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Autore: GirlOnFire    08/05/2012    2 recensioni
Juliet, apparentemente tranquilla e felice della sua vita, in realtà è il contrario di quello che cerca di mostrare agli altri. La colpa? Un lui e una lei. Il suo cuore.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spense il computer, con uno scatto e sbuffò. Perché non riusciva a contenere rabbia, ansia, sentimenti, tutto? Perché le veniva così difficile? Sembrava che tutti ci riuscissero tranne lei.
Chiuse gli occhi e portò le manine alle tempie, a massaggiarle. Tanti respiri profondi ma questo le causò solo più nervoso, un senso di urto immane, come lo definiva lei. Riaprì gli occhi e tirò di nuovo fuori l’aria dai polmoni, prese l’I-Pod che era sulla scrivania con le cuffie già inserite, creò una di quelle playlist con un massimo di cinque canzoni, quelle che si sentiva cucite addosso in quel momento e allontanò la sedia, alzandosi piano e dirigendosi verso il letto. Trascinandosi.
Spense l’abat-jour che le faceva da luce soffusa per tutta la stanza e che teneva sul comodino e si rintanò sotto le coperte. Il play partì in automatico, come un riflesso incondizionato del suo pollice. Il flusso dei pensieri fu lasciato libero assieme alle frasi delle canzoni che le risuonavano come martellate nel cervello, nei polmoni, nel cuore.
Il cuore. Il suo cuore. Quello che avrebbe desiderato Juliet per se stessa. Quello che non avrebbe mai avuto.
Non riuscì a dormire per l’ora successiva, pur sforzandosi, sentiva ogni minima cosa rimbombarle dentro, così si limitò a spegnere la musica e rigirarsi nel letto. Si ritrovò la mattina dopo con un senso di angoscia, dovuto agli incubi, le cui immagini le ripassava davanti ad intermittenza mentre apriva e richiudeva gli occhi di scatto.
Nelle orecchie le sembrava di ascoltare ancora le note della sera precedente e si affrettò a riprendere in mano l’I-Pod rimettendo play e alzandosi lentamente dal letto. Aveva lezione quella mattina, ma probabilmente avrebbe fatto tardi. E dire che abitava a pochi passi dall’Università!
Mandò un messaggio al suo amico. – Tienimi il posto! Arrivo tra poco! J. –
Si preparò di fretta, legò i capelli in una codina di lato, lasciando libero il boccolo del ciuffo a ricaderle davanti, proprio come piaceva a lui, e con le forcine tenne fermi quei ciuffetti dietro che non stavano nella coda. Arrivò così, per il rotto della cuffia prima del docente, e andò a sedersi assieme tra Claudio e Giacomo, i suoi compagni di avventure in quegli ultimi due anni.
Due anni. Com’era cambiata in due anni? Tanto, forse troppo, o forse solo in parte rimanendo la ragazza dolce ma con carisma. No, il carisma prima non esisteva, non sapeva neanche cosa fosse.
Cosa l’aveva cambiata? La morte della migliore amica forse, avvenuta proprio due anni prima, poco dopo aver iniziato l’Università, e dire che volevano prendere casa assieme. Se l’avessero fatto forse lei sarebbe ancora viva, al sicuro, al suo fianco.
L’aveva cambiata l’ex ragazzo, facendole capire che le persone non sempre mantengono le promesse come faceva lei, che le loro parole il più delle volte erano dette solo per compiacere l’altro, ma doveva ringraziarlo. L’aveva fatta crescere e maturare anche, le aveva insegnato a parlare di tutto visto che lui era molto colto, peccato che molti dei suoi erano solo giri di parole e arabesque che abbellivano il tutto, lei invece era fin troppo pratica. Concisa e diretta, arrivava al punto, a volte in maniera letale, così come quando lui la lasciò al telefono. Un messaggio e addio. Oh, gliela fece pagare eccome.
Una gravidanza inaspettata giocò a suo favore, l’aborto fu la parte che la distrusse, così come il menefreghismo di lui.
Andando avanti, credendo che ormai non bastasse più colla a rimettere in sesto i pezzi di se stessa,  che non bastasse più il filo nell’ago per rattoppare il cuore, si rimise in sesto continuando per la sua strada. Cambiata anche dalla gente che aveva conosciuto in quei due anni che volente o nolente le aveva lasciato qualcosa di loro.
Venne ripresa dalla voce di Claudio che le faceva vedere una delle sue caricature. Rise e scostò il boccolo dal viso, portandolo dietro l’orecchio, lo sguardo vacuo rispetto al sorriso aperto.

‘Il tuo sguardo è la tua anima. Rispecchia te stessa.’

