Capitolo
2: “A difficult choice”
_Evelyn
Il
trio mi si avvicinò con un espressione felice per
l’esibizione e al contempo
investigatrice. Molto probabilmente si erano accorti del mio stato
d’animo un
po’ tentennante.
-“Com’è
andata?” cercai di portare la loro attenzione altrove.
-“Direi
bene,ma potevamo fare di più.” rispose il
chitarrista.
-“Sempre
il solito pretendente. Siamo andati bene,dai retta a me.”
Shannon si
accontentava sempre. A lui bastava solo trovare un pubblico caloroso e
per lui
era fatta.
-“Beh…ma
come ti siamo sembrati? Lo sai che ci teniamo al tuo
giudizio.” Jared sapeva
sempre come mettermi in difficoltà. Che si fosse accorto
anche del fatto che
non li avevo guardati nemmeno per un secondo? Mi si leggeva bene in
faccia
allora. Non sapevo come rispondere, così mi limitai ad
un’alzata di spalle.
-“Non
è da te non dirci il tuo parere. Quindi vuol dire che non ci
hai guardato,il
che mi porta a pensare che ci sia qualcosa che non va. O
sbaglio?”
-“Jared,
ti pregherei di sintonizzare le tue capacità intuitive su
un’altra persona.
Grazie.” Ero stata una stupida, gli avevo implicitamente
confermato che c’era
qualcosa che mi turbava. Mi si sedettero tutti accanto. A parlarmi per
primo fu
Tomo, dato che era l’unico che riusciva a trarre delle
risposte soddisfacenti
dalla mia bocca, grazie alla sua eterna pacatezza:
-“Eve,lo
sai che con noi puoi aprirti. Non ti abbiamo mai dato un motivo per non
fidarti
della nostra capacità di non giudicare “
oddio,così si che sembrava Gesù.
-“Dovete
promettermi che non vi arrabbierete, che mi ascolterete fino alla fine
e che
ragionerete attentamente sulle mie motivazioni.” dovevo
essere chiara sin
dall’inizio. Loro si portarono una mano al cuore, facendo gli
scemi. Ma nei
loro occhi vidi la promessa silenziosa che mi dovevano. Così
mi feci coraggio,
presi respiro e cominciai la mia confessione. Loro mi ascoltarono in
silenzio
fino all’ultima parola, a volte storcendo il naso. Temevo la
loro opinione al
riguardo. E temevo anche la mia, dato che non ero ancora stata in grado
di
decidere.
-“Ma
noi nemmeno li conosciamo.” Jared espresse la mia stessa
constatazione
precedente. “E non li conosci nemmeno te.”
-“Lo
so, ma è un po’ come quando accetti un’
offerta di lavoro, te non sai a cosa
vai incontro, non conosci bene chi ha deciso di assumerti, ci hai
parlato solo
durante un colloquio. Ma accetti lo stesso, perché
è ciò che vuoi, è ciò di
cui
senti di avere bisogno.” sperai con tutta me stessa che la
mia similitudine un
po’ insolita facesse centro. In fondo avevo già
deciso, e la mia insistenza ne
era la prova, solo che non ero ancora pronta ad ammetterlo a me stessa.
-“Quindi
te senti la necessità di andare in Corea?!”
domandò stavolta Shannon.
-“No…
non di andare in Corea. Sento il bisogno di… ballare. Ho
sempre voluto farlo e
loro sono qualificati per insegnarmi.”
-“Hanno
una qualifica per insegnare ballo?” si intromise Tomo.
-“No,ma
non credo che serva un documento che lo certifichi, servono solo la
passione e
la dedizione giusta.” ero decisa ormai, e niente e nessuno mi
avrebbe più
fermata.
-“Eve,
ci sarebbe anche un’altra soluzione… ti manderemo
nella scuola di ballo
migliore. Potremmo pagarti tutte le lezione che vuoi, senza che tu vada
in…Corea.”
lo sguardo di Jared si era fatto triste. La separazione momentanea
sarebbe
stata difficile anche per me.
