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Autore: Caelien    09/05/2012    9 recensioni
Loki x nuovo personaggio.
"Grazie per avermi dimostrato che non esiste ghiaccio che il fuoco non possa scaldare. Che non c'è niente di male ad avventurarsi nel cuore di un umano. Grazie per avermi insegnato che l'indifferenza non è un'arma verso qualcuno, ma verso se stessi. Grazie per avermi dimostrato quanto mi sia sbagliato per tutto questo tempo"
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Salve Pleione, accomodati. Io ed il signor Stark dobbiamo parlarti urgentemente".
 
Non appena entrò nell'ufficio, la ragazza deglutì, in preda al panico. Cosa poteva aver fatto stavolta? Qualche importante documento perso?
Stark camminava nella sua direzione, con la sua solita espressione da arrogante. La scrutò dalla testa ai piedi.
 
"Beh, non si può negare che il ragazzo abbia gusto!"
 
Pepper lo fulminò con lo sguardo.
 
"Prego, siediti".
 
Disse Stark, sedendosi alla sua scrivania.
 
Pleione si mosse quasi a scatti.
 
"Hai idea del perché tu sia qui?"
 
"No, signore."
 
"Non preoccuparti signorina Stuart, niente a che fare con le tue mansioni."
 
Disse Pepper. La ragazza respirò per il sollievo. Ma rimase allarmata, notando l'espressione cupa della donna.
 
"Pleione, ti abbiamo osservata con un uomo al parco poco fa. Sai chi è?"
 
"Osservata? Comunque sì, è l'uomo che le avevo detto di aver trovato svenuto di fronte a casa mia."
 
Strak e Pepper si scambiarono un'occhiata. Non potevano esserci più dubbi.
 
"Dolcezza, sarà meglio che tu sappia chi è il giovanotto: ricordi i disguidi di qualche mese fa? Mezza New York rasa al suolo, mostri di latta volanti, eccetera?"
 
Pleione annuì, sempre più confusa.
 
"Molto bene, e ricorderai anche che un cattivissimo dio alieno voleva sottometterci tutti?"
 
Lei annuì nuovamente, aggrottando le sopracciglia.
 
"Fantastico. E' esattamente lui il tuo coinquilino. Ma niente paura, non ha più i suoi poteri, è stato esiliato qui da saggi di Asgard, il suo mondo. E suo fratello, Thor, lo tiene sotto stretto controllo. E che cavolo, il falegname dovrebbe essere qui da un momento all'altro!"
 
Pleione scoppiò a ridere, cercando di allontanare lo stress e credendo che tutta quella fosse una montatura, uno scherzo mal riuscito.
 
"Ti sembra divertente, Pleione? Lui è un mostro!"
 
Disse Pepper, esasperata.
 
"Un mostro? Mi state prendendo in giro? Vi annoiavate e avete deciso di chiamare la nuova arrivata per divertirvi?"
 
"Nessuno ti sta prendendo in giro dolcezza."
 
D'improvviso Stark smise di parlare, accigliandosi. Pepper era tesa in viso. Essi guardavano alle spalle di Pleione, che continuava a pensare che tutto fosse parte di uno scherzo.
 
"Scusate, ma mi aspettano di sotto. Prendete in giro qualcun'altr..."
 
Quando si voltò rimase di sasso. L'uomo che aveva sognato quella notte ora era davanti a lei. Esattamente uguale. Esattamente bello, possente e fiero uguale.
 
"Alla buon ora vichingo!"
 
"Ho fatto prima che ho potuto, Stark. Signorina Stuart, sono Thor, al tuo servizio."
 
Il ragazzo dai biondi capelli baciò la mano di Pleione, che ricadde lungo il corpo a peso morto. Non credeva ai suoi occhi.
 
"Ho chiamato Fury più di mezz'ora fa!"
 
"Non è un breve viaggio quello da Asgard a qui, Stark. Signorina Pepper, contento di rivederla. Pleione, lascia che ti parli di alcune cose. Non ci vorrà molto tempo."
 
"Ti ho sognato proprio questa notte. E come fai a sapere il mio nome?"
 
"Lo so che mi hai sognato, non è stata una casualità. Padre ed io ti teniamo sotto controllo da qualche giorno. Ci sono molti fatti di cui devi venire a conoscenza. Ma prima di tutto lascia che io ti ringrazi dal profondo del cuore. Mio fratello Loki, ha avuto per molto tempo l'anima ghiacciata. Ed è da quando ha incontrato te che, ho potuto riscontrare, ha cominciato a capire che la sete di conquista non è poi così importante. Prima per lui era così scontato, così monotono, vivere senza fare del male. Per lui era quella la prerogativa della vita; liberarsi dagli ostacoli e conquistare il potere, da solo."
 
