Ringraziamenti
alla sis/alpha Madda
che, come al solito, si presta a beta-readeare.
Saluti anche a mamma Samantha/Narcissa e il solito salutino mignon alla
sis Clo. *kiss*
Questa fic è
dedicata a Bonzy,
il mitico gatto pecora di Clo, da cui ho preso spunto per il gatto della
fic.
Bonzy, ci manchi…! Anche se mi avevi preso in odio e non mi cagavi
di striscio, vabbè… >_>
Disclaimers: I personaggi appartengono alla loro mammina Rowling.
Bonzy
Il freddo pungente
di novembre entrava nelle ossa nonostante i vestiti. Si avvicinavano le
vacanze natalizie e il parco di Hogwarts era già imbiancato da
parecchi centimetri di candida neve.
Harry si strinse nel mantello, i piedi affondavano nel manto bianco con
un delicato fruscio.
Aveva promesso ad Hermione di andare da Hagrid a chiedere informazioni
su un Pogrebin, animale che doveva descrivere nel suo chilometrico compito
di Difesa contro le Arti Oscure.
Lei e Ron avevano programmato un'uscita romantica ad Hogsmeade, così
lui era rimasto al castello per fare un favore alla compagna.
Certo, quando le aveva promesso il suo aiuto non sapeva che venerdì
avrebbe nevicato tutta la notte e che il sabato la scuola si sarebbe svegliata
circondata dal bianco.
La capanna del gigante era lì, ad una ventina di metri, un rassicurante
fumo usciva dal comignolo -fuoco…caldo…- e si
affrettò a raggiungerla.
Un miagolio lo fece bloccare a metà strada.
Rimase fermo ad ascoltare, in attesa del richiamo, ma il suono non si
ripeté.
Scosse la testa, pensando di esserselo immaginato -quale gatto affronterebbe
il gelo pungente di quel pomeriggio per passeggiare al limitare della
foresta proibita?-.
La figura di un animale si mosse poco lontano, facendo capolino da dietro
un albero.
Un gatto. Un gatto beige lo fissava, la folta coda elegantemente rialzata
e le orecchie appuntite ritte.
"… uhm… ciao…" mormorò Harry, sentendosi
subito ridicolo. Ora si metteva anche a parlare con i gatti sconosciuti.
Sicuramente l'avrebbe fatto scappare, se continuava così.
Il felino non si mosse, i suoi occhi chiari -da lontano non riusciva a
distinguerne il colore- sembravano scrutargli dentro l'anima.
"Beh… non fa un po' freddo per una passeggiatina?" mosse
qualche passo verso la creatura, calcolando movimenti, cercando di non
spaventarla.
Si fermò a meno di un metro dal gatto e si sedette sui talloni,
paziente, lasciandosi studiare da quello sguardo magnetico.
Era un bel gatto, dal folto pelo chiaro, leggermente striato sul musino,
con ciuffi più scuri sulla coda folta e all'apparenza sofficissima.
Non aveva il collare. Strano, da quello che ne sapeva, tutti i gatti erano
obbligati a portarlo, perfino Grattastinchi aveva un nastrino al collo.
Eppure sembrava un gatto di razza, e i gatti di razza normalmente appartenevano
ai Serpeverde, che erano i primi a mettere loro un collarino elegante
con una preziosa medaglietta di riconoscimento.
L'animale si mosse, incerto, guardingo, e raggiunse quell'umano che lo
aveva salutato.
Harry allungò la mano e gliela lasciò annusare, e la sua
pazienza fu ripagata da morbido pelo che si strofinava contro il palmo.
"… come sei simpatico…" sussurrò accarezzandogli
il capo, amorevolmente.
"Starei qui con te…" annunciò qualche istante dopo,
alzandosi. Gli occhi chiari lo fissarono misteriosi.
"Ma devo proprio andare, micino…"
Il gatto miagolò una sola volta, per attirare l'attenzione del
moretto, che si stava allontanando alla volta della capanna.
Questi alzò la mano in un gesto di saluto e non si voltò,
lasciando il felino a fissare il punto doveva l'aveva visto sparire. Una
macchia beige sul manto nevoso.
Harry si strofinò
le mani con forza, cercando di riscaldarle, mentre attendeva che Hagrid
venisse ad aprirgli.
"Harry! Su, entra!" esclamò il gigante, invitandolo nella
sua casupola. Era piccolina, considerando anche le dimensioni del Guardiacaccia,
però era calda ed accogliente, ed il grifone si sentiva a casa,
su quella sedia grande e l'immancabile tazzona spaiata fra le mani.
"Harry, fa freddo fuori, come mai sei qui?" domandò Hagrid,
sedendosi al tavolo.
