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Autore: londra555    09/05/2012    9 recensioni
Quando iniziò l'ultimo anno scolastico a Hogwarts, tutti pensarono che, dopo quello che era successo l'anno prima, sarebbe stato un normale anno all'insegna del rispetto delle regole e della tranquillità! Non sapevano quanto si sbagliavano.
Seguito di "Santana Lopez e lo specchio magico". AU.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le avventure di Santana Lopez'
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Siamo arrivati alla fine! Un abbraccio e un enorme ringraziamento a tutti! Alla prossima!
 
 
10.
 
-Kurt, vai a riposare! Sei qui da tre giorni! Non l’aiuti se svieni per la stanchezza!
-Ti ho detto che sto bene Quinn! Non voglio muovermi da qui finché non riprende conoscenza!
-Sei distrutto, Kurt! Hai bisogno di riposo! Hai sentito cos’hanno detto, non sanno quando si risveglierà, rimango io con lei adesso, vai a riposare almeno un paio d’ore. Se ci sono miglioramenti ti prometto che sarai il primo a saperlo.
Santana mosse leggermente la testa infastidita da quella discussione. Cosa ci facevano Kurt e Quinn nel suo dormitorio? Ma soprattutto perché sentiva il suo corpo come una poltiglia di dolore pulsante? Aprì gli occhi a fatica e si voltò per guardare i suoi amici che stavano a un metro dal suo letto ma non le prestavano attenzione. Allora provò a sollevarsi un poco con scarsi risultati. Mosse il braccio trovandolo completamente fasciato. Corrugò la fronte pensando che quella situazione era abbastanza strana. Mosse di nuovo la testa per guardare Kurt e si preoccupò quando mise a fuoco le occhiaie marcate che cerchiavano gli occhi arrossati del suo migliore amico.
-Kurt vai a riposare hai un aspetto che fa spavento – sussurrò alla fine domandandosi perché la sua voce suonasse tanto debole.
Il ragazzo si voltò di scatto fulminandola con lo sguardo.
-Ho già detto di no, San! Non ho intenzione di muovermi finché non… - la frase rimase a metà mentre realizzava che Santana aveva aperto gli occhi e stava parlando.
Kurt guardò Quinn che aveva lacrime agli occhi per il sollievo e l’abbracciò con forza. Santana corrugò la fronte sempre più confusa.
-Cosa diavolo ci fate nel mio dormitorio? – domandò alla fine facendo staccare i due amici.
-Santana! Sei in infermeria! – Kurt le si avvicinò piano insicuro su come comportarsi, aveva voglia di saltarle addosso e stringerla ma l’espressione della ragazza che denotava non solo confusione ma anche sofferenza lo trattenne.
-Infermeria? – domandò Santana guardandosi intorno e accorgendosi che effettivamente quello non era certo il suo dormitorio – Sono caduta dalla scopa durante un allenamento?
Kurt e Quinn si guardarono in volto indecisi su cosa dirle. Santana spalancò la bocca preoccupata.
-No! Sono caduta durante la partita con Grifondoro? Non dirmi che quel mezzo goblin del tuo ragazzo ha vinto la partita! – esclamò Santana.
-San, non hai avuto un incidente giocando a quidditch – iniziò Quinn – Forse dovremmo chiamare qualcuno perché controlli come stai…
-Aspetta un momento. Se sono in infermeria… perché ci siete solo voi e non Brittany? – Santana era sempre più confusa e, l’ennesimo sguardo che si scambiarono i suoi amici la fece rabbrividire – Cos’è successo?
-Non ricordi niente? – chiese piano Kurt.
Santana chiuse gli occhi e appoggiò la testa al cuscino cercando di ripercorrere quello che ricordava.
-Ricordo il viaggio in treno per arrivare qui. Il banchetto di benvenuto. Quinn che mi mostrava la camera delle necessità. Il professore di difesa contro le arti oscure e la sua lezione con il patronus – Santana manteneva gli occhi chiusi ma improvvisamente qualcosa le fece aggrottare le sopraciglia – Ricordo Rachel che mi ha dato qualcosa. E poi stavo andando da Brittany e ho incontrato Sam. Lui… lui ha fatto qualcosa con l’oggetto che mi ha dato Rachel. Ma erano strani. Era come se non fossero loro.
-Ricordi l’oggetto? – chiese Quinn.
Santana tornò a concentrarsi. Era qualcosa di piccolo.