Thor continuò a raccontare per filo e per segno la storia di Loki, a partire da quando aveva messo in pericolo Asgard, facendo penetrare i giganti di ghiaccio all'interno del regno. Raccontò lei le sue origini, la sua terribile fame di potere, che non riusciva a saziare.
Pleione non riusciva a crederci.
Aveva fatto del male, tanto. Aveva odiato, aveva ucciso senza nessuno scrupolo. Ma non riusciva a vederlo come un mostro, proprio no.
Quello che le aveva tenuto la mano, mentre piangeva, non era un mostro.
Pleione sapeva bene quanto gli sbagli pesassero sulla vita e sapeva quanto il giudizio altrui potesse essere una condanna.
Si era anche lei rifugiata nella solitudine, aveva cominciato anche lei a diffidare dal mondo.
 
"Pleione?"
 
Thor la richiamò, notandola assente per qualche momento. Un lacrima le aveva solcato la pallida guancia.
 
"Hai detto la verità? È difficile da credere. Per me eravate solo una leggenda."
 
Il biondo sorrise dolcemente: Pleione gli ricordava in modo spaventosamente Jane, l'umana che aveva rapito il suo cuore.
 
"Ho detto tutta la verità Pleione. Stagli vicino se puoi, non prenderlo come un ordine, prendilo come un consiglio per te stessa. Loki non è affatto un mostro di ghiaccio. Deve solo aprirsi alla vita. In così poco tempo, grazie a te, sta cominciando a cambiare."
 
"Lui è qui sotto. Devo dirgli che vi ho visti?"
 
"Credo lo sappia già. Se lo aspettava."
 
Disse Stark, mettendo le mani sulle spalle della ragazza.
 
"Non può nuocerti, non preoccuparti. Ognuno di quelli che lo ha combattuto la prima volta è pronto a farlo di nuovo. Ma è innocuo ora. Non ti nascondo però che il desiderio di metterlo al tappeto ancora arde nel mio cuore, o quel che ne è rimasto."
 
"La mia preoccupazione non è che lui possa nuocere a me. Con permesso, vorrei andare. Grazie per le preziose informazioni.. Signor.. Thor. Signor Stark, Signorina Pepper."
 
"Grazie a te Pleione. Non avere paura".
 
Disse infine Thor, posandole nuovamente un bacio sulla mano.
 
La ragazza uscì dalla stanza, imboccando l'ascensore. Non vi era espressione sul suo volto, se non lacrime, le quali non capiva da dove provenissero. Perché lui l'aveva cercata ancora?
Avrebbe potuto scansarla, sarebbe potuto scappare da lei in qualunque momento, come avevano fatto tutti da quando si era recata a New York. L'avrebbe potuta ferire.
Ma lui no. Era rimasto, anche quando si era mostrata tremendamente fragile.
Ecco le porte aprirsi verso l'ingresso.
Loki era ancora lì, non era fuggito. Seduto sui gradini, si teneva la testa tra le mani, mascherando con la freddezza la sua grande preoccupazione.
Pleione aprì lentamente la porta di vetro che li separava. Subito l'uomo girò il capo verso di lei.
Lo fissò con intensità, senza dire una parola. Loki dovette rompere quel silenzio, non lo sopportava.
 
"Che cosa ti è stato detto?"
 
Chiese, con voce monocorde.
 
"Tutto, suppongo."
 
Disse lei.
 
"Se te ne avessi parlato, mi avresti considerato fuori di senno e mi avresti cacciato."
 
"E questo ti preoccupava?"
 
Loki sentì di nuovo quella fastidiosa sensazione allo stomaco che lo ammorbava da due giorni. La domanda di Pleione gli risuonò molte volte in testa. No, che non lo preoccupava. Non lo avrebbe minimamente toccato una sua opinione negativa. Ma qualcosa stava cambiando.
 
"Pensavi che avrei potuto allontanarti? Pensavi che ti avrei cacciato? Che ti avrei urlato addosso?"
 
"Hanno sempre fatto tutti così, ovunque. Perché dovresti essere diversa?"
 
Chiese l'asgardiano, con aria di sfida.
Pleione lo guardò. Sembrava offesa.
 
"Sai, Loki, anche con me hanno sempre fatto tutti così. Non sono mai stata la compagna ideale di nessuno, l'amica migliore di nessuno. Quando la gente incontra la stranezza per la sua strada, solitamente la schiva, quasi riluttante. Io questo atteggiamento non l'ho mai utilizzato con nessuno, ho scelto la via della razionalità, ho sempre cercato di scavare a fondo nelle cose, anche quelle che sembravano più complicate. Mi spiace di non averti dato quest'impressione. So quanto sia difficile.."
 
"Cosa... Cosa pretendi di sapere tu."
 
"Nulla. E' questo il punto. Non voglio avere la presunzione di sapere niente. Vorrei solo avere la possibilità di conoscerti per quello che sei davvero."
 
Loki rimase in silenzio a guardarla. Non stava mentendo, poteva leggerglielo negli occhi. Per quanto cercasse di opporre resistenza, lei era davvero diversa, da chiunque avesse incontrato.
 
"Non hai sentito cosa ti hanno detto di me?! Non ti hanno detto quanto io sia malvagio, mostruoso, senza pietà?! Potrei ucciderti se volessi."
 