"Oh… Hermione voleva che ti facessi qualche domanda sui Pogrebin.
Sai… le interessa per una ricerca…"
"La brillante Hermione… mi piacerebbe aiutarla!"
"Grazie Hagrid!" il ragazzo sorrise all'amico, e sorseggiò
la bevanda calda con estremo piacere, era una manna durante l'inverno.
"Hagrid… posso farti una domanda, prima di passare ai Pogrebin?"
"Ma certo, Harry!" Hagrid era sempre disponibile con loro tre,
era proprio simpatico.
"Tu sai di chi è un gatto beige senza collare? L'ho incontrato
qui fuori…"
Il gigante si grattò la barba, pensieroso.
"Parli di Bonzy?"
Harry alzò lo sguardo dal tazzone.
"Si chiama Bonzy?"
"No, il nome ce l'ho dato io. È da qualche anno che gira qui
attorno."
"Quindi non sai chi sia il padrone? Non dovrebbe tenere il suo gatto
senza collare…"
"Non credo c'abbia il padrone. Non l'ho mai visto con uno studente,
ed è solitario."
Il moretto fissò il thè che ondeggiava nella tazza.
"Come possono esserci randagi ad Hogwarts, Hagrid?" la sua voce
era triste, lui adorava gli animali, soprattutto i gatti, e soffriva quando
ne vedeva uno abbandonato a sé stesso -come era stato anche lui,
del resto-.
"Voi c'avete tanti gatti, Harry. E i gatti vanno in amore… a
volte ho trovato delle cucciolate nella foresta. Le gattine vanno lì
a partorire i loro piccolini."
Harry fece un profondo respiro, gli occhi lucidi dietro le lenti degli
occhiali.
"… quindi… quel gatto non ha padrone, secondo te?"
Il gigante annuì con un cenno del capo.
"Ormai è grande, non vorrà un padrone, Harry."
spiegò, intuendo i pensieri del giovane. "I gatti sono indipendenti,
e Bonzy non si è mai lasciato avvicinare da me. Nemmeno se ci offrivo
da mangiare. Quel monello…"
"… prima l'ho accarezzato…" mormorò il grifone,
poggiando la tazza vuota sul piattino.
Sul volto dell'amico si dipinse la meraviglia.
"Davvero?"
"Sì… e sembrava volesse venire con me…" sospirò.
Hagrid sorrise bonariamente.
"Allora… parlami dei Pogrebin!" esclamò cambiando
discorso, estraendo piuma e pergamena dalle tasche.
Nevicava ancora, aveva
ripreso mentre era da Hagrid, evidentemente.
Si strinse nel mantello, rabbrividendo. Dopo essere stato mezzora al calduccio
della capanna, il freddo all'esterno lo stava congelando.
Istintivamente buttò l'occhio al punto in cui aveva lasciato Bonzy,
più per istinto che per reale voglia. Non si aspettava di rivederlo.
E invece era lì, fermo ad osservarlo, come se l'avesse atteso.
Si avvicinò, senza compiere movimenti bruschi, e gli offrì
ancora la mano.
Qualche istante dopo stava accarezzando il morbido pelo umido della schiena.
Rabbrividì. Si stava facendo tardi, e la temperatura si faceva
sempre più rigida.
"Senti… perché non vieni con me?" Ancora una volta
si diede dello stupido, stava parlando con un gatto.
E poi cosa avrebbe fatto? Avrebbe preteso pure una risposta?
Gli occhi chiari che riflettevano il riverbero della neve, lo fissavano
enigmatici.
"Beh, voglio dire… in camera con me… Lì fa caldo,
e c'è un letto comodo…" si grattò la testa, imbarazzato.
Stava spiegando ad un gatto il perché doveva seguirlo.
Il felino lo fissava con quegli occhi stupendi, e sembrava sondarlo ancora
una volta.
Allungò le braccia, invitandolo, e attese pazientemente la sua
reazione.
Bonzy lo studiò per un istante, poi coprì la leggera
distanza che li separava e si lasciò docilmente prendere in braccio.
Harry se lo portò al petto e, con quella palla di pelo nascosta
sotto al mantello, rientrò al castello, rassicurato da quel tepore
al cuore e dalle fusa leggere dell'animale.
*****
Non era sceso a mangiare,
aveva preferito rimanere in camera con il gatto. Doveva essere spaesato,
per la prima volta al chiuso, e non voleva lasciarlo solo.
Ora lo osservava giocare con un topolino che aveva creato trasfigurando
una carta di caramella.
