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Autore: Rainbone    10/05/2012    4 recensioni
La one-shot è ambientata nell'appartamento di Mello e Matt al ritorno dei due dalla missione anti Kira, 26 gennaio.
Non mi linciate se non si capisce nulla.
E spero che piaccia a voi perchè a me no..
Vi amo.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Matt, Mello
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Morto. Sepolto. Risorto.Girò la chiave nella serratura arrugginita sferragliando contro il grondante rame rosicchiato del metallo vecchio.
Appena aprì la porta l’olezzo di fumo e muffa lo investì in una bufera imbestialita di rimpianti. Un puzzo di cadavere e morte fresca gli si aggrappò ai vestiti ostinata e decisa a non lasciarlo.
Morto.
I capelli fini, secchi di vento dietro , alle punte e umidi di campagna davanti sulle frange biondicce dalla zazzera dorata si inzupparono di quel fottutissimo odore di stantio che di sicuro veniva da qualcosa di marcio dietro la carta da parati o dietro alla sua cassa toracica.

Le auto sfrecciano.
S-F-R-E-C-C-I-A-N-O
Non c’è niente da fare.

 
Avanzò a falcate ampie nell’appartamento, inciampò nella ragnatela di fili e ripetitori sul pavimento sporco e unto e poi si fermò davanti al muro che portava al bagno.
Osservò disinteressato la macchiolina bianca seduta sulla vernice sudicia e poi si decise a grattarla via. Scrostò con l’unghia per un po’ poi ritrasse la mano disgustato realizzando la natura dell’intrusa.
Sperma. Non era proprio un’ intrusa.
Matt.
“Dove cazzo sei?” pensò.


La pelle lacera il piombo.
La carne corrode l’asfalto.
Tutto sei tu.
Tutto sei tu.
Le auto sfrecciano.
Preso.
Le orecchie bruciano ai tuoni.
Un altro proiettile.
Ci sei. Ci…

Decise di darsi del tempo per cominciare a preoccuparti.
Si sciacquò il viso senza incontrare il tuo sguardo nello specchio per non vedere nei Suoi occhi la paura del destino.
Accese tutte le luci nell’appartamento e restò seduto a letto a guardare la televisione per paura del buio di quella notte, che stava succedendo a qualcosa di orribile.
Passò un’ora e ormai preoccupato decise di darsi del tempo per cominciare ad urlare.
Nessuno specchio nascondeva i suoi occhi alla paura del buio.
Cercò la convinzione che anche lui fosse vivo.
 
Kyomi Takada è stata una distratta.
Il suo corpo nudo dinanzi ai suoi occhi insoddisfatti e disinteressati non fu una distrazione. Aveva visto cadere quel pezzetto di carta dal suo reggiseno velato con il lenzuolo che disgustato le aveva offerto.
I suoi occhi nocciola erano diventati più bulbo che iride quando avevano realizzato che l’unica arma che aveva contro il mafioso si era carbonizzata come cenere all’inferno.
Le lacrime avevano preso il posto della compostezza e la distratta Kyomi Takada, dalle manine malferme, si era data all’auto-commiserazione.
Mello aveva raccolto quel frammento di Death note e aveva sorriso,  - Tranquilla …- aveva detto con voce roca – Non ti ucciderò.-
Nello stesso istante, Mikami Teru aveva scritto il nome della portavoce di Kira sul suo quaderno assassino e quaranta secondi dopo lei era morta sotto lo sguardo consapevole di Mello.
“Se io sono vivo… devi esserlo anche tu…” pensò.
Era tornato a casa che il sole disgustato da quanto l’uomo potesse essere ottuso e insoddisfatto aveva lasciato il posto alla luna già da un po’ .
Era entrato in quel cesso perché si aspettava di trovarci Matt vivo.

Sepolto.
L’uomo è triste.
Spara una volta.
L’uomo gioisce.
Una seconda volta.
Dio è nel cielo e nel mare e in ogni…


 

E Matt non c’era.
E Matt .
Alle due del mattino, il buio non gli faceva più paura, preferiva combatterlo. Si alzò dal letto scansando le coperte appiccicate al sudore della pelle gelata.
Si versò un bicchiere d’acqua e lo fece scivolare nella gola torrida come se avesse vomitato bile acida tutta la mattinata.
Deciso a tornare a letto per continuare la sonnolenta veglia, si trascinò nella selva di giocattoli elettronici .
Udì un suono.
Qualcosa girò nella serratura.

