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Autore: Sayumi    30/11/2006    1 recensioni
Cari lettori, che dire… sono tornata con una nuova fic! Non ho la più pallida idea di come possa essere, alla fine siete voi che dovete dirmi che ne pensate no? :P Vabbè tralasciando questo passiamo alla presentazione: Arashi è una ragazza Italo-giapponese… normalissima, un solo fidanzato, con il quale è finita pure male… (anche se non vi dico come) e presto avrà a che fare con una sua vecchia conoscenza… Per chi ama le storie romantiche… ma non troppo… Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*Arashi in Love*

*Arashi in Love*

Capitolo 9

-Ti stavo aspettando -

Abituarsi alla nuova idea non fu tanto facile all'inizio, ma la routine, ben presto, inglobò la nuova situazione e nessuno di noi badò al fatto che nella casa mancava qualcuno. Credo che, se non fosse successo tutto quel putiferio, nessuno si sarebbe effettivamente reso conto, che la situazione andava avanti da anni.

Personalmente me ne accorsi una volta, a tavola.

La mamma aveva apparecchiato come sempre, ciotole di riso a sinistra, bacchette alla destra del piatto, quel giorno aveva preparato una tempura di gamberi con contorno di germogli di soia e del riso. Non era niente di troppo elaborato. Ci sedemmo al tavolo come sempre ai soliti posti e capii che effettivamente mio padre non c'era praticamente mai. I quattro lati del tavolo erano occupati da ciascuno di noi, mentre mangiavamo in silenzio.

Poi mamma parlò. -Arashi, come hai fatto a distruggere il cappotto?- chiese guardandomi e sollevando il capo dai suoi gamberi. Come teneva le bacchette era impressionante per essere cresciuta in un paese occidentale, ma effettivamente abitava in Giappone da più di vent'anni.

-Un cane mi è saltato addosso...- sibilai, avevo già rimosso quell'episodio.

-E solo adesso lo dici?!- esclamò sconvolta.

-Non mi sono fatta nulla, ha distrutto solo la stoffa.- commentai scrollando le spalle.

-Almeno potevi farti risarcire....- commentò alzando le spalle a sua volta... ecco da chi aveva preso mio fratello... quando si trattava di soldi erano tutti e due identici.

-Preferisco non avere nulla a che fare con gente del genere...- mormorai.

Lei alzò un sopracciglio e mi scrutò da capo a piedi.

-Cosa intendi per... "certa gente"?- chiese indagatrice.

-Un teppista, sai quelli capelli rossi, vestiti in modo strano... come i tizi della musica che ascolti tu... più o meno...- afferrai il riso e iniziai a mangiarlo.

Lei mi guardò con un'occhiata terribile, non amava molto sentire insultare i suoi cantanti preferiti... ma era l'unica in quella casa ad ascoltare quella musica Punk o rock... -Sai come la penso riguardo all'apparenza delle persone...- fu il suo unico commento.

Aveva già fatto più volte la lezioncina su "l'apparenza inganna". Lei stessa diceva spesso d'esserne un esempio. In effetti da casa al lavoro sapeva trasformarsi in una persona totalmente differente, una sorta di dr Jackill and mr Hide.

Annuii e terminammo di mangiare ascoltando Kamui che ci perseguitava con le sue avventure scolastiche e Shin che gli faceva da spalla.

Poi tornai nella mia stanza e ripresi a studiare.

Il computer pareva morto, mentre il cellulare era scarico da giorni e non avevo voglia di caricarlo.

Mi annoiavo, anche se come termine lo trovo riduttivo.

Pensai di uscire di casa, così presi il soprabito e decisi di andare a fare una passeggiata fino in biblioteca, per cercare un libro da leggere.

Non feci in tempo a mettere piede fuori di casa che mi trovai davanti il ragazzo di pochi giorni prima, quello del cane, si insomma, il teppista.

Che cosa ci facesse lì non mi importava, e fregandomene lo ignorai totalmente e andai dritta per la mia strada.

-Che fai? Non saluti nemmeno?- chiese lui iniziando a seguirmi.

