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Autore: purepura    08/05/2012    2 recensioni
“Ciao, Rogue” mi aveva accolto Tempesta, mentre Logan non accennava a voltarsi. “Entra pure. Logan mi stava dicendo che ha intenzione di andare via per un po’”[...]
“Di nuovo?” mi ritrovai a dire[...]

Non è una Logan/Marie. Non credo sia nata per questo, anche se non ci metterei la mano sul fuoco. Non mi ha ancora detto che cos'è... E' ambientata dopo la fine del terzo film - sui quali questa storia è interamente basata.
Spero di non essere andata troppo OOC. In tal caso, sarò pronta a mettere l'avvertimento, o direttamente a cancellarla....
Buona lettura!!!!
Genere: Generale, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marie D'Ancanto/Rogue
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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LE COSE CAMBIANO
CAPITOLO XXV

Nessuno mi ha chiesto più nulla, che sia di partecipare a una missione o di prendere parte a qualche riunione. Sembra che sia ritornata al prima, quando Logan non c’era e la mia vita era ancora divisa fra lavoro, famiglia e terapia.

L’unica cosa diversa, in effetti, è che Logan c’è, ma è così concentrato nelle sue cose che abbiamo rari contatti, e sono sempre molto distanti, emotivamente parlando. Ha preso l’abitudine di offrirmi un caffè qualche volta a settimana, dopo cena, prima che lui sparisca verso i sotterranei con tutti gli altri e io vada alla ricerca di mio figlio.

Rileggendo i vecchi appunti che testimoniano la mia follia, mi rendo veramente conto di non essere cambiata. Sono ancora molto pessimista riguardo a mio figlio e al suo futuro, e ancora mi rifiuto, esattamente come i primi tempi, nei quali Mystica mi spronava a parlare, d’essere onesta. Rimango immobile, zitta, mentre lei disegna.

“Non ci sono limiti” mi dice, qualche settimana dopo il nostro primo incontro. Prova, ogni tanto, a farmi notare qualcosa, ma niente di ciò che fin ora ha detto mi ha anche solo lontanamente sbloccata. “I desideri delle persone, Rogue, non hanno limiti. E la mia domanda è piuttosto innocente sotto questo punto di vista. Che cosa vorresti fare?”

“Dici che non hanno limiti? Forse hai ragione. Facciamo così: tu rispondi a una mia domanda e io ti rispondo”

Alza le spalle. “D’accordo”

“Perché nessuno di voi mi dice più niente di quel che sta succedendo? Quando provo a chiedere a mio marito, evita il mio sguardo e cambia discorso. Ororo mi evita sistematicamente. Sono tornata a essere una studentessa, a quanto pare, ma ho fatto ciò che mi è stato richiesto. Sono venuta qui a parlare con te. Non merito un premio?”

“Riferirti le notizie è un compito che spetta a Tempesta. Non a me. Ma ti posso dire che pensava di far passare un po’ di tempo. Concentrati su altro per un po’”

“Ma tu non rispetti mai i desideri altrui. Perché dovresti farlo ora?”

“Sono convinta che abbia ragione. Non è prioritario che tu ti occupi anche della Confraternita. Le cose procedono bene, Pyro si sta dimostrando utile e Amelia ancora di più… riprenderai le tue mansioni a tempo debito. Ma adesso tocca a te: che cosa vorresti fare? Dici che non vuoi ripartire da capo, ma allora da dove vuoi partire?”

“Io non mi sono mai fermata” mormoro. “È questo che forse non hai mai capito. Non ho mai messo il freno. A niente di tutto ciò che mi stava succedendo, ho imposto un freno. Sono stata meglio, ma mai bene. Non credo che lo stato d’animo di bene sia da contemplare, poiché è poco meno che un’utopia”

“Che cosa manca, allora? Perché tu stia bene, intendo”

“Troppe cose. Molte delle quali completamente folli, ma sono abbastanza. Anche solo stare qui non mi fa stare bene”

Stringe gli occhi. Io sussulto. Cavolo! Era proprio quello che volevo evitare. Avrei dovuto chiudere la bocca. Anzi, non avrei dovuto aprirla nemmeno!

“Qui nella scuola?”

“Ti devo veramente rispondere?”

Ovviamente no, ovviamente ha già capito.

Scribacchia qualcos’altro. Devo procurarmi un complice e quei fogli.

“È per tuo figlio, in ogni caso”. È decisa, come potesse leggermi nel pensiero. Semplicemente, mi rendo conto dopo qualche attimo, mi conosce. “Non sei tu che te ne vuoi andare. So che capisci che non sarebbe sicuro. Tu vuoi fare uscire di qui tuo figlio”

“Non sarebbe sicuro?” chiedo.

“Certo che lo sarebbe, ma non se lo accompagni tu. Spiegami una cosa, però: perché? Credi che non stia bene, qui? Ha amici, voi due, una maestra che adora, Tempesta che lo vizia. Che cosa manca, secondo te?”

“Possibilità. Mancano possibilità”

“Tutti coloro che hanno il controllo sui propri poteri e non hanno mutazioni vistose dovrebbero uscire. Ma non lo fanno. Rimangono. Per quale ragione, se non quella che, stando qui, possono veramente essere loro stessi? Charlie avrebbe opportunità limitate se uscisse. Qui può essere tutto ciò che vuole”

“All’interno di una scuola, limitato da quattro mura? Seriamente?”

“Sì”

Scuoto la testa. “Sbagli. Non voglio che lui resti qui…”

“Perché sarebbe sempre in pericolo, Rogue. Dimmi le cose come stanno. Smettila di girarci intorno”

Sbuffo. “D’accordo, è per questo. È sbagliato?”

