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Autore: Little_Smile    08/05/2012    3 recensioni
[ 2Min ] [Piccoli accenni JongKey]
- Lo senti ?
- Si…Batte forte…
- Mi succede soltanto quando sei vicino a me…
- Whaa…Davvero , ma non sarai mica allergico alla mia presenza ?
- No … Una volta mio fratello mi ha detto che se mi batte il cuore quando sto con una ragazza allora vuol dire che sono innamorato…
- Ma…Io non sono una ragazza…
- Già ma non credo cambi molto , no ?
- Quindi noi due siamo innamorati? Perché anche a me succede lo stesso…
- Direi proprio di si…
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Minho, Quasi tutti, Taemin
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti …E rieccomi qui con il terzo capitolo …Ok capitolo molto impegnativo a mio parere ma mi sa che è uscito un po’ corto va beh non importa ciò che si doveva dire è stato detto.
Chiarisco che finalmente potrete comprendere un po’ la situazione ed i ricordi di Taemin.
Allora vi lascio alla lettura. Grazie ancora a chi mi segue ! ;D




Capitolo 3° - Ricordi rotti dal presente.

Image and video hosting by TinyPic Amare vuol dire cercare consciamente quel che ci è mancato e ritrovare spesso inconsciamente quel che abbiamo già conosciuto. (Olivier)