Si vedeva che era un gatto non abituato ai vizi e agli agi, perché
rincorreva il roditore come se ne andasse della sua vita, e immancabilmente
gli sfuggiva da sotto gli artigli.
Sembrava Malfoy con il boccino.
Harry sorrise, intristendosi subito.
…
Malfoy…
Non l'aveva visto per tutto il pomeriggio -probabilmente era andato al
villaggio con la sua ragazza, la Parkinson-, e non aveva potuto osservarlo
durante la cena.
Ma forse era meglio così.
E poi… ora aveva Bonzy, no?
Avrebbe riversato su quel povero orfano tutto il so amore, e presto avrebbe
dimenticato il gelido Principe dei Serpeverde. O almeno, se lo augurava.
"Dovrei darti un nome, sai…?" esclamò pensieroso.
Il gatto si fermò -e il topo gli sgusciò per l'ennesima
volta dalla zampa- per fissarlo.
"A volte sembra che tu mi capisca… è assurdo, lo so…"
Quegli occhi sembravano seri ed attenti, e davano l'idea di voler parlare.
Sembrava davvero che capisse quello che gli diceva.
"Vieni qui…" e picchiettò di fianco a sé.
Il felino fu sul letto con un elegante balzo e si accucciò accanto
ad Harry, lo sguardo pieno d'aspettativa.
E il ragazzo poté notare bene quegli occhi magnetici che lo avevano
come stregato poche ore prima. Erano…
"… grigi…?" balbettò incredulo.
Li osservò attentamente. Sì, erano grigi, di un bel grigio
ghiaccio con piccole pagliuzze argento.
"Hai i suoi stessi occhi…" mormorò triste. Aveva
trovato un nuovo amico a cui donare il suo amore, e questo aveva gli occhi
uguali a quelli di Malfoy, le sfighe capitavano tutte a lui! Era praticamente
impossibile trovare qualcuno con quel colore così particolare,
e lui aveva trovato probabilmente l'unico gatto sulla faccia della terra
con lo sguardo di ghiaccio alla Malfoy…
"Sei chiamassi come lui poi tutti capirebbero…"
Il felino inclinò la testolina, interrogativamente.
"… vieni qui…" sospirò, prendendolo in braccio.
Si sistemò sotto le coperte, con l'animale sul ventre, le dita
correvano pigre sulla schiena lisciando il pelo, provocandogli le fusa.
Le sentiva, come delle vibrazioni che si spandevano sul suo torace e si
propagavano lungo tutto i corpo. Era piacevole, piacevolissimo avere un
gatto fuseggiante sul petto.
"Sai… tu mi ricordi una persona…" mormorò,
distratto, la mente lontana, persa in chissà quali pensieri.
"Magari lo conosci… se l'hai visto una volta, di certo non puoi
dimenticartene…"
Il gatto aveva smesso di fare le fusa, stava fermo, e Harry poté
percepire la cassa toracica che si gonfiava contro il suo ventre, e le
pulsazioni del piccolo cuore erano così forti…
"È un ragazzo alto e magro, con dei capelli chiarissimi, come
il tuo pelo…"
Gli grattò l'attaccatura di un orecchio, e l'animale chiuse gli
occhi, seguendo il movimento con il capo, come se provasse estremo piacere.
"Si chiama Draco…"
Gli occhi grigi si aprirono di scatto, e la testolina si alzò dal
comodo guanciale fatto di muscoli.
Il suo sguardo magnetico incontrò due malinconiche polle verdi.
"È il capo indiscusso dei Serpeverde e…" si bloccò,
pensieroso, "tu sai chi sono i Serpeverde, vero?"
Il felino sembrò annuire o, per lo meno, Harry credette di averlo
visto annuire, quindi proseguì.
"È borioso, egocentrico, viziato, stronzo, gelido…"
elencò, "potrei andare avanti per ore…" sorrise.
Un sorriso intenerito, che poco aveva a che fare con la lista di aggettivi
che aveva appena sciorinato.
"… però… è anche indisponente e non si fa
mettere i piedi in testa da nessuno… e poi, quando arriccia le labbra
in quella smorfia imbronciata…" il tono divenne sognante, "…
beh… è adorabile!"
Bonzy si mosse, le zampine premettero delicate sul ventre del giovane.
"Che c'è?"
Sembrava che il gatto fosse a disagio, che non apprezzare più quel
giaciglio.
"I gatti sono animali permalosi…" si ripeté
mentalmente il grifone, cercando una spiegazione al comportamento strano
della palla di pelo.
"Scusa… dovevo sceglierti un nome, e sono finito a parlare di
Draco…" abbozzò un sorriso malinconico. Gli faceva uno
strano effetto pronunciare il nome di Malfoy ad alta voce, anche se dietro
la sicurezza delle tende del suo baldacchino e in presenza di un gatto
trovatello che aveva adottato da poche ore.
