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Autore: aliciablade    30/11/2006    10 recensioni
Usagi beve accidentalmente una pozione d'amore ed inizia a comportarsi molto stranamente...specialmente verso un certo nemico alquanto disprezzato. ATTENZIONE:questa fanfiction è tradotta da lithtys col permesso dell'autrice.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Note di lithtys: questa ff è tradotta da lithtys col permesso dell'autrice.

LOVE POTION No 19

By Alicia Blade

CAPITOLO 3- LOVE IS STILL WARM FROM THE OVEN

 

Le sue mani stavano tremando così tanto che era sorpresa di non aver ancora rovesciato il vassoio di biscotti che teneva in mano. Lo stomaco non smetteva di torcersi. Credeva di poter nuovamente svenire.

Ma non l'aveva ancora fatto, non durante la lunga camminata, ed ora era qui, dentro il suo condominio, fuori dalla sua porta. Lui si trovava proprio dall'altra parte di questo muro. Il suo cuore stava battendo più forte di un tamburo. I suoi piedi erano incollati al pavimento.

Non posso farlo. Non posso farlo. Che cosa pensavo? Non posso farlo!

Ma capì che non poteva neanche andarsene. Il suo corpo aveva perso tutta l'energia e se ne stava lì, tremante. L'odore dei biscotti si diffondeva nell'aria, facendola sentire ancora peggio, nauseata e stordita. La gola era completamente asciutta.

Ormai era da più di venti munti che si trovava fuori dalla sua porta, cercando disperatamente il coraggio per bussare e non trovandolo. Non poteva evitare di pensare a milioni di cose diverse che avrebbero potuto andare male. Poteva ridere. Poteva guardarla sprezzantemente. Poteva ritenerla una spiacevole seccatura sulla soglia di casa. Poteva chiuderle la porta in faccia. Poteva...

Gemette.

Oh mio Dio, poteva esserci una ragazza con lui!

Le sue guance presero fuoco, i suoi occhi si riempirono di lacrime. Le scacciò via duramente, scuotendo la testa così forte che le sue stesse confuse paure tintinnarono all'interno.

"Non ha una ragazza. Non può avere una ragazza. Non ha-".

La porta si spalancò.

Usagi strillò e si ritrasse, fino a toccare con il corpo il lato opposto del corridoio con in mano un vassoio di (miracolosamente salvi) biscotti, fissando un Mamoru molto sorpreso.

Sbatté le palpebre. "Odango?".

I pensieri di Usagi divennero incoerenti, la bocca che si contorceva per lo shock, il cuore che le ostruiva la gola e riuscì ad emettere solamente suoni balbuzienti.

Aggrottò un sopracciglio. "Che ci fai qui?".

"Io...er...uh...beh...Umm...Heheh...uh...". Chiuse la bocca, stringendo i denti per non far uscire le idiozie che stava dicendo e allungò il vassoio di biscotti verso di lui.

Guardò i biscotti. Poi guardò nuovamente la ragazza. Poi i biscotti. Poi di nuovo la ragazza.

"Allora...che ci fai qui?".

"Biscotti", squittì. "Biscotti fatti in casa. Io. Biscotti al cioccolato. Fatti in casa. Per te. Biscotti".

La guardò socchiudendo gli occhi, meditando. "Ti senti bene?".

Annuì vigorosamente.

Guardò nuovamente il vassoio. "Sono avvelenati?".

Boccheggiò, "Non lo farei mai!".

Scuotendo la testa, si appoggiò lungo la porta di casa. Usagi stava ancora tendendogli i biscotti. "Allora...perché mi hai portato dei biscotti?".

Usagi inspirò tremante e si schiarì la gola, cercando disperatamente di calmare le sue agitate emozioni. Non poteva distogliere lo sguardo. "Perché", iniziò, "mi dispiace molto per il frappè di oggi. E'stato davvero rude da parte mia e spero che li accetterai come simbolo di pace". Era grata di aver provato il discorso mentre camminava, altrimenti era sicura che un altro fiume di illogici suoni sarebbe stato tutto ciò che avrebbe potuto dire.

Stette in silenzio per un momento, fissandola incredulo ed Usagi si ritrovò affascinata dalle sue lunghe ciglia.

Infine rispose, "Sei sicura di sentirti bene?".

Annuì di nuovo, le labbra secche. Ogni nervo del suo corpo le stava urlando di gettarsi fra le sue braccia - di sentire le dita di Mamoru sulla pelle, di conoscere il sapore sconosciuto delle sue labbra, di memorizzare il profumo della sua colonia. Puntò i piedi nel tappeto e si spinse nuovamente indietro contro il muro con tanta forza quanta ne aveva, preoccupata di poter compiere anche la minima di queste azioni...non sarebbe stata in grado di fermarsi.

