La guerra era finita da fin troppo poco tempo.
Si percepiva nell’aria un’atmosfera carica di tensione, mentre la diffidenza serpeggiava, tracciando grandi differenze tra individuo e l'altro. Vuoti che dovevano essere riempiti.
Da quando era stato imprigionato nelle segrete di Villa Malfoy, con la conseguente battaglia di Hogwarts, anche il modo di Dean Thomas nel guardare tutto ciò che lo circondava era cambiato. Occhi diversi osservavano le macerie di quella che era stata la sua casa, oltre che la scuola, per anni interi, chiedendosi semplicemente perché. Gli avevano sempre detto che Hogwarts era uno dei luoghi più sicuri del Mondo Magico. Tuttavia, se era ridotta in quelle condizioni, che ne sarebbe stato di tutto il resto?
Il ragazzo si ritrovava a gironzolare con fare preoccupato il castello, alla ricerca di gente cui offrire il proprio aiuto. Sapeva bene quanto fosse stato difficile per tutti, ma non aveva intenzione di lasciarsi sfuggire altri studenti o persone. Aveva maturato un forte senso della giustizia che, anche a distanza di qualche giorno da quell’indimenticabile due maggio, continuava a farsi vivo. Spesso, si chiedeva se la propria proverbiale allegria sarebbe mai stata in grado di tornare, e con lei la voglia di sorridere.
All’improvviso, un pensiero riuscì ad impossessarsi del controllo sulle proprie azioni. Cominciò a correre per i corridoi deserti, desiderando incontrare lei.
Aveva bisogno di dirle qualcosa. Ne sarebbe andato di sé stesso.
La trovò in una delle zone più distrutte dell’intero castello, in uno di quei luoghi in cui pareti e soffitto non c’erano più. Luna era seduta tra le macerie. Stava leggendo una rivista, tranquillamente, come se niente fosse, senza preoccuparsi dei cumuli di pietre traballanti alle sue spalle o della rovina di quel posto. Era in grado di stupirlo tutte le volte.
«Che ci fai qui?» domandò, riprendendo fiato, troppo stanco anche solo per far assumere alla propria voce un’espressione più conforme a ciò che voleva chiedere.
Lei sembrò comprendere comunque, perché gli rivolse un’occhiata molto eloquente, alzando appena un sopracciglio.
«Non ho voglia di stare con quelli. Sono così pessimisti» gli rispose, giocherellando con una ciocca di capelli e voltando pagina.
«Ma… sai, si chiama realtà, “quelli"cercano solo di capire, di andare avanti, di trovare una soluzione... Non c'è niente di strano in questo».
«Lo fai anche tu, allora, suppongo». Fece un lieve cenno, posando la rivista su quello che rimaneva dell'elegante pietra a comporre il pavimento.
Luna, senza preoccuparsi di liberare gli abiti di tutta quella polvere, lo prese per mano, cominciando ad avanzare verso un vecchio arco distrutto. Dean avrebbe voluto opporsi, eppure c'era qualcosa di diverso, una sensazione sconosciuta, che gli impediva di remarle contro, di fermarla, per quanto tutto fosse stranamente surreale.
Senza rendersene conto, si vide a seguirla fino a raggiungere insieme a lei i giardini del castello, e ancora il Lago Nero, il limitare di un piccolo boschetto, un tronco d'albero dove sedersi.
Non aveva idea di come fosse riuscito ad arrivare fin lì, tutto ciò che importava in quel momento era la sagoma di Luna che raccoglieva fili d'erba e fiori primaverili, per poi abbandonarli accanto al letto di un piccolo ruscello.
«Scusa, come mai...?».
«A volte attirano i Nargilli, soprattutto se si tratta di fiori bianchi. Sta’ a vedere» ribatté allegramente, accoccolandosi accanto a un vecchio abete.
Le ore passarono in silenzio, nell'armonia della natura. Il sole stava per tramontare, quando finalmente Dean si ricosse dal torpore e decise che, magari, era arrivato il tempo di andar via. Non avrebbe mai voluto disturbare Luna, che nella sua quiete assomigliava così tanto ad un angelo, ma le regole e il clima rigido ormai pesante non gli consentivano di farne a meno.
«Luna» le sussurrò all'orecchio, cercando di apparire meno fastidioso possibile. Lei restò a guardarlo un attimo, gli occhi spalancati, prima di scuotere leggermente la testa e circondare le gambe con le braccia, accovacciandosi ancora di più.
«Aspetta, manca poco, ormai».
«Luna».
