Anime & Manga > Escaflowne
Segui la storia  |       
Autore: mysticmoon    30/11/2006    2 recensioni
E' trascorso ormai un anno dal giorno in cui Hitomi è tornata nel suo mondo, lasciando Van al suo destino di monarca del regno di Fanelia.
Ma il destino è dietro l'angolo e presto un nuovo nemico farà la sua comparsa minacciando tutto ciò che amano.
Riusciranno a sconfiggere anche questo nuovo nemico?
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 3
Di Nuovo
Insieme


Sul regno di Fanelia quella notte pioveva.
Il grande temporale del pomeriggio si era smorzato in una fitta pioggia che bagnava le campagne, donando prezioso nutrimento alle colture in via di maturazione.
Van, dopo aver fatto una sontuosa cena, stava disteso supino sul suo letto ad occhi aperti, immerso nei suoi pensieri. Stava riflettendo sulla sua attuale situazione, incapace di prendere sonno.
Davanti ai suoi occhi dondolava lentamente il ciondolo lasciatogli da Hitomi quando era tornata sulla Luna dell’Illusione, scandendo lo scorrere dei secondi che pian piano si tramutavano in minuti ed in ore.
Erano trascorsi parecchi mesi dalla loro separazione, aveva visto e conosciuto moltissime persone, alcune tra le quali erano le dame più ricche e più belle di Gaea ma nessuna era riuscita a fargli cambiare idea: Van aveva nella mente solo e soltanto la sua dolce Hitomi.
Non era mai riuscito a mettersi in contatto con lei durante quel lungo anno e gli dispiaceva di questo, visto che lei non aveva nessuna possibilità di contattarlo e quindi avrebbe potuto preoccuparsi.
Ad un tratto gli tornò alla mente una frase che Hitomi gli aveva detto e cioè che i sentimenti raggiungono sempre il cuore delle persone e che per questo poteva chiamarla anche con il pensiero.
In effetti una volta aveva funzionato ma da allora non aveva più provato davvero a contattarla.
Non l’aveva mai ammesso apertamente ma aveva avuto ed aveva tuttora paura che Hitomi non provasse più i sentimenti di un anno prima. A questo poi, con il passare dei mesi, si era aggiunto il pensiero che potesse essersi contrariata per il fatto che non si era più fatto sentire e che quindi l’avrebbe solo infastidita se avesse cercato di contattarla.
Per un istante prese in considerazione l’idea di concentrarsi e chiamarla. Desiderava ardentemente poter rivedere quegli occhi dolci ed il suo dolce sorriso, voleva abbracciarla di nuovo e non lasciarla andare mai più.
Era innamorato davvero della ragazza della Luna dell’Illusione ma il pensiero di poter vedere in quei vivaci occhi solo rabbia o, ancora peggio, delusione,lo fece desistere immediatamente.
Non aveva intenzione di rovinarle la vita costringendola a stare al suo fianco eppure desiderava davvero tanto poterla vedere di nuovo, solo per un istante…
Stava ancora rimirando il ciondolo, perso nel suo dilemma, quando quest’ultimo cominciò a brillare intensamente, come faceva quando si esprimeva un desiderio.
Lui, molto sorpreso da questo cambiamento, lo gettò a terra spinto dall’istinto.
Lui non voleva esprimere quel desiderio! O forse sì?
Era combattuto da settimane tra il suo desiderio di incontrarla nuovamente e la paura di vedere solo le ultime ombre di quella psedorelazione che avevano vissuto l’anno prima.
- Voglio vederla- sussurrò mentre il monile compiva la sua parabola discendente- Io voglio rivedere Hitomi.
Quasi nello stesso istante in cui il monile toccò il pavimento, una colonna di luce azzurra apparve all’interno della stanza ed in essa sentì un urlo agghiacciante che già conosceva e, quasi contemporaneamente, una figura femminile venne deposta sul pavimento.