"È che non posso farci nulla…" sospirò.
"Tu sei mai stato innamorato?" domandò il moretto, dopo
qualche minuto di rigoroso silenzio.
Il felino mosse il capo, incuriosito.
"Voglio dire… di qualche bella gattina della scuola…"
Si scoprì ad attendere una risposta. E si insultò per l'ennesima
volta in quel giorno.
"Scusami… ora pretendo pure che tu mi risponda…" si
schernì scuotendo la testa.
"Beh… se ti è capitato, conosci la sensazione… pensi
sempre a lei, parleresti di lei per ore… e la vorresti tutta per
te…" il suo sguardo carico di tristezza e rassegnazione vagò
sulle pieghe delle tende.
"Io sono innamorato, sai?" incontrò gli occhi grigi,
con quelle pupille allungate, lo fissavano attenti, come in attesa della
confessione che stava per fare.
Era un gatto intelligente, se capiva i suoi discorsi.
"… della persona che più mi disprezza…" sospirò
mesto, come se si fosse aggiunto un altro peso a gravare su quelle spalle
all'apparenza forti.
"Quando ci incrociamo in giro, lui non fa altro che insultarmi, provocarmi,
riversarmi addosso il suo veleno…"
Il gatto miagolò piano, ed Harry sorrise.
"Grazie per la comprensione." Era strano, gli sembrava di poterlo
capire, di saper decifrare i suoi movimenti e i suoi miagolii. Non era
una cosa normale -ma tanto lui parlava già coi serpenti…-,
ma era bello. Non era come avere un amico con cui confidarsi -anche perché
non ne aveva realmente bisogno, nella sua vita c'erano già Ron,
Hermione, Sirius e Remus…-, però con lui poteva parlare liberamente
anche di cose più "personali" con cui faticava a confrontarsi
davanti alle persone che gli volevano bene. Era sicuro che Bonzy
avrebbe sempre ascoltato pazientemente, lasciandolo sfogare, senza intervenire,
offrendogli la sua silenziosa presenza.
"Sai… mi piacerebbe poter diventare almeno suo amico… poter
studiare assieme in biblioteca… passare un pomeriggio sulla sponda
del lago, o sfidarci a Quidditch…" un dolce sorriso gli increspò
le labbra, il solo pensare a quante belle cose avrebbe potuto fare con
Draco lo faceva sentire bene.
"Però lui mi odia…" concluse mesto, "Lui mi
odia… e io lo amo."
Il gatto alzò il muso di scatto, i grandi occhi grigi… stupiti?
"Scusami… ti ho spaventato?" mormorò comprensivo,
passandogli la punta del dito sul nasino, "Eppure è così…
il grande Harry Potter innamorato del figlio di un Mangiamorte… assurdo,
vero?"
sospirò, le dita che si muovevano lente e delicate sulla schiena
sinuosa del felino.
"È meglio che non ci pensi…" concluse, "Non
ci devo pensare più…" Sembrava volersi convincere, ma
era evidente che non ci sarebbe riuscito, e lo sapeva benissimo.
"Ora ho te!" esclamò gioviale, il tono risultò
un po' falsato ma lo pensava davvero. Abbracciò l'animale stringendolo
a sé con affetto.
"Ora ho te…" ripeté, la voce si spezzò, morendo
in un respiro profondo.
Bonzy si alzò e rimase lì, appoggiato al ventre di
Harry, guardandolo fisso negli occhi smeraldo, percependo* le emozioni
contrastanti che agitavano il cuore del giovane grifone.
"Dovrei proprio darti un nome, sai?" mormorò, dopo lunghissimi
minuti di silenzio. "Ma ora non mi viene in mente nulla… e il
nome è una cosa importante…"
Il gatto miagolò, strappando una risatina strozzata al ragazzo.
"Domani chiedo aiuto ad Herm… vedrai che ti troveremo un nome
belissimo!"
Il felino si lasciò cadere con grazia sul ventre del suo padrone,
riprendendosi il suo comodo giaciglio caldo.
Il tempo passò, Harry che elargiva pigre carezze alla schiena del
gatto, risalendo il collo per lasciare dei grattini sul muso, e Bonzy
che faceva le fusa, gli occhi chiusi quasi in estasi.
Il dormitorio si riempì, tutti andavano a letto, seppure alla spicciolata.
Prima Neville e Dean, poi si udì la voce di Seamus imprecare, appena
udibile, contro il baule con cui aveva rischiato di uccidersi, ed infine
Ron.