Alzai le spalle incassando il colpo. -Ciao- contento ora?

-Ti stavo aspettando...- continuò lui, senza smettere di seguirmi.

Mi arrestai, lo scrutai da capo a piedi, quel giorno i suoi capelli erano lisci, li ricordavo ricci e molto più corti, in questo modo sembravano ancora più accesi. I vestiti erano qualcosa di indecifrabile. Era completamente vestito di nero e ricoperto di borchie di metallo, una più appuntita dell'altra. Gli scarponi sembravano supplicare la morte, evidentemente memori di un passato migliore. Mentre il cappotto in pelle, anch'esso nero, sembrava un puntaspilli. Per un momento mi chiesi se qualcuno avesse avuto il coraggio di avvicinarsi ad una persona simile.

-Perchè?- chiesi risvegliandomi dalla mia riflessione sul suo aspetto. Tornai a guardarlo in faccia... aveva borchie anche lì...

-Perchè ti devo risarcire per il cappotto...- disse lui, constatai che non s'era portato dietro il cane..

-Ti ho già detto che non occorre...- conclusi io facendo un semplice inchino, non troppo profondo, e riprendendo la strada per la biblioteca.

-Almeno lasciami rimediare... ci sarà qualcosa che posso fare per aiutarti...- disse lui continuando a seguirmi.

-Una cosa la puoi fare- mi fermai nuovamente. Lo guardai, decisamente irritata -Smettila di seguirmi- sbottai per poi riprendere a camminare con passo più veloce.

-Andiamo, cosa ti ho fatto di male? Mi offro persino d'aiutarti!- disse lui sfoderando un sorriso di supplica.

-Non voglio avere a che fare con te....- sibilai senza voltarmi.

-Ah, ho capito...- lo vidi sparire alle mie spalle, doveva essersi fermato. -Sei una di quelle superficialone...- disse in tono che suonò fin troppo di sfida.

Mi fermai, stava toccando quei tasti che era meglio non toccare... Tirai un lungo respiro e mi voltai infuriata.

-Sarò o no libera di parlare con chi voglio?! Mi hai già distrutto il cappotto, non occorrono altri danni, grazie!- strillai nel bel mezzo della strada, con tutte le persone che ci fissavano.

-Ammettilo, mi stai giudicando solo in base a come mi vesto...- si avvicinò, parlando a voce bassa, mentre intorno la gente ignorò la scena e riprese a camminare.

-Se ne sei tanto convinto!- sibilai a denti stretti, trattenendomi dal prenderlo a schiaffi.

-Si, ne sono convinto eccome!- scoppiò a ridere.

-Che cosa c'è... da ridere?!- strillai decisamente irritata, con una punta di imbarazzo.

-Niente, solo che sei carina quando ti arrabbi!- sorrise lui.

La rabbia iniziò a prendere il sopravvento, chiusi gli occhi. Non sopportavo quel ragazzo e tutti i suoi modi di fare presuntuosi e arroganti.

Poi alzai lo sguardo, sfoderando il sorriso più perfido che conoscevo. -Certo, a quante l'hai detto prima d'ora? Speri di fare colpo così dicendo? Sei solo un bamboccio...- lo sfidai.

-Attenta...- sorrise beffardo, poi si avvicinò per sussurrarmi qualcosa all'orecchio, feci per ritrarmi ma mi bloccò stringendomi per la spalla. -Non giocare troppo con il fuoco, si finisce con lo scottarsi... e fino a prova contraria mi stai insultando...-

-Lasciami in pace- lo guardai sostenendo lo sguardo minaccioso che mi rivolse.

-Perchè dovrei farlo? Sono anni che ti osservo, ho aspettato che quel mocciosetto di Kaji si levasse dai piedi, poi è arrivato quell'altro, e ho aspettato che ti stancassi anche di lui, ora sono stanco di aspettare che tu sia libera per provarci con te...- sorrise, mentre un profondo desiderio si spaccargli la faccia si fece largo tra i miei pensieri.