-“Jared,
non sto partendo per andare in guerra. Si tratterebbe di qualche mese,
come una
vacanza. Non è un addio , e poi ci sentiremmo tutti i giorni
te lo prometto, e
nulla vi vieta di venirmi a trovare ogni tanto. In una scuola di ballo
ci sono
troppe regole, e io ho dovuto obbedire alle regole
dell’orfanotrofio per
quindici anni, e mi basta. Andare in Corea a studiare ballo rende la
cosa più
emozionante. Non trovate?”
-“Ma
come possiamo fidarci di sei ragazzi dei quali non sappiano nemmeno i
nomi?”
Shannon stava per sfiorare la disperazione. In quei quattro anni ero
diventata
la loro mascotte, il loro portafortuna, la loro sorellina da proteggere
dai
cattivi e dalla cattiveria di per sé.
-“Non
me ne vado senza presentarveli. Devo passare dall’hotel a
prendere le mie cose,
dobbiamo preparare tutto… insomma, non parto ora
eh!”
-“Ok,
se te ti fidi, noi ci fidiamo di te. Alla fine del concerto ce li
presenti,ok?
Se vedo che sono dei tipacci, però, scordatelo! E poi
dobbiamo avvertire mamma
Constance.” il ruolo da fratello maggiore di Shannon era
venuto fuori, mentre
Tomo e Jared annuivano. Parlammo ancora un po’ di quella mia
decisione
improvvisa, della mia futura sistemazione… quando dissi che
avrei abitato con
loro, Jared fece una smorfia di disaccordo, non voleva che vivessi sola
con sei
ragazzi, mi vedevano ancora come una bambina nonostante i miei
diciannove anni.
Poi fu nuovamente il loro turno di salire sul palco, per chiudere
definitivamente il concerto. Ovviamente, si diedero il cambio con i
Beast, i
quali mi raggiunsero nel backstage tutti sudati e anche un
po’ con il fiatone.
Io non riuscii a non sorriderli. Yo-Seob mi venne incontro tutto
felice. Che
avesse già intuito la mia scelta?
-“Allora…
verrai!!!” esclamò, senza nemmeno pormi la
domanda, ormai lo dava già per
scontato.
-“Da
cosa si capisce?” chiesi io, non riuscendo a smettere di
sorridere.
-“Prima
non sorridevi così tanto!” spiegò come
se fosse ovvio.
-“E
va bene… si,verrò.” ammisi. Il visual
maknae mi abbracciò di slancio,
prendendomi alla sprovvista. In quel momento a noi si
avvicinò Jun-Hyung, che
mi guardò attentamente. Erano per caso tutti veggenti
quelli?
-“Allora
vieni!” poi notò la mia espressione ancora
sorpresa a causa dell’abbraccio di
Yo-Seob “Tranquilla, lui è fatto così.
Gli basta uno scambio di due parole con
una persona per affezionarsi.” Nel frattempo si erano
radunati tutti intorno a
noi.
-“Ok,
ditemi come siete organizzati, così vedo di organizzarmi
anche io.” Sorrisi
ancora, probabilmente sembrava che avessi una paralisi facciale. I loro
sguardi
si accesero, tranne quello di Dong-Woon. Lui e il rapper mi sembravano
ambigui,
non riuscivo a capire se la mia presenza li scocciasse o li facesse
piacere, i
loro sorrisi si alternavano a momenti di assenza d’entusiasmo
assoluta. Forse
la mia futura convivenza con quei ragazzi non sarebbe stata tanto
semplice.
-“Allora…noi
partiremo domattina con il volo delle 8.00 e dovremmo arrivare a Seul
nel
pomeriggio. Potremmo trovarci in aeroporto alle 7.40. Se per te va
bene…”
Doo-Joon espresse la sua idea e io acconsentii. Tanto io sarei dovuta
partire
più o meno alla stessa ora per andare a Hong-Kong con i miei
fratelli.
-“Ah!