Van immediatamente si sporse per vedere chi fosse stato trasportato nel suo mondo, sperando con tutto il cuore che la persona che era letteralmente piombata in casa sua fosse la stessa che aveva monopolizzato i suoi pensieri negli ultimi mesi.
Non rimase sorpreso quando vide una ragazza distesa a faccia in giù sul pavimento. Il fatto che indossasse un’uniforme scolastica uguale a quella che indossava abitualmente la ragazza proveniente dalla Luna dell’Illusione che gli aveva rubato il cuore gli dava conferma che si trattava proprio di Hitomi.
- Hitomi!Hitomi sono io! Mi senti?- gridò Van scendendo dal letto per avvicinarsi a lei, preoccupato per il suo silenzio.
Non appena fu più vicino a lei Van constatò che aveva perso i sensi e, con la maggior delicatezza possibile, la sollevò dal freddo pavimento di pietra per adagiarla sul suo letto, sperando che si svegliasse in fretta e che non avesse lesioni invisibili ad occhio nudo.
Nonostante il suo stato di incoscienza lo preoccupasse Van non poteva negare di essere davvero molto felice. Hitomi era finalmente tornata su Gaea.
Certo, aveva una brutta sensazione in fondo al cuore, quasi un presentimento di svenuta, che smorzava un poco il suo entusiasmo ma non per questo non era felice per l’arrivo imprevisto.
Rimase per alcuni lunghi minuti a osservarla, studiando ogni minimo cambiamento che il tempo aveva lasciato su di lei.
Alla fioca luce delle ultime fiamme del fuoco i suoi tratti apparivano più aguzzi e donavano un tono di maturità a quel volto dai tratti delicati. Quando l’aveva portata sul letto aveva sentito che il suo peso era sceso sensibilmente ed ora che l’aveva disteso sul suo grande letto poteva vedere quanto sottili fossero le sue dita e come il suo ventre fosse piatto.
Come guidato da una volontà superiore la sua mano destra si posò su quel volto pallido e l’accarezzò.
Forse fu proprio grazie a quel contatto che Hitomi, lentamente, riaprì gli occhi e si guardò attorno.
Ammetteva di trovarlo un po’ strano come paradiso.
Si trovava in una stanza illuminata da una fioca luce che proveniva da un camino, deposta su un letto senza altri fronzoli se non un baldacchino dal colore indefinibile. La stanza era piuttosto spartana, ammobiliata soltanto con quel letto, un grande e sobrio armadio in noce ed un tavolo con due sedie sul quale era posizionato un candeliere piuttosto ossidato. Le mura in pietra, il baldacchino che la sovrastava e l’arazzo sulla parete alla sua sinistra lo facevano apparire più come un castello medioevale piuttosto che come un luogo di eterni piaceri.
Lentamente i suoi occhi si spostarono verso la finestra.
Fu allora che Hitomi notò ciò che le fece capire che quello era il suo personale paradiso.
Van era seduto al suo fianco, il volto illuminato dalle fiamme del camino ed un lieve sorriso sul volto.
- Hitomi, come ti senti?- le chiese Van, rimasto in silenzio fino a quel momento.
- Van!- esclamò Hitomi, tirandosi su con l’ausilio delle braccia - Van, ti prego, dimmi che non sei solo una visione. Dimmi che sei reale e che non sono morta. Ti prego…
Tra i singhiozzi Hitomi gettò le braccia al collo di Van e cominciando a piangere con maggiore intensità, ignorando completamente la domanda postagli dal monarca.
- Hitomi…- fu l’unica parola che riuscì a sussurrare Van, poi l’abbracciò e la strinse a sé, in atto di protezione. Era rimasto sorpreso dalla sua violenta reazione: non l’aveva mai vista in condizioni del genere e gli si stringeva il cuore sentendola piangere sulla sua spalla, ma non poteva negare che quella situazione gli donasse anche un certo piacere. L’impulsivo gesto di Hitomi gli permetteva di stringerla a sé senza doverle dare alcuna spiegazione e senza provare alcun imbarazzo nell’accarezzare quella schiena squassata dai singulti.
