Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
Segui la storia  |       
Autore: Evazick    08/05/2012    2 recensioni
Voleva urlare, spalancare la bocca per prendere aria, ma non ce la faceva. Li sentì raggiungere i suoi occhi e entrare nella sua testa, attraversare la sua pelle come se fosse aria per raggiungere le parti più nascoste di sé stessa, e lei rimase completamente immobile, paralizzata e senza poter far nulla per fermare quell’incubo. La parte peggiore, pensò quando divenne cieca e non riuscì più a sentire il crepitio dell’incendio, era sapere che nessuno l’avrebbe salvata.
Da qualche parte in lontananza, un corvo gracchiò.

*
Inghilterra, 1889. Pomeriggio del 13 aprile. In un bosco poco fuori Londra, una ragazza si risveglia. Non ricorda nulla di se stessa, e l’unica cosa che ha con sè è la collana che porta al collo. Vagando in cerca di un indizio sulla sua identità si rifugerà in una villa signorile, dove verrà accolta da uno spaventoso maggiordomo e da un ragazzo sfuggente e arrogante. La ragazza non sa di essere finita all’interno di una trappola tesa da un pericoloso e demoniaco ragno, e si ritroverà inconsapevolmente a far parte di un gioco che metterà in pericolo la sua stessa vita.  
Genere: Introspettivo, Mistero, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alois Trancy, Claude Faustas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

XI. Soddisfazioni e tradimenti.
 

 


È un incubo. È solo uno stramaledettissimo incubo. Mi sveglierò tra poco tra le lenzuola piene di sudore, ne sono sicura.
Evidentemente le sue certezze erano da rivedere, perché dopo pochi secondi era ancora lì, a fissare le persone da cui era scappata per tutti quei giorni. Lena si sentiva estremamente debole e non si reggeva più sulle sue gambe, e se non fosse stato per il braccio di Alois a cui si aggrappava con disperata forza si sarebbe lasciata cadere sul pavimento come i vestiti che aveva gettato fuori dalla finestra del bordello. Cercò di farsi forza, ma il modo in cui Andrè la guardava la spaventava, e nemmeno il più bello dei ricordi avrebbe potuto sostituire quello della luce da predatore nei suoi occhi.
Alois stava insolitamente zitto, impegnato ad osservare il suo momento di debolezza. Si aspettava che le chiedesse chi fossero quei due e perché vederli l’avesse sconvolta così tanto, ma non andò così. La aiutò in modo brusco ad alzarsi decentemente in piedi, visto che le sue ginocchia quasi toccavano il pavimento, e poi la lasciò andare, privandola del suo sostegno. La ragazza oscillò per un attimo e quasi cadde, ma lui la afferrò e la riportò nuovamente in posizione eretta. “Non mostrarti così maledettamente debole, o ti saranno addosso prima che tu possa riprenderti,” le sibilò all’orecchio senza che nessun’altro potesse sentirlo. Le persone intorno a loro avevano smesso di ballare da poco e aspettavano con impazienza che la musica iniziasse di nuovo; solo Andrè e Lady Nancy non erano interessati a divertirsi, e borbottavano tra di loro senza mai perdere di vista la loro puttanella. Alois voltò Lena in modo che desse le spalle ai due e disse in modo deciso: “Va bene. Adesso lasciamo perdere tutto per un momento e balliamo.”
Lei lo guardò ad occhi sgranati, e prima che potesse dire qualcosa lui continuò: “Dammi retta, farà bene a tutti e due. Abbiamo bisogno di distrarci e di riorganizzare i nostri pensieri, no?”
“Alois, ma…” balbettò lei. “Ma io non so ballare!”
Sorrise cattivo. “Allora questo renderà tutto molto più interessante.”
