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Autore: Hakka    01/12/2006    10 recensioni
Il Bambino che è sopravvissuto e un gatto senza padrone. Due anime solitarie che si incontrano in un pomeriggio freddo, due orfani che possono farsi compagnia l’un l’altro. Ma sarà davvero così?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ringraziamenti alla sis/alpha Madda che, come al solito, si presta a beta-readeare.
Saluti anche a mamma Samantha/Narcissa e il solito salutino mignon alla sis Clo. *kiss*

Questa fic è dedicata a Bonzy, il mitico gatto pecora di Clo, da cui ho preso spunto per il gatto della fic.
Bonzy, ci manchi…! Anche se mi avevi preso in odio e non mi cagavi di striscio, vabbè… >_>

Disclaimers: I personaggi appartengono alla loro mammina Rowling.



Bonzy



Il freddo pungente di novembre entrava nelle ossa nonostante i vestiti. Si avvicinavano le vacanze natalizie e il parco di Hogwarts era già imbiancato da parecchi centimetri di candida neve.
Harry si strinse nel mantello, i piedi affondavano nel manto bianco con un delicato fruscio.
Aveva promesso ad Hermione di andare da Hagrid a chiedere informazioni su un Pogrebin, animale che doveva descrivere nel suo chilometrico compito di Difesa contro le Arti Oscure.
Lei e Ron avevano programmato un'uscita romantica ad Hogsmeade, così lui era rimasto al castello per fare un favore alla compagna.
Certo, quando le aveva promesso il suo aiuto non sapeva che venerdì avrebbe nevicato tutta la notte e che il sabato la scuola si sarebbe svegliata circondata dal bianco.
La capanna del gigante era lì, ad una ventina di metri, un rassicurante fumo usciva dal comignolo -fuococaldo…- e si affrettò a raggiungerla.
Un miagolio lo fece bloccare a metà strada.
Rimase fermo ad ascoltare, in attesa del richiamo, ma il suono non si ripeté.
Scosse la testa, pensando di esserselo immaginato -quale gatto affronterebbe il gelo pungente di quel pomeriggio per passeggiare al limitare della foresta proibita?-.
La figura di un animale si mosse poco lontano, facendo capolino da dietro un albero.
Un gatto. Un gatto beige lo fissava, la folta coda elegantemente rialzata e le orecchie appuntite ritte.
"… uhm… ciao…" mormorò Harry, sentendosi subito ridicolo. Ora si metteva anche a parlare con i gatti sconosciuti.
Sicuramente l'avrebbe fatto scappare, se continuava così.
Il felino non si mosse, i suoi occhi chiari -da lontano non riusciva a distinguerne il colore- sembravano scrutargli dentro l'anima.
"Beh… non fa un po' freddo per una passeggiatina?" mosse qualche passo verso la creatura, calcolando movimenti, cercando di non spaventarla.
Si fermò a meno di un metro dal gatto e si sedette sui talloni, paziente, lasciandosi studiare da quello sguardo magnetico.
Era un bel gatto, dal folto pelo chiaro, leggermente striato sul musino, con ciuffi più scuri sulla coda folta e all'apparenza sofficissima.
Non aveva il collare. Strano, da quello che ne sapeva, tutti i gatti erano obbligati a portarlo, perfino Grattastinchi aveva un nastrino al collo.
Eppure sembrava un gatto di razza, e i gatti di razza normalmente appartenevano ai Serpeverde, che erano i primi a mettere loro un collarino elegante con una preziosa medaglietta di riconoscimento.
L'animale si mosse, incerto, guardingo, e raggiunse quell'umano che lo aveva salutato.
Harry allungò la mano e gliela lasciò annusare, e la sua pazienza fu ripagata da morbido pelo che si strofinava contro il palmo.
"… come sei simpatico…" sussurrò accarezzandogli il capo, amorevolmente.
"Starei qui con te…" annunciò qualche istante dopo, alzandosi. Gli occhi chiari lo fissarono misteriosi.
"Ma devo proprio andare, micino…"
Il gatto miagolò una sola volta, per attirare l'attenzione del moretto, che si stava allontanando alla volta della capanna.
Questi alzò la mano in un gesto di saluto e non si voltò, lasciando il felino a fissare il punto doveva l'aveva visto sparire. Una macchia beige sul manto nevoso.