A volte aveva ancora quelle parole in testa, quella vecchietta che l’aveva fermata quando entrò in una chiesa a vedere una mostra. Le aveva preso una mano e le aveva detto quelle parole, continuando: “Quanta tristezza, agitazione, dolore, per una ragazza così giovane.”
Le rimasero impresse, marchiate sulla pelle, quelle parole. La verità sconcertante. Scappò fuori alla ricerca di aria dopo che l’anziana signora le aveva lasciato la mano.
“Il modo in cui ti distrai è impressionante!” La voce di Giacomo ridotta ad un sussurro nel suo orecchio la ridestò nuovamente. Se Claudio era sempre allegro, forse superficiale, e burlone, Giacomo era l’opposto, serio e grande osservatore, studiava tutto e tutti.
Sorrise di nuovo, Juliet, quasi colpevole dell’essere scoperta, come se adesso fosse alla mercé del suo amico, come se lui potesse vedere i suoi ricordi. Si sentì violata solo per un momento per poi ricordarsi che era pressoché impossibile leggerle la mente. Rincuorata da quel pensiero si decise a parlare.
“E’ che oggi arriva il mio migliore amico e sono eccitatissima!”
Suonava forse da ragazzina quella frase, ma a Giacomo bastò per fargli sfuggire un sorriso vedendola finalmente contenta mentre Claudio si impressionava della curva delle labbra assunta dal collega. Iniziarono a scherzare tra loro, cercando di non disturbare il resto della lezione, finchè dimenticarono di stare in aula e vennero buttati fuori.
Chiusero le porte dell’aula e scoppiarono a ridere. Fortuna che ho loro, pensò Juliet. Andarono a fumare una sigaretta insieme e poi si separarono. Prese il lettore dalla borsa, assieme alle chiavi e tornò a casa.
La prima canzone le rimbombò nelle orecchie e si ricordò perché si distraeva in continuazione quel giorno. Maledetta musica.
Entrò in casa facendo girare la chiave nella toppa e salutò le coinquiline. Di mangiare non se ne parlava, aveva bisogno di stare sola. In realtà mangiare quando stava lì per quattro giorni la settimana le sembrava quasi un optional da non stare troppo a contemplare. Faceva un pasto frugale al giorno, il pomeriggio o la sera.
Si rintanò in camera, com’era sua abitudine ed accese il pc, controllo mail, messaggi e poi andò dritta a studiare, mentre la mente era ancora in altri posti. Non si rese neanche conto che si era addormentata sul libro di Letteratura Italiana finché non bussarono alla sua porta.
Dio! Alex!  Il suo migliore amico era alla sua porta, chiusa dietro di lui, già in camera. Notò con uno sguardo rapido che aveva già sistemato la valigia e messo le lenzuola al letto accanto al suo. Come ho fatto a non accorgermi di nulla??   
Si alzò dalla sedie e gli fece le solite moine: baci, abbracci, una scossa ai capelli e un sorriso grande. Chi voleva prendere in giro? Gli altri, comuni mortali, si sarebbero di certo lasciati abbindolare, ma non lui.
“Che succede piccola?”
Che succede? Che succedeva? Juliet non aveva una risposta pratica. “Non lo so.”
Ogni suo ‘non lo so’ era come una pugnalata per chi teneva a lei, si sapeva che quelle tre parole dette da lei erano un misto di emozioni e pensieri inespressi, che forse neanche lei sapeva dargli il giusto nome. Sapeva però collocarli.
Illusioni. Amore. Problemi. Odio.
Quella la collocazione di ogni suo pensiero razionale e non in quel momento, e due persone a coronore il tutto: un lui e una lei.
“Sai che qualche volta dovresti spegnere il cervello?”
Le braccia di lui andarono alla vita sottile di Juliet, abbracciandola da dietro.
“Mi piacerebbe anche spegnere il cuore.”
Istintivamente, a quelle semplice frase, che semplice non era, l’abbraccio si strinse di poco. Alex sapeva cosa intesse. Non voleva realmente spegnere il suo cuore e lasciarsi morire, no. Voleva solo una tregua dall'amore.

Ma si puo' davvero trovare tregua con un sentimento così forte?

L’amore la distruggeva, la dilaniava pezzo per pezzo, perché lei era una di quelle persone che amava davvero, senza niente da volere in cambio, forse qualche attenzione, un paio di sorrisi, ma nulla di più.
Alex le piazzò un bacio sulla fronte.
“Shopping è quello che serve!”
L’occhiolino e la parola ‘shopping’ le fecero ricordare che se quel ragazzo non fosse stato assurdamente gay, se lo sarebbe portata a letto da anni, e sarebbe stata una gran bella storia d’amore.

   
 
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