Mamoru lentamente allungò la mano e prese il vassoio e lei ritirò immediatamente le braccia ponendole in modo protettivo sul ventre.

"Beh, um, grazie, suppongo".

Usagi annuì ancora.

Si sfregò la tempia con due dita, guardandola impacciato. "Allora, um...vuoi...entrare?".

Le luci del sole albeggiarono sul suo volto. "Certo!", sussurrò.

Mamoru fece un passo indietro, stupito. "Davvero?". Era chiaro che non era la risposta che si aspettava, ma il sorriso di Usagi provava che aveva detto realmente di si. "Oh, um, okay. Entra". Si fece da parte e lei si sforzò di allontanarsi dal muro, grata che le gambe la tenessero meglio di quanto credeva.

Mamoru chiuse la porta dietro di lei e andò a posare i biscotti sul tavolino da caffè nel mezzo del soggiorno. Poi si tolse la giacca e la gettò su sofà e per la prima volta il pensiero che stesse per uscire attraversò la mente di Usagi.

"Sono venuta nel momento sbagliato?".

"No, no, va bene. Stavo solo andando al negozio all'angolo a prendere uno smacchiatore".

"Per cosa?".

Sogghignò. Le tremarono le ginocchia e si conficcò le unghie nei palmi delle mani per trattenersi dallo sciogliersi sul tappeto. "Credevi che il frappè al cioccolato e la giacca di lana non si sarebbero mischiati?".

"Oh!", si portò una mano alla bocca. "Mi dispiace!".

Sollevò un sopracciglio, guardandola stranamente, prima di scuotere la testa. "E'tutto a posto. Non preoccuparti, Odango. Solo...smettila di scusarti. Mi rendi nervoso".

"Davvero? Oh, scusa".

Sollevò di nuovo il sopracciglio.

"Ack! Mi dispiace! Intendo, no che non mi dispiace! Scusa scusa! Intendo...um...io...penso che smetterò di chiederti scusa adesso...". Abbassò gli occhi e iniziò a conficcare le dita dei piedi nel tappeto, ma il sogghigno di Mamoru riportò la sua attenzione su di lui. Il suo cuore fremette a quel suono e capì che le piaceva farlo ridere. Lo avrebbe fatto ridere ogni momento della giornata se solo avesse potuto. Era il suono più perfetto al mondo e sapere di averlo provocato la riempiva d'orgoglio. Gli sorrise di rimando.

"Sei perdonata. Rilassati".

Annuì, sospirando sognante mentre iniziava a saltellare impacciatamente da un piede all'altro.

"Posso offrirti qualcosa da bere?".

"Oh, um", pensò allo champagne o al vino, ma mormorò, "dell'acqua andrà bene, grazie".

"Certo".

Lo seguì in cucina ed esaminò la piccola stanza mentre lui rompeva del ghiaccio e lo metteva nel bicchiere. Poi una bellissima fantasia invase i suoi pensieri così fissati su Mamoru. Vide se stessa in quella cucina di venerdì sera, lei e Mamoru stavano preparando insieme la cena, stuzzicandosi e ridendo insieme, il paradisiaco profumo di aglio e pomodori sospeso nell'aria. Lei indossava un minuscolo e carino grembiule rosa e Mamoru si divertiva a slegarle i lacci quando lei non stava prestando attenzione, perché sapeva che la faceva arrabbiare. Poi il suo volto sarebbe arrossito e lo avrebbe rimproverato, scuotendogli davanti agli occhi il cucchiaio di legno. Lui avrebbe riso e l'avrebbe abbracciata, legandole saldamente il grembiule attorno alla vita mentre si abbassava per rubarle un altro bacio.

"Usagi?".

"Huh? Che c'è? Oh!". Afferrò il bicchiere d'acqua che le veniva offerto e, sentendosi arrossire, abbassò lo sguardo per fissare le piastrelle del pavimento.

Mamoru non riusciva a ricordarsi l'ultima volta in cui aveva avuto ospiti che non fossero Motoki e stette a guardare la ragazza come se fosse un'apparizione, chiedendosi che cosa esattamente uno doveva fare in questi casi. Versandosi un bicchiere d'acqua, ne prese un lungo sorso prima di girarsi verso la ragazza il cui volto era ancora rosso e che era particolarmente interessata al suo pavimento. Si chiese brevemente a che diavolo potesse pensare per essere così agitata, ma scosse la testa, ritenendo fosse meglio non saperlo. La giornata era stata abbastanza strana e aspettava solo che finisse e, se tutto fosse andato bene, ogni cosa sarebbe tornata alla normalità. Nessun altro frappè né visite inattese.