Qualche minuto dopo, quando Hitomi riuscì a calmarsi abbastanza da smettere di piangere e lasciarlo andare, Van andò al camino e mise all’interno altra legna, donando così alla stanza un’aria più accogliente e permettendo ai due di studiare meglio quanto l’azione del tempo avesse modificato il loro aspetto.
- Grazie mille Van- sussurrò Hitomi, rivolgendogli uno sguardo pieno di gratitudine- Tu mi hai nuovamente salvato la vita.
- Che cosa intendi dire?- chiese Van, molto sorpreso dalle parole della ragazza.
Si avvicinò nuovamente a lei con aria preoccupata. Sperava tanto che il suo istinto l’avesse tradito quella volta, invece la sua sensazione si stava rivelando giusta.
- Van- disse Hitomi, cercando di essere il più calma possibile per evitare di causare troppe preoccupazioni a Van e controllare meglio le sue parole- per l’ennesima volta tu mi hai salvata, anche se non te ne sei reso conto. Tu desideravi che io tornassi qui su Gaea, non è vero?
Van, per un attimo, rimase sorpreso dalle parole della ragazza.
Sì, l’aveva desiderato ed avrebbe voluto gridarlo al mondo intero che desiderava stare con lei ma al tempo stesso si vergognava di affrontare quella tematica con Hitomi.
Era la prima volta che ammetteva un simile desiderio davanti a lei ed improvvisamente arrossì, imbarazzato per il dover fare un’ammissione del genere.
- Sì, è vero Hitomi. Volevo rivederti ed ho espresso questo desiderio.
- Anch’io avevo tanta voglia di rivederti, Van. Tantissima.
Quelle parole fecero sentire Van più leggero, come se un peso si fosse improvvisamente dissolto ed ora potesse respirare più liberamente. Adesso sapeva che Hitomi voleva rivederlo tanto quanto lui desiderava incontrarla nuovamente.
- Hitomi- disse, tornando alla discussione- cosa stava accadendo di tanto pericoloso da mettere a repentaglio la tua vita?
- Ero su un treno. Stavo tornando a casa dopo gli allenamenti. Molto presto si terrà una gara ed io ero tra i partecipanti. Durante il tragitto in treno ho avuto un’orribile visione, Van.
- Che cosa accadeva? Nuovi nemici all’orizzonte per Gaea?
Hitomi sorrise debolmente.
- No, non sono nemici per te, Van. La visione riguardava la mia città. Presto accadrà qualcosa di terribile nel mio mondo. Non so esattamente di cosa si tratterà ma sarà orrendo.
Portò una mano alla bocca per trattenere un conato di vomito che quel pensiero le provocava.
- Ho visto… ho visto fiumi di sangue. E fiamme alte. Forse si trattava di una guerra… ma non ne sono sicura.
- C’era qualcosa di strano?
- No- disse Hitomi, scuotendo il capo- E’ una sensazione. Una bruttissima sensazione.
- Deve essere stato davvero orribile per te vedere tutto ciò - disse Van con aria dispiaciuta - Poi cosa è accaduto? Dai tuoi racconti mi è parso di capire che quello che tu chiami treno è una specie di grande carro con un uomo che lo conduce.
- Sì, un treno è più o meno questo. Devi sapere che sulla mia città pioveva moltissimo. Il treno stava transitando su un ponte ed io ero da sola nella carrozza. Non ne sono sicura, ma penso che abbia ceduto un pilone ed io mi trovavo proprio nello scompartimento dopo quella sotto la quale aveva ceduto il pilone. Il ponte ha ceduto e la parte terminale del treno è finita a perpendicolo sull’oceano. Mi sono aggrappata ad un palo ma sapevo che non ce l'avrei fatta a resistere a lungo. Ultimamente la mia forma fisica non è delle migliori.