Jared, Shannon e Tomo vorrebbero conoscervi prima della partenza. Ho
promesso
che finito il concerto vi avrei presentato.” buttai
lì la notizia, come se
nulla fosse, e sperando che la cosa non li desse fastidio.
-“Non
c’è nessun problema. Anche a noi farebbe molto
piacere conoscerli.” Hyun-Seung
sapeva sempre trovare le parole giuste per mettermi a mio agio in ogni
momento.
Gli rivolsi un cenno di gratitudine.
-“Scusate
ma quanto costa il biglietto del volo?” chiesi, ricordandomi
solo in
quell’istante che il viaggio andava pagato.
-“Non
preoccuparti per questo. Siamo stati noi a proporti questa cosa, e
quindi
pagheremo noi per te.” Gi-Kwang mi rivolse uno sguardo
dolce,ma che, allo
stesso tempo, non ammetteva repliche di nessun tipo.
-“Ragazzi,
state già facendo troppo per me…” come
non detto, Gi-Kwang stavolta mi
incenerì. Allora io alzai le mani in segno di resa. Tra una
chiacchierata e
un’altra, arrivò il fatidico momento di conoscenze
generali. Il concerto era
ormai finito, le urla dei fan erano diventate assordanti e il loro
entusiasmo
per l’intero evento era percepibile anche
nell’aria. Quando fummo tutti nel
backstage, mi divulgai nelle presentazioni.
-“Ditemi
un po’…” Jared puntava subito a dare del
tu “spero che siate tutti gay.” a
quell’affermazione per poco non mi strozzai con la mia stessa
saliva. I Beast
si guardarono tra di loro un po’ spaesati, poi cominciarono a
ridere di gusto.
“Devo prenderlo come un no?” insistette mio
fratello. Perché mai si era messo
in testa di mettermi in imbarazzo così?
-“Mi
dispiace per te.” disse Dong-Woon, aveva uno sguardo
competitivo. Se lo
guardavo ancora più attentamente faceva quasi paura. I miei
fratelli e Tomo lo
squadrarono da capo a piedi, senza farsene accorgere.
-“Peccato.
Ci speravo proprio, vorrà dire che dovrò lasciare
una scorta di bombolette
spray al peperoncino alla mia sorellina.” mentre lo disse mi
arruffò i capelli.
Ma che gli era preso?
-“Ah,e
io che pensavo che fossi interessato ad uno di
noi…” Dong-Woon stava
cominciando a darmi sui nervi.
-“Ci
speravi forse?!” replicò mio fratello, rimanendo
comunque sullo scherzo, a
differenza del maknae. Io osservai entrambi a bocca aperta.
-“Ehm…
come dicevamo prima a Evelyn, l’appuntamento sarebbe
domattina alle 7.40
all’aeroporto, se per voi non è un
problema.” ad intromettersi fu Doo-Joon,
cercando di rompere quell’ atmosfera cupa.
-“Oh,si,va
benissimo. Tanto noi dovevamo comunque andare lì a
quell’ora.” Shannon prese in
mano la situazione.
-“Quante
valige può portarsi dietro? Sapete,lei deve averne con
sé almeno una decina.”
Ok, Tomo voleva per caso essere sconsacrato?
-“Non
è vero.” mi difesi “Me ne bastano due o
tre. Vuole solo farvi cambiare idea
sulla vostra proposta.”
-“Ah,ma
le valige per noi non sono un problema. Siamo abituati a Gi-Kwang che
se ne
porta dietro due anche quando dobbiamo stare via solo un paio di
giorni.” la
vittima tentò di protestare, ma il gruppo si
scatenò comunque in una risata
generale.