"Comunque, grazie per i biscotti".

Sollevò gli occhi per incontrare i suoi e sorrise con gli occhi che le brillavano. Quello sguardo gli fece congelare la mano che stavo portando il bicchiere alle sue labbra. Non lo aveva mai guardato in quel modo, prima. Che cosa significava quello sguardo?

"Prego! Spero ti piacciano. Mia mamma mi ha aiutata a farli e lei fa i migliori biscotti al mondo".

Sogghignò. "Beh, i biscotti con gocce di cioccolato sono i miei preferiti".

Se possibile, il sorriso di Usagi si allargò ulteriormente. "Oh, bene! Ho pensato che potessero esserlo!".

Quello sguardo euforico ebbe uno strano effetto sul cuore di Mamoru così si girò, facendo scorrere una mano fra i capelli. L'azione le provocò un'ondata di desiderio e ripose velocemente il bicchiere sul bancone prima che perdesse la capacità di tenerlo.

"Beh, um, per quanto piacevole sia stata questa visita inattesa", mormorò Mamoru con un pizzico di sarcasmo, appoggiandosi al bancone, "ti serve qualcos'altro, Odango Atama?". Sperava di poter riportare un senso di normalità nella conversazione tirando fuori il vecchio e familiare soprannome, ma la cosa non sembrò turbarla minimamente. Usagi continuava a guardarlo allegramente, benché fosse un po'rossa.

"No, i biscotti sono tutto, davvero, credo".

Appariva timorosa e Mamoru non riusciva ad immaginare perché diavolo non stesse smaniando dalla voglia di correre via dal suo appartamento così in fretta quanto le sue lunghe gambe potevano sopportare - lunghe? Scuotendo la testa, la superò e ritornò nel soggiorno, prendendo la giacca dal sofà. "Beh, allora devo andare al negozio prima che chiuda".

"Potrei portare la tua giacca in lavanderia domani, ti va?".

Si girò a guardarla, pronto a roteare sarcasticamente gli occhi, ma si fermò quando notò lo sguardo serio sul suo viso. " Naw, non devi farlo. Tuttavia, ti ringrazio".

"Oh, per favore? Lo vorrei davvero".

"Non preoccuparti, Odango".

"Non sono preoccupata, voglio solo mettere a posto le cose. Dopotutto è solo colpa mia se è macchiata. E'il minimo che possa fare".

Guardò i biscotti in modo significativo. "Ma non è un problema".

"Però mi sentirei molto meglio se potessi!", insistette, balzando in avanti e prendendogli la mano.

Nel secondo in cui le sue dita toccarono quelle di Mamoru, boccheggiò è si impietrì. Lui stesso sobbalzò leggermente, ed entrambi abbassarono lo sguardo per fissare le loro mani intrecciate. Mamoru pensò che era la prima volta che lei lo toccava, in tutti quei mesi in cui la conosceva.

I pensieri di Usagi non erano così coerenti.

Gli sto tenendo la mano. Gli sto tenendo la mano. Oh mio Dio, che faccio? Oh mio Dio, oh mio Dio, oh mio Dio!

Il suo viso prese fuoco e balzò improvvisamente indietro come se avesse avuto in mano un ferro bollente, le mani che afferravano il bancone dietro di lei, stringendolo così forte che le nocche iniziarono a farle male.

Mamoru la guardò, sorpreso, e la vide fissarlo con gli occhi spalancati, come se fosse un ladro preso con le mani nel sacco.

Stringendo le labbra e aggrottando le sopracciglia, le si avvicinò.

Oh mio Dio, mi sta per baciare! non poté evitare di pensare.

Sollevando una mano, Mamoru poggiò il palmo sulla fronte di Usagi. Squittì e si ritrasse, inclinandosi indietro sul bancone. "Che-che cosa stai facendo?".

"Sei calda, Odango. Sei sicura di sentirti bene? Vuoi un'aspirina?".

La sensazione della sua mano posata sulla sua fronte rese deboli le gambe di Usagi e fu grata al bancone per il suo supporto. La stava toccando - di sua volontà. L'aveva toccata lui questa volta.

Poi pensò a quello che le aveva detto ed il suo cuore si sciolse per la preoccupazione che le stava mostrando. Sorrise in modo bizzarro, desiderando di essere malata cosicché potesse dirgli che era così e lui si sarebbe preso cura di lei fino a rimetterla in salute.