La ragazza non ebbe nemmeno il tempo di opporsi, perché il biondo le afferrò la mano destra e la sollevò, cingendole poi con l’altro braccio la vita. Quel contatto fisico così ravvicinato la faceva sentire in imbarazzo, e il peggio arrivò quando l’orchestra attaccò un nuovo pezzo. La musica era veloce e prima che lei potesse capire il ritmo il ragazzo era già partito, trascinandola con aria divertita tra le altre coppie. I passi le sembravano dannatamente complicati, ma per fortuna le bastò qualche sbirciata tra le gonne delle altre dame per capire all’incirca come muoversi. Confortata, si lasciò andare al ritmo della musica e si sentì più leggera, come se ballare potesse farla volare; perfino il contatto con il suo cavaliere era diventato quasi piacevole e familiare, e in quel momento sperò che la notte non finisse mai, che la musica continuasse all’infinito, intrappolandola in un ballo eterno e dannato che non avrebbe mai fermato di propria volontà. Quando l’orchestra si fermò i suoi sogni si spezzarono in mille pezzi, e non si ripararono nemmeno quando i musicisti attaccarono un nuovo ballo, stavolta più lento. Alois la guardò con un sorriso divertito, iniziando a muoversi più lentamente. “Pensavo che ti saresti mossa in modo molto meno grazioso.”
Sorrise in risposta, sorvolando sulla sua battuta ironica. Pensò di essersi lasciata i suoi problemi alle spalle per un po’, ma quelli ritornarono a bussare alla porta della sua mente non appena il ragazzo le chiese: “Come conosci quelle due persone accanto alla finestra?”
Le mancò l’aria nei polmoni e improvvisamente non si sentì più così leggera, ma ancorata a terra con catene di ferro. Deglutì e dovette prendere il coraggio a due mani prima di rispondere: “Te ne ho già parlato. O meglio, lo ha fatto il quaderno che hai trovato in camera mia.” Fece una pausa prima di continuare: “Lui era l’uomo che mi inseguiva la notte in cui sono arrivata alla villa.”
Gli occhi di Alois si accesero di una luce strana che sparì quasi subito. “Ah,” fu tutto quello che disse, riportando il suo sguardo su Andrè e Lady Nancy. “Avevo una mezza idea che fossero loro, ma averne la conferma fa tutto un altro effetto.”
“Li conosci?” gli chiese stupita.
Deglutì a disagio. “Ci ho avuto a che fare in un’altra vita.” Strinse con forza la mano di Lena senza volerlo, e nella sua mente passarono immagini così orribili e violente che, se la ragazza avesse potuto vederle, l’avrebbero spaventata a tal punto da farla scappare.
“Cosa ci fanno qui, Alois? Sono venuti…” Deglutì, spaventata. “… per me?”
La domanda lo strappò dai suoi ricordi e lo fece tornare alla realtà. “No. Il padrone di casa non è un frequentatore di bordelli meno assiduo di suo figlio, non deve essere stato difficile per lui far passare lei e il suo fedele cagnolino per una coppia di nobili di qualche altra città. Non credo che ti abbiano seguita e osservata per tutto questo tempo, altrimenti Claude se ne sarebbe accorto e me l’avrebbe detto.”
Lena non era del tutto sicura che il maggiordomo l’avrebbe fatto, ma non disse niente. Il ballò terminò e l’orchestra decise di prendersi qualche minuto di riposo prima di attaccare di nuovo a suonare. Il ragazzo le tolse il braccio dalla vita ma non allentò la presa delle loro mani, e iniziò a farsi largo tra la folla per raggiungere la finestra del salone. Il sangue nelle vene di lei si gelò non appena vide in che direzione si stavano dirigendo e puntò i piedi per terra, decisa a non farsi trascinare verso la bocca del lupo. Alois si fermò, si voltò verso di lei e la guardò con aria interrogativa. “Cosa stai facendo, Lena?” le chiese in tono di rimprovero.
