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Autore: FabyWinchester94    10/05/2012    3 recensioni
Si posizionarono davanti a loro e con aria soddisfatta e un leggero sorriso sul volto, Lisbon, presentò la rossa ai suoi colleghi, «Buongiorno ragazzi, vi presento il nuovo agente del CBI, Hope Baker. E' laureata in psicologia criminale ed esperta in ingegneria sociale e programmazione neuro linguistica.» Fece una pausa e si guardò in giro, poi posò gli occhi su Cho, «Dov'è Jane?» Chiese imbarazzata. Cho non ebbe neanche il tempo di rispondere perchè fu interrotto da una voce alle spalle di Lisbon. «Salve! Sono qui dietro.» Teresa e Hope si girarono e si trovarono davanti Jane, che sorrideva sornione. «Eri tanto concentrata nelle presentazioni che non ho voluto disturbare...» Jane squadrò la donna affianco al suo superiore e allungò la mano destra. «Piacere, Patrick Jane!» La ragazza sorrise e intimidita rispose alla sua presentazione. «Piacere mio Patrick.» [...]
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Patrick Jane, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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--Johanna Brown.--

 

La mattina seguente, ovvero il giorno di Natale, quando Patrick si svegliò si ritrovò nel letto di Hope, arrotolato nelle lenzuola verdi, con la camicia stropicciata. Era pronto ad abbracciare la collega, – che forse non era più una semplice collega – ma l'unica cosa che riuscì ad abbracciare fu l'aria. Hope non era più nel suo letto, così Jane si strofinò gli occhi e scrutò nella stanza intorno a se. Lei non c'era, la porta era socchiusa. Si alzò dal letto e si stiracchiò, allungando le braccia all'indietro, poi aprì di più la porta ed uscì nel corridoio. Si diresse verso la cucina. Hope era lì appoggiata alla finestra, con una tazza di caffè in mano. «Buongiorno!» Esclamò lui soddisfatto. Hope si girò e mostrò un falso sorriso, per poi tornare velocemente con gli occhi puntati aldilà del vetro. Patrick aveva notato gli occhi della ragazza, ma fece finta di niente. Posò una mano sul fianco della ragazza e si avvicinò dandole un leggero bacio sulla spalla sinistra. Lei si spostò lasciando Jane basito. Si avvicinò al lavandino e posò la tazza al suo interno. Poi si girò verso Patrick, si appoggiò – quasi sedendosi – al marmo della cucina e fissò gli occhi sul pavimento. Dopo qualche secondo salì pian piano con gli occhi verso il viso del mentalista, ma non spostò lo sguardo di pochi centimetri sul muro. «Io... Non posso...» Sussurrò lei iniziando a parlare, ma fu interrotta dall'indice di Patrick che le si posò sulle labbra. «Shh Shh...» Disse avvicinandosi a lei. Poi continuò, «So che c'è qualcosa che ti turba...» Le posò una mano sulla spalla, «Ormai ti conosco bene, i tuoi occhi quando hai paura diventano quasi grigi... E quando sei nervosa, ti mordi in continuazione il labbro... E per non parlare de...» Jane fu interrotto Hope, «Smettila di parlare!!» Esclamò lei, allontanandosi dal collega. Poi quando fu del tutto lontana dai suo occhi, continuò, «Odio i tuoi giochetti... Questa è una cosa seria... Io... Noi dobbiamo parlare...» Disse appoggiandosi ad una sedia. «Bene... Allora, se vuoi proprio dirmi che ti chiami Johanna Brown e che sei la figlia di un vecchio agente del CBI ch'è stato ucciso per aver messo dentro un pezzo forte della mafia... » Sputò la frase come se non significasse niente, senza neanche darle il tempo di ribattere. «Tu... Tu... Come cazzo fai a saperlo?!?» Chiese agitata, indietreggiando fino a bloccarsi al muro. «Hope... Davvero credevi che non sapessi nulla? Quel giorno che stavo dormendo nell'ufficio di Lisbon, avevo finito da poco di frugare nella tua cartella. Ma c'era scritto solo il tuo vero nome... Così ho collegato un po' di cose...» Si avvicinò a Hope che a sua volta si spostò dal muro, e poi continuò, «Il tuo viso... E' cambiato molto, ma è sempre lo stesso volto malinconico che vidi sui giornali 10 anni fa...» Sussurrò cercando di accarezzarle il viso. Hope si inginocchiò sul pavimento portandosi le mani a coprire il viso, poi cominciò a piangere. Patrick rimase impietrito davanti ai suoi singhiozzi. Si sentiva in colpa, odiava