Arrendevole, la ragazza manifestò un leggero malessere ad abbandonare quel posto e le creature che solo lei riusciva a vedere, ma non protestò. Durante il tragitto di ritorno, continuò a procedere lentamente, come se non sapesse nemmeno dove andare.
Erano ormai in vista dell'imponente costruzione di Hogwarts, quando Luna si bloccò del tutto, accasciandosi fra l’erba tiepida.
Dean si voltò, allarmato a quel suo atteggiamento. Prima ancora che potesse dire qualcosa, Luna intervenne.
«Ti sei mai chiesto perché la gente debba avere paura?».
Gli sfuggì un sorriso. Ecco una cosa che aveva sempre amato di quella ragazza. L’innocenza.
«Non tutti sono forti, né riescono ad affrontare la realtà in maniera uguale», rispose sollevato.
«Davvero? E allora cosa spinge quelle persone a provare paura?».
«Be’… la paura è la percezione che ci aiuta a salvarci, senza di essa faremmo qualsiasi cosa senza rimanere a pensarci un solo secondo».
«Io ho paura di risvegliarmi, un giorno, e non trovare più nessuno. Ho paura di vedere che non sono più niente, che tutti si sono dimenticati di me. Non è qualcosa di fisico, ma fa male comunque, come lo spieghi?».
Dean, a metà tra lo scettico e l’accondiscende, non seppe più che aggiungere. Volse gli occhi verso il sole in fiamme, che stava per raggiungere inesorabilmente l’orizzonte. Se avessero continuato a perder tempo…
«Un giorno le cose perdute saranno ritrovate» sussurrò lei, alzando lo sguardo e tirandosi su. Dean non riusciva a sentire nemmeno lo spostamento nell’aria dovuto ai movimenti di Luna. Questo, non molto tempo prima, l’aveva indotto a pensare che lei fosse qualcosa di diverso. Creatura eterea imperturbabile e indifferente ai mali del mondo.
Non l’aveva mai capita a fondo.
«E questo vale anche per le persone?» ribatté con tono sarcastico, prima ancora di accorgersi della piccola smorfia ferita che ora segnava il volto della ragazza.
Luna continuò a procedere a passettini, i capelli che ondeggiavano ai suoi lievi saltelli.
Ma Luna era sempre felice. Era in grado di trovare ogni volta un motivo per sorridere.
Dean non aveva mai pensato al fatto che, forse, soffrire fosse una cosa da lei. Tuttavia, non riuscì a non sentirsi male quando la sagoma della giovane Lovegood sparì tra un’ultima macchia di arbusti, diretta al castello, senza che lui trovasse la forza di raggiungerla per dirle qualcosa.
Rimase lì, immobile, a guardarla andar via.
***
«Amico, va tutto bene?».
Il familiare tono di voce cordiale di Seamus solitamente gli era di conforto, eppure niente poteva riuscire a tirargli del tutto su il morale.
«Ci sono giorni in cui mi sento così inutile» si limitò a spiegargli, atono, lasciando la propria porzione di rancio giornaliero da parte e alzandosi.
Gli elfi domestici avevano provveduto a preparare i pasti per tutti coloro che, dopo la battaglia, erano rimasti nel castello per curare i feriti e gestire la situazione. Dean non aveva avuto cuore di abbandonare tutto ciò che gli era rimasto in quel posto, nemmeno per cercare di garantirsi un futuro migliore, dopo tutto ciò che era accaduto.
«Non puoi andare avanti così, che è successo?» gli chiese di nuovo Finnigan.
«Niente».
Seamus lo osservò mentre si alzava e scompariva dall’uscita.
Avrebbe voluto stargli più vicino, ma la forza di quel niente gli dava a pensare che, forse, in alcuni momenti tutto ciò di cui si ha bisogno è un’amica fedele come la solitudine.
***
Il cielo scozzese che sovrasta il castello è sempre lo stesso. Sui questo si ritrovava a riflettere Dean nel suo momentaneo isolamento, guardando l’alto da quella che era stata una grata, ormai completamente in frantumi. Le stelle erano vivide come non mai. A fidarsi di loro, il mondo sarebbe stato un continuo e imperterrito splendore. Definizione che non gli si addiceva così spesso.
Una voce leggera e femminile lo distrasse di colpo, costringendolo a voltare lo sguardo nonostante sapesse fin troppo bene chi aveva parlato.
«Da cosa scappi?».
Luna Lovegood era in grado di assomigliare ad una strana apparizione tutte le volte, nonostante alla lunga ci si facesse l’abitudine. Bastava soffermarsi un secondo su di lei per non riuscire a raccapezzarsi tra il suo atteggiamento imprevedibile o solo lo stesso modo di essere, che ne faceva una creatura quanto mai bizzarra.