“Non portarmi da loro, Alois,” lo implorò lei. La sua voce aveva lo stesso tono di quando gli aveva chiesto di restituirle la collana, e ancora una volta si odiò per la sua debolezza. “Ti prego, farò tutto quello che vuoi, ma non andare da loro, ti scongiuro.”
Sorrise divertito. “Adesso smettila di fare i capricci, piccola Lena. Non ti succederà niente, fidati di me.”
No!” Sentiva le lacrime premere per uscire, ma non voleva scoppiare a piangere lì, davanti a tutti, e soprattutto non davanti al ragazzo. “Non puoi farmi questo, ti prego!”
Il suo sguardo azzurro si fece duro, e lui afferrò con la mano libera il volto della ragazza. “Adesso ascoltami bene prima che le cose diventino irreparabili,” le sibilò senza più ombra di un sorriso. “Non mi interessa cosa vuoi fare. Datti una calmata e vieni con me, altrimenti mostrerò il piccolo segreto sotto la tua benda a tutta la sala, e sai che sono capace di farlo. Capito?”
Lena tremava con le lacrime agli occhi, ma non potè fare altro che annuire. I lineamenti del ragazzo si rilassarono e lui la lasciò andare, sorridendole come se non fosse successo niente. “Perfetto. Allora andiamo?”
Lei non replicò e si lasciò trascinare verso Andrè e Lady Nancy con il cuore che stava per scoppiarle nel petto. Ogni passo in più l’avvicinava all’orlo del baratro, e la sensazione che Alois stesse per tradirla in qualche modo era più forte che mai. Quando furono più vicini, il francese e la puttana si voltarono verso di loro, e sul volto della donna apparve un’espressione di sorpresa e orrore non appena i suoi occhi si posarono sul volto del conte, come se un fantasma fosse tornato dal suo passato per darle la caccia. Perfino il sorriso di Andrè era scomparso, e la situazione non migliorò quando il biondo si fermò proprio davanti a loro, senza mai lasciar andare la mano della sua accompagnatrice. Fece un cenno di saluto con la testa ad entrambi e si rivolse alla donna con un sorriso cordiale e spaventoso, mentre Lena si nascondeva dietro di lui come un animaletto spaventato. “Buonasera, Lady Nancy. Non mi aspettavo di rivedervi qui dopo così tanto tempo.” Una luce rossa gli brillò nell’iride chiara. “Non vi siete scordata di me, immagino.”
La donna era sempre più pallida e apriva e chiudeva la bocca senza poter articolare un solo suono. Certo che si ricordava di lui, per quanto volesse negarlo con tutte le sue forze: avrebbe per sempre ricordato quei due occhi azzurri, anche se la prima volta che li aveva visti, nei pressi di un villaggio ridotto in cenere e abitato da morti, erano pieni di una tristezza profonda; niente a che vedere con la luce cattiva che adesso scintillava al loro interno. Rabbrividì, e non a causa dell’ampia scollatura: se quel ragazzino era riuscito ad uccidere il vecchio Ragno – come pensava fin dal giorno in cui era stata annunciata la sua morte – per prenderne il posto, cos’avrebbe potuto fare a lei e ad Andrè, che l’avevano condotto al suo tragico destino? Si sforzò di deglutire e sorridere, nonostante perfino il suo sorriso tremasse dalla paura. “Certo che no. Persone come voi non s’incontrano tutti i giorni, conte Trancy.”
Alois parve soddisfatto di quella risposta, o forse della paura che adesso lei provava, e il suo sorriso si allargò. Lena, dal canto suo, non sarebbe riuscita a sorridere nemmeno sotto tortura: Andrè non aveva occhi che per lei, e il modo in cui la guardava le faceva venire voglia di scappare lontano da lì, scappare dai suoi incubi senza mai affrontarli direttamente. Fece un passo indietro e per sbaglio diede uno strattone al braccio del suo accompagnatore, che si accorse del suo piccolo movimento e con un altro strattone la fece tornare al proprio posto. Anzi, approfittò della situazione per portarla al suo fianco, separando le loro mani e circondandole le spalle con un braccio come se fossero molto intimi. “Temo di non avervi ancora presentato la mia accompagnatrice, Lena.”