- Cosa sarebbe accaduto se tu avessi lasciato la presa?
- Ho rischiato di cadere prima contro il portello del vagone. Mi sarei come minimo rotta qualcosa se fosse accaduto e in ogni caso il vagone sarebbe caduto in mare e sarei affogata di certo. Per questo, mentre cadevo verso il portello, ho sperato di poterti rivedere. Stavo per morire.
-Come hai fatto ad utilizzare il potere d’Atlantide a distanza? Insomma, se ne sei capace, potevi contattarmi.
- Non credo che il mio arrivo qui sia stato esclusivamente merito mio. L’abbiamo pensato insieme ed è per questo che adesso mi trovo qui. Sono stati i nostri desideri congiunti a permettermi di arrivare qui.
- Vedi… io l’ho desiderato davvero soltanto dopo aver visto il ciondolo iniziare a brillare.
- Non pensavi a me?
- Sì. Certo che ti pensavo… ma non ero sicuro di volerlo veramente. Avevo paura che tu… che tu mi odiassi per non averti mai contattata o che non volessi vedermi perché sulla Luna dell’Illusione avevi una tua vita. Cerca di capire, Hitomi. Io…
- Lo capisco. Anche io ho avuto questi dubbi e adesso sappiamo che sbagliavamo ad aver paura che la distanza potesse farci dimenticare l’uomo dell’altra. Mi sei mancato moltissimo. Sai, in quel momento, mentre cadevo, mi è tornato alla mente un ricordo molto simile a quello che mi stava accadendo e mi sono ritrovata qui.
- Il giorno in cui sei caduta in una frattura del terreno in quel cimitero di draghi ed io ti ho salvata mostrandoti le mie ali.
- Esatto Van, proprio quel ricordo.
Per un paio di minuti i ragazzi si guardarono, poi Hitomi sorrise debolmente e si mise a sedere sul letto.
Van la vide improvvisamente vacillare e subito si parò davanti a lei per sorreggerla, in modo tale che non potesse cadere sul pavimento.
Quando le mani di Van passarono attorno alla sua vita e la fronte di Hitomi, calda, si posò su quella di Van il mondo improvvisamente cambiò.
Entrambi arrossirono mentre sentivano il respiro dell’altro sulla pelle, le labbra vicine come mai prima di allora e gli occhi completamente persi in quelli della persona di fronte. Nessuno dei due riusciva a parlare, timorosi che quella magia potesse essere rotta da un qualche suono fuoruscito dalle loro labbra.
La magia fu rotta da Merle. La ragazza gatto entrò in camera di Van dalla finestra, visto che era uscita fare una passeggiata subito dopo la cena e rimase di sasso. La sua sorpresa non fu poca vedendo una donna tra le braccia del suo signorino Van, che tanto aveva sofferto per la veggente della Luna dell’Illusione.
Istintivamente il pelo sulla sua schiena si rizzò e delle affilatissime unghie spuntarono dalle dita.
Con il massimo del silenzio scivolò nella stanza appiattendo le orecchie e si avvicinò al letto. Non poteva credere ai suoi occhi. Van sembrava perso nello sguardo di una tizia così simile a Hitomi che se non fosse stato impossibile che si trattasse di lei avrebbe potuto scambiare per la nemica di vecchia data.
Era a poco meno di tre metri dai ragazzi quando si rese conto che si trattava davvero di Hitomi e che, se prima stava interrompendo un tradimento di Van ai danni di Hitomi, adesso stava rovinando il loro primo incontro da un anno a quella parte.
Lentamente rinculò verso la finestra e sarebbe riuscita a uscire senza essere notata se non fosse stato per il ciondolo. La parte di metallo aguzzo si infilò nel cuscinetto della delicata mano destra e la donna non poté evitare di imprecare per il dolore.
I ragazzi si voltarono improvvisamente verso di lei.