Harry si strofinò le mani con forza, cercando di riscaldarle, mentre attendeva che Hagrid venisse ad aprirgli.
"Harry! Su, entra!" esclamò il gigante, invitandolo nella sua casupola. Era piccolina, considerando anche le dimensioni del Guardiacaccia, però era calda ed accogliente, ed il grifone si sentiva a casa, su quella sedia grande e l'immancabile tazzona spaiata fra le mani.
"Harry, fa freddo fuori, come mai sei qui?" domandò Hagrid, sedendosi al tavolo.
"Oh… Hermione voleva che ti facessi qualche domanda sui Pogrebin. Sai… le interessa per una ricerca…"
"La brillante Hermione… mi piacerebbe aiutarla!"
"Grazie Hagrid!" il ragazzo sorrise all'amico, e sorseggiò la bevanda calda con estremo piacere, era una manna durante l'inverno.
"Hagrid… posso farti una domanda, prima di passare ai Pogrebin?"
"Ma certo, Harry!" Hagrid era sempre disponibile con loro tre, era proprio simpatico.
"Tu sai di chi è un gatto beige senza collare? L'ho incontrato qui fuori…"
Il gigante si grattò la barba, pensieroso.
"Parli di Bonzy?"
Harry alzò lo sguardo dal tazzone.
"Si chiama Bonzy?"
"No, il nome ce l'ho dato io. È da qualche anno che gira qui attorno."
"Quindi non sai chi sia il padrone? Non dovrebbe tenere il suo gatto senza collare…"
"Non credo c'abbia il padrone. Non l'ho mai visto con uno studente, ed è solitario."
Il moretto fissò il thè che ondeggiava nella tazza.
"Come possono esserci randagi ad Hogwarts, Hagrid?" la sua voce era triste, lui adorava gli animali, soprattutto i gatti, e soffriva quando ne vedeva uno abbandonato a sé stesso -come era stato anche lui, del resto-.
"Voi c'avete tanti gatti, Harry. E i gatti vanno in amore… a volte ho trovato delle cucciolate nella foresta. Le gattine vanno lì a partorire i loro piccolini."
Harry fece un profondo respiro, gli occhi lucidi dietro le lenti degli occhiali.
"… quindi… quel gatto non ha padrone, secondo te?"
Il gigante annuì con un cenno del capo.
"Ormai è grande, non vorrà un padrone, Harry." spiegò, intuendo i pensieri del giovane. "I gatti sono indipendenti, e Bonzy non si è mai lasciato avvicinare da me. Nemmeno se ci offrivo da mangiare. Quel monello…"
"… prima l'ho accarezzato…" mormorò il grifone, poggiando la tazza vuota sul piattino.
Sul volto dell'amico si dipinse la meraviglia.
"Davvero?"
"Sì… e sembrava volesse venire con me…" sospirò.
Hagrid sorrise bonariamente.
"Allora… parlami dei Pogrebin!" esclamò cambiando discorso, estraendo piuma e pergamena dalle tasche.

Nevicava ancora, aveva ripreso mentre era da Hagrid, evidentemente.
Si strinse nel mantello, rabbrividendo. Dopo essere stato mezzora al calduccio della capanna, il freddo all'esterno lo stava congelando.
Istintivamente buttò l'occhio al punto in cui aveva lasciato Bonzy, più per istinto che per reale voglia. Non si aspettava di rivederlo.
E invece era lì, fermo ad osservarlo, come se l'avesse atteso.
Si avvicinò, senza compiere movimenti bruschi, e gli offrì ancora la mano.
Qualche istante dopo stava accarezzando il morbido pelo umido della schiena.
Rabbrividì. Si stava facendo tardi, e la temperatura si faceva sempre più rigida.
"Senti… perché non vieni con me?" Ancora una volta si diede dello stupido, stava parlando con un gatto.
E poi cosa avrebbe fatto? Avrebbe preteso pure una risposta?
Gli occhi chiari che riflettevano il riverbero della neve, lo fissavano enigmatici.
"Beh, voglio dire… in camera con me… Lì fa caldo, e c'è un letto comodo…" si grattò la testa, imbarazzato. Stava spiegando ad un gatto il perché doveva seguirlo.
Il felino lo fissava con quegli occhi stupendi, e sembrava sondarlo ancora una volta.
Allungò le braccia, invitandolo, e attese pazientemente la sua reazione.
Bonzy lo studiò per un istante, poi coprì la leggera distanza che li separava e si lasciò docilmente prendere in braccio. Harry se lo portò al petto e, con quella palla di pelo nascosta sotto al mantello, rientrò al castello, rassicurato da quel tepore al cuore e dalle fusa leggere dell'animale.