«Scusa?» sussurrò a denti stretti Dean, cercando di ignorarla, lei e la sua gentilezza improvvisa e immemore.
«Non sono stupida», disse, stranamente sibilando.
«Questo lo so bene, è solo che…».
Non riuscì ad aggiungere altro, perché le parole gli morirono in gola. A lei, non poteva mentire. A lei, non poteva dir niente. Era imprevedibile, tutto qui.
Con una come Luna, capitava di trovarsi in un mondo diverso ogni giorno.
«Tutti abbiamo un segreto chiuso a chiave nella soffitta dell’anima», gli soffiò all’orecchio, avvicinandosi, prima dargli le spalle. «Io no, invece. La sincerità mi ha resa consapevole di ogni cosa. Sai, riesco a vedere il fondo di verità che così spesso si cela dietro le bugie».
Dean si mordicchiò il labbro, nervoso. Sapeva che, probabilmente, non l’avrebbe mai più rivista. Per quel poco che era riuscito a capire della sua effimera personalità, la ragazza non era il tipo che lascia perdere i propri ideali così facilmente. Aveva ancora ben chiara in mente la sua immagine fuori dalle righe, un numero de Il Cavillo sottobraccio e orecchini a forma di ravanelli, o ancora sorrisi che non riuscivano a spegnersi, nonostante le cicatrici e il dolore. Capelli biondi, che nel buio dei sotterranei di Villa Malfoy sembravano quasi vivere e brillare di luce propria, capelli che così spesso era rimasto a fissare incantato nelle tenebre.
Avrebbe mai potuto dimenticare tutto ciò che era successo?
Ripensò a tutte quelle strane teorie e alle storie meravigliose che inventava sul momento.
«Scusa, posso chiederti come fai?».
L’aveva guardato con aria sognante, gli occhi accesi di un bagliore dubbioso.
«A far cosa?».
«A descrivere tutto ciò che nessuno potrebbe neanche pensare».
«Non lo so nemmeno io… a me basta chiudere gli occhi e unire sogni e fantasia. Perché, tu no?».
Normalmente, Dean l’avrebbe giudicata pazza. Tuttavia, provò semplicemente un profondo senso di ammirazione, prima di reclinare la testa, intristito.
«Vorrei poterci riuscire».
«Devi solo trovare un bellissimo posto dove perderti».
«Ho paura anch’io, Luna. Di non ritrovare coloro a cui voglio bene. Di non riuscire più a ritrovare te». Per una volta, fu la ragazza stessa a rivolgergli un’occhiata perplessa e sorpresa insieme.
«Oh».
Si sentì quasi a disagio, mentre i suoi occhi sporgenti lo scrutavano, carichi di pura meraviglia. Ma non riuscì a spiegare nemmeno perché poco dopo lei lo stesse abbracciando, rendendolo parte di quel suo universo meraviglioso così ambito, così introvabile.
Segreti svelati, silenzi improvvisamente pieni di parole.
Luna era sempre stata così, capiva gli altri meglio di sé stessa. Ed era entrata nella sua vita come un uragano.
La strinse a sé più forte. Non avrebbe voluto lasciarla andare, mai.
[Giudizio di xxx_Strange_xxx]
“In the land of dreams” di Emma Wright
[Giudizio di Oonagh]
EmmaWright98, "In the land of dreams"
Il tuo è uno stile dolce, che mi ricorda parecchio Luna e lo zucchero filato (non chiedermi perché mi ricordi un cibo: sarà che ho una fame tale che mangerei anche me stessa); non troppo elaborato, che nel caso di Luna e Dean avrebbe stonato parecchio, né piatto. Adattissimo alla situazione e ai personaggi :)
Questa storia ha partecipato al contest È tutta colpa della Luna, quando si avvicina troppo alla terra fa impazzire tutti, totalmente incentrato sullo splendido personaggio della giovane Lovegood. Il concorso è stato indetto da xxx_Strange_xxx sul forum di EFP, e la ff si è classificata prima, vincendo il premio speciale per la "Miglior Luna". Personalmente, sono soddisfattissima dei risultato e del giudizio esauriente, e spero che questa storia sia piaciuta anche a voi, fatemelo sapere ♥
EDIT: Sempre questa storia ha partecipato al contest "E in quella frazione di secondo, il mondo andò in pezzi - La battaglia di Hogwarts Contest! di Oonagh, arrivando terza su diciassette, conquistando anche il premio per il Miglior Pairing *-*
I due giudizi sono sempre sopra, per questione di chiarezza :)
Emma
[Questa storia partecipa alla The One Hundred Prompt Challenge di BlackIceCrystal. 97. Tema libero]