- Ops, scusate se ho interrotto, continuate pure. Io vado a farmi un altro giretto.
A quelle parole i ragazzi passarono dal un lieve rossore ad un colore viola acceso.
Fu Van il primo che riuscì a spiccicare parola, lasciando andare Hitomi in fretta. Si vergognava molto per essersi fatto trovare in simili atteggiamenti con la ragazza. Era normale che accadesse qualcosa tra loro dopo quel periodo di separazione, ma questo qualcosa non doveva certo diventare di dominio pubblico e Merle era celebre per la sua capacità di rendere di dominio pubblico ogni segreto.
- No, Merle, non interrompi niente di ciò che stai pensando- spiegò, evitando di guardare la ragazza che ridacchiava vicino a lui- Hitomi era solo inciampata.
Il volto di Merle si illuminò.
- Allora posso festeggiare il ritorno di Hitomi- disse, catapultandosi sul letto e leccando con energia la faccia di Hitomi.
Lei sì che è veramente cambiata si disse Hitomi mentre la guardava.
In quell’anno Merle era cresciuta davvero moltissimo. Innanzitutto era diventata più alta e snella, con i suoi capelli rosa si erano allungati moltissimo, fin sotto i fianchi, era vestita in modo notevolmente più curato, ma ciò che colpì maggiormente Hitomi fu la straordinaria somiglianza di Merle con Naria, la donna leopardo.
- Merle, che concime ti hanno dato quest’anno? - chiese sorridendo, anche se forzatamente, Hitomi alla giovane donna-gatto.
Merle sorrise, poi si rivolse a Van:
- Sono così felice per voi, Signorino Van! Finalmente ci siete riuscito a riportarla su Gaea. Mi dica, che cosa avevate sbagliato nel procedimento?
Hitomi rise lievemente, vedendo Van arrossire un po’ a quell’uscita di Merle, poi prese la parola.
- No Merle, non è stato Van a portarmi qui, o perlomeno non volontariamente. E’ stata una fortunata coincidenza.
- Che cosa intendi dire, Hitomi, con le parole non volontariamente? Come ha fatto allora il signorino Van a portarti qui dalla Luna dell’Illusione? E cosa intendi dire con fortunata coincidenza? Mi spiegate che cosa è successo, visto che non ho ancora capito nulla di tutta questa storia.
Van notò che Hitomi era davvero molto stanca, oltre che molto demoralizzata, così intervenne nella discussione.
- Merle, adesso basta. Hitomi ha avuto una giornata piena e deve essere molto stanca. Sarà meglio continuare la discussione domattina.
Lo sguardo che la gatta rivolse al suo re fece sorridere Hitomi: Merle non voleva affatto lasciar perdere e cercava di convincerlo facendo leva sulla tenerezza che potevano provocare quei suoi grandi occhi blu.
Non era gelosa del bel rapporto che si era instaurato tra Van e la gatta, sapeva che molto probabilmente di lì a qualche giorno avrebbe saputo quanto Van si fosse appoggiato a quell’amica intima per superare la nostalgia ed apprezzava Merle anche per questo. Sapeva che per lei Van non era un semplice amico o un semplice re; era un fratello a cui era legata in modo quasi morboso ed il fatto che non avesse fatto una scenata di gelosia di fronte alla scena che si era presentata di fronte quando era entrata nella stanza le faceva onore.
Il suo celebre sguardo da spezzare il cuore, però, quel giorno non riuscì a far cambiare idea al re ed alla fine sospirò e si voltò verso Hitomi, delusa.
- Purtroppo ha ragione il signorino Van. Ci vediamo domattina, Hitomi. Ti fermerai qualche giorno, vero?