Risorto.
Ma ti sembra di camminare sull’aria.
Ora che devi tornare.
il sangue non è mai troppo.

 

Continuò a camminare e ti siedesti sul letto disfatto.
Matt aprì finalmente la porta e entrò nell’appartamento senza guardarti in faccia. Fissò dinanzi a sé. Guardò lui.
Eppure non lo vedeva il suo sguardo nel buio.
Si preoccupò di chiudere piano la porta e non produsse alcun suono.
Si allontanò dall’uscio e poi si fermò dinanzi al compagno.
-Scusa…- disse piano – Ho fatto tardi.-
La rabbia montò nel corpo del ragazzo dai capelli biondi e questi si alzò pronto a colpirlo.
Decise di darsi del tempo per legarsi le mani dietro la schiena.
Decise di darsi del tempo per ammanettarsi i palmi e non ferire quel corpo quanto aveva già ferito quel cuore.
Ma di tempo non ce n’era più.
Il buio non  voleva più fare paura.
I loro occhi furono come specchi.
Riflettevano luci ed ombre. Altro non c’era che il sangue.
Le sue mani frantumarono qualcosa nel corpo.
I suoi piedi colpirono forte lì dove faceva male.
Altro non c’era che il sangue.
I suoi denti morsero fin dentro la carne.
A strappare, a corrodere. Sembrava la notte non passasse.
Gli sputò contro parole di odio nonostante Matt gli fosse stato fedele.
Si sentiva tradito perché era tornato a casa per lui.
E non lo aveva trovato.
Matt aveva creduto che fosse morto?
Takada aveva con sé il Death note.
Mello colpì forte il viso di Matt con un altro pugno e poi gli sollevò piano il mento per guardarlo negli occhi.
Le iridi sembravano perdere pian piano colore e il corpo del giovane sembrava tra le sue braccia così leggero e soffice.
Mello notò quanto il nero della pupilla scemava lentamente nel verde scuro dei cerchi colorati.
Gli strinse la mascella tra le mani e questa gli si frantumò nel palmo.
Schegge di carne e ossa gli ferirono la mano bianca macchiandola di sangue scuro.
Si guardò le gambe incrociate e non vide alcun Matt tra le sue braccia stanche.
Fissò inorridito le mani unte e si alzò di scatto dal pavimento alla ricerca di qualcosa che gli dicesse che Matt davvero era stato lì.
Ma le pareti luride tacevano e il pavimento infestato pure.
Accese nevriticamente la tv, con gli occhi che sembravano scrutare ben oltre essa. Si rassegnò ad  ascoltare i telegiornali che fino ad allora aveva deciso di evitare per il timore martellante di sentire voce di morti.
-         L’identità dell’uomo ucciso dai colpi delle armi da fuoco risulta sconosciuta. La polizia sta facendo ricerche…-
Ascoltò la voce della giornalista dall’aria corrucciata mentre sullo sfondo inviavano le immagini dell’auto rossa martoriata dai colpi di pistola.
La loro auto.
Ucciso.
 
 
Quando le prime luci dell’alba schiarirono i riflessi dorati sul provato  viso di Mello, la morte aveva già essiccato tutte le sue lacrime.
Come si potesse vivere con la consapevolezza di avere ucciso un innocente, nessuno può saperlo.
E neanche Mello lo sapeva né voleva saperlo.
Come si potesse vivere con la consapevolezza di essere sopravvissuto ad una strage causata dal diavolo, Mello non lo sapeva.. né voleva saperlo.
 

Non c’è mai abbastanza sangue al mondo.
C’è qualcosa che ancora deve morire.
C’è qualcosa che ancora arde dentro.
Poi non te ne accorgi e non c’è più.













Note:
Ok che è da un casino di tempo che non scrivo...Ok che è non ho recensito un sacco di fanfic che stavo seguendo ... Ok che ora sarebbe ora di fare un sonnellino pomeridiano... Ok ho fame... XD
ok... vi chiedo scusa per tutto questo e per tutto questo che c'è sopra. Non so cosa sia o cosa intendesse essere... So solo che ho scelto un finale ospite, cioè decidete voi che fine far fare a Mello. Non so se sia morto quella notte nè se abbia deciso di sopravvivere... so solo che se è morto non è morto per mezzo di Takada o di Kira.
Vi