la facilità con cui aveva fatto a pezzi la barriera di Hope. Si avvicinò e si inginocchiò. La strinse a se con tutta la forza che aveva, appoggiando il mento sulla testa di lei. «Shh... Hope... Adesso ci sono qui io...» Disse accarezzandole la schiena. Dopo pochi minuti Hope ricambiò l'abbraccio, appoggiando il viso sulle spalle di Patrick. «E' colpa mia... Lui è morto per colpa mia...» Sussurrò stringendo con il pugno la camicia del collega. «Non è morto per colpa tua... Hope eri solo una bambina!» La rassicurò Jane. «L'hanno picchiato a sangue... E poi...» Si fermò, cercando di respirare, dato che l'era diventato difficile anche respirare, e continuò, «L'hanno lasciato morire davanti ai miei occhi... Ho visto mio padre pian piano lasciare questo mondo... Infine mi hanno liberata... Volevano mio padre morto... E ce l'hanno fatta... Il CBI non è mai riuscito a catturare la banda... Ecco perchè abbiamo cambiato nome...» Terminò asciugandosi le lacrime. Patrick l'aiuto ad alzarsi, e si andarono a sedere sul divano. Lui si sedette, facendo appoggiare la testa alla ragazza sulle sue gambe. «Scusa... Non dovevo reagire così...» Si scusò lei. «No, hai tutte le ragioni per aver reagito così! Non ti devi scusare...» Rispose il mentalista continuando a fissare il vuoto davanti a se. «Adesso sai tutto di me... Sei l'unica persona a cui l'ho detto...» Sussurrò Hope. Patrick non rispose. Abbassò lo sguardo su di lei, e con le dita le accarezzò il volto, per poi soffermarsi sulle labbra. Lei fece una smorfia. «Mi hai raccontato tutto di te... Ma... Ti da fastidio avermi accanto...» Azzardò Jane. Hope rimase in silenzio e si girò di lato, per non incontrare gli occhi di Patrick. «Deduco che sia così allora...» Replicò lui. «Non mi da fastidio averti accanto... Anzi, forse mi fa troppo piacere...» Sussurrò con voce calma, poi continuò, «Tu... Sei sposato...». Patrick notò il respiro di Hope farsi man mano sempre più veloce. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con se stesso. Ripensò al giorno del suo matrimonio con Angela. Tutto era perfetto, nella sua mente il ricordo di quel giorno era nitido e quasi reale. Poi pensò al giorno in cui Angela diede alla luce Charlotte. La sua piccola. Quella peste tutta ricci. Gli mancava darle il bacio della buonanotte, dopo averle letto “La bella Addormentata nel bosco”, la sua favola preferita. Ma soprattutto le mancava avere le sue due donne con se. I sensi di colpa per la loro morte, lo divoravano dentro. Ma era costretto ad andare avanti. Posò lo sguardo su Hope, che si mordicchiava insistentemente la pelle al lato del pollice. Era già così facile provare qualcosa per quella donna? Infondo di donne ne aveva conosciute tante negli ultimi anni, ma con lei, è stato tutto diverso, sin dal primo giorno. Voleva stringerla forte a se, ma sapeva che in quel momento lei non avrebbe ricambiato. Doveva prima chiarire alcune cose. E dopo 5 minuti di silenzio, che per Hope sembrarono un'eternità, Patrick si decise a parlare, «E' questo ciò che ti turba? Il fatto che io sia “sposato”...» Accompagnò la parola sposato facendo le virgolette con le dita. Lei lo guardò, cercando di capire dove volesse arrivare. «Charlotte e Angela saranno sempre qui nel mio cuore...» Sussurrò posandosi una mano sul cuore e continuò, «Ma sono sicuro che loro sarebbero contente di vedermi, dopo tanti anni, nuovamente felice... E tu... Mi rendi felice!» Sorrise passando una mano tra i capelli della ragazza. Hope si girò, e finalmente, non ebbe più paura di guardarlo negli occhi. Allungò una mano dietro al collo di Jane, e avvicinò il viso al suo. Sfiorando appena le labbra di Patrick. Lui non si fece attendere un secondo di più. Si girò, in modo da stendersi su di lei. Poi la baciò, non fu un semplice bacio, no. Jane in quel bacio, ci mise tutto l'amore che aveva. Tutto l'amore che voleva donare a Hope. Quell'amore, che ad entrambi, era stato tolto troppo presto. Hope si strinse di più al corpo di Patrick. Voleva verificare che non si trattasse di un sogno. Infatti, non era un sogno. Era la pura e meravigliosa realtà. Finalmente, avevano trovato il pezzo che completava ciascuno di loro. Patrick sentiva il cuore di Hope