La ragazza annuì poi rivolse lo sguardo a Van. Intimamente sperava che lui si fermasse qualche minuto in più, con una scusa qualsiasi. Non voleva implorarlo davanti a Merle e, per dirla tutta, non voleva neanche implorarlo perché non voleva che lui restasse lì perché provava pietà per la sua condizione. Non voleva ammettere che il solo pensiero di chiudere gli occhi la paralizzava e stringeva il suo stomaco in un forte nodo. Aveva paura di rivedere quello scempio, quella landa di dolore che la sua visione aveva mostrato come ipotetico futuro della sua città.
- A domani, Hitomi- disse Van, incamminandosi verso la porta mentre la gatta lo seguiva.
- Buonanotte Van- disse Hitomi, simulando dietro un pallido sorriso la paura e la delusione.
Van si stava incamminando verso il suo studio quando Merle gli tagliò la strada. Aveva l’aria di volergli graffiare un polpaccio e Van decise di non rischiare di scoprirlo.
- Signorino Van! - lo rimproverò Merle – Perché le date la buonanotte in questo modo così freddo! Insomma, non la vedete da un anno e questo è il massimo che riuscite a dire! Io proprio non vi capisco! E poi aveva l’aria strana. Non stava bene e per capirlo non c’era bisogno di uno spirito di osservazione molto acuto. Voleva restare sola con voi, signorino Van, e magari anche riprendere quello che avevate interrotto, come mi pare giusto che facciate dopo un anno intero di separazione.
Van, che già era cupo, abbassò gli occhi e le fece cenno di seguirlo nello studio.
Appena Van ebbe chiuso la porta alle sue spalle, disse:
- Merle, stasera non era proprio serata di discorsi del genere per Hitomi, per questo non le ho rivolto un saluto più caloroso. Tu lo comprendi perfettamente che mi è costato davvero molto non rivolgerle il saluto così come avrei voluto ma stasera è stato molto meglio così.
- Come mai, signorino Van? Che cosa le è accaduto da rendere questa vostra necessità in secondo piano? Non capisco- disse Merle, sorpresa da quella dichiarazione.
- Merle, non dovrei essere io a parlartene ma se vuoi capire come mai non ho affrontato l’argomento: Hitomi ha avuto una visione.
- E allora? Non è mica la prima volta che succede che abbia una visione del futuro. Ormai dovrebbe essersi abituata.
- Certo, ma è la prima volta che una sua visione riguarda il suo mondo. Da quanto mi ha detto è stata una visione di totale distruzione della sua città.
- Ora capisco come mai non avete accennato a cose del genere questa sera ma qualcosa di più caloroso potevate farlo.
- Purtroppo non è tutto: Hitomi ha anche rischiato di morire questa sera ed è solo grazie al potere d’Atlantide ed ai miei pensieri su di lei che lei ora è salva e si trova qui.
- Adesso capisco il perché è stata una fortuna! Povera Hitomi! Deve essere stata proprio un’orribile giornata per lei - disse Merle – Ma se permette signorino Van, vorrei darle un consiglio dal profondo del cuore. Lei sa perfettamente che io voglio sia il vostro bene che quello di Hitomi, per questo la prego di accettarlo.
- Dimmi pure Merle. Tu sei la nostra amica più fidata e i tuoi consigli sono sempre preziosi.
- Io vi consiglio di starle molto vicino in questi giorni e non di trattarla con freddezza. Non dico farle dichiarazioni d’amore spassionate, ma la prego di combattere la vostra timidezza e di comportarvi con calore. Deve stare davvero molto male, e l’unico che possa tenerla su di morale è lei, per questo vi consiglio di rimanere al suo fianco, soprattutto stanotte. Sarà terrorizzata, poverina.
Van rimase in silenzio per qualche secondo.
- Hai ragione tu, Merle. Non posso lasciarla sola dopo tutto quello che ha passato.
- Non dimenticatevi che la vostra Merle ha sempre ragione - disse la donna-gatto sorridendo maliziosamente – Ma ora corra da lei.
- Grazie tante Merle. Se non ci fossi bisognerebbe inventarti- disse Van sfrecciando fuori della stanza.
