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Autore: 204    01/12/2006    2 recensioni
Ciao a tutti... ecco qui la mia prima storia... spero che vi piaccia e spero che mi darete qualche consiglio per migliorare sempre di più... vi ringrazio e vi auguro buona lettura... a presto... ciao ciao... Akira Sendoh aveva appena raggiunto 2 importanti traguardi della sua vita... Per molti nella sua situazione questo sarebbe stato un punto di arrivo, ma per lui il destino aveva in serbo ancora qualcosa... qualcosa che avrebbe fatto stare Akira tra sogno e realtà...
Genere: Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akira Sendoh
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Quando Akira fermò la bici davanti alla palestra notò subito che da essa non giungevano segni di vita

Quando Akira fermò la bici davanti alla palestra notò subito che da essa non giungevano segni di vita.

Non vide macchine nel parcheggio, quindi l’allenatore non era ancora arrivato.

“Sono leggermente in anticipo” pensò, ma decise che era inutile stare a pensare, tanto valeva vedere se la palestra era aperta.

Sapeva che il suo allenatore non lo avrebbe fatto venir lì per niente e che comunque se avesse avuto un problema o un impegno lo avrebbe avvisato.

Posò la bici, si mise il borsone in spalla e sì avviò verso la porta d’ingresso.

Con sua grande sorpresa la trovò aperta.

“Vuoi vedere che il custode si è dimenticato di chiuderla?” mormorò.

Entrò pensando che la faccenda si faceva sempre più strana.

Allenamenti “speciali”, la palestra aperta e l’allenatore che non c’era.

“Mah” disse mentre si avviava lungo il corridoio.

Prima di entrare nello spogliatoio andò e vedere se c’era qualcuno in campo, ma non vi trovò anima viva.

Rimase però a fissare il campo vuoto e silenzioso.

Quanto gli era cara quella palestra, ogni punto che fissava gli faceva ricordare qualcosa.

Ormai quel luogo era per lui una seconda casa, si era affezionato a quella palestra e si sorprendeva di come lo accogliesse silenziosamente, ma in maniera gentile ogni volta.

Alzò lo sguardo verso le grandi finestre e dopo aver guardato un po’ il cielo seguì il percorso dei raggi del sole verso il campo.

Rimase quasi affascinato dei riflessi dorati che il parquet aveva illuminato dal sole.

Quel parquet che tante volte aveva percorso in allenamento, che aveva bagnato con il suo sudore, con lacrime di gioia e di dolore.

Guardò poi le tribune vuote e silenziose, dove di solito c’era la gente che incitava lui e la squadra, da cui partivano i boati per le sue giocate spettacolari e ogni volta che lo speaker nominava il suo nome.

Quanto era diventato popolare in questi 5 anni di scuola, mai avrebbe pensato che un giorno avrebbe intonato cori con il suo nome.

Il suo ultimo sguardo fu per i canestri.

I tabelloni che brillavano leggermente, il cerchio rosso con riflessi a cui non aveva mai fatto caso e le bianche retine immobili, che tante volte aveva fatto muovere a suon di canestri.

Sorrise a quel pensiero e voltandosi si avviò verso lo spogliatoio.

Anche lo spogliatoio era illuminato solo dai raggi del sole che entravano dalle finestre.

Akira lo trovò rilassante e gli trasmise un senso di serenità.

Si avviò verso il suo posto.

Era il posto nell’angolo, il più buio perché era proprio sotto la finestra, ma agli occhi di Akira apparve lo stesso bellissimo.

Quello di solito era il posto che veniva dato alle riserve.

Da qualche anno però era il posto in cui si cambiava un campione.

Lesse sorridendo, quasi con dolcezza, il suo nome sulla targhetta e posò il borsone.

Si levò la maglietta e la appese ordinatamente, si slaccio le scarpe e le appoggiò sotto la panca.

Aprì il borsone e prese la maglietta, i pantaloncini, la fascetta per il braccio e possò tutto sulla panca.

Si levò i larghi jeans che portava e si vestì.

Si sistemo bene la fascetta e poi prese le scarpe dal borsone, le allacciò con cura e si alzò per andare a fare qualche tiro intanto che aspettava.

Prese un pallone dal magazzino entrò in campo palleggiando e si avviò verso un canestro.

Si fermo sulla linea del tiro libero, carico il tirò e lo scoccò.

In quel momento si senti solo lo schioccò prodotto della retina e il rumore della palla che cadeva al suolo dopo essere passate attraverso il canestro.

Akira recuperò la palla e tirò ancora.

Continuava a tirare cambiando posizione palleggiando con forza e determinazione, come se stesse giocando una partita, segnando un canestro dietro l’altro.

I rumori dei palleggi però, coprirono il rumore del motore dell’auto che entrava e si fermava nel parcheggio.

Dall’auto scesero due persone.

Il presente e passato di Akira, ma anche il suo futuro.

Akirà continuò a tirare non accorgendosi che le due persone erano entrate in palestra e lo fissavo mentre tirava.

L’incontro di Akira con il suo destino e con il suo futuro stava per avvenire…

  
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