La ragazza gli mise le braccia intorno al collo, e lo strinse in un abbraccio.
Il suo respiro era caldo, e scaldava la sua pelle, gelida, da sempre.
Le braccia di Loki erano sospese a mezz'aria, immobilizzate per la sorpresa di quel gesto. Chi mai l'aveva abbracciato, se non sua madre?
 
"Mi hanno detto questo, sì. E, onestamente, non mi importa".
 
"Perché lo stai facendo?"
 
Domandò Loki, con un filo di voce ed il cuore che batteva ad un ritmo più che frenetico.
Pleione prese a parlargli vicino all'orecchio, sussurrando appena.
 
"La via d’uscita non la vedo più, mi dicevo. Ti devi arrendere di nuovo alle necessità che la vita ti chiede. Non sarai mai libera da questa maledetta non vita, che ti appartiene più di quanto pensi. La felicità sai come trovarla, ma non la vuoi, è troppo scomoda, troppo facile. La vedi come un ostacolo, come un desiderio, ma anche come un accanimento verso te stessa. Hai perso la fame, la fiducia, la gioia, la vivacità, la voglia di lottare per ottenere qualcosa, mi dicevo. Ti sembra tutto più facile se tutto lasci andare. Guardavo la barche sul molo di legno di Montauk, lasciate lì a marcire, e pensavo di sentirmi un po’ come loro: avrebbero voluto solcare il mare, fare ciò per cui erano state progettate. E mi sentivo così, progettata per la vita, eppure murata viva nell'apatia di qualcosa che avrei voluto non mi appartenesse.
Poi nessuno mai vorrà capirti, dicevo. Perché nessuno mai vuole cercare di risolvere i problemi degli altri, nessuno mai vuole avventurarsi in un dolore che non è suo, per paura di sporcarsi con la vita degli altri, coi loro errori, con le loro lacrime, con le loro grida di aiuto che nessuno sente, con le loro ferite che sgorgano la cattiveria di un mondo che non li aiuta. C’è chi nasce sotto una buona stella, vive di sorrisi, di fortune, di felicità. C’è chi sotto quella stella potrebbe esserci anche nato, ma nel suo cielo non la vedrà mai. Quella stella l'ho vista questa mattina, Loki. E tu le eri vicino, molto vicino."
 
Gli occhi di Loki persero la loro aria austera e si inumidirono. La strinse a sé, lentamente, come se avesse ritrovato un tesoro prezioso dopo anni di ricerche, dure, stancanti. Le mise una mano tra i capelli, respirandone il profumo.
Rimasero così, fermi come in una fotografia, per qualche istante, dall'ineguagliabile dolcezza.
Poi Pleione si scansò dal petto dell'uomo, con delicatezza. Intrecciò le dita a quelle della mano di Loki, immobilizzato per l'improvvisa intimità.
 
"Non ti voglio ferire. Nessuno lo farà. Te lo prometto, non qui."
 
I loro capelli sciamavano nel vento, i loro occhi si rifugiavano gli uni negli altri, in cerca di qualcosa che gli mancava. Erano di nuovo all'interno di quella bolla, dentro la quale vi era spazio solo per due. Loki era ammutolito, non sapeva cosa rispondere a tanta umanità. Aveva un unico desiderio, quello che quell'istante potesse non avere fine. Così lontano dalla realtà che fino ad allora aveva conosciuto, così lontano dal suo modo di essere.
Pleione sorrise. E Loki capì, finalmente qualcosa di più sulle midgardiane e il loro saperti rapire e guarire l'anima.
Si avvicinarono lentamente, di nuovo, l'un l'altra. Sentivano i loro corpi come attraversati da mille scariche elettriche. I loro visi erano vicini, ed ora entrambe si fissavano negli occhi.
 
"Non so se basterà prendere la tua mano, per riporre via il dolore."
 
"Loki, anche il male ha una sua data limite"
 
Serrarono gli occhi e si lasciarono trasportare da un bacio. Fu pieno di parole non dette, di speranze ormai messe a tacere, di dolore, di tristezza, di frustrazione. Ma ora, queste non importavano più. Le loro lingue si parlavano in modo differente, in una nuova lingua, che entrambi avevano messo a tacere per troppo.
Loki aveva compreso cosa fosse l'amore, cosa fosse la vita.
Pleione aveva ricordato cosa trasmettesse un bacio, cosa fosse la vita.








Note: Ciao stelline! Spero tanto che vi piaccia questo capitolo, ci ho messo tanto a completarlo e a renderlo il più 'realistico' possibile. Voglio assolutamente sapere cosa ve ne è parso! Un bacione, grazie di cuore per le vostre recensioni e per aver letto. Comunque vi lascio un piccolo regalino, ovvero la foto della ragazza che mi ha ispirato per il personaggio di Pleione. 
http://i49.tinypic.com/kb6m3s.jpg 
Immaginatela con i capelli più chiari, ed eccola lì ;)
   
 
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