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Autore: Princess Kurenai    09/05/2012    2 recensioni
[Thor/Loki | Post "The Avengers"]
Sapeva che il suo ritorno ad Asgard non sarebbe stato accolto da trionfanti squilli di tromba e dalle ovazioni del popolo, quindi quando vi rimise piede non si stupì più di tanto dinnanzi alla silenziosa quiete di Asgard. Ciò che però non sopportava, erano quelle umilianti catene - inibitrici dei suoi poteri - che lo rendevano prigioniero nella sua stessa dimora... sempre se poteva ancora considerarla tale.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Odino, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Titolo: A Place called Home
Titolo del Capitolo: 2. Soffocante
Fandom: Thor
Personaggi: Loki Laufeyson, Thor Odinson, Odino Borson
Genere: Introspettivo
Rating: Giallo
Avvertimenti: What if? (E se…), Pre-Slash
Conteggio Parole: 2233 (FiumiDiParole)
Note: 1. Partecipante alla challenge indetta da 500 Themes Italia con prompt: 299. Soffocante
2. Ambientata alla fine di The Avengers. Ho scelto Thor come sezione in quanto non appariranno gli altri Vendicatori.
3. Parlando del capitolo… beh. Devo ringraziare la mia ragazza se sono riuscita a scrivere la parte con Odino<3
4. Dedicata alla mia dolce metà<3 grazie di tutto amore! Ti amo!



{ A Place called Home ~
- 2. Soffocante -




Erano passate tre settimane dal suo ritorno ad Asgard, e Loki, sin dall'inizio della sua prigionia, aveva ricevuto nelle sue stanze solo le frequenti visite di Thor. Come era stato infatti dichiarato dal Dio del Tuono, solo a quest’ultimo era permesso varcare la soglia di quella camera, e dalla mattina alla sera l’uomo faceva il suo ingresso portando con sé i pasti per il fratello e per se stesso: come se non volesse lasciarlo solo negli unici momenti nei quali poteva godere della compagnia di qualcuno.
Era stato strano per Loki iniziare a condividere quelle piccole quotidianità così familiari come il pranzo o la cena. Sembrava quasi che non fosse accaduto niente, ma gli bastava ascoltare l'anormale silenzio di quelle visite per comprendere che la sua era solo un'impressione errata.
Thor gli rivolgeva a malapena la parola. Si dimostrava sempre nervoso e teso, e Loki poteva considerare tutta quella falsa familiarità solo come un soffocante scherzo che gli impediva di insinuarsi nella mente dell’altro Dio.
Per quel motivo si ritrovava a provare un rinnovato odio verso il fratello e verso quel mutismo così anomalo, ma odiava anche se stesso per aver permesso a Thor di renderlo a sua volta così nervoso.
Quelle sensazioni, le emozioni che gli stava facendo provare, erano troppo forti: lo soffocavano e confondevano.
Perché il Dio del Tuono si prodigava tanto per il suo benessere ma non gli rivolgeva la parola?
Non lo comprendeva, ma poteva sospettarlo in realtà. Thor, per quando lieto di riaverlo ad Asgard, non riusciva a perdonarlo del tutto.
Come poteva d’altro canto? Quell’amato fratello aveva ucciso dei mortali anche davanti ai suoi occhi e aveva sparso distruzione su Midgard senza alcun rimpianto: il Dio del Tuono non poteva accettare quella sua condotta ma, tuttavia, non poteva neanche odiare Loki o perdonarlo subito.
Loki stesso si chiese se sarebbe riuscito ad accettare un possibile cambiamento in quella situazione: il perdono di Thor e perdonarsi a sua volta per aver ceduto al risentimento e all'invidia.
Era complicato, e quegli stessi pensieri riuscirono a farlo rabbuiare: stava davvero valutando l'idea di abbandonare la vendetta? Di accantonare anni vissuti all’ombra di quel fratello tanto amato ma così arrogante da non essersi mai reso conto dei suoi sentimenti?
Sarebbe stato davvero in grado di dimenticare la realtà, la sua natura?
Anche se continuava a chiamarlo ‘fratello’, non lo era… e non lo sarebbe mai stato. Loki era un Gigante del Ghiaccio, era il mostro che i bambini di asgardiani temevano.