Non ci pensai due volte e sollevai il pugno sinistro in un montante perfetto che schivò le borchie del giubbotto nero e colpì direttamente allo stomaco.

Feci due passi indietro. Lo guardai infuriata mentre mi trattenevo dallo scoppiare a piangere. Sentii le lacrime salire mentre la mia voce urlava: -Non ti permettere mai più di insultare Kintaro o Kaji!- Era piegato per il fiato che gli avevo tolto.

Mi voltai e presi a correre verso la biblioteca, riuscii a calmarmi solo una volta che fui circondata dagli scaffali dei libri, che odoravano di chiuso e di vecchio.

Passai diverse ore rinchiusa tra quegli scaffali. Non volevo uscire per paura che quel teppista fosse ancora fuori.

Però l'orario di chiusura era vicino e prima o poi, volente o nolente sarei dovuta uscire da lì dentro.

Presi i libri che intendevo leggere e uscii dalla porta principale. Mi guardai intorno, tirai un sospiro di sollievo nel vedere che nessuno con i capelli rosso fuoco era nei paraggi. Mi avviai, un po' incerta verso casa, attraversando un quartiere intero a piedi e mi stupii di aver corso tanto. Quando iniziai a vedere la mia via mi sentii decisamente più rassicurata, se non altro potevo sempre correre e raggiungere il portone.

Ma evidentemente non avevo calcolato tutte le circostanze.

-Sei stata parecchio chiusa in quella biblioteca...-

Un brivido mi corse lungo la schiena. Imprecai. Come minimo me l'avrebbe fatta pagare per il pugno... Iniziai a pregare preoccupata.

Lo ignorai nonostante le mie paure e proseguii, ancora pochi passi e sarei stata a casa.

Ma lui si parò davanti a me sbarrando la strada. -Mi hai fatto male con quel pugno lo sai?- mi sorrise quasi gentile, doveva essere una messa in scena.

-Ne vuoi un altro?- chiesi gelida.

-Ne hai di fegato ragazzina!- ghignò lui.

Alzai il pugno ben diretta a colpire in faccia questa volta, ma lui fu più veloce e mi fermò la mano chiusa a metà tragitto.

-Non mi freghi due volte con lo stesso trucco...- strinse la presa e i libri caddero sull'asfalto del marciapiede.

-Lasciami!- strillai.

Lui mollò la presa e istintivamente feci schioccare le dita. Mi chinai a raccogliere i libri.

-Che diavolo vuoi da me?! Non intendo avere a che fare con te chiaro?!- gli sbraitai in faccia.

-Ti facevo più intelligente...- il suo tono era calmo e tranquillo. Le sue braccia erano distese lungo il corpo e mi fissava con qualcosa che identificai come delusione.

-Cosa ne sai tu di me?!- gli risposi con astio.

-Cosa so di te? Più di quanto tu creda...- si lasciò sfuggire un ghigno. -ti ha sempre descritto come una ragazza fantastica ma credo che fosse solo una cotta del momento, il che spiegherebbe molte cose...- il suo tono era basso, sembrava tutto un enigma al quale mancavano gli indizi principali.

-Di che cosa stai parlando?!- chiesi sospettosa.

-Non ha importanza...- alzò le spalle e prese a camminare lungo la strada.

-Per te niente ha mai importanza a quanto pare! Però credi che a me faccia piacere sapere che qualcuno va in giro a parlare di me ad uno sconosciuto?!- sibilai irritata, e dirigendomi verso il portone.

-E hai pensato anche solo per un istante che forse non tutto è come appare? Signorina Superficialona?- chiese lui una volta che l'avevo lasciato alle spalle.

Gli lanciai un'ultima occhiata una volta chiuso il cancelletto, lo fissai dritto negli occhi, lenti a contatto gialle riflettevano il grigio della strada, sembrando quasi cupi. Poi mi voltai e salii le scale, scomparendo dietro la porta di casa.

Una volta entrata andai nella mia stanza e riposi i libri sulla mensola. Poi scesi le scale ed andai a vedere cosa c'era per cena.

  
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