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Autore: _Milla3    08/05/2012    2 recensioni
"Sette chiavi per sette portali,
Sette portali per sette valori
Sette guardiani, o più?, ma speciali:
Saranno pronti, nei loro cuori?
Avran conoscenza, avranno il sapere
Per affrontare ogni ostacolo, tutto?
Avranno il coraggio che li stia a sostenere
Quando ogni frammento sarà stato distrutto?
Saranno sensibili, sapranno capire
I sentimenti degli altri, come fossero propri?
Saranno perseveranti nell'inseguire
Ogni loro sogno, e per buoni scopi?
Avranno la fede che li porti avanti
Anche in mezzo alla disperazione?
Risolveranno problemi importanti,
Arriveranno alla redenzione?
Ma, soprattutto, sarà a guidarli
La forza buona che domina il mondo?
O forse l'odio potrà abbindolarli,
Corrompendoli fin nel profondo?"
Storia scritta a due mani, da _Milla3 e LaliX, principalmente per divertirsi xD Speriamo davvero che vi piaccia!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non si è mai troppo precisi.
E’ una delle massime di Franka, forse la prima che ho imparato. Per fare le cose bene, ci vuole precisione. E per essere precisi, ci vuole pazienza.
A mesi e mesi di studio mirato, c’è da aggiungere un’intera mattinata di osservazione continua; conosco a memoria ogni abitudine di questi ragazzi, ogni vezzo, ogni segreto. Così come mi è stato ordinato.
Il mio sguardo scorre sulla piazza, dove due ragazzi biondi stanno camminando con passo svelto, diretti, già lo so, verso il bar “TeenAngels”.
Chi altri potrebbero essere, se non Juan Morales e Ramiro Ordoñez? Meglio conosciuti come Tacho e Rama, sono migliori amici da una vita; o meglio, da quando si sono incontrati alla Fondazione BB.
Il primo gesticola un po’, e sta parlando a voce piuttosto alta di qualche cosa che probabilmente c’entra col bar. L’altro, ansioso come sempre, gli pone mille e più domande sull’argomento, alle quali lui risponde con l’aria serena di chi sa quello che dice; ride bonariamente, forse prende in giro l’amico per la sua insicurezza.
Bisogna fargli i complimenti: nessuno capirebbe mai che Tacho, lo spavaldo, sia mai stato il piccolo Juancito pieno di paure, dato via dai genitori in cambio di un televisore.
Al bar, di turno, c’è Jazmìn Romero, la Gitana. Si muove tra un tavolo e l’altro per servire i clienti quasi danzando, i suoi occhi sorridono a tutti i ragazzi che incontrano. Sembra spensierata, ma non ha un gran bel passato: ha perso i genitori tanti anni fa, proprio nel giorno del suo compleanno... Uccisi, da uno zio, anche se lei è convinta che sia stato un gitano chiamato Joselo.
 
Osservo Tacho che la fissa da lontano, stringe i pugni: lui e Jazmìn si lasciano e riprendono continuamente, e questo è un periodo ‘no’. Muore per lei dal primo giorno in cui l’ha vista, ma la Gitana è una tipa sveglia, e per un impulsivo come Tacho i suoi giochetti sono insopportabili.
Sono piuttosto lontano, ma non così tanto da non riuscire a vedere che Jazmìn è una bella ragazza, con quegli occhi furbi, il viso regolare, i suoi movimenti e tutto il resto. Giocare con lei non sarebbe male,proprio per niente. E poi, potrebbe essere utile all’operazione.
Franka mi ha detto di aspettare il turno al bar degli elementi 'facilmente circuibili' per passare all'azione. Credo che la Gitana, per quanto possa avere carattere forte, cederà facilmente alle mie lusinghe. 
Ma devo essere bravo, devo essere diverso. Devo essere quello che lei cerca. Non il ragazzo ai suoi piedi. Non quello che passa, le fa l'occhiolino e che, lo so, l'annoia tanto. Devo essere quello sfuggente, che le lancia un ossicino e poi scappa, devo fare il suo stesso gioco.
Sono consapevole di essere un bel ragazzo, forte e muscoloso, proprio il tipo che piacerebbe a lei. E mi rendo conto, mentre le passo sotto il naso facendo finta di non averla nemmeno vista, che lei mi ha notato eccome. 
Gironzolo un po' lì intorno, mi siedo su una sedia. Lei mi si avvicina, sorridente, strappandomi un sorriso vittorioso. Faccio finta di non essermene accorto, leggo il giornale che qualcuno ha provvidenzialmente lasciato sopra il tavolo. La Gitana tossisce, per richiamare la mia attenzione. Sollevo lo sguardo.
- Vuoi ordinare? -
Mi chiede, cercando di apparire seducente. Se non fossi stato addestrato così bene, scoppierei a ridere rendendomi conto che, per quanto il suo tentativo sia fallito, riesce ad essere sexy comunque.
- No grazie, magari dopo -
Mi mostro distaccato, sapendo che questo la farà impazzire. Si allontana, continuando a scrutarmi da lontano. So come andrà. Ora inizierà a civettare con qualcuno, sperando magari che io me ne accorga, e mi renda conto di quello che sto perdendo. 
Tutto come nei miei piani, ovviamente, accade.
 