Era quindi possibile che Thor e quel suo silenzio - così anormale per i ricordi che aveva del fratello - fossero davvero in grado di fargli sentire la necessità di soffocare le sue velleità?
Non poteva escludere che quello fosse tutto un piano del Dio del Tuono, in attesa della sentenza definitiva di Odino, e per quel motivo non poteva davvero lasciarsi trasportare da quelle assurde emozioni.
Neanche in quel momento, mentre Thor lo raggiungeva con la loro cena.
Loki lo accolse in silenzio, scrutandolo truce e scuro in viso, ma si scontrò subito con un netto cambiamento nel volto dell’altro Dio.
Era diverso dal pranzo che avevano diviso insieme solo qualche ora prima, e quando si trovò tra le sue braccia - stretto in un soffocante abbraccio -, gli parve quasi di essere tornato indietro di qualche anno: quando ancora quelle attenzioni erano naturali e sinonimo di gioia.
Thor era felice. Così felice da essere riuscito a mettere da parte i dubbi che lo tenevano lontano da Loki che, ovviamente, si trattenne dal cedere a sua volta a quella sorta di tenerezza.
Lo spinse con sicurezza, posando i palmi aperti contro il petto del Dio del Tuono.
“ Quali sono le tue intenzioni?”, domandò rompendo il silenzio, senza riuscire però a nascondere un tono vagamente incerto nella sua voce astiosa.
“ Padre si è destato dal suo sonno.”, annunciò Thor senza smettere di cingergli le spalle, confermando in quel modo le congetture fatte dal fratello al suo arrivo ad Asgard – troppe energie erano state spese dal Padre degli Dei in assenza del Bifrost.
A quelle parole, Loki, si irrigidì inconsciamente e la sua reazione parve risvegliare il maggiore che, allontanandosi, cercò di recuperare un po’ di contegno. Era in occasioni come quelle che il Dio dell’Inganno si rendeva conto del netto mutamento nella personalità di Thor.
Era sempre stato molto fisico, sia nelle dimostrazioni d’affetto che nello scatenare delle vere e proprie battaglie, ma dal suo esilio su Midgard sembrava aver trovato un giusto equilibrio… era diventato quel Re che Odino tanto desiderava.
“ Ora godiamoci questo pasto, fratello.”, lo incoraggiò con un sorriso Thor, controllando la sua felicità. “ In seguito, ti condurrò al cospetto di nostro Padre.”
“ Tuo Padre.”, precisò Loki, tentando di mettere le distanze e di approfittare al tempo stesso di quel momento di debolezza mostrato dal Dio del Tuono.
“ I vincoli di sangue non sono mai stati importanti.”, lo riprese seriamente Thor. “ Finché avrò fiato in corpo continuerò a chiamarti fratello, Loki.”
“ Quel fiato che io stesso ho cercato di toglierti?”, insinuò l’altro.
“ Avevo le mie colpe.”, ammise il Dio. “ E tu sei stato corrotto dalla follia e dall’astio proprio a causa della mia superficialità. Ma…”
“ Smettila”, tentò di interromperlo Loki, adirato da quelle parole.
“ … sarai sempre mio fratello.”, concluse testardamente Thor, scrutandolo poi con rinnovata serietà. “ Anche se non posso dimenticare ciò che è successo.”
“ Sei sempre il solito sentimentale.”
Elegante si sedette davanti al suo pasto, ignorando e reprimendo in vago senso di nausea all’idea di mangiare.
Soffocava. Secondo dopo secondo avvertiva il cappio attorno al suo collo stringersi, presagendo l’arrivo della sua condanna.
Con un movimento secco allontanò i piatti, attirando si di sé l’attenzione di Thor che aveva, al contrario suo, iniziato a mangiare.
“ Gradirei essere lasciato solo.”, dichiarò modulando la sua voce, tentando di renderla calma e controllata.
Il Dio del Tuono staccò con un morso un generoso pezzo di carne dalla coscia che stava mangiando e, mandando giù il boccone, lo fissò.
" No.", rispose semplice, senza scomporsi.