*****

Non era sceso a mangiare, aveva preferito rimanere in camera con il gatto. Doveva essere spaesato, per la prima volta al chiuso, e non voleva lasciarlo solo.
Ora lo osservava giocare con un topolino che aveva creato trasfigurando una carta di caramella.
Si vedeva che era un gatto non abituato ai vizi e agli agi, perché rincorreva il roditore come se ne andasse della sua vita, e immancabilmente gli sfuggiva da sotto gli artigli.
Sembrava Malfoy con il boccino.
Harry sorrise, intristendosi subito.

Malfoy…
Non l'aveva visto per tutto il pomeriggio -probabilmente era andato al villaggio con la sua ragazza, la Parkinson-, e non aveva potuto osservarlo durante la cena.
Ma forse era meglio così.
E poi… ora aveva Bonzy, no?
Avrebbe riversato su quel povero orfano tutto il so amore, e presto avrebbe dimenticato il gelido Principe dei Serpeverde. O almeno, se lo augurava.
"Dovrei darti un nome, sai…?" esclamò pensieroso.
Il gatto si fermò -e il topo gli sgusciò per l'ennesima volta dalla zampa- per fissarlo.
"A volte sembra che tu mi capisca… è assurdo, lo so…"
Quegli occhi sembravano seri ed attenti, e davano l'idea di voler parlare. Sembrava davvero che capisse quello che gli diceva.
"Vieni qui…" e picchiettò di fianco a sé. Il felino fu sul letto con un elegante balzo e si accucciò accanto ad Harry, lo sguardo pieno d'aspettativa.
E il ragazzo poté notare bene quegli occhi magnetici che lo avevano come stregato poche ore prima. Erano…
"… grigi…?" balbettò incredulo.
Li osservò attentamente. Sì, erano grigi, di un bel grigio ghiaccio con piccole pagliuzze argento.
"Hai i suoi stessi occhi…" mormorò triste. Aveva trovato un nuovo amico a cui donare il suo amore, e questo aveva gli occhi uguali a quelli di Malfoy, le sfighe capitavano tutte a lui! Era praticamente impossibile trovare qualcuno con quel colore così particolare, e lui aveva trovato probabilmente l'unico gatto sulla faccia della terra con lo sguardo di ghiaccio alla Malfoy…
"Sei chiamassi come lui poi tutti capirebbero…"
Il felino inclinò la testolina, interrogativamente.
"… vieni qui…" sospirò, prendendolo in braccio. Si sistemò sotto le coperte, con l'animale sul ventre, le dita correvano pigre sulla schiena lisciando il pelo, provocandogli le fusa.
Le sentiva, come delle vibrazioni che si spandevano sul suo torace e si propagavano lungo tutto i corpo. Era piacevole, piacevolissimo avere un gatto fuseggiante sul petto.
"Sai… tu mi ricordi una persona…" mormorò, distratto, la mente lontana, persa in chissà quali pensieri.
"Magari lo conosci… se l'hai visto una volta, di certo non puoi dimenticartene…"
Il gatto aveva smesso di fare le fusa, stava fermo, e Harry poté percepire la cassa toracica che si gonfiava contro il suo ventre, e le pulsazioni del piccolo cuore erano così forti…
"È un ragazzo alto e magro, con dei capelli chiarissimi, come il tuo pelo…"
Gli grattò l'attaccatura di un orecchio, e l'animale chiuse gli occhi, seguendo il movimento con il capo, come se provasse estremo piacere.
"Si chiama Draco…"
Gli occhi grigi si aprirono di scatto, e la testolina si alzò dal comodo guanciale fatto di muscoli.
Il suo sguardo magnetico incontrò due malinconiche polle verdi.
"È il capo indiscusso dei Serpeverde e…" si bloccò, pensieroso, "tu sai chi sono i Serpeverde, vero?"
Il felino sembrò annuire o, per lo meno, Harry credette di averlo visto annuire, quindi proseguì.
"È borioso, egocentrico, viziato, stronzo, gelido…" elencò, "potrei andare avanti per ore…" sorrise. Un sorriso intenerito, che poco aveva a che fare con la lista di aggettivi che aveva appena sciorinato.
"… però… è anche indisponente e non si fa mettere i piedi in testa da nessuno… e poi, quando arriccia le labbra in quella smorfia imbronciata…" il tono divenne sognante, "… beh… è adorabile!"
Bonzy si mosse, le zampine premettero delicate sul ventre del giovane.
"Che c'è?"
Sembrava che il gatto fosse a disagio, che non apprezzare più quel giaciglio.
"I gatti sono animali permalosi…" si ripeté mentalmente il grifone, cercando una spiegazione al comportamento strano della palla di pelo.
"Scusa… dovevo sceglierti un nome, e sono finito a parlare di Draco…" abbozzò un sorriso malinconico. Gli faceva uno strano effetto pronunciare il nome di Malfoy ad alta voce, anche se dietro la sicurezza delle tende del suo baldacchino e in presenza di un gatto trovatello che aveva adottato da poche ore.
"È che non posso farci nulla…" sospirò.
"Tu sei mai stato innamorato?" domandò il moretto, dopo qualche minuto di rigoroso silenzio.
Il felino mosse il capo, incuriosito.
"Voglio dire… di qualche bella gattina della scuola…"
Si scoprì ad attendere una risposta. E si insultò per l'ennesima volta in quel giorno.
"Scusami… ora pretendo pure che tu mi risponda…" si schernì scuotendo la testa.
"Beh… se ti è capitato, conosci la sensazione… pensi sempre a lei, parleresti di lei per ore… e la vorresti tutta per te…" il suo sguardo carico di tristezza e rassegnazione vagò sulle pieghe delle tende.
"Io sono innamorato, sai?" incontrò gli occhi grigi, con quelle pupille allungate, lo fissavano attenti, come in attesa della confessione che stava per fare.
