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Le note musicali scandivano, ormai quasi per abitudine,  il ritmo dei miei passi, mentre mi avvicinavo al solito luogo di incontro.

  La giornata era stranamente troppo afosa essendo ancora i primi di Giugno,  tanto che la maggior parte delle persone che si trovavano di solito ad affollare le strade della capitale,  si erano rinchiuse,  chi in casa, chi nei centri commerciali, cosí da approfittare  dell' aria condizionata, lasciando vie deserte e i parchi vuoti. 

Non ero mai stata una persona che apprezzava la solitudine, ma quando leggevo o ascoltavo musica, non mi dispiacevano affatto.
Essendo sempre stata una curiosa di natura spesso mi ritrovavo alla ricerca di nuove cose alle quali appassionarmi e la musica era una di quelle. Adoravo ascoltare pezzi di autori alle prime armi che si cimentavano su YouTube a fare cover delle ultime hits che uscivano in classifica. 

Le mie amiche erano più o meno della mia stessa opinione, ed era per quello che stavo ascoltando proprio la traccia che stava scorrendo nelle mie cuffiette.

Mi sedetti su in muretto in aspetto e  nel mentre tornai alla prima volta che le avevo sentite parlare di quei ragazzi, discutevano sul come li avessero conosciuti e, devo ammettere che non ero molto interessata all' argomento, la ragazza che stavo aspettando in quel momento, era proprio lei che aveva cercato di convincermi e farmi sentire qualche traccia di quei ragazzi chiamati One Direction.

Non so perché ma inizialmente li avevo ignorati, scartandoli a prescindere dalla lista di canzoni che potessero far parte della mia playlist, ma non avevo potuto far sbagliato più grande di cosí.

 In un pomeriggio di noia totale il nome di quella band ritornó nella mia mente, accesi il processore lasciando il tempo al ronzio di scemare e il sitema operativo caricarsi, cercando di non dimenticare la parola chiave che avrei dovuto inserire nella barra di ricerca.

Andai subito a vedere uno di quei video che alternavano i componenti ai pezzi da loro cantati, non mi stavano molto simpatici, si erano dei bei visini e i testi delle canzoni erano belli, ma c' era qualcosa che mancava.
 Decisi allora di andare a vedere qualche intervista e notai persino la presenza di un canale ufficiale dove i cinque ridevano e scherzavano, in qualche nodo ricordavano me e le ragazze.
Più interviste guardavo più mi accorgevo del sorriso che si espandeva sul mio volto, ero finalmente riuscita a collegare delle personalità a quei volti che facevano ora insinuare ogni singola parola dei testi sotto la mia pelle, trasformandosi in adrenalina pura.

Mi guardai intorno , accorgendomi di aver iniziato a cantare, non ricordando però il momento preciso, quando in lontananza avvistai la persona che stavo aspettando. 

Federica, compagna di banco da sempre, conosciuta alle medie, colei che mi aveva fatto sentire la prima canzone. 

-Ciunnellinaaaaaaaa! - la chiamai, cercando di attirare la sua attenzione da lontano come se non mi avesse già vista, scendendo dal muretto. 

Compresi di aver urlato troppo quando l' unica signora anziana presente, che si trascinava dietro un carrello per la spesa, si girò rivolgendomi un' occhiataccia.

Stappai allora le orecchie e riposi le cuffiette nella borsa, dove sapevo che più tardi le avrei trovate annodate come non mai.

Io e la mia amica eravamo note come le ritardatarie del gruppo,  sempre quelle che avevano una scusa pronta per la loro inizoale assenza e diverse volte avevano minacciato di picchiarci o lasciarci  a piedi ma non l' avevano mai fatto, perché in fondo ci volevano bene.
  Un bene ricambiato, un bene che si poteva provare per una sorella o giù di li.
  

Una ragazza di altezza media, mora con i capelli lunghi un po’ oltre le spalle e occhi particolari ,alle volte nocciola e alle vote con sfumature verdi, si era piazzata davanti a me  sorridente, Federica.
  Non era una di quelle ragazze che si vantava cercando in qualunque modo di farsi notare, avrebbe potuto farlo, credetemi ma non si rendeva conto di essere stupenda, si svalutava constantemente e ogni volta che lo faceva un “buffetto” ,che poteva trasformarsi, in un qialsiasi momento in uno schiaffo o un cazzotto scherzoso, arrivava sulla prima parte del suo corpo disponibile.

 -Ciao Ciunnellina!-cantilenai facendo assumere un tono scherzoso al saluto.
   Ciunnellina o meglio Ciunnella era un soprannome derivato dai diversi storpiamenti del suo cognome che mai nessun nuovo professore riusciva a pronunciare nel modo corretto.
  Nato come scherzo era ormai diventato il suo soprannome, come il mio per lei era ormai Poppi o meglio Poppea, dovuto alla mia quinta di seno che si faceva notar ovunque andassi qualunque maglietta indossassi.

Rispose al mio saluto imitandomi

-Sai che siamo in ritardo come al solito vero!?- dissi retorica, ovvio che lo sapeva

-E scusaaaaaa-  canticchiò con impresso sul suo volto un sorriso da ebete, rimanendo impalata, c'era qualcosa di strano in lei quel pomeriggio, come una scintilla di euforia e eccezione  nel fondo dei suoi occhi,  non me la raccontava giusta, c’era sotto qualcosa… 

 Quel sorrisone voleva dire buone nuove. 






ed ecco CIUNNELLINA con una delle pettinature che le aveva fatto Poppi !