Ben presto nello stanzone ci fu di nuovo la quiete, interrotta solo dal
russare o dal frusciare delle lenzuola.
Harry si voltò per leggere le ore sulla sveglia magica. Undici
meno dieci*.
Soffocò uno sbadiglio con il palmo della mano.
"È meglio mettersi a dormire…" mormorò rivolgendosi
al gatto, che però non reagì. Dormiva di già.
Lentamente, per non svegliare l'animale con movimenti bruschi, si sistemò
meglio sotto le pesanti coperte, un dolce peso sul ventre. Temendo di
schiacciarlo durante il sonno o di farlo soffocare sotto tutti quegli
strati, lo prese con tutta la delicatezza possibile e lo spostò
al suo fianco, fra il suo corpo e il braccio.
Il felino non sembrò accorgersene. Strano, visto che i gatti erano
animali dal sonno leggero, per quel che ne sapeva.
Gli lasciò una carezza leggera sul musetto, mentre allungava l'altro
braccio per posare gli occhiali sul comodino.
"Dormi bene…" sussurrò, prima di chiudere gli occhi.
Per la prima sera dopo tanto tempo, riuscì a prendere sonno abbastanza
velocemente, senza problemi, libero dai pensieri opprimenti riguardanti
Draco Malfoy.
Scivolò nel sonno senza quasi accorgersene, mentre la mano destra
continuava ad accarezzare la coda voluminosa del suo micio, la
sola presenza di quella palla di pelo riusciva a quietarlo.
La notte fu costellata di bei sogni e in uno, in particolare, lui stava
nel parco, seduto sull'erba smeraldo, la schiena contro un albero, con
la testolina bionda del Principe delle Serpi in grembo. Gli passava le
dita fra i capelli setosi, un gesto semplice ma allo stesso tempo intimo,
e il suo Draco si lasciava sfuggire dei bassissimi gemiti che assomigliavano
tanto alle fusa di un gatto.
Appoggiato al petto del Serpeverde stava Bonzy, musetto sulle zampine
e coda avvolta attorno al corpo, gli splendidi occhi chiusi e un leggero
fuseggiare a testimoniare che non dormiva.
Era un magnifico sogno, e Harry sorrise nel sonno, felice come mai in
vita sua, e il braccio andò a stringere, inconsciamente, il gatto
che dormiva al suo fianco.
*****
Quando Harry uscì
dal dormiveglia si sentiva bene, come all'interno di una bolla piacevole.
Il letto era caldo, e percepiva un rassicurante tepore al suo fianco.
Il suo braccio circondava mollemente qualcosa, ma non si chiese cosa,
il suo cervello si crogiolava ancora in quello stato intermedio pre-risveglio.
Sapeva -cioè, percepiva- che, qualunque cosa stesse stringendo,
era giusto che fosse lì, fra le sue braccia, e questo gli bastava.
E poi rivedeva ancora le immagini di quello splendido sogno in cui stava
con Malfoy, niente e nessuno lo avrebbe potuto strappare al sonno.
Si mosse leggermente, e la stretta si serrò, accarezzò qualcosa
di liscio e vellutato, ma non vi badò.
Quando riprese lucidità doveva essere passato del tempo,
perché ora gli giungevano, distanti, i rumori del mattino, canti
di uccellini e voci lontane di studenti mattinieri.
Accanto a lui ancora quel calore intossicante che lo faceva stare bene.
Le sue labbra formarono un pigro sorriso, non gli era mai capitato di
svegliarsi così bene.
Si crogiolò per qualche secondo in quel torpore, e poi si decise
ad aprire gli occhi.
La luce era soffusa, come piaceva a lui, il sole era lasciato fuori dalle
pesanti tende in velluto, ma riusciva a penetrare da sotto, nello spiraglio
fra il pavimento e il bordo dei tendaggi, creando un effetto soft
magnifico, ideale per risvegliarsi senza traumi.
Sbatté le palpebre, per mettere a fuoco, e si accorse dei movimenti
leggeri accanto a lui, contro di lui. Come il respirare flebile
di una persona.
Un altro movimento, questa volta più accentuato.
E si ritrovò a fissare due meravigliosi occhi grigi.
Che non appartenevano ad un gatto, ma ad un viso dai tratti ben conosciuti.
"Ahhhrghhhh!!" l'urlo avrebbe potuto risvegliare anche Piton
nei sotterranei -ammesso che quel pipistrello del professore di Pozioni
dormisse durante la notte-, senza problemi.
Harry aveva dato prova di avere grande potenza vocale, anche se ci aveva
messo un accento stridulo poco virile.