Spostando lo sguardo alla mia sinistra, due tavoli più in là, noto una ragazza magrissima che parla al telefono. Estefania - o meglio, Tefi -, si tratta di lei. Diciamo la pecora nera della Fondazione, l'elemento che stona. E' la sorella di Marianella, o non sarebbe qui, ora. Credo non ci sia nemmeno una persona, qui dentro, a cui sta simpatica, nemmeno sua sorella. Ma, comunque, la cosa è reciproca.
- Perché non stai servendo ai tavoli? La principessina è stanca? Ti ricordo che abiti qui anche tu, devi aiutare! -
La voce di Jazmìn mi giunge alle orecchie, mentre osservo Estefania assumere un'espressione infastidita e tapparsi l'orecchio non occupato nella telefonata. L'esclamazione di Jazmìn, rivolta a lei, evidentemente non l'ha toccata minimamente.
- Non rompere -
Oh beh, almeno ha sentito, e si è degnata di rispondere. Non so come faccia la Gitana, visto il suo carattere, a non aver ancora perso il controllo. Insomma, in un'altra occasione le sarebbe certamente saltata addosso, ma adesso la vedo prendere fiato e...Wow, sembra quasi calma.
- Senta, principessina. Qui lavora anche lei, d'accordo? O prendo quel bellissimo telefono che lei ha in mano e lo calpesto al ritmo di flamenco. Ci siamo spiegate? -
A fare l'attaccabrighe, stavolta, è Tefi, che si alza e da uno spintone a Jazmìn, lasciando cadere il suo telefono sul tavolo. Una rissa tra ragazze. Qualcuno, magari, non vorrebbe perdersela. Ma questo è il momento giusto per entrare in azione.
Se reagissi in maniera brusca, probabilmente otterrei solo il risultato di farle arrabbiare ancora di più; se fossi troppo gentile, credo che non mi sentirebbero nemmeno, impegnate come sono a prendersi per i capelli.
Anche se loro non lo sanno, le conosco molto bene, e so su cosa devo far leva perché facciano ciò che voglio.
- Ragazze - butto lì, a voce sufficientemente alta per coprire i loro strilli, ma non tanto da farle insospettire - A lottare non siete niente male, ma scommetto che i sorrisi vi vengono anche meglio. Mi fate vedere? -
Bingo. Non c'è che dire, per raggirare una ragazza non c'è niente di meglio che approfittare della sua naturale vanità.
Tefi, che non mi aveva ancora degnato di uno sguardo, smette improvvisamente di lanciare le sue urla ad ultrasuoni che farebbero invidia ad un pipistrello e mi fissa con aria incuriosita.
Come previsto, ho fatto colpo. Non sono in molti i ragazzi che s'interessano a lei, secondo le mie informazioni, e di certo non si lascerà sfuggire un'occasione come questa.
Nel modo più naturale possibile, lascia la ciocca di capelli della Gitana che stava stringendo fino a pochi secondi fa, e si avvicina a me con andatura che vorrebbe essere seducente, un sorrisetto malizioso le spicca sul volto.
- Perché non mi hai mai presentato il tuo amico, Jazmìn? -, domanda, senza tuttavia voltarsi verso l'altra, che storce la bocca e alza gli occhi al cielo.
- Perché non è mio amico. E' un cliente del bar, ma credo che dopo questa tua scenetta scapperà a gambe levate. -
La regola, con Jazmìn, è non dare mai risposte dirette. E poi, ci tengo a non schierarmi, devo fare in modo di averle entrambe dalla mia parte. Perciò, mi limito a sorridere e commento:
- Le risse sono frequenti, da queste parti? -
Deve aver interpretato lo scherzo come un segno di complicità, perché rispondendomi strizza un occhio:
- Solo durante il turno di Tefi... Devi essere nuovo, qui, oppure lo sapresti! -
L'altra vorrebbe ribattere, ma non è quello di cui ho bisogno adesso. La precedo, quindi, prima che inizino di nuovo a discutere:
- Effettivamente sono qui da poco... Luca Franchini, molto piacere. Voi invece siete... Tefi e Jazmìn, dico bene? -
Ho messo di proposito al primo posto il nome di Estefania, almeno così si calmerà un po'. Come da programma, le si legge in faccia il trionfo, mentre, credendo di non essere vista, rivolge una piccola linguaccia alla Gitana.
 