battere a mille. Mentre la baciava, sorrise. Non l'aveva mai vista così fragile e carica allo stesso tempo. Ma anche, così timida. Tremava, e si nascondeva dagli sguardi del mentalista. I suoi occhi azzurri, brillavano di una luce sconosciuta ai suoi occhi. Hope passò una mano tra i ricci, continuando a baciarlo. Poi lo guardò... I suoi muscoli, il modo in cui la camicia aderiva perfettamente alle sue braccia, al suo petto. Fu invasa da un brivido. Poi lo vide sorridere. Arrossì. Poi con le mani incominciò a slacciare uno ad uno i bottoni della camicia, accarezzando ogni piccolo lembo di pelle che veniva scoperto. Patrick passò a baciarla sul collo, mordicchiando le sue orecchie, e sussurrandole parole dolci. Intanto Hope aveva slacciato tutti i bottoni e gli aveva sfilato la camicia azzurra, per poi affondare il volto nell'incavo tra la spalla e il collo. Annusò il suo profumo afrodisiaco e gli baciò la spalla. Patrick esitò un po' prima di sfilarle i collant, aveva paura. Paura di far qualcosa di sbagliato, paura che lei non volesse realmente farlo. Ma fu rassicurato dai piccoli baci che Hope gli lasciava sulla spalla. E così finalmente si decise a toglierglieli, lasciandola con le mutandine nere. In seguito, invertirono i ruoli. Hope si stese su di lui, assaporando ogni minimo pezzo di pelle del suo petto. Poi slacciò la cinta di Jane, e gli tolse i pantaloni grigi. Lei sorrise. Anche nelle sue fantasie, aveva sempre immaginato che Patrick portasse dei boxer. Lui si affrettò a levarle il pullover, e si bloccò ad osservarla. Era tutta accaldata, le guance parevano due mele rosse, il respiro le si era fatto sempre più veloce e la pelle era resa lucida dal sudore. Patrick le accarezzò le braccia. Per poi prenderle il viso tra le mani ed avvicinarla a se. La baciò, mentre lei infilò le mani nei biondi capelli del mentalista. Patrick le sganciò il reggiseno nero, sfilandolo lentamente. Tornò a baciarla sul collo, scendendo pian piano sui seni. Hope cercò di trattenere i gemiti. Era imbarazzata, ma estasiata allo stesso tempo. Sentiva le mani calde di Patrick sfiorare ogni piccolo angolo del suo corpo. E il fuoco proveniente dalla sua femminilità, iniziava a bruciare sempre più. L'erezione di Jane, cominciava a spingere. La rossa sfilò i boxer al collega. Poi lui si girò, tornando su di lei. Le tolse le mutandine. Finalmente, erano entrambi nudi. Patrick si avvicinò al viso di Hope, e le morse le labbra, poi scese sul collo. Le baciò i seni, e scese con piccoli bacetti sulla pancia. La guardò inarcarsi appena, quando con le mani le accarezzò la sua femminilità. Lei aveva gli occhi chiusi, e attendeva che quel piacevole dolore terminasse. Lui sorrise e tornò sul suo viso, baciandole gli occhi. Poi scese giù, e le accarezzò le cosce. E d'istinto lei allargò le gambe per accoglierlo. Patrick passò un braccio sotto la schiena di lei, e poi lentamente, penetrò nella sua femminilità. Hope si inarcò del tutto, ed un grido smorzato uscì dalle sue labbra. All'inizio Jane aveva un ritmo lento e dolce, dopo qualche minuto aumentò la velocità, mentre Hope si artigliò alle sue spalle, stringendosi più forte al suo corpo. Dopo pochi minuti, Hope raggiunse l'orgasmo, e sentendo la sua donna venire, Patrick, toccò anch'esso l'apice del piacere. Si stese, facendo stendere la rossa su di se. Lei appoggiò il viso sul petto di Jane, mentre lui accarezzava lentamente la sua schiena, per poi arrivare al volto. Le accarezzò l'angolo della mandibola, giocherellò con le labbra, poi si avvicinò e la baciò. Infine le scostò i capelli dal viso e continuò ad accarezzare le sue guance rosse. Lei continuava a tenere gli occhi chiusi, per paura che tutto ciò ch'era successo, fosse stato solo un bellissimo sogno. Poi Patrick avvicinò le sue labbra alle orecchie della ragazza, «S-sei bellissima...» Sussurrò ancora ansimando. Hope sorrise senza rispondere. «Puoi anche aprire gli occhi! Giuro che non ti guardo...» Scherzò il mentalista. «Shh... Non rovinare tutto!» Ordinò lei continuando a sorridere. Patrick sorrise. Dopo molto tempo, era di nuovo felice. E tutto, grazie a quella donna piena di mistero che gli aveva rubato il cuore. Stremati, si addormentarono.