-Un medaglione. L’ho messo al collo ma poi Sam ha fatto qualcosa e non ricordo niente sino alla mattina dopo.
-Stava attivando l’incantesimo e no, non era Sam. – disse a voce bassa Kurt – Cos’è successo la mattina dopo?
-Io ero in sala comune, mi ricordo che non mi sentivo bene. C’era qualcosa di strano. Poi sono andata in sala grande, vi ho visto al tavolo di Corvonero ma … aspetta, non sono venuta verso da voi! E poi Brittany si è avvicinata a me e io…
Santana aprì gli occhi come piatti mentre quello che era successo le tornava alla mente con chiarezza disarmante.
-No, ditemi che non le ho detto quelle cose davvero! – esclamò quasi al bordo delle lacrime.
Ma lo sguardo di Quinn e Kurt non lasciava dubbi. Santana chiuse gli occhi di nuovo e tutti i ricordi la colpirono forza. Si sollevò di scatto dal letto e dovette lottare per evitare di svenire di nuovo.
-La pietra! Dov’è la pietra?
-Non lo sappiamo. In un posto sicuro immagino. – rispose in fretta Quinn.
-E la professoressa Holiday? – insistette Santana.
-Azkaban. Ed è un miracolo che sia sopravvissuta al tuo attacco.
Santana si passò una mano tra i capelli.
-E Brittany? Dio io l’ho colpita con …
-Sta bene. L’hanno tenuta mezza giornata in infermeria, ha ancora il braccio fasciato ma non è niente di grave – disse rapidamente Quinn.
-Ma non è qui! Mi odia! Ho rovinato tutto! Come posso averle fatto quelle cose? Dovrei essere io ad Azkaban! Ho cercato di prendere la pietra e vi ho minacciato e ho … oddio il mio patronus!
-Santana, non sei stata tu a fare quelle cose! Eri sotto l’effetto di una maledizione molto potente! Non si spiegano nemmeno come sia stato possibile che tu sia riuscita a liberartene alla fine! Nessuno di noi ce l’ha con te! – esclamò Kurt.
-E allora perché Brittany non è qui?
-Perché quello che la Holiday ti ha fatto fare era pericoloso e ha delle conseguenze… - iniziò piano Quinn – E Brittany si sente in colpa perché pensa che non sia stata in grado di proteggerti. Pensa di aver perso un sacco di tempo e che, alla fine, non è riuscita a fare niente di buono per te. Pensa di non meritarti.
Santana spalancò la bocca incredula. Quello era decisamente un incubo. Doveva vederla, doveva parlare con Brittany. Provò a sollevarsi ma si ritrovò le braccia di Kurt che la sorreggevano prima di cadere al suolo.
-San, sei troppo debole! Dove stai andando?
-Devo vederla! – poi un pensiero le attraversò la mente – Avete detto che quello che ho fatto ha conseguenze? Di cosa state parlando?
Quinn guardò Kurt che abbassò lo sguardo.
-Non ti sei chiesta perché non è stata la Holiday stessa a cercare di prendere la pietra? Perché aveva bisogno di te?
Santana provò a concentrarsi.
-Ha detto che non poteva evocare il suo patronus, ma questo cosa centra? – chiese preoccupata Santana.
-Questa è la conseguenza di quello che hai fatto. Lei non può più evocarlo perché ha abusato della pozione che lo trasformava – spiegò piano Quinn.
-Quindi nemmeno io posso più evocarlo?
-Non lo sappiamo con certezza. Ma non voglio mentirti, è probabile che tu non possa più farlo.
Santana si lasciò cadere pesantemente sul letto.
-Kurt, passami la mia bacchetta – disse a voce bassa.
Il ragazzo deglutì preoccupato.
-Sei sicura? Sei ancora debole dovresti riposarti prima. Potresti non riuscire anche per la stanchezza.
-Kurt, la bacchetta.
Il ragazzo prese l’oggetto che riposava vicino al letto di Santana. Lo strinse tra le mani. Era una bellissima bacchetta d’ebano africano e con un nucleo di corda di cuore di drago, una delle poche a Hogwarts che non era stata fatta da Olivander. Santana ne andava particolarmente fiera e anche lui visto che anche la sua era fatta con il legno dello stesso albero, ma aveva un nucleo di crine di unicorno. Kurt sospirò mentre la porgeva alla sua proprietaria e aspettava pazientemente vicino a Quinn.