Allungò il braccio e tastò forsennatamente alla ricerca
degli occhiali, lo sguardo fisso su quella che riteneva una allucinazione
fin troppo realistica.
Quando anche le lenti gli riproposero il volto di Draco Malfoy, optò
per darsi un forte pizzicotto alla spalla sinistra -l'altro braccio era
ancora bloccato da quel dolce peso-. Non ottenne grandi risultati,
ma in compenso urlò per il dolore che si era auto inflitto.
L'oggetto dei suoi sogni era lì, in carne ed ossa, fra le sue braccia
-o, per lo meno, sopra il suo braccio destro-, i suoi occhi grigi stranamente
non gelidi, e le labbra a formare un leggero sorriso, un abbozzo, per
lo più, ma sufficiente a stendere una persona.
"Che…" balbettò. Improvvisamente aveva la gola secca
e la bocca impastata.
Percepì la pelle vellutata contro il braccio.
Pelle nuda.
Caldissima pelle nuda.
Caldissima pelle nuda del Principe dei Serpeverde.
…
…
Draco Malfoy nudo -o solo seminudo, ancora non aveva indagato- nel suo
letto!
Sfilò il braccio, come scottato, e arretrò fino a trovarsi
con le spalle contro la testiera del letto.
Era spaventato. Anzi, terrorizzato dalla visione.
"Che… che cosa ci fai tu qui??" ancora quella vocetta stridula
troppo ridicola.
Non lo lasciò nemmeno rispondere.
"Come… come hai fatto ad entrare???" Cercò la sua
bacchetta e la trovò facilmente. La impugnò, la presa insicura
e tremolante, e la puntò davanti a sé, a pochi centimetri
dal naso del bel biondino.
Questi fissò la lunga asta di legno per qualche istante, confuso
e stupito, domandandosi perché si trovava con una bacchetta puntata
addosso, anche perché non era consigliabile trovarsi dalla parte
sbagliata della bacchetta di Harry Potter, lo sapeva benissimo per esperienza.
Liquidò velocemente la cosa. Si avvicinò con calma al viso
del grifone e socchiuse gli occhi. Strofinò la guancia, morbida
e senza un filo di barba, contro quella del moretto, in una carezza lenta,
molto simile ad un grosso gatto in cerca di coccole. E dalla sua gola
uscì una buona imitazione delle fusa feline.
Quando giudicò il tutto sufficiente si staccò, riaprendo
lentamente gli occhi, puntandoli sul viso di Harry.
Al Grifondoro ci volle un secondo scarso per comprendere. Si portò
una mano alla bocca, inorridito, e fissò il giovane purosangue
come se fosse stato una creatura leggendaria che ha preso vita.
"… il gatto…??"
Draco annuì con un cenno lento del capo, quella strana espressione
sul viso, a metà fra il dolce e il paziente.
Gli occhi verdi si sgranarono ancora di più, mentre il grifone
prendeva coscienza di quello che era successo il giorno prima. L'incontro
con un gatto orfanello, Hagrid, la palla di pelo sotto al mantello, la
cena consumata in camera, con l'aiuto di Dobby che gli aveva portato ogni
ben di Dio direttamente in camera.
E poi…?
E poi il topo che sfuggiva agli agguati del felino, il volergli dare un
nome…
Ed infine Draco. Il suo discorso su Malfoy.
…
Lui aveva confessato a Malfoy che era innamorato di lui! Senza saperlo
gliel'aveva detto!!
Avrebbe voluto uccidersi, togliersi da quella situazione assurdamente
imbarazzante. La bacchetta era ancora fra le dita, la presa molle, ormai
non minacciava più la serpe con la sua punta, visto che poggiava
quasi per intero sul suo torace.
Quelle polle argento sembravano studiarlo, leggergli dentro, e lui si
sentì d'improvviso a disagio, il battito a mille e le guance rosse
per l'imbarazzo.
"Perché, Malfoy…?" trovò il coraggio sufficiente
per un'altra domanda, forse la più importante.
"Perché sei qui?"
"Mi ci hai portato tu ieri, ricordi?"
Harry chiuse gli occhi, mesto, un dolore sordo al petto. Lui era lì
perché ce lo aveva portato lui.
Basta sognare. La realtà era quella, e non centrava per nulla con
quel bel sogno.
Inaspettatamente Malfoy rise. La sua prima vera risata, alle orecchie
del grifone. Non per scherno o perché divertito dalle disgrazie
di qualcuno. No, era una risata semplice e cristallina.
"Potter… credi davvero che sarei qui se non l'avessi voluto?"
sul viso ora c'era un sorriso comprensivo che mai gli aveva visto, durante
cinque anni di scuola.