Dopo un'ora, i due stavano ancora dormendo, quando sentirono qualcuno infilare le chiavi nella porta d'ingresso. Faith entrò, e si ritrovò davanti Hope e Patrick nudi, stesi sul divano. «Ooh santo cielo!!! Ma c... Torno fra mezzora!!» Urlò prima di uscire e chiudere la porta dietro se. Hope e Patrick, che si erano svegliati. SI guardarono e scoppiarono a ridere. «Complimenti! Hai fatto scappare mia sorella!» Scherzò Hope. «Probabilmente non ha mai visto nulla di così... Eclatante!» Esclamò sorridendo. «Ma smettila scemo!» Ordinò Hope prima di avvicinarsi e baciarlo. «Mmm... Auguri Jo!!» Esclamò Patrick. «Auguri? Jo?» Chiese Hope guardandolo di sottecchi. «Si, auguri Jo! E' Natale!!» Si spiegò il mentalista. «Ah, vero! Auguri anche a te!» Lo baciò. Poi continuò, «Vado a vestirmi prima che torni mia sorella! E fallo anche tu...» Indicò i vestiti per terre, in seguito prese il pull e se lo infilò. Prese il resto dei suoi indumenti da sul pavimento e si diresse verso il bagno. Una volta dentro, si guardò allo specchio. La sua pelle bianca era ricoperta da macchie rosse, ciò che odiava di più della sua pelle, la sensibilità. Appena veniva sfiorata, diveniva rossa. Si pettinò i capelli, e sciacquò il viso. Infilò della biancheria pulita e si lavò i denti. Poi tornò in sala. Patrick si era vestito ed era appoggiato alla finestra. «Ehi...» Sussurrò la rossa andandogli incontro. Lui sorrise. «Vuoi un tè?» Chiese dandogli un bacio sulla guancia. «Certo! Come potrei rifiutare...» Sorrise. «Okay, vado a farlo... Nel frattempo... Sotto l'albero ci sono dei regali... Che ne dici? Li apriamo?» Chiese Hope indicando l'albero. «Okay!» Esclamò lui. Hope sorrise e andò a preparare il tè. Dopo qualche minuto, tornò in sala. «Bene, questo è per te!» Si rivolse a Patrick prendendo un pacchetto verde con il nastro dorato e porgendoglielo. Il mentalista lo aprì, era una tazza da tè rossa. «Wow! Carina!» Esclamò lui. «Lo so... E' orrenda... Ma non sapevo proprio cosa comprarti!» Si spiegò. «Non è orrenda! E' carina!» Sorrise sornione, poi continuò, «Questo è per te invece, spero ti piaccia...» Sussurrò porgendole un pacchetto azzurro con un nastro argentato. Hope lo spacchettò, era un libro. Sfogliò qualche pagina e trovò un altro piccolo pacchettino. Lo aprì e trovò una collana con un ciondolo di pietra azzurra. «Ma... Ma è bellissimo!!» Esclamò abbracciando Jane. «Appena l'ho visto ho pensato ai tuoi occhi... Se non ti piace lo cambiamo!» Disse Patrick. «N-no no! E' davvero stupendo!» Sorrise girandosi per farsi mettere da Jane la collana. Poi si girò, «Sei meravigliosa...» Sussurrò lui. Hope gli circondò il collo con le braccia, e lo baciò. «Grazie...» Sussurrò alle orecchie di Patrick. «Grazie?» Chiese lui. «Questo è il più bel Natale dopo che mio padre è morto...» Disse appoggiando la testa alla spalla del mentalista. «Grazie a te Hope!» Esclamò posando il suo viso sulla testa di Hope. La ragazza versò qualche lacrima, stringendosi di più a lui.

 

Così abbracciati davanti all'albero di Natale, i due finalmente erano di nuovo felici. 










Salve cari lettori!!
Mi scuso pienamente per il lungo periodo di pausa, ma tra JIBcon e scuola, non sono riuscita a scrivere un granchè! 
Grazie mille per le recensioni nel capitolo precedente!! Siete meravigliosi!! *-*
Ecco, questo capitolo non mi piace, purtroppo ultimamente non riesco a scrivere molto, e neanche bene... Quindi, è patetico e corto... Scusate davvero! :(
Spero vivamente che il prossimo sia miglirore! E soprattutto, spero di riuscire a scriverlo presto!!
Un bacione,
-Lux.

   
 
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