“Molto piacere,” mormorò lei a sguardo basso. Si sentiva sul punto di svenire, e odiò il momento in cui Alois la costrinse con un pizzicotto ad alzare la testa come una vera nobile.
“La signorina Lena è momentaneamente ospite nella mia villa da poco più di una settimana,” continuò il ragazzo come se nessuno di loro ne fosse a conoscenza. “Non sono abituato a dare asilo agli sconosciuti, ma non potevo non aiutarla dopo tutto quello che i suoi genitori hanno fatto per me.”
Gli altri lo guardarono sorpresi da quell’improvvisa rivelazione. Andrè e Lady Nancy sembravano pietrificati, e la ragazza lo guardava senza capire cosa volesse fare con quella bugia. Che diavolo sta dicendo?
“Quando è arrivata alla villa non ricordava nemmeno il suo nome – poverina, deve aver subito uno shock molto grave – ma io l’ho riconosciuta grazie a una sua foto da bambina che conservavo in un vecchio album. I nostri genitori erano amici di lunga data e i suoi mi hanno dato una mano dopo… dopo la morte di mio padre.” La voce gli si incrinò per un attimo e Lena ebbe appena il tempo di pensare Ma sono lacrime, quelle? prima che lui riprendesse, cercando di controllare il tremito nella sua voce: “Ho saputo che erano fuori dall’Inghilterra, convinti che la loro unica figlia fosse finita in Francia con qualche nave, ma ho mandato loro una lettera per spiegare la situazione e tra poco torneranno a riprenderla. Sta anche iniziando a recuperare la memoria, anche se lentamente.” Le sorrise come se tutto andasse bene. “Non è vero, Lena?”
Esitò un attimo, poi tentò di sembrare rilassata e a proprio agio. “Assolutamente.”
Lady Nancy guardava entrambi a bocca spalancata: sapeva che quel maledetto ragazzino stava mentendo su suo padre, ma per quanto riguardava tutto il resto non ne era certa, non poteva accusarlo senza alcuna prova in mano. Si costrinse a sorridere e disse: “È una bellissima notizia, signorina Lena. Conte Trancy, se non sono scortese, potrei sapere chi sono i suoi genitori?”
“Nobili di altissimo lignaggio, così mi hanno detto. A quanto pare sono molto vicini alla Regina.”
La donna ondeggiò in preda al panico. “Vicini alla Regina, avete detto?”
“Vicinissimi,” confermò lui. Diede una veloce occhiata all’orologio su una delle pareti e sospirò. “Vogliate scusarci, signori, ma è arrivato il momento di andarcene. Arrivederci, dunque?” E, senza nemmeno aspettare la risposta, se ne andò via insieme a Lena, circondandole sempre le spalle. La ragazza non resistette e si diede un’occhiata alle spalle, osservando con un sorriso lo spettacolo di Lady Nancy che sbraitava ad Andrè ‘Te l’avevo detto, idiota di un francese! Lo sapevo che quella ragazzina ci avrebbe ficcato in un mucchio di guai!’. Ridacchiò tra sé e sé, e le sue risate non sfuggirono ad Alois. “Perché stai ridendo?”
“Niente,” gli rispose asciugandosi un occhio. In un breve momento di lucidità capì che il ragazzo l’aveva costretta ad andare da quei due per far sì che li affrontasse e risolvesse il problema una volta per tutte. Da quella sera buona parte dei suoi incubi se ne sarebbe andata, ma ne rimanevano sempre degli altri che, se possibile, erano peggiore di quelli in cui appariva il francese.
“Non pensare che l’abbia fatto solo per te,” le disse lui mentre avanzavano tra la folla verso una parte più calma del salone. “Avevo anch’io un conto da regolare da anni con quei due.”