Santana respirava pesantemente mentre cercava di calmare il battito irregolare del suo cuore. Chiuse gli occhi per concentrarsi dopo essersi faticosamente messa a sedere sul bordo del letto.
-San, se non te la senti è meglio aspettare – sussurrò Quinn.
Ma non poteva aspettare. Doveva saperlo. Si concentrò e pensò a Brittany. Pensò alla prima volta che le loro mani si erano sfiorate, in una notte di luna piena, mentre la luce della luna illuminava la superficie dello specchio.
-Expecto patronum
Quello che accadde dopo li lasciò tutti a bocca aperta.
-Questo non è possibile! – esclamò Quinn alla fine.
-Non può essere vero! – aggiunse Kurt.
Santana mise via la bacchetta e si alzò a fatica dal letto. Prese la tunica dalla sedia e iniziò a cercare di metterla.
-Cosa stai facendo? – chiese Kurt.
-Devo andare da lei – spiegò solo Santana.
-Ma non puoi muoverti! Sei stata incosciente per tre giorni! Rimettiti a letto! – insistette il ragazzo.
-Ti prego Kurt. Aiutami.
Santana e Kurt si guardarono negli occhi per un secondo. Poi il ragazzo sospirò afferrando la tunica e aiutandola a indossarla.
-Cerchiamo di non farci vedere dall’infermiera Pillsbury.      
 
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Brittany si trovava seduta con la schiena appoggiata al tronco del solito albero dove, spesso, aveva passato i pomeriggi con i suoi amici. Ma adesso era li da sola. Come sempre negli ultimi tre giorni. Era vero che i suoi amici si davano il cambio per stare con lei il più possibile e provare a parlarle. Ma, per lei, quello che le dicevano erano solo parole vuote.
Tutti le dicevano la stessa cosa. Non era colpa sua.
Ma lei sapeva che non era vero. Lei sapeva che tutto quello che era successo era solo ed esclusivamente colpa sua.
Si asciugò una lacrima che le era sfuggita e portò le ginocchia al petto abbracciandole. Fissò lo sguardo sulla superficie stranamente calma del lago e sospirò.
Quando, l’anno prima, Santana aveva rischiato tutto pur di salvarla dallo specchio lei si era ripromessa che mai avrebbe permesso che qualcosa di male potesse succederle.
E doveva ammettere che non era riuscita a difenderla. Che non era stata in grado di farlo. E adesso lei era in un letto nell’infermeria da tre giorni, senza aver ripreso conoscenza da quella notte nei sotterranei.
Brittany strinse il pugno con tanta forza da farsi male. Non sarebbe dovuta arrivare a quel punto. Era compito suo proteggerla. Ed aveva avuto la possibilità di farlo più e più volte. Se solo le avesse strappato via quel medaglione quando l’aveva avuto tra le mani. O se solo non avesse perso troppo tempo. Se solo l’avesse fermata quando l’aveva trovata nella stanza delle necessità invece di farsi trascinare via da Kurt. Scosse la testa. Non era stata in grado di difenderla. Non c’era altro modo per definire quello che era successo in questi mesi. E Santana aveva probabilmente perso il suo patronus.
Per colpa sua. Solo per colpa sua.
Brittany non poteva perdonarsi. Per questo non poteva stare con Santana. Semplicemente non meritava di stare con lei. Sarebbe stato meglio se non fosse mai uscita dallo specchio.
Un lieve fruscio alle sue spalle la fece sobbalzare ma non si voltò. Non aveva voglia di vedere nessuno. Non c’era niente che le potessero dire che le avrebbe fatto cambiare idea.
-Posso sedermi con te?
Brittany sollevò la testa di scatto e si voltò in direzione della voce. Spalancò la bocca per lo stupore e non trattenne le lacrime di sollievo. Almeno era viva e si era svegliata. Sentì l’istinto di alzarsi e stringerla ma non poteva farlo. Non quando l’aveva lasciata in balia della sua sorte e di quell’incantesimo così a lungo. Non meritava di sentirla di nuovo sua.
Santana si sedette piano lasciandosi scivolare lungo il tronco dell’albero. Kurt l’aveva accompagnata sin li ma, quando aveva visto Brittany sola ed in lacrime aveva deciso che era meglio fare gli ultimi metri che la separavano da quella ragazza da sola. Anche se non era stata una così buona idea visto che stava disperatamente lottando per non svenire di nuovo. Finalmente raggiunse il suolo e si lasciò sfuggire un piccolo sospiro di sollievo. Voltò la testa per guardare Brittany che invece teneva lo sguardo acquoso dritto davanti a se.
