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Autore: AlexBi    08/05/2012    1 recensioni
One shot parecchio introspettiva direi. La scena descritta è tratta da un episodio di glee 3x16. Non è nient'altro che una riflessione sulla vita, sull'auto-accettazione, nata da una serie di immagini associate ad una favolosa canzone. Se vi va mi farebbe molto piacere se lasciaste una piccola recensione per farmi sapere se la storia vi è piaciuta, =D
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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On my way 



Musica - playlist - Aggiunti di recente - Cough Syroup, Glee cast 

Bella, orecchiabile, significato ancora oscuro, ottima cover. 


Sguardo fisso, vitreo. Percepisco quella strana sensazione che precede le lacrime. La conosco molto bene, troppo bene nell'ultimo periodo. 

E questo perché c'è di più. Sotto quelle semplici note computerizzate, c'è di più. C'è di più sotto quella angelica voce. C'è di più. 


Ci sono immagini, fotogrammi che si susseguono senza sosta, che non vogliono dissolversi nella mia mente. Ci sono ricordi, ricordi pungenti che non vogliono lasciarmi, e che forse non mi lasceranno mai, che premono per affiorare e prendere forma. 


Prima i fotogrammi. Un ragazzo, bellissimo, un palco buio tranne che per un piccolo faretto da palcoscenico che illumina lui, e fa scorgere nella penombra il suo bellissimo ragazzo. Sta cantando, ha gli occhi chiusi, è contratto in una posa che esprime emozione e concentrazione allo stesso tempo. Poi ecco che arrivano le altre immagini. Sempre un ragazzo, questa volta più alto, più robusto. Cammina con tranquillità in uno spogliatoio maschile scolastico. Ha il volto sereno, nonostante i numerosi segreti che tiene per se. D'improvviso, quel giovane volto muta, muta da sereno a devastato dal terrore, dall'ansia. Il drastico cambiamento avviene alla vista di una scritta offensiva sul suo armadietto. Una scritta non a caso rosa, ripenso.  


L'ambiente ora cambia nuovamente. Ancora il secondo adolescente. Ma questa volta non è più in uno spogliatoio pieno di ragazzi pronti a schernirlo, a mostrargli tutta la cattiveria che possono trovare nel loro ancora giovane cervello .No, ora è solo. Solo nella sua stanza. Luce soffusa. Il suo volto prima si riempie di lacrime, è attraversato dalle emozioni più disparate, poi tutto svanisce. Le lacrime, le emozioni. Buio. Una sedia, una corda, un armadio, buio.   


Ora i ricordi. 

Una ragazza questa volta, poco più giovane. Nessun faretto da palcoscenico a illuminare lei e la sua/o ipotetica/o ragazza/o. 

No questa volta c'è solo la ragazza. Niente sguardi, niente spogliatoi, niente di niente. Solo lei, l'immancabile I-pod e una stanza completamente buia. E' notte. Notte fonda, probabilmente, non lo sa. In quello momento la prima cosa che le passa per la mente non è certo l'ora. No, quello che le passa per la mente, la prima e l'ultima cosa non è nient'altro che lo stesso pensiero del ragazzo. La corda, la sedia.... 


Non era la prima volta ripenso...Ce ne erano state altre, molte altre, troppe forse.  

Troppe sere, troppe notti spese a pensare a cose alle quali una ragazza non avrebbe dovuto pensare. 

Poi le notti erano diventate mattine, poi pomeriggi e infine intere settimane.  


Non riuscivo a trovare un vero motivo per quei pensieri, quei pensieri che ormai avevano preso il controllo, il controllo del mio corpo, il controllo della mia mente. Giovane mente, una volta brillante e impegnata nella popolare missione di assimilare ogni nozione assimilabile, ormai contorta da desideri incontrollabili, da strazianti immagini trovate sui blog, che sembravano aver fotografato i miei pensieri più oscuri. 


Maledico quei blog, inizialmente tanto agognati per un conforto mai trovato. Maledico me stessa, per non aver cercato conforto in qualcosa d'altro. 


Ci avevo anche pensato, ci avevo pensato per mesi. Mesi trascorsi come un automa, senza la ben che minima reazione o emozione umana. Eppure ci doveva essere un motivo per quella difficoltà nel trovare un motivo, qualcosa di tanto semplice e naturale. 


Mi distraggo, le immagini e i ricordi svaniscono, torno alla canzone. Ormai è più o meno a metà. Non manca molto alla fine.  


Naturale. Forse è proprio questo il problema. Il famoso problema latente, impossibile da scacciare quanto da identificare. 


Forse l'ho trovato. IL problema. La natura. Un qualcosa di semplice, naturale come dice la parola stessa. Qualcosa a cui tutti gli esseri umani si sono adattati, e abituati. Fin troppo abituati forse. Un'abitudine tanto stantia che non ammetteva, e ancora (spero per poco) non ammette alcun tipo di sfaccettatura.  


L'unica natura che si è imparato ad ammettere è quella primitiva, animale, istintiva per la sopravvivenza della specie. Natura tramandataci dai nostri antenati, le care e vecchie scimmie.  

L'unica natura, l' unica sfaccettatura. La più accentuata magari, ma sempre una delle tante. Tante, alcune delle quali, a prima vista, impercettibili, che messe insieme vanno a formare un favoloso e scintillante diamante grezzo, chiamato natura. 


Eccolo il problema, non faccio parte di quella grande e popolare sfaccettatura. 

Può però una cosa tanto piccola essere considerata un problema? Per me si. 


Anche solo per un giorno vorrei trovarmi su quella sconfinata e noiosa sfaccettatura.  

Vorrei guardare il mondo con occhi diversi, più ingenui magari. Vorrei ritrovare la mia immagine riflessa negli occhi di qualcuno, vorrei sentirmi parte di qualcosa. 


Ma questo non è possibile, e lo so. 


Posso accontentarmi però. Posso trovare un modo per essere orgogliosa di quello che sono...di quello che sono stata...e non avere paura di quello che diventerò. Posso, posso tutto finché lo decido io.  

Io sono artefice di me stessa. 


La canzone finisce, le note affievoliscono fino a scomparire. Ora il silenzio è il mio unico compagno. Il silenzio però non è più vuoto, o peggio pieno di domande. Ora il silenzio è pieno di certezza e sicurezza.  

Altre immagini offuscano la mia mente. Lo stesso ragazzo dello spogliatoio e della camera. Ora non è più solo, è in un letto di ospedale, uno splendido ragazzo si trova al suo capezzale, gli tiene la mano, gli sorride. Il ragazzo sorride di rimando, un sorriso pieno di speranza e di futuro. 


Lo stesso sorriso si proietta sul mio volto, sono felice. 

Future, I'm on my way.

  
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