Lena si voltò verso di lui: i suoi occhi non erano più pieni di lacrime e persino la sua voce aveva perso improvvisamente quel tremito, come se poco prima avesse solamente recitato. E forse era stato proprio così, conoscendolo non sarebbe stato un comportamento strano. Ma perché avrebbe dovuto mentire su suo padre? Perché Lady Nancy lo aveva guardato con paura ed entrambi avevano caricato le loro frasi con significati nascosti? Quali ombre si nascondevano ancora dentro quei limpidi occhi azzurri?
 

***

 
Alla fine non se ne andarono via subito come Alois aveva annunciato a Lady Nancy, ma rimasero dentro la town house finchè non fu ora di andarsene per tutti. Ogni tanto si concedettero qualche ballo per passare inosservati (e anche perché il biondo adorava vedere la sua ospite in difficoltà con le scarpe, la gonna e i passi con cui muoversi a ritmo di musica) ma passarono la maggior parte del tempo seduti in un angolo, con Lena che ascoltava il ragazzo svelarle i segreti più intimi e raccapriccianti di ogni persona presente nella sala. Tre o quattro volte delle ragazze si avvicinarono per chiedergli di ballare, e lui accettò tutte le volte con piacere, lasciando la sua accompagnatrice con il gelo nel cuore; ma, ogni volta che tornava, le raccontava le debolezze e gli scandali della sua nuova vittima, e ogni volta a lei fioriva un sorriso sulle labbra che scioglieva il ghiaccio. Era davvero un dongiovanni, proprio come aveva detto Michael Keel, ma dal modo in cui parlava di tutte quelle ragazze sembrava che le corteggiasse e stesse al loro gioco solo per prenderle in giro e scoprire quanto, in realtà, fossero tutte patetiche e maledettamente noiose. Lena si chiese più di una volta se per caso non stesse ingannando anche lei, ma era l’unica delle sue domande a cui non voleva trovare una risposta.
Uscirono dal salone insieme a tutti gli altri invitati e raggiunsero l’atrio l’uno accanto all’altra senza mai perdersi di vista. Il maggiordomo gentile li aiutò ad indossare i loro cappotti e augurò loro buona serata, e la ragazza gli rivolse un caldo sorriso prima di uscire nel freddo della notte. Il sentiero che portava al cancello era scarsamente illuminato, lasciando buio il prato che circondava la casa, e Lena sentì un brivido percorrerle la schiena quando si accorse che Alois era già arrivato in fondo senza nemmeno aspettarla. Si fece forza e si addentrò nella poca luce insieme ad altri pochi ritardatari, ma tutti la superarono velocemente, impazienti di tornare al caldo delle loro case. Rimase indietro da sola e sperò che non le accadesse niente, ma una volta arrivata a pochi passi dal cancello una mano le afferrò il braccio e la trascinò nel buio senza farsi notare da nessuno. La ragazza fece per urlare, ma un’altra mano le tappò la bocca e una voce le sibilò: “Attenta a cosa fai, signorina, o renderò il tuo bel vestitino ancora più rosso.”
Annuì e rimase in totale silenzio col cuore che le batteva mentre Andrè continuava, con gli occhi che la guardavano ardenti: “Non so se il tuo protettore ci ha detto la verità o meno, ma non me ne importa niente. Il messaggio che voglio darti è un altro, e apri bene le orecchie perché te lo dirò una volta sola. Puoi continuare a correre e a scappare da me, puoi rifugiarti perfino in capo al mondo se vuoi, ma sappi che ti terrò d’occhio per il resto della mia vita, e il giorno in cui metterai piede fuori da quella maledetta villa da sola ti prenderò e farò di te quello che voglio. Est-ce que tu as compris?