Rimasta sola nella stanza Merle tirò un sospiro. Non era affatto tranquilla
Dire che le vuole bene dell’anima è dir poco! Hitomi, spero che tu ti renda conto del grandissimo tesoro che hai. Per favore, non spezzargli il cuore un’altra volta. Non potrebbe sopportarlo.
Poi aprì la finestra e uscì dalla stanza.
Van corse velocemente sino alla porta, poi, con molta cautela, la aprì ed entrò nella stanza.
- Chi è?- chiese Hitomi, balzando su come se l’avessero punta.
- Non preoccuparti, sono io - disse Van a bassa voce - Stavi dormendo? Se è così ti lascio riposare…
- Non dormivo.
- Come mai? Dovresti essere davvero stanchissima dopo la giornata che hai passato.
- Hai ragione Van. Dire che sono davvero esausta è dir poco, ma ogni volta che chiudo gli occhi … Ogni volta che chiudo gli occhi mi si parano davanti quelle orribili immagini e non posso proprio fare a meno di riaprirli. Non riesco proprio ad addormentarmi con quelle immagini davanti agli occhi. Ho paura che possano diventare realtà… non voglio che succeda questo e so che forse non accadrà perché il destino non è prestabilito… ma non riesco a dormire. Non ce la faccio, Van.
- Capisco. Anche a me è successo.
- E’ stato quando fu distrutta Fanelia, vero?
- Sì.
- Mi dispiace riportarti alla memoria tutti quei brutti ricordi, Van. Mi dispiace moltissimo.
- Non preoccuparti Hitomi.
- Tu lo puoi dire quanto vuoi ma io non posso non sentirmi in colpa per cià che è accaduto. Ti sono caduta qui tra capo e collo, senza sapere davvero come possa essere accaduto, e ti racconto tutte queste cose riportando alla luce vecchi ricordi. Non vorrei farlo, davvero…
- Non fa niente. Sono io quello che desidera aiutarti. Tu hai fatto lo stesso per me un anno fa.
Hitomi cercò di sorridere ma tutto ciò che riuscì a fare fu una smorfia amara.
- Van, in questo momento sai che cosa avrei voglia di fare?
- No, Hitomi.
- Avrei voglia di tornare sulla Terra. Forse potrei ancora salvarla dal suo crudele destino.
- Credi di essere in qualche modo collegata a tutto ciò?
- Non lo so, Van. Ma devo tornare sul mio mondo.
I due rimasero intrappolati per qualche secondo in un imbarazzante silenzio, poi Van si avvicinò al letto, si sedette sul bordo di quest’ultimo e le disse:
- Ricordati Hitomi che io sarò sempre al tuo fianco, qualsiasi cosa accada e che con me tu ti potrai sempre sfogare. Io ti voglio bene.
- Anch’io Van. E tanto.
In quel momento Van si rese conto che gli occhi di Hitomi si stavano riempiendo di grosse lacrime.
Vedendo le lacrime, la strinse dolcemente a sé, e lei fece lo stesso, scoppiando di nuovo in lacrime e singhiozzi sulla sua spalla.
Rimasero stretti in quel modo per moltissimi minuti e Van si sciolse da quel lungo abbraccio solo quando si accorse che Hitomi, ormai sfinita, si era finalmente addormentata. Non potendo permettere che Hitomi rimanesse in quella posizione per il resto della notte, la prese tra le sue braccia, poi, delicatamente la adagiò di nuovo sul letto, le rimboccò le coperte, si sedette su una sedia di vimini accanto al letto e depose la sua mano su quella di Hitomi per farle sentire che le era sempre vicino.
Van, anche lui molto stanco, si addormentò su quella sedia, ma il destino volle che la sua mano non scivolasse mai da quella di Hitomi, come se, anche nel sonno, sapesse che la ragazza ne aveva bisogno.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Escaflowne / Vai alla pagina dell'autore: mysticmoon