Era un gatto intelligente, se capiva i suoi discorsi.
"… della persona che più mi disprezza…" sospirò mesto, come se si fosse aggiunto un altro peso a gravare su quelle spalle all'apparenza forti.
"Quando ci incrociamo in giro, lui non fa altro che insultarmi, provocarmi, riversarmi addosso il suo veleno…"
Il gatto miagolò piano, ed Harry sorrise.
"Grazie per la comprensione." Era strano, gli sembrava di poterlo capire, di saper decifrare i suoi movimenti e i suoi miagolii. Non era una cosa normale -ma tanto lui parlava già coi serpenti…-, ma era bello. Non era come avere un amico con cui confidarsi -anche perché non ne aveva realmente bisogno, nella sua vita c'erano già Ron, Hermione, Sirius e Remus…-, però con lui poteva parlare liberamente anche di cose più "personali" con cui faticava a confrontarsi davanti alle persone che gli volevano bene. Era sicuro che Bonzy avrebbe sempre ascoltato pazientemente, lasciandolo sfogare, senza intervenire, offrendogli la sua silenziosa presenza.
"Sai… mi piacerebbe poter diventare almeno suo amico… poter studiare assieme in biblioteca… passare un pomeriggio sulla sponda del lago, o sfidarci a Quidditch…" un dolce sorriso gli increspò le labbra, il solo pensare a quante belle cose avrebbe potuto fare con Draco lo faceva sentire bene.
"Però lui mi odia…" concluse mesto, "Lui mi odia… e io lo amo."
Il gatto alzò il muso di scatto, i grandi occhi grigi… stupiti?
"Scusami… ti ho spaventato?" mormorò comprensivo, passandogli la punta del dito sul nasino, "Eppure è così… il grande Harry Potter innamorato del figlio di un Mangiamorte… assurdo, vero?"
sospirò, le dita che si muovevano lente e delicate sulla schiena sinuosa del felino.
"È meglio che non ci pensi…" concluse, "Non ci devo pensare più…" Sembrava volersi convincere, ma era evidente che non ci sarebbe riuscito, e lo sapeva benissimo.
"Ora ho te!" esclamò gioviale, il tono risultò un po' falsato ma lo pensava davvero. Abbracciò l'animale stringendolo a sé con affetto.
"Ora ho te…" ripeté, la voce si spezzò, morendo in un respiro profondo.
Bonzy si alzò e rimase lì, appoggiato al ventre di Harry, guardandolo fisso negli occhi smeraldo, percependo* le emozioni contrastanti che agitavano il cuore del giovane grifone.
"Dovrei proprio darti un nome, sai?" mormorò, dopo lunghissimi minuti di silenzio. "Ma ora non mi viene in mente nulla… e il nome è una cosa importante…"
Il gatto miagolò, strappando una risatina strozzata al ragazzo.
"Domani chiedo aiuto ad Herm… vedrai che ti troveremo un nome belissimo!"
Il felino si lasciò cadere con grazia sul ventre del suo padrone, riprendendosi il suo comodo giaciglio caldo.
Il tempo passò, Harry che elargiva pigre carezze alla schiena del gatto, risalendo il collo per lasciare dei grattini sul muso, e Bonzy che faceva le fusa, gli occhi chiusi quasi in estasi.
Il dormitorio si riempì, tutti andavano a letto, seppure alla spicciolata. Prima Neville e Dean, poi si udì la voce di Seamus imprecare, appena udibile, contro il baule con cui aveva rischiato di uccidersi, ed infine Ron.
Ben presto nello stanzone ci fu di nuovo la quiete, interrotta solo dal russare o dal frusciare delle lenzuola.
Harry si voltò per leggere le ore sulla sveglia magica. Undici meno dieci*.
Soffocò uno sbadiglio con il palmo della mano.
"È meglio mettersi a dormire…" mormorò rivolgendosi al gatto, che però non reagì. Dormiva di già.
Lentamente, per non svegliare l'animale con movimenti bruschi, si sistemò meglio sotto le pesanti coperte, un dolce peso sul ventre. Temendo di schiacciarlo durante il sonno o di farlo soffocare sotto tutti quegli strati, lo prese con tutta la delicatezza possibile e lo spostò al suo fianco, fra il suo corpo e il braccio.
Il felino non sembrò accorgersene. Strano, visto che i gatti erano animali dal sonno leggero, per quel che ne sapeva.
Gli lasciò una carezza leggera sul musetto, mentre allungava l'altro braccio per posare gli occhiali sul comodino.
"Dormi bene…" sussurrò, prima di chiudere gli occhi.
Per la prima sera dopo tanto tempo, riuscì a prendere sonno abbastanza velocemente, senza problemi, libero dai pensieri opprimenti riguardanti Draco Malfoy.
Scivolò nel sonno senza quasi accorgersene, mentre la mano destra continuava ad accarezzare la coda voluminosa del suo micio, la sola presenza di quella palla di pelo riusciva a quietarlo.
La notte fu costellata di bei sogni e in uno, in particolare, lui stava nel parco, seduto sull'erba smeraldo, la schiena contro un albero, con la testolina bionda del Principe delle Serpi in grembo. Gli passava le dita fra i capelli setosi, un gesto semplice ma allo stesso tempo intimo, e il suo Draco si lasciava sfuggire dei bassissimi gemiti che assomigliavano tanto alle fusa di un gatto.
Appoggiato al petto del Serpeverde stava Bonzy, musetto sulle zampine e coda avvolta attorno al corpo, gli splendidi occhi chiusi e un leggero fuseggiare a testimoniare che non dormiva.
Era un magnifico sogno, e Harry sorrise nel sonno, felice come mai in vita sua, e il braccio andò a stringere, inconsciamente, il gatto che dormiva al suo fianco.