L'amore è una malattia?

Poi pensò che potesse essere gentile dimostrargli la stessa preoccupazione, così staccò una mano dal bancone e la posò sulla sua fronte.

La fissò stupito.

"Sei caldo anche te, Mamoru".

La guardò silenziosamente, la mano sulla fronte i lei e quella di Usagi sulla sua, poi, un momento dopo, si ritrovò a ridere. Tolse la mano e fece un passo indietro.

"Va bene, Odango, puoi portare la mia giacca in lavanderia. Se insisti".

Ridacchiò e annuì entusiasticamente. "Sarà un onore".

Mamoru scosse la testa e camminò in un'altra stanza, ritornando un momento dopo con in mano la giacca verde. Usagi la afferrò grata mentre gliela porgeva, poi rimase lì sorridendo e saltellando da un piede all'altro cercando di annusare la giacca senza farsi beccare.

"Allora, credo, um...devo andare", mormorò, detestando l'idea di dover lasciare il confortevole piccolo appartamento che odorava di biscotti, e l'uomo che riempiva il suo mondo di raggi di sole ed arcobaleni. Incrociò le dita sotto la giacca e sperò che la pregasse di restare. Sperò che corresse da lei e le prendesse il viso fra le mani e la baciasse, togliendole il respiro. Sperò che mettesse una cassetta nel videoregistratore e la spingesse sul sofà e ordinasse cibo da asporto e la tenesse fra le braccia finché non si fosse addormentata.

"Si, credo di si".

Sospirò e sciolse le dita.

"Ti vedrò domani, allora?".

Il volto di Usagi si illuminò. "Mi vuoi vedere domani?".

La guardò sospettosamente. "Per...riavere la mia giacca?".

"Oh. Oh, certo, naturalmente".

"Se è pronta, ovviamente. A volte ci vuole qualche giorno...".

Annuì. "Beh, sono sicura che se no ci incontreremo. Voglio dire, sembra che ci accada sempre, no?".

Sogghignò. "Sembra di si".

"Bene! Allora, a domani!".

"Eh, okay, penso di si. Oda- Usagi-chan".

Spalancò gli occhi e boccheggiò nel sentirlo usare il suo nome. Lo sguardo di sorpresa stranamente imbarazzò Mamoru e si ritrovò ad arrossire, con suo sommo sgomento.

Voltandosi, borbottò, "Grazie ancora per i biscotti".

La sorpresa si mutò in esaltazione e Usagi gli sorrise radiosamente, anche se lui non poteva vederla. "Prego. Buonanotte, Mamoru-san".

" 'notte".

Le tenne la porta aperta e non poté trattenersi dal guardarla andare via né poté capire perché si sentiva così strano quando lei era gentile con lui. Chiudendo la porta, camminò lentamente verso il tavolino da caffè e prese un biscotto. Si sciolse nella sua bocca, ancora caldo dal forno, e non poté non sorridere.

Questo lato di Usagi era oltremodo strano, per dire il minimo, e anche se non riusciva a non sperare che le cose tornassero presto alla normalità, da una parte gli piaceva.

Sebbene sapesse che cercava solo di scusarsi, gli sembrava quasi di avere un amica.

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Usagi non poteva trattenersi.

A distanza di due isolati dall'appartamento di Mamoru, fece scivolare le braccia dentro le maniche della giacca verde e seppellì il naso nel risvolto. Si fermò per un momento, contenta di stare ferma a memorizzare il leggero strofinamento della lana contro la sua pelle ed il caldo peso della giacca sulle sue spalle ed il profumo che era un estraneo miscuglio di cioccolato e colonia. Sentendosi svenire, allungò una mano nella tasca e tirò fuori un biglietto di carta accuratamente piegato.

"Biscotti", lesse ad alta voce, "fatto. Scuse, fatte. Mostrargli il tuo lato domestico-trattino-sarai una buona moglie, in corso".

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Note di lithtys: sono tornata! No, non è una minaccia! XD Come avete potuto leggere, Usagi sta mettendo in atto il suo piano...Funzionerà?

Ringrazio Gaia, Hatori, miki90, sailormoon81,semplicementeme, Kirby e Strega_Mogana. Grazie, davvero! *_____*

Per semplicementeme: ti anticipo che in questa ff Usagi sarà solamente Usagi...niente Sailor Moon.

Per Strega_Mogana: la pozione...esistesse, penso che non saresti la sola a volerne una boccetta!

  
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