-Mi dispiace, Brit. Ricordo ogni singola parola che ti ho detto in questi mesi. Ricordo ogni singolo gesto. E mi sento così male per quello che ti ho fatto! Mi sento così male al pensiero di averti ferita e di averti lasciata sola e…
Brittany spalancò la bocca e si voltò per guardare Santana che continuava a scusarsi.
-Tu mi chiedi scusa? – la fermò scuotendo la testa prima che potesse terminare la frase – Tu chiedi scusa a me che non ho saputo proteggerti?
-Senza di te avrei consegnato la pietra alla Holiday – sussurrò semplicemente Santana.
-No! Io non sono stata in grado di fare niente! Anche quando ne avevo la possibilità! Tu sei riuscita a liberarti da sola ed a difenderci tutti.
Santana scosse la testa sorridendo.
-Se non ci fossi stata tu non l’avrei potuto fare. Niente di quello che è successo è colpa tua!
Brittany si lasciò sfuggire una risata amara.
-Si me lo ripetono tutti da tre giorni! Ma io so che non è così! Non saresti arrivata a quel punto se fossi intervenuta prima e con più coraggio. Non avresti perso il tuo patronus se ti avessi fermata subito.
-L’incantesimo che mi controllava non l’ho rotto io. L’hai fatto tu quando stavi davanti a me immobile e disarmata nonostante gli incantesimi che ti ho lanciato contro. L’hai rotto tu quando mi hai guardata negli occhi ed è bastato quello per fare in modo che la me stessa imprigionata potesse uscire fuori.
-Non ho fatto niente! – quasi urlò Brittany – Non ho fatto niente e adesso tu hai perso il tuo patronus. Ed è tutta colpa mia!
-E se ci fosse un modo per dimostrarti che quello che ti dico è vero? – domandò a bruciapelo Santana.
-Non puoi farlo. Come sarebbe possibile?
Santana sorrise.
-Prendi la tua bacchetta – sussurrò.
Brittany fece una smorfia ma fece quello che le veniva detto.
-Adesso chiudi gli occhi. Voglio che ti concentri. Voglio vedere il tuo patronus.
Brittany corrugò la fronte titubante.
-Non voglio! Non è giusto che io possa farlo.
-Ti prego Brit.
Dalla bacchetta della ragazza prese forma uno splendido unicorno e Santana sorrise.
-Tieni gli occhi chiusi, Brit – le sussurrò avvicinandosi appena al suo orecchio e notando immediatamente il brivido che le aveva increspato la pelle a quella vicinanza – Adesso dimmi. Qual è il ricordo che ti permette di invocarlo?
Brittany, per la prima volta da quando Santana si era seduta al suo fianco, mostrò un piccolo sorriso felice.
-L’anno scorso. La prima volta che ho sfiorato la tua mano. Alla luce della luna piena.
-Io penso alla stessa cosa – sorrise Santana sfiorandole il collo con le labbra – Expecto patronum.
Quando Brittany sentì che Santana aveva pronunciato l’incantesimo aprì gli occhi stupita incontrando i profondi occhi scuri dell’altra a pochi centimetri dai suoi. Vide che Santana sorrideva e si voltò per trovare un secondo patronus vicino al suo.
-Questo non è possibile! – disse a bocca aperta mentre si accorgeva che, effettivamente, Santana era in grado di invocare il suo patronus anche se non era più un lupo.
-Perché non è possibile? – sorrise questa allo sguardo colmo di incredulità della ragazza al suo fianco.
-Quello è un unicorno! Come il mio! E non è possibile!
-Ti amo Brit. E tu non sei solo il mio ricordo felice, sei tu il mio patronus. Senza di te non ce l’avrei mai fatta a rompere l’incantesimo.
Brittany riportò la sua attenzione in quegli occhi scuri mentre lentamente i due unicorni sparivano. Vide la mano di Santana che si posava sul suo volto per asciugare un paio di lacrime e sorrise. Poi chiuse gli occhi e posò le sue labbra su quelle di Santana. Sentendo finalmente come tutto ritornava al suo posto. Lei era di nuovo li, tra le sue braccia e questa volta per sempre.
 
fine     
  
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