***
La
mattina dopo mi svegliai con il mal di pancia. Era di sicuro dovuto
all’agitazione che improvvisamente mi attanagliava lo
stomaco. Le valige erano
già pronte dalla sera prima. Tutto era già
perfettamente pronto, tutto tranne
la mia mente. Non riuscivo ancora a credere di aver accettato una
proposta del
genere. Non conoscevo le loro abitudini e quantomeno la loro routine
quotidiana. Sarei stata capace di convivere in una casa con degli
estranei? In
fondo,cosa sapevo di loro? Il nome, si. Poi che erano membri di un
gruppo
coreano famoso,che erano bravissimi nel ballo e che erano dannatamente
gentili
e disponibili. Eccetto uno…o due. Forse era proprio quello a
mettermi un po’ di
malumore. Forse era la paura di non essere accettata a pieno. Mentre mi
crogiolavo ancora un po’ nel letto della mia stanza
d’albergo, mi rivenne in
mente quello sguardo così intenso, ma al contempo freddo e
distaccato. Il
ricordo di quegli occhi scuri mi metteva i brividi. Cercai di spostare
la mia
attenzione altrove, quando mi accorsi che dovevo alzarmi. Mi preparai
velocemente, indossando un paio di jeans e una camicetta blu a maniche
corte,
poi raccolsi i capelli ondulati in una coda. La luce del Sole faceva
sembrare i
miei capelli quasi dorati, mentre il loro vero colore era il castano.
Con gli
occhiali da Sole in una mano e il manico della valigia
nell’altra, uscii dalla
mia stanza e raggiunsi l’atrio, in attesa degli altri.
Ovviamente non feci
colazione, il mio stomaco non era nella situazione migliore per
mangiare. Poco
dopo non fui più sola.
-“Buongiorno.”
dissi loro, sforzandomi di sorridere. Ero davvero pronta a lasciarli,
anche se
per poco? Ricambiarono
il saluto e poi
salimmo su due taxi differenti. Uno solo non sarebbe bastato. Io ero in
quello
con Jared. Era la persona con cui più avevo legato durante
quegli anni. Mi
accoccolai alla sua spalla ed inspirai fortemente il suo profumo, per
imprimerlo bene nella mente. Lui mi strinse forte a sé.
-“Abbiamo
parlato con nostra madre. È tutto a posto, però
devi chiamarla spesso. Lei
avrebbe detto tutte le sere, ma qualche sgarro può starci
dai.” mi sorrise con
estrema dolcezza. Era impossibile non volergli bene.
Rimanemmo abbracciati per tutti il viaggio.
Quando raggiungemmo l’aeroporto le gambe cominciarono a
tremarmi. Ero tentata
di fare immediatamente dietro-front. Scesi dal taxi e per poco non
cascai in
avanti. Per fortuna c’era Tomo a sostenermi e a rimettermi in
piedi. Erano le
7.40 precise. Ci guardammo intorno e Shannon ci indicò un
punto non troppo
lontano dove c’erano sei ragazzi
“mascherati”, per così dire, proprio
come i
tre uomini al mio fianco. L’essere un personaggio famoso
portava anche a
questo. Ci incamminammo verso di loro e quando fummo sicuri che erano
quelli
giusti, salutammo con un cenno della mano.
-“Quello alto e biondo non mi piace per niente.” mi sussurrò Jared all’orecchio. Non sapevo replicare, così rimasi in silenzio. “Mentre quello piccolino sembra un bonaccione.” Su quello eravamo pienamente d’accordo. Li raggiungemmo con molta calma. Il mio sguardo si soffermò sul viso di ognuno di loro. Parte della mia agitazione scomparve nel vedere i loro volti rilassati, infondevano calma anche a me. Jun-Hyung e Dong-Woon li guardai per ultimi. Loro, a differenza degli altri, sembravano tesi. Per quale motivo? Ma ormai era tardi per farmi delle domande, ormai era tardi per tutto…non potevo più tornare indietro.
Salve a tutti!!! Eccomi di nuovo qui a postare il secondo capitolo... Ci tengo a ringraziare coloro che hanno avuto la pazienza di leggere i miei scleri, chi ha aggiunto la storia tra i preferiti e Ace_B2uty95 per avere recensito. Detto ciò vi lascio alla lettura!! Spero che vi piaccia...
PS: Secondo voi cos'hanno JunHyung e DongWoon??! Io dico che dovrebbero dormire un pò di più,u.U ...