Annuì ancora, poi la mano di Andrè le liberò improvvisamente la bocca. Il francese cadde con un tonfo attutito sull’erba, tenendosi il naso rotto per la seconda volta in pochi giorni, e alzò lo sguardo per mettersi a litigare con chiunque avesse osato colpirlo, ma rinunciò ai suoi propositi non appena incontrò due occhi dorati che scintillavano senza pietà nel buio. Distolse lo sguardo, intuendo che era il momento di battersi in ritirata, e mentre si alzava si rivolse un’ultima volta alla ragazza. “Ricordati quello che ti ho detto, puttanella,” le ricordò, e un secondo pugno, stavolta nel petto, lo spedì di nuovo a terra qualche metro più in là, trasformandolo in un’ombra che si contorceva dal dolore nell’oscurità. Lena si voltò verso Claude, sorpresa, e i suoi dubbi si dissiparono non appena vide la sua solita espressione imperturbabile, senza nemmeno un briciolo di rabbia negli occhi: non aveva allontanato Andrè di spontanea volontà, ma doveva essere stato solo uno dei tanti ordini di Alois, probabilmente preoccupato di non vederla arrivare.
L’uomo si voltò verso di lei e, come se le avesse letto nel pensiero, le disse: “Il danna-sama mi ha ordinato di proteggervi ad ogni costo nello stesso modo in cui farei con lui.” La frase che si leggeva chiaramente tra le righe era Non osare nemmeno pensare che lo faccia volentieri, per me la tua vita non vale assolutamente nulla. La ragazza rabbrividì davanti a quell’ennesima dimostrazione d’odio, ma Claude non fece una piega. “La carrozza è pronta, stiamo aspettando solo voi per partire.”
 

***

 
Lena dormì profondamente per buona parte della notte, ma verso le quattro si svegliò, convinta che qualcuno la stesse osservando da dietro le tende. Impaurita, si sdraiò sul fianco destro per controllare se fosse da sola o in compagnia, ma tutto era immobile e silenzioso. Confortata ma ancora in allerta, si tirò le coperte fino al mento e chiuse di nuovo gli occhi, ma dei passi riecheggiarono nel corridoio e si fermarono proprio davanti alla porta della camera. La ragazza e l’altra persona rimasero a lungo immobili nel silenzio della villa, come se ognuno dei due aspettasse che l’altro facesse la prima mossa, poi la porta si aprì lentamente e si richiuse nello stesso modo. L’intruso sospirò, si diresse verso il letto e si infilò sotto le coperte mentre Lena rimaneva immobile come una statua in attesa del resto. Non dovette attendere molto, e dopo poco un dito le afferrò delicatamente una ciocca di capelli neri e iniziò a giocarci in un modo così familiare che la ragazza dovette trattenere un sorriso. Non gli fece capire di essere sveglia, decisa a godersi al meglio quel momento di intimità improvvisa.
“Oh, Lena,” sussurrò Alois a bassa voce per non svegliarla, senza nemmeno immaginare che lei lo stesse ascoltando attentamente. “Chissà se anche tu stai facendo uno dei tuoi incubi, e se ti tengono sveglia la notte come fanno i miei. Non immagini nemmeno quanto vorrei poter scambiare i nostri sogni.”
Rimase stupita davanti a una frase del genere, e il suo cuore iniziò a battere più forte, un motore a pieno regime. Solo dopo qualche mese, dopo aver conosciuto in ogni particolare la storia del ragazzo, avrebbe capito che non c’era stata alcuna dolcezza in quell’ultima frase, che lui avrebbe scambiato i suoi sogni con lei solo per trascorrere notti meno burrascose, lasciando lei in balia di incubi ancora più spaventosi. Ma al momento lei non conosceva ancora il suo passato, e si crogiolava nell’idea di essere finalmente qualcosa d’importante per lui. Lo lasciò giochicchiare con i suoi capelli ancora qualche minuto, poi sentì il suo respiro farsi più profondo e lento e il suo dito allentare la presa sulle ciocche. Gli augurò mentalmente buonanotte e riuscì a pensare Forse è venuto a dormire qui anche ieri notte per lo stesso motivo prima di riaddormentarsi.