“No. Ma è inevitabile”

“Grazie! Se fossi un’umana normale questo non accadrebbe”

“Non credo nemmeno avresti un figlio, un marito e parleresti con me”

“Tu stai cercando di farmi trovare lati positivi in questo” l’accuso. “Ma è fatica sprecata”

“Non è mai sprecata, anche se devo ammettere che tu più di tutti mi stai facendo demordere”

“Davvero?” trillo speranzosa.

“No”

Mi riappoggio al sedile, delusa.

“Senti” mi dice, “è così. Non puoi modificare i fatti. Quel che puoi fare è cercare di trovare i lati positivi in tutto questo. E un lato positivo è che qui, qui dentro, insieme a noi, tuo figlio non deve nascondersi o temere gli altri”

“Ma…”

“Parlane con Bobby. Se è d’accordo con te, forse potreste pensare di staccare per un po’, di uscire”

“Io no”

“Loro due; loro due e Kitty”

“Vai a farti fottere!”

“Ehi, ehi, ehi! Non si insulta la terapista”

“E tu non dovresti provocarmi”

“Tu non dovresti cascarci”

“Me ne posso andare?”

“Ancora no”

“È finita l’ora”

“Di già? Come passa in fretta il tempo, quando ci si diverte”

La guardo malissimo. Mi precipito fuori dalla stanza prima che ceda all’impulso di insultarla di nuovo.

Non ho fame, ma sono lo stesso obbligata a scendere per cena. Questa sera Bobby si tratterrà con Kurt da quale parte, per fare qualcosa. Questa mattina me ne ha anche parlato, ma non lo stavo ascoltando. Ad ogni modo, mio figlio deve essere sorvegliato, e se il padre non è fisicamente presente, deve esserlo la madre.

Tutto sommato, pensavo mi sarebbe dispiaciuto di più parlare con Mystica, invece la cosa ha solo qualche lieve ripercussione. Sento che le tre ore settimanali che mi dedica sono come dilatate, evanescenti, come se il mio cervello, via via che si avvicinano, le ricostruisse e me le facesse apparire attese. Ogni volta che busso e apro quella porta, il suo sguardo guizza. E ogni volta mi domando perché.

“Hai visto Kitty?”

Colosso mi si avvicina. Sto per entrare in refettorio, quando lui ne esce e si blocca, vedendomi.

“No, io ho lasciato i miei bambini sotto la supervisione di Amelia un’ora e mezza fa; sono stata da Mystica praticamente sino ad ora, perché?”

“Non si vede da nessuna parte” mi dice.

“Cosa?”

“A quanto pare non è in aula, fuori in giardino, in camera sua”

“Ma scusa, e i suoi bambini?”

“Spariti insieme a lei”

E il mio?

“Cosa?! E Charlie?”

Scuote la testa.

“Cosa? E stai qui con le mani in mano? Fai qualcosa!”

Mi guardo freneticamente intorno, come se mi aspettassi che potesse comparire, incapace di disubbidire a un mio imperativo silenzioso.

“Hai avvertito Ororo?” domando, senza aspettare una risposta; cammino, frenetica, sbagliando direzione.

“Stavo andando propri ora. Vieni. Da quest’altra parte” mi dice, prendendomi per un braccio e trascinandomi nella direzione giusta.

“Ma da quanto tempo non li vedete?”

“Questa mattina, per quanto mi riguarda. Non c’ero a pranzo”

“Io sì. E c’erano. Poi ho finito le mie lezioni, ho affidato i bimbi ad Amelia che oggi aveva il pomeriggio libero e mi sono diretta da Mystica” dico, ripercorrendo mentalmente ogni gesto di mio figlio e della sua maestra. Non noto nulla di strano, di inusuale, di particolare, ma nemmeno nulla di eccessivamente ordinario. Mio figlio era stanco, a pranzo, e non ha mangiato granché. Però non ci ho badato particolarmente. “Il telefonino?” chiedo improvvisamente.

“Spento” mi dice. “Tuo figlio non ha un qualche mezzo col quale può essere contattato?”

“Ha tre anni, e una maestra responsabile. Secondo te?”

“Chiedevo” mi dice.

Siamo davanti all’ufficio di ‘Ro, quello che usa da sempre. Busso, e apre la porta trafelata. “Scusate” dice, “stavo spolverando il cornicione della finestra”

Alzo le sopracciglia.

“È una cosa che dovevo fare da un po’, ho colto al volo l’occasione. Stavo per scendere a cena. Che cosa c’è?”

“Kitty non si trova” dico.

“Come?”

“Kitty e i bambini. Kitty e mio figlio non si trovano”

Rimane bloccata. “Cosa? Voglio dire, sicuri?”

“Ho cercato dovunque sino ad arrivare in refettorio”

“Fuori?” domanda Tempesta. “Nel parco?”

“Anche” dice Peter.

“E dove diavolo è andata?”

Peter scuote di nuovo la testa, come fosse l’unico gesto che sappia fare.




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Salve!
Capitolo di passaggio e ritardatario.
Chiedo scusa, sto cercando di portare avanti le storie e di diplomarmi con un voto decente. Come avete fatto voialtri? Mi sembra di non avere tempo nemmeno per mangiare!
In ogni caso, spero di riuscire ad aggiornare presto. Questo capitolo non dice granché, ma pare che i nostri eroi (?) non possano vivere un giorno tranquillo…
Vi saluto. Spero di risentirvi presto e grazie per essere arrivati sino a qui, se ancora ci siete (perché ci siete, vero????)

  
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