*****

Quando Harry uscì dal dormiveglia si sentiva bene, come all'interno di una bolla piacevole.
Il letto era caldo, e percepiva un rassicurante tepore al suo fianco.
Il suo braccio circondava mollemente qualcosa, ma non si chiese cosa, il suo cervello si crogiolava ancora in quello stato intermedio pre-risveglio.
Sapeva -cioè, percepiva- che, qualunque cosa stesse stringendo, era giusto che fosse lì, fra le sue braccia, e questo gli bastava.
E poi rivedeva ancora le immagini di quello splendido sogno in cui stava con Malfoy, niente e nessuno lo avrebbe potuto strappare al sonno.
Si mosse leggermente, e la stretta si serrò, accarezzò qualcosa di liscio e vellutato, ma non vi badò.
Quando riprese lucidità doveva essere passato del tempo, perché ora gli giungevano, distanti, i rumori del mattino, canti di uccellini e voci lontane di studenti mattinieri.
Accanto a lui ancora quel calore intossicante che lo faceva stare bene.
Le sue labbra formarono un pigro sorriso, non gli era mai capitato di svegliarsi così bene.
Si crogiolò per qualche secondo in quel torpore, e poi si decise ad aprire gli occhi.
La luce era soffusa, come piaceva a lui, il sole era lasciato fuori dalle pesanti tende in velluto, ma riusciva a penetrare da sotto, nello spiraglio fra il pavimento e il bordo dei tendaggi, creando un effetto soft magnifico, ideale per risvegliarsi senza traumi.
Sbatté le palpebre, per mettere a fuoco, e si accorse dei movimenti leggeri accanto a lui, contro di lui. Come il respirare flebile di una persona.
Un altro movimento, questa volta più accentuato.
E si ritrovò a fissare due meravigliosi occhi grigi.
Che non appartenevano ad un gatto, ma ad un viso dai tratti ben conosciuti.
"Ahhhrghhhh!!" l'urlo avrebbe potuto risvegliare anche Piton nei sotterranei -ammesso che quel pipistrello del professore di Pozioni dormisse durante la notte-, senza problemi.
Harry aveva dato prova di avere grande potenza vocale, anche se ci aveva messo un accento stridulo poco virile.
Allungò il braccio e tastò forsennatamente alla ricerca degli occhiali, lo sguardo fisso su quella che riteneva una allucinazione fin troppo realistica.
Quando anche le lenti gli riproposero il volto di Draco Malfoy, optò per darsi un forte pizzicotto alla spalla sinistra -l'altro braccio era ancora bloccato da quel dolce peso-. Non ottenne grandi risultati, ma in compenso urlò per il dolore che si era auto inflitto.
L'oggetto dei suoi sogni era lì, in carne ed ossa, fra le sue braccia -o, per lo meno, sopra il suo braccio destro-, i suoi occhi grigi stranamente non gelidi, e le labbra a formare un leggero sorriso, un abbozzo, per lo più, ma sufficiente a stendere una persona.
"Che…" balbettò. Improvvisamente aveva la gola secca e la bocca impastata.
Percepì la pelle vellutata contro il braccio.
Pelle nuda.
Caldissima pelle nuda.
Caldissima pelle nuda del Principe dei Serpeverde.