" Desidero. Rimanere solo nelle mie stanze.", ripeté con tono più fermo, riportando alla mente non solo dei ricordi riguardanti la sua adolescenza - per quanto avesse sempre pregato il fratello di lasciargli almeno un po' di intimità nella sua stanza, non era mai riuscito a farlo cambiare -, ma anche il fatto che, effettivamente, non era nelle condizioni di avanzare delle richieste. Ed il cappio lo soffocò ancor di più, stringendosi attorno al suo collo fino a fargli avvertire una certa fretta.
Doveva tentare il tutto per tutto.
Doveva lasciare Asgard perché quella non era più casa sua. Lì non c'era un posto per lui... non c'era mai stato in quel regno.
Con lo stomaco chiuso per la crescente tensione, osservò Thor finire il suo pasto e si preparò a far appello al suo ultimo trucchetto: l’unico che aveva a disposizione.
Era un piano azzardato ma semplice. Gli bastava distrarre il Dio del Tuono per qualche secondo, e sarebbe riuscito a fuggire da Asgard passando per delle vie che solo lui aveva calcato, celandosi addirittura agli occhi di Heimdall.
" Il pasto non era di tuo gradimento, Loki?", domandò Thor, rompendo di nuovo il silenzio.
“ Oggi sei particolarmente rumoroso.”, ribatté pacato l’altro, raccogliendo la concentrazione necessaria per mettere in atto il suo piano.
“ Dovresti mangiare.”, consigliò serio il Dio.
Loki non rispose e Thor, quasi sconsolato, si alzò senza curarsi di ritirare i piatti.
“ Allora andiamo. Nostro Padre ti attende.”, riprese con voce controllata ma stranamente nervosa.
La felicità provata qualche minuto prima sembrava solo un ricordo, sembrava quasi che il Dio del Tuono temesse il giudizio del Padre... ma Loki non poteva esserne certo. Non aveva il tempo per pensarci, non in quel momento.
Abbandonarono insieme la camera, infilandosi nei familiari corridoi del palazzo.
Thor non gli aveva messo le manette ai polsi, né si era premurato di tappargli la bocca per impedirgli di formulare qualche incantesimo. Come al solito, il Dio peccava di troppa fiducia nei confronti del fratello.
Loki infatti rallentò il passo fino a costringere Thor a bloccarsi e voltarsi verso di lui.
Davanti al Dio del Tuono non c’era più suo fratello ma Jane Foster, la donna che aveva lasciato sulla Terra e che l’aveva aiutato a diventare un essere migliore.
Un’amica che non avrebbe mai dimenticato. Rivedere la sua figura dopo tutto quel tempo lo spiazzò non poco… ma non lo ingannò.
Forse in un’altra situazione si sarebbe lasciato imbrogliare da Loki – come sempre d’altro canto -, ma non in quel momento.
La sua mente era occupata da quello che sarebbe successo a suo fratello una volta al cospetto del Padre degli Dei, non si sarebbe lasciato distrarre nemmeno da quell’infimo trucchetto di Loki.
“ Thor…”, neanche sentire la voce di Jane gli fece cambiare idea, tuttavia non si trattenne dall’avvicinarsi, allungando la mano per sfiorarle il collo e la nuca e strappando alla donna un sorriso… strano. Sembrava dolce, ma dalla curva delle sue labbra Thor poteva scorgere anche tristezza.
Loki non l’avrebbe mai ammesso ma in quell’istante il cappio sul suo collo si era allentato per andare a stringere con crudeltà il suo cuore, soffocandolo con un sentimento che conosceva bene: la gelosia.
Non sapeva cosa lo spingesse a provare quelle emozioni e non voleva neanche scoprirlo… sarebbe stato doloroso, ne era certo.
Socchiuse quindi le labbra, per convincere il fratello a lasciarlo fuggire ma la voce del Dio lo bloccò, gelandolo.
“ Torna in te, Loki. Devi affrontare nostro Padre. Anche se tu scappassi… io verrei sempre a cercarti e ti troverei. Lo sai.”, soffiò fissando gli occhi castani della donna che, in un moto di stizza e sconfitta, tornarono lentamente verdi.
Aveva fallito.
Neanche la donna che Thor tanto amava – e la stretta sul suo cuore gli fece mancare il fiato - era stata in grado di ingannarlo.
Il suo piano era stato subito sventato e Loki si rese tristemente conto di non essersi impegnato davvero. Fino a qualche istante prima aveva creduto di poter scappare con quel trucchetto, ma dinnanzi alla realtà capì di non averci neanche provato… era come se sentisse di meritarsi una punizione.