Lei, comunque, sbuffa e la ignora, continuando a parlare con me:
- Se ti sei trasferito qui vicino, magari a settembre ci vedremo a scuola! Andrai anche tu alla Rockland? -
Perfetto. Era la domanda che stavo aspettando. Abbasso volutamente gli occhi; è una questione di secondi, quasi impercettibile, ma so che lei lo noterà.
 - No, non credo. -
Ci è cascata in pieno. Ha colto il cambiamento del mio tono di voce, improvvisamente più duro, e sta iniziando a preoccuparsi, lo capisco da come corruga le sopracciglia.
Alle sue spalle, Tacho si sta avvicinando, sospettoso. Decido di non dire niente, non rovinerò l'effetto sorpresa.
- Va tutto bene? -, domanda lei, guardandomi come se cercasse di leggermi negli occhi.
Ma non ci riuscirà, lo so. Nessuno ci riesce.
- Sì, va tutto bene? -, ripete Tacho, brusco, spuntando accanto alla Gitana, parlando a me ma rivolgendosi a lei, che sussulta.
Jazmin lo guarda imbarazzata, ma decide di optare per l'opzione 'Facciamo finta di niente'. Quindi torna a rivolgersi a me, scrutandomi in attesa. Ovviamente non ho dimenticato la sua domanda, vorrei solo aggiungere un po' di suspance. 
- Certo.. -
Non sembro convinto, ma è proprio l'effetto che voglio ottenere. 
- Andiamo - Sussurra lei, appoggiandomi una mano sulla spalla  - A me puoi dirlo -
Beh, non mi resta che recitare il mio copione. Sospiro, per raccogliere velocemente tutte le battute, per ricordare l'intero discorso, ed essere sicuro di non sbagliare. Naturalezza, questo è il segreto. Franka lo dice in continuazione.
- Nulla di che, davvero. Ho .. Ho detto che non mi fermerò perché io non ho una casa o.. - Abbasso lo sguardo, per dare più enfasi al discorso, come se mi vergognassi per quello che sto dicendo - O una famiglia, ecco. Quindi..Vado sempre in giro, in cerca di un posto dove restare, e di certo non posso permettermi di andare a scuola -
 
Cosa veniva dopo? Ah, già, il sorriso triste e imbarazzato. Quello ha un doppio effetto: Mi fa sembrare piccolo e indifeso, nonostante il mio fisico muscoloso, e poi attrae le ragazze. D'altronde, come qualsiasi espressione che passa per il mio viso. Sono così sciocche. Vedo Tefi che mi fissa intensamente, mentre l'espressione della Gitana tradisce l'emozione che hanno suscitato in lei le mie parole. So che, in fondo, è una ragazza sensibile.
- Beh.. - Dice, guardandosi intorno, come a cercare conferma di qualcosa  - Qui siamo tutti..o quasi tutti, almeno, senza genitori, senza casa. Magari .. Beh, potresti stare da noi! -
So che non devo accettare troppo in fretta, quindi mi preparo per un botta e risposta di rifiuti e insistenze. 
Ma se fuori sono tranquillo, dentro di me esulto vittorioso. 'Missione compiuta, Franka', dico mentalmente, sapendo che lei sarebbe fiera di me.
 
Heilà ! 
Rieccoci :3
*Scena del tipo 'Oddio chi sono queste? O.o' *
Beh, la nostra storia continua,
e speriamo vi piaccia.
Questo capitolo *CapitanOvvioModeOn* è scritto dal punto di vista di Luca.
Oooh, si è infiltrato nella NonAncoraCasaMagica! :'D
Volete sapere come finirà?
Non vi resta che seguire.
Alla prossima ^^
LaliX e _Milla3
  
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