(POV Taemin )
La mamma mi aveva svegliato quella mattina con grande sveltezza. Notai da subito che la mia nuova divisa era piegata perfettamente sul divano sotto la finestra.
La indossai. E ci misi un po’ per far in modo da sembrare anche vagamente guardabile.
Scesi le scali e mi scontrai con la figura di mio fratello che usciva da casa con un mazzo di rose in mano. Hyolyn pensai.
La mamma mi raggiunse , sistemò al meglio la mia camicia , si leccò il palmo della mano e riordinò anche i miei capelli che avevo lasciato un po’ alla “ come ti svegli la mattina “
Uscii da casa con tremendo ritardo. Si a quanto pare il mio primo giorno di scuola superiore sarebbe stato un tremendo disastro.
Presi la mia bici blu e iniziai a pedalare a più non posso nel tentativo di diminuire la distanza tra me e la scuola.
All’ingresso non vi era anima viva . A quanto pare tutti quanti dovevano già essersi accomodati nel teatro antistante alla palestra.
Spalancai la porta e con il fiato in gola mi accomodai accanto al mio vicino di casa : Lee Jinki .
Jinki era un ragazzo con la testa sulle spalle più grande di me con quattro anni , ormai all’ultimo anno di scuole superiori affrontava gli studi con grande capacità. Secondo di tutto il liceo era anche un ragazzo abbastanza attraente , indossava sempre degli occhiali rotondi , io credo per nascondere la sua timidezza dietro uno sfondo di intelligenza e sorrideva a chiunque gli si presentasse ,  non mostrando alcun tipo di interesse ad un secondo incontro.
Lo salutai e lui sbuffò fissando l’orologio d’acciaio che teneva alla mano destra.
-          Hai visto che ore sono ?
Mi sussurrò ad un orecchio.
Abbassai lo sguardo e tornai a fissare le mie converse rosse ancora un po’ sporche anche dopo che la umma aveva premurosamente cercato di strofinarle per bene  quella mattina.
Mio fratello Taesun ammaliato dalla formosa ed attraente rappresentante d’istituto fissava il palco con ancora quel mazzo di rose fra le mani che stringeva al petto forse per placare quel battito che incessante lo affliggeva.
Alla fine del discorso tutti quanti fummo congedati nelle nostre classi. Le lezioni trascorsero tranquillamente tra presentazioni e quant’altro. Il mio block notes era ormai semi scarabocchiato da facce molto somiglianti al professore di inglese. L’unica ragazza che mi si era filata fu la moretta tutta brufoli seduta davanti a me che sorrideva ogni due e tre per attirare forse la mia attenzione.
Quando uscì per la pausa pranzo , avevo un sacchetto di plastica tra le mani con dei sandwiches dentro.
Jinki invece si era preparato da solo una scodella di riso con del pollo per contorno.
Ci sedemmo sul prato di fronte al campo da basket , i ragazzi di 3C si stavano godendo una partita con un sole da far invidia anche al deserto sahariano.
E fu li che lo vidi. Portava una canotta grigia che si alzava ed abbassava ogni volta che percorreva a grandi falcate l’intero campo fino a raggiungere con la palla il canestro , non troppo alto per lui che somigliava ad un gigante.
Onew mi spiegò che quel ragazzo dai folti capelli neri era un tale Choi Minho sempre attorniato da belle ragazze e capitano della squadra di basket.
Il cuore fremeva e perdeva un battito ogni volta che il sguardo incrociava anche solo per un secondo quelli addominali che sembravano essere stati scolpiti da Michelangelo in persona.
I suoi occhi erano grandi e di un nero lucido. Di quel lucido che trasmette.
Le mie giornate erano diventate una vera e propria routine ; Svolgevo le mie dovute ore di studio ( se studio si poteva considerare) e dopo aver finito all’ora del pranzo in compagnia di Jinki osservavo Minho e il suo migliore amico Jonghyun divertirsi a scambiarsi la palla e spruzzarsi con la bottiglietta d’acqua di tanto in tanto.
Poteva definirsi una cotta ? Si forse era stato davvero il primo amore. O forse lo era tutt’ora.
Fatto sta che dopo più di due mesi di scuola , ovviamente gli intoppi ci stavano anche , un giorno mentre passeggiavo nel retro del liceo sentii dei rumori provenienti da dietro un albero e mi affacciai per osservare la scena.
Dei ragazzi stavano prendendo a calci un povero cagnolino che si era trovato li a rovistare tra le loro borse lasciate abbandonate .
Mi interposi tra il cucciolo e i delinquenti nel tentativo di fermarli , ma il mio fisico era troppo fragile per poter attutire un pugno in pieno viso.
Caddi a terra con il labbro inferiore sanguinante . Il mio atterraggio non era stato attutito da nulla mugugnai qualcosa per il dolore.
Ma…Mentre mi aspettavo di essere picchiato nuovamente una figura non sconosciuta a mie occhi mi accarezzò il viso …
Quando sgranai gli occhi mi accorsi che i ragazzi se ne erano andati e che lui…Il tale Choi Minho mi stava fissando con preoccupazione.
Fu grazie a quell’avvenimento se mi ritrovai ad uscire quasi ogni pomeriggio con quel ragazzo che mi faceva battere forte il cuore.
Ero veramente innamorato , schioccò anche il primo bacio sull’altalena di un parco vicino casa .
Io lo amavo e credevo anche lui mi amasse. La sera prima del mio compleanno avevamo fatto l’amore distesi sul letto della sua stanza con un sottofondo dei Beatles che incombeva nell’aria accompagnato dai gemiti di entrambi.
Era stato bellissimo . Le sue mani calde che cingevano i miei fianchi ; le sue dita affusolare che premevano sul mio petto e il suo membro dentro di te.
La mia prima volta era stata con lui . Minho il ragazzo dagli occhi grandi. Quel ragazzo che forse avevo conosciuto anche da bambino. Ricordavo i suoi occhi grandi e anche il suo cognome se non mi sbagliavo era stata la famiglia che abitava a fianco a noi , prima che i Lee prendessero il loro posto.
Forse era stato proprio il destino a farci incontrare eh ? Io non credo nei colpi di fulmine di solito. Ma il mio nei suoi confronti lo è stato.
Le parole andarono perse il giorno del mio compleanno , aveva promesso che mi avrebbe accompagnato a mangiare fuori soli io e lui , invece mi ha lasciato lì come un imbecille sotto la pioggia a digitare il suo numero sul telefono senza ricevere risposta.
Alla fine mi ero stancato di aspettare e così ero andato dritto dritto a casa sua per ricevere spiegazioni.
Il cartello piantato sul terreno mi fece capire che i Choi si erano trasferiti per sempre e che lui era fuggito via da me.
Piansi , piansi per molti giorni . Non volevo neanche andare scuola dato il mio umore completamente a pezzi. Il mio primo amore era scappato per sempre…Senza neanche avvisarmi , si era approfittato di me per una notte e poi aveva preferito non dirmi nulla del suo trasferimento lasciando che il mio pianto misto a  pioggia mi riempisse di amarezza.
Avevo chiesto anche spiegazioni a Jonghyun nel tentativo che almeno il suo migliore amico sapesse qualcosa , ma niente era scomparso nel nulla.
Quando finalmente avevo deciso di ritornare a scuola i “famosi” ragazzi dell’incidente col cagnolino decisero di approfittarsi di me picchiandomi di tanto in tanto.
Avevo imparato a nascondere il mio pianto dentro una corazza di sicurezza che nessuno riusciva a scalfire.
Le botte in confronto a ciò che mi aveva fatto lui  erano carezze , dolorose carezze ma pur sempre carezze.
è proprio vero che le parole fanno più male dei gesti. Ma secondo me , le parole non dette sono peggio di qualunque cosa.
 
 
 
 
 
 

  
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