Quindi, chinando il capo, accettò il resto del tragitto accanto al fratello senza più tentare di parlare o di fuggire.
Avrebbe affrontato il suo destino… davanti alla fine anche il guerriero più grande doveva abbassare le armi ed accettare la sconfitta. L’avrebbe fatto, cercando di convincersi che quella era solo una battaglia e non la guerra, quello avrebbe forse reso la sua disfatta meno pungente.
Una volta giunto al cospetto di Odino, si scontrò con il silenzio della sala.
Non un testimone, non un guerriero… solo loro. Quelli che per la sua intera vita aveva chiamato ‘famiglia’.
Il Padre degli Dei sembrava provato e stanco, ma nel guardarlo era ancora in grado di incutergli un certo timore.
Strinse i pugni, soffocando quelle emozioni.
“ Mio figlio…”, tuonò con voce ferma Odino, quando Thor e Loki si fermarono davanti al trono. “ Ti avevamo dato per morto.”
“ Per quanto avete portato il lutto?”, domandò senza trattenersi il Dio dell’Inganno, lanciando una breve occhiata all’uomo.
“ Loki…”, sibilò piano Thor, come a voler placare le sue parole.
Suo fratello era così cambiato che i ruoli si erano invertiti?
Quante volte in adolescenza si erano ritrovati in quella situazione e lui, Loki, aveva cercato di placare le ire del padre per proteggere Thor?
Innumerevoli.
“ Abbiamo pianto la tua morte e riaverti qui è per noi fonte di gioia.”, dichiarò Odino, stringendo con quelle parole Loki in un invisibile ma soffocante abbraccio che, come questo ben sapeva, era solo il preludio per la sua punizione.
“ Tuttavia… questa gioia è stata offuscata dalla folle e stolta distruzione che hai seminato per Midgard.”, continuò il Padre degli Dei con voce ferma e seria. “ Per questo motivo, non posso esimerti dalla tua punizione… sarai incatenato nei sotterranei. I pasti ti saranno serviti da un uomo sordo e cieco, e sarai inoltre privato dei tuoi poteri fino a nuovo ordine.”, deciso e conciso, nessun giro di parole: tipico di Odino.
Loki per qualche istante aveva sperato di sentire le parole ‘esilio’ uscire dalle labbra del Padre degli Dei. Avrebbe accettato quella punizione quasi di buon grado, ma d’altro canto Odino sapeva che quello era un suo desiderio e non gliel’avrebbe mai concesso.
“ Padre…”, esordì Thor attirando su di sé l’attenzione del fratello.
Sembrava voler parlare, ma lo sguardo dell’uomo lo mise a tacere. Comprese subito la situazione e ricercare l’indulgenza del padre in quel preciso istante avrebbe potuto peggiorare la condizione di Loki.
Avrebbe tentato in seguito. Perché, anche se sapeva che quella punizione era meritata, aveva sperato fino all’ultimo di sentire un termine alla condanna e non un tempo forse infinito.
Più di tutto, Thor, desiderava riavere suo fratello con se, non chiedeva altro.
Abbassò in capo in segno di saluto e, sfiorando il braccio di Loki, condusse il minore nei sotterranei dove si impegnò lui stesso di incatenarlo a tre rocce.
“ Tornerò a prenderti.”, lo rassicurò una volta chiusa le manette di metallo sui polsi del fratello.
Loki alzò il viso, piegando le labbra in un lieve ed ironico sorriso.
“ Smettila. Non desidero la tua pietà.”
“ Non è pietà.”, rispose Thor. “ Io ti amo fratello mio. Più di chiunque altro.”
“ … un tempo anch’io potevo utilizzare queste parole.”
“ Potrai utilizzarle ancora.”, sorrise il Dio del Tuono. “ Te lo giuro, Loki.”, aggiunse prima di lasciarlo solo nella semi oscurità dei sotterranei di Asgard.
Erano ampi e freddi, ma non per questo meno… soffocanti. D’altro canto erano una prigione, la sua prigione.
Loki sospirò, rivolgendo poi le sue ultime parole al fratello che aveva ormai abbandonato quel luogo.
“ Non giurare su una promessa che sai di non poter mantenere.”






   
 
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