 

***

 
La prima cosa che avvertì la mattina dopo fu la mancanza di un altro corpo caldo accanto a lei. Lena corrugò la fronte, sorpresa e ancora mezza addormentata, e quando si voltò vide che la parte di letto in cui aveva dormito Alois era vuota e sfatta, segno che il ragazzo se n’era già andato. Si strofinò gli occhi e si mise a sedere sul bordo del letto, sbadigliando prima di poggiare i piedi sul pavimento. Aspettò a lungo che qualcuno venisse a chiamarla, poi, quando dopo pochi minuti non arrivò nessuno, decise che non aveva voglia di aspettare e che poteva scendere al piano di sotto anche in camicia da notte: senza un aiuto non avrebbe saputo infilarsi nemmeno il più semplice dei vestiti e tecnicamente non era nuda, quindi che male c’era?
Scese dal letto dandosi una spinta e per i primi secondi ondeggiò mentre si dirigeva la porta. Riprese l’equilibrio in fretta e diede un’occhiata alle pantofole vicino al letto per poi decidere che non era importante mettersele: preferiva andare in giro a piedi nudi, e odiava indossare un paio di scarpe quando non era necessario. Aprì la porta e uscì nel corridoio, stupita del fatto che non ci fosse nessuno in vista e nemmeno rumori provenienti da altre stanze. Fece spallucce e si diresse verso la scalinata che portava al pianterreno, rabbrividendo quando la pelle nuda incontrò il gelo del marmo. Scese le scale più in fretta che poteva per non congelarsi i piedi e, sbagliando strada un paio di volte e tornando indietro sui suoi passi, riuscì a raggiungere il corridoio in cui si trovava il salottino dove faceva colazione. Di solito era Hannah ad accompagnarla, guidandola attraverso quei corridoi labirintici, ma quella mattina perfino lei sembrava scomparsa nel nulla. Il pensiero abbandonò la sua mente in fretta, sostituito da uno più piacevole mentre raggiungeva la porta del salotto: dopo quello che era successo alla festa e quella notte la sua fiducia in Alois si era rafforzata, come se aspettasse solo un’occasione del genere per farlo. Lui aveva i suoi momenti di rabbia, oh, lei lo sapeva bene, ma era stato così gentile nei suoi confronti che la ragazza si rifiutava di credere che lui potesse farle ancora del male. Forse le aveva fatto quei lividi solo perché non si conoscevano ancora bene, ed era sicura che un incidente del genere non sarebbe più successo in futuro. A due passi dalla porta era certa di aver ragione e si sentiva felice e leggera, ma in quel momento dal salottino giunsero il rumore di un bicchiere che si spaccava, la voce di Alois che chiamava Hannah, un urlo, una risata cattiva, delle parole che Lena non riuscì a capire e, poco dopo, un gemito soffocato che le fece correre i brividi lungo la schiena. Si avvicinò alla porta socchiusa in preda al panico, e quel che vide le fece spalancare gli occhi in un’espressione di puro stupore e paura.
Hannah era inginocchiata accanto alla sedia su cui era seduto Alois e tremava mentre lui, con un’espressione di pura follia in volta, le teneva ferma la testa con una mano e con due dita insanguinate dell’altra le faceva qualcosa al volto. C’erano frammenti di vetro disseminati su tutto il pavimento macchiato di sangue, che continuava a gocciolare dal volto della donna, macchiandole anche il vestito blu. “Claude non ti ha detto che non devi mai guardare il tuo padrone negli occhi?” le chiese ironico il ragazzo con aria cattiva e – Lena se ne accorse solo in quel momento e sentì le sue gambe sul punto di cedere – divertita. Dopo poco la sua espressione si trasformò in quella di un bambino triste e imbronciato e mormorò alla cameriera: “Mi dispiace di doverti fare questo, ma Claude si arrabbierà con me se non ti punisco.” Detto questo la lasciò andare di colpo, e Hannah si raggomitolò ancora di più su sé stessa tenendosi la parte ferita del volto sotto lo sguardo dei tre gemelli, che iniziarono a sussurrarsi cose all’orecchio tra di loro senza emettere un suono. Lo sguardo di Alois era impassibile, e non sembrava prestare molta attenzione al sangue sulle sue dita e a quello che continuava a cadere copiosamente dal volto della donna.