"Avanti, non puoi crederlo sul serio…! Ti avrei graffiato, come
ho sempre fatto con chiunque tentasse di accarezzarmi…"
Gli occhi smeraldo lo fissavano colmi di stupore. Il moretto non riusciva
a credere a quello che aveva sentito, perché era tutto troppo assurdo.
Draco Malfoy si era fatto docilmente portare nei dormitori Grifondoro.
Forse aveva qualche cosa in mente, e aveva sfruttato la sua forma animagus
per riuscire ad entrare nei loro dormitori.
Ma allora perché gli aveva mostrato la sua identità? Sarebbe
bastato rimanere gatto, e scappare alla prima occasione. Perché
confessare che era lì perché lo voleva?
E poi… ricordava benissimo di essersi addormentato con Bonzy
-Draco, si corresse subito- fra le braccia, e se si fosse mosso se ne
sarebbe accorto. Non perché avesse il sonno leggero o cosa…
ma semplicemente perché quel calore lo aveva cullato per tutta
notte, avrebbe percepito la sua mancanza.
Possibile che, qualsiasi cosa avesse in mente, fosse così importante
da spingerlo a comportarsi come un normale gatto, giocando con un topo
e facendo le fusa al suo nemico di sempre?
"Malfoy… perché sei qui? Perché hai attirato la
mia attenzione, ieri? Perché ti sei lasciato portare qui?"
domandò, le parole che gli uscivano a fatica. Ora la cruda verità
gli avrebbe spezzato il cuore, lo sapeva. Ma, nonostante tutto, sapeva
anche che non sarebbe stato pronto.
"Volevo passare la domenica con te." rispose il Serpeverde,
semplicemente, lasciando Harry incredulo, totalmente sotto shock.
"Avrei fatto il bravo gattino, tutto fusa e coccole, sì…
Poi, mentre tu eri a cena, io sarei uscito da qui e sarei tornato ai miei
dormitori. Tu non mi avresti più trovato, ci saresti rimasto un
po' male, ma tutto si sarebbe risolto…"
"Perché, Malfoy? perché proprio me?" il moretto
teneva il capo chino e, dalla voce, sembrava sul punto di piangere. "Hai
Zabini, hai la Parkinson… hai tutta la fottuta scuola per farti coccolare…"
urlò, "perché proprio me?"
Due dita si posarono delicate sotto il mento del grifone, e gli fecero
alzare il viso.
"Perché, secondo te? Perché, se ho tutta la scuola,
ho voluto te?" gli rigirò la domanda, sempre quel sorriso
incoraggiante ad incurvare le belle labbra.
"Non lo so, te l'ho chiesto apposta!" sbottò il Grifondoro,
la sua pazienza aveva superato il limite.
Voleva rimanere solo, per piangere, per insultarsi, per maledire il pomeriggio
precedente, quando aveva deciso di fermarsi a salutare quel gatto.
"Probabilmente lo stesso motivo per cui tu volevi chiamarmi Draco…
E non mi riferisco al colore degli occhi…"
"Cosa…?" mormorò Harry, confuso.
"Hai capito benissimo… ricordo perfettamente quello che hai
detto ieri…"
"… smettila di prendermi in giro Malfoy, tu sei--!" il
suo sfogo non ebbe mai fine. Le labbra di Draco furono sulle sue. Morbide,
come le aveva sempre immaginate.
Aveva ancora gli occhi aperti, spalancati per lo stupore, e poteva avere
una visione super ravvicinata del viso di Draco Malfoy, che teneva gli
occhi chiusi.
Si lasciò andare solo quando la punta della lingua del Serpeverde
chiese accesso alla bocca.
Allora si aggrappò alle spalle del biondino e si lasciò
coinvolgere nel suo primo bacio degno di questo nome. Intrigante, sensuale,
coinvolgente, passionale, e ci mise tutto sé stesso, come se ne
dipendesse della propria stessa esistenza.
Le loro lingue ingaggiarono una lotta serrata, per il predominio del bacio,
poi sembrarono calmarsi e accarezzarsi, timide e delicate, per tornare
ad improvvisi scoppi di passionalità.
Fu la mancanza di ossigeno ad interrompere l'idillio.
Si staccarono lentamente, riluttanti, i visi vicini, le punte dei nasi
che si sfioravano.
"Non… non credo di aver capito bene…" mormorò
Harry, leccandosi le labbra, golosamente, con voluttà, gli occhi
verdi leggermente scuriti dalla passione.
Draco sorrise, il suo ghigno -marchio di fabbrica- addolcito.
Si riabbassò sul moretto, e ripresero da dove il bisogno di respirare
li aveva interrotti.
