pazienza … cercherò di non farti aspettare troppo.

 

  
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