Questo fu decisamente troppo per Lena. Fece un passo indietro, tremante e ancora incapace di credere a quello che aveva appena visto, poi riuscì a liberarsi dall’incantesimo che le aveva impedito di distogliere lo sguardo fino a quel momento e scappò via lungo il corridoio nella direzione opposta a quella da cui stava arrivando il maggiordomo. Riuscì a salire fino al primo piano, incespicando ogni tanto sui gradini, e si chiuse nel bagno un secondo prima che i conati prendessero il controllo del suo corpo. Raggiunse il lavandino appena in tempo, e in pochi secondi il primo fiotto giallo-verdastro le uscì dalla bocca, sporcando il bianco immacolato del marmo. Tossì un paio di volte e riprese a vomitare, continuando ad avere conati ogni volta che la vista di tutto quel sangue e quella crudeltà le tornava in mente. Fu incapace di pensare qualcosa di coerente finchè non ebbe smesso di vomitare, e solo allora si lasciò cadere di colpo sul pavimento. Le dighe nei suoi occhi si ruppero e iniziò a piangere copiosamente, arrabbiata più con sé stessa che con Alois: sembrava che, ogni volta che decideva di dare fiducia al ragazzo, la parte oscura di lui uscisse all’esterno e facesse crollare i suoi castelli di certezze. E lei era così stupida, faceva sempre lo stesso errore, ma non riusciva a smettere di sbagliare. Era più forte di lei, voleva disperatamente credere che lui fosse migliore di quanto non fosse in realtà. Era stupido, ma lui era così dannatamente importante per lei, si rifiutava di credere che potesse compiere gesti simili.
Una volta finito di piangere, si alzò in piedi e aprì il rubinetto del lavandino, lasciando che l’acqua portasse via il vomito, ma non il suo odore – probabilmente il bagno avrebbe continuato a puzzare per giorni, ma sinceramente non le importava. Alzò lo sguardo verso lo specchio e osservò il suo riflesso: era più pallida del solito, aveva gli occhi arrossati e una scia di vomito le stava colando dal mento. Se l’asciugò in fretta e osservò la benda che le copriva la guancia e le maniche sotto cui si nascondevano i lividi. Abbassò la testa e si infilò le mani tra i capelli, disperata, mentre nella sua testa le immagini di poco prima scorrevano in veloce successione.
Per la seconda volta da quando era arrivata, Lena si sentì soffocare tra le pareti di quella villa come in una prigione. 














Domani. Esame di certificazione di tedesco. Sarei dovuta andare a letto presto, ma manca dieci alle undici e sono ancora qua, quindi sarà meglio che mi sbrighi o mi addormenterò davanti alla commissione. [Capitolo un pò fortino, eh? D:]
MadLucy: credo di aver trovato il giusto equilibrio per Alois, e la cosa mi soddisfa molto \o/
yako_chan: ciao, è un piacere vedere un nuovo recensore da queste parti! :D Come ho già detto per svelare il passato di Lena ci vorrà ancora tempo (#sonoconsapevolediesseresadica), ma almeno abbiamo avuto la soddisfazione di cantarle ad Andrè e Lady Nancy XD

xoxo
Eva
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler / Vai alla pagina dell'autore: Evazick