Il grifone circondò le spalle del bel Serpeverde con le braccia,
le scapole nude guizzavano sotto il suo tocco. Lo tirò a sé,
in un gesto di possessione, e il biondino si ritrovò in una posizione
assai scomoda per la schiena, le gambe ancora a fianco dell'altro, busto
contro torace.
Fu un movimento lento. Si spostò su Harry con calma, trovando il
suo posto naturale sopra il Ragazzo sopravvissuto.
Il moretto sembrò apprezzare molto la nuova posizione, perché
allargò le gambe per concedergli spazio, e mugolò nella
sua bocca.
Andarono avanti per quelle che a loro parvero ore. Sembravano non averne
mai abbastanza, l'uno delle labbra dell'altro, le mani di Harry che vagavano
sul corpo seminudo -indossava solo i boxer, ora se ne era accertato- della
serpe, accarezzando la pelle vellutata, giocando con i muscoli guizzanti,
tracciando sporgenze e, soprattutto, finendo sempre per arpionare i glutei
sodi.
Draco lo lasciava fare, limitandosi a gemere di piacere ogni qual volta
apprezzava le sue attenzioni, i gomiti puntellati sul materasso per aiutarsi
a rimanere sollevato, per non pesare sul ragazzo sotto di sé. E
il grifone apprezzava molto, oh sì! Perché aveva appena
scoperto di amare le scapole del compagno, e, in quella posizione, l'osso
sporgeva in una maniera estremamente sensuale ed irresistibile.
Si fermarono per riprendere fiato e si guardarono negli occhi, mentre
si staccavano. Verde e grigio, smeraldo ed argento. Fusi.
Il Serpeverde si spostò, le labbra sul collo del moretto. Sfiorò
la pelle, lasciando baci delicati, ogni tanto la punta della lingua rendeva
il carezza bagnata.
Scese lentamente, spostando, allargando lo scollo della maglia con la
mano, e si fermò all'attaccatura, là dove il collo si congiungeva
con la clavicola.
L'impulso fu troppo forte per resistere. Poggiò per bene le labbra
aperte e succhiò, dalla bocca di Harry uscì un gemito lussurioso
estremamente eccitate, mentre sulla pelle chiara andava a formarsi una
macchia rossa.
Il grifone lo lasciò giocare un po' con il suo corpo, si lasciò
sfilare la parte superiore del pigiama, attese pazientemente che le sue
labbra tornassero al loro posto -ossia sopra le sue-, e si godette la
punta della lingua sapiente sul suo torace nudo, gemendo quando i denti
tirarono delicatamente un capezzolo.
Teneva gli occhi chiusi e le labbra socchiuse, per respirare meglio, l'aria
si faceva sempre più calda e il respiro era accelerato.
Quando la punta delle dita di una mano birichina incontrarono l'elastico
dei pantaloni, riaprì gli occhi, di scatto.
Il compagno pensò, temette, di essere andato troppo in là,
ma non ebbe il tempo di proferire parola alcuna: un colpo di reni, e ora
era il grifone a stare sopra.
Fissò Draco negli occhi, un ghigno molto Serpeverde sul
viso.
"A letto comando io…" esclamò.
Il biondino sembrò sinceramente stupito dall'intraprendenza del
Grifondoro, che sembrava avere una interessante autorità, sotto
le coperte.
Così ora era il turno di Malfoy di accarezzare la schiena tornita
al punto giusto -merito del Quidditch-, le spalle forti e giocare con
i corti capelli sulla nuca.
Ma prima di tornare all'esplorazione del corpo -stupendo, come lo definì
nella sua mente- sopra il suo, si concesse una lunga passata fra i capelli
spettinati.
Lasciò quella massa informe ma sexy a malincuore, ma aveva da scoprire
ancora il sedere sodo, che non aspettava altro che le sue mani.
Nonostante a Draco non piacesse l'idea stessa di "passivo",
scoprì di star bene sotto il dolce peso di Potter, con i suoi fianci,
ancora coperti dal pigiama, in mezzo alle sue cosce aperte.
E Harry capì che era quello il suo posto, e lo sarebbe stato per
tutta la -sperava lunghissima- relazione con il borioso Principe dei Serpeverde.
*Io ho sempre avuto
solo cani, e so (per certo, l'ho provato io stessa in un momento brutto
della mia vita, e non potrò mai ringraziare abbastanza il mio Dux
per il suo aiuto) che percepiscono le nostre emozioni. Presumo/ipotizzo
che la cosa valga anche con i gatti.
*Forse è una stupidaggine non degna di nota, ma uso "dieci"
anziché "ventidue" perché siamo in Inghilterra.
:)