Draco Malfoy nudo -o solo seminudo, ancora non aveva indagato- nel suo letto!
Sfilò il braccio, come scottato, e arretrò fino a trovarsi con le spalle contro la testiera del letto.
Era spaventato. Anzi, terrorizzato dalla visione.
"Che… che cosa ci fai tu qui??" ancora quella vocetta stridula troppo ridicola.
Non lo lasciò nemmeno rispondere.
"Come… come hai fatto ad entrare???" Cercò la sua bacchetta e la trovò facilmente. La impugnò, la presa insicura e tremolante, e la puntò davanti a sé, a pochi centimetri dal naso del bel biondino.
Questi fissò la lunga asta di legno per qualche istante, confuso e stupito, domandandosi perché si trovava con una bacchetta puntata addosso, anche perché non era consigliabile trovarsi dalla parte sbagliata della bacchetta di Harry Potter, lo sapeva benissimo per esperienza. Liquidò velocemente la cosa. Si avvicinò con calma al viso del grifone e socchiuse gli occhi. Strofinò la guancia, morbida e senza un filo di barba, contro quella del moretto, in una carezza lenta, molto simile ad un grosso gatto in cerca di coccole. E dalla sua gola uscì una buona imitazione delle fusa feline.
Quando giudicò il tutto sufficiente si staccò, riaprendo lentamente gli occhi, puntandoli sul viso di Harry.
Al Grifondoro ci volle un secondo scarso per comprendere. Si portò una mano alla bocca, inorridito, e fissò il giovane purosangue come se fosse stato una creatura leggendaria che ha preso vita.
"… il gatto…??"
Draco annuì con un cenno lento del capo, quella strana espressione sul viso, a metà fra il dolce e il paziente.
Gli occhi verdi si sgranarono ancora di più, mentre il grifone prendeva coscienza di quello che era successo il giorno prima. L'incontro con un gatto orfanello, Hagrid, la palla di pelo sotto al mantello, la cena consumata in camera, con l'aiuto di Dobby che gli aveva portato ogni ben di Dio direttamente in camera.
E poi…?
E poi il topo che sfuggiva agli agguati del felino, il volergli dare un nome…
Ed infine Draco. Il suo discorso su Malfoy.

Lui aveva confessato a Malfoy che era innamorato di lui! Senza saperlo gliel'aveva detto!!
Avrebbe voluto uccidersi, togliersi da quella situazione assurdamente imbarazzante. La bacchetta era ancora fra le dita, la presa molle, ormai non minacciava più la serpe con la sua punta, visto che poggiava quasi per intero sul suo torace.
Quelle polle argento sembravano studiarlo, leggergli dentro, e lui si sentì d'improvviso a disagio, il battito a mille e le guance rosse per l'imbarazzo.
"Perché, Malfoy…?" trovò il coraggio sufficiente per un'altra domanda, forse la più importante.
"Perché sei qui?"
"Mi ci hai portato tu ieri, ricordi?"
Harry chiuse gli occhi, mesto, un dolore sordo al petto. Lui era lì perché ce lo aveva portato lui.
Basta sognare. La realtà era quella, e non centrava per nulla con quel bel sogno.
Inaspettatamente Malfoy rise. La sua prima vera risata, alle orecchie del grifone. Non per scherno o perché divertito dalle disgrazie di qualcuno. No, era una risata semplice e cristallina.
"Potter… credi davvero che sarei qui se non l'avessi voluto?" sul viso ora c'era un sorriso comprensivo che mai gli aveva visto, durante cinque anni di scuola.
"Avanti, non puoi crederlo sul serio…! Ti avrei graffiato, come ho sempre fatto con chiunque tentasse di accarezzarmi…"
Gli occhi smeraldo lo fissavano colmi di stupore. Il moretto non riusciva a credere a quello che aveva sentito, perché era tutto troppo assurdo. Draco Malfoy si era fatto docilmente portare nei dormitori Grifondoro.
Forse aveva qualche cosa in mente, e aveva sfruttato la sua forma animagus per riuscire ad entrare nei loro dormitori.
Ma allora perché gli aveva mostrato la sua identità? Sarebbe bastato rimanere gatto, e scappare alla prima occasione. Perché confessare che era lì perché lo voleva?
E poi… ricordava benissimo di essersi addormentato con Bonzy -Draco, si corresse subito- fra le braccia, e se si fosse mosso se ne sarebbe accorto. Non perché avesse il sonno leggero o cosa… ma semplicemente perché quel calore lo aveva cullato per tutta notte, avrebbe percepito la sua mancanza.
Possibile che, qualsiasi cosa avesse in mente, fosse così importante da spingerlo a comportarsi come un normale gatto, giocando con un topo e facendo le fusa al suo nemico di sempre?
"Malfoy… perché sei qui? Perché hai attirato la mia attenzione, ieri? Perché ti sei lasciato portare qui?" domandò, le parole che gli uscivano a fatica. Ora la cruda verità gli avrebbe spezzato il cuore, lo sapeva. Ma, nonostante tutto, sapeva anche che non sarebbe stato pronto.
"Volevo passare la domenica con te." rispose il Serpeverde, semplicemente, lasciando Harry incredulo, totalmente sotto shock.
"Avrei fatto il bravo gattino, tutto fusa e coccole, sì… Poi, mentre tu eri a cena, io sarei uscito da qui e sarei tornato ai miei dormitori. Tu non mi avresti più trovato, ci saresti rimasto un po' male, ma tutto si sarebbe risolto…"
"Perché, Malfoy? perché proprio me?" il moretto teneva il capo chino e, dalla voce, sembrava sul punto di piangere. "Hai Zabini, hai la Parkinson… hai tutta la fottuta scuola per farti coccolare…" urlò, "perché proprio me?"
Due dita si posarono delicate sotto il mento del grifone, e gli fecero alzare il viso.
"Perché, secondo te? Perché, se ho tutta la scuola, ho voluto te?" gli rigirò la domanda, sempre quel sorriso incoraggiante ad incurvare le belle labbra.
"Non lo so, te l'ho chiesto apposta!" sbottò il Grifondoro, la sua pazienza aveva superato il limite.
Voleva rimanere solo, per piangere, per insultarsi, per maledire il pomeriggio precedente, quando aveva deciso di fermarsi a salutare quel gatto.
"Probabilmente lo stesso motivo per cui tu volevi chiamarmi Draco… E non mi riferisco al colore degli occhi…"
"Cosa…?" mormorò Harry, confuso.
"Hai capito benissimo… ricordo perfettamente quello che hai detto ieri…"
"… smettila di prendermi in giro Malfoy, tu sei--!" il suo sfogo non ebbe mai fine. Le labbra di Draco furono sulle sue. Morbide, come le aveva sempre immaginate.
Aveva ancora gli occhi aperti, spalancati per lo stupore, e poteva avere una visione super ravvicinata del viso di Draco Malfoy, che teneva gli occhi chiusi.
Si lasciò andare solo quando la punta della lingua del Serpeverde chiese accesso alla bocca.
Allora si aggrappò alle spalle del biondino e si lasciò coinvolgere nel suo primo bacio degno di questo nome. Intrigante, sensuale, coinvolgente, passionale, e ci mise tutto sé stesso, come se ne dipendesse della propria stessa esistenza.
Le loro lingue ingaggiarono una lotta serrata, per il predominio del bacio, poi sembrarono calmarsi e accarezzarsi, timide e delicate, per tornare ad improvvisi scoppi di passionalità.
Fu la mancanza di ossigeno ad interrompere l'idillio.
Si staccarono lentamente, riluttanti, i visi vicini, le punte dei nasi che si sfioravano.
"Non… non credo di aver capito bene…" mormorò Harry, leccandosi le labbra, golosamente, con voluttà, gli occhi verdi leggermente scuriti dalla passione.
Draco sorrise, il suo ghigno -marchio di fabbrica- addolcito.
Si riabbassò sul moretto, e ripresero da dove il bisogno di respirare li aveva interrotti.
Il grifone circondò le spalle del bel Serpeverde con le braccia, le scapole nude guizzavano sotto il suo tocco. Lo tirò a sé, in un gesto di possessione, e il biondino si ritrovò in una posizione assai scomoda per la schiena, le gambe ancora a fianco dell'altro, busto contro torace.
Fu un movimento lento. Si spostò su Harry con calma, trovando il suo posto naturale sopra il Ragazzo sopravvissuto.
Il moretto sembrò apprezzare molto la nuova posizione, perché allargò le gambe per concedergli spazio, e mugolò nella sua bocca.
Andarono avanti per quelle che a loro parvero ore. Sembravano non averne mai abbastanza, l'uno delle labbra dell'altro, le mani di Harry che vagavano sul corpo seminudo -indossava solo i boxer, ora se ne era accertato- della serpe, accarezzando la pelle vellutata, giocando con i muscoli guizzanti, tracciando sporgenze e, soprattutto, finendo sempre per arpionare i glutei sodi.
Draco lo lasciava fare, limitandosi a gemere di piacere ogni qual volta apprezzava le sue attenzioni, i gomiti puntellati sul materasso per aiutarsi a rimanere sollevato, per non pesare sul ragazzo sotto di sé. E il grifone apprezzava molto, oh sì! Perché aveva appena scoperto di amare le scapole del compagno, e, in quella posizione, l'osso sporgeva in una maniera estremamente sensuale ed irresistibile.
Si fermarono per riprendere fiato e si guardarono negli occhi, mentre si staccavano. Verde e grigio, smeraldo ed argento. Fusi.
Il Serpeverde si spostò, le labbra sul collo del moretto. Sfiorò la pelle, lasciando baci delicati, ogni tanto la punta della lingua rendeva il carezza bagnata.
Scese lentamente, spostando, allargando lo scollo della maglia con la mano, e si fermò all'attaccatura, là dove il collo si congiungeva con la clavicola.
L'impulso fu troppo forte per resistere. Poggiò per bene le labbra aperte e succhiò, dalla bocca di Harry uscì un gemito lussurioso estremamente eccitate, mentre sulla pelle chiara andava a formarsi una macchia rossa.
Il grifone lo lasciò giocare un po' con il suo corpo, si lasciò sfilare la parte superiore del pigiama, attese pazientemente che le sue labbra tornassero al loro posto -ossia sopra le sue-, e si godette la punta della lingua sapiente sul suo torace nudo, gemendo quando i denti tirarono delicatamente un capezzolo.
Teneva gli occhi chiusi e le labbra socchiuse, per respirare meglio, l'aria si faceva sempre più calda e il respiro era accelerato.
Quando la punta delle dita di una mano birichina incontrarono l'elastico dei pantaloni, riaprì gli occhi, di scatto.
Il compagno pensò, temette, di essere andato troppo in là, ma non ebbe il tempo di proferire parola alcuna: un colpo di reni, e ora era il grifone a stare sopra.
Fissò Draco negli occhi, un ghigno molto Serpeverde sul viso.
"A letto comando io…" esclamò.
Il biondino sembrò sinceramente stupito dall'intraprendenza del Grifondoro, che sembrava avere una interessante autorità, sotto le coperte.
Così ora era il turno di Malfoy di accarezzare la schiena tornita al punto giusto -merito del Quidditch-, le spalle forti e giocare con i corti capelli sulla nuca.
Ma prima di tornare all'esplorazione del corpo -stupendo, come lo definì nella sua mente- sopra il suo, si concesse una lunga passata fra i capelli spettinati.
Lasciò quella massa informe ma sexy a malincuore, ma aveva da scoprire ancora il sedere sodo, che non aspettava altro che le sue mani.
Nonostante a Draco non piacesse l'idea stessa di "passivo", scoprì di star bene sotto il dolce peso di Potter, con i suoi fianci, ancora coperti dal pigiama, in mezzo alle sue cosce aperte.
E Harry capì che era quello il suo posto, e lo sarebbe stato per tutta la -sperava lunghissima- relazione con il borioso Principe dei Serpeverde.

*Io ho sempre avuto solo cani, e so (per certo, l'ho provato io stessa in un momento brutto della mia vita, e non potrò mai ringraziare abbastanza il mio Dux per il suo aiuto) che percepiscono le nostre emozioni. Presumo/ipotizzo che la cosa valga anche con i gatti.
*Forse è una stupidaggine non degna di nota, ma uso "dieci" anziché "ventidue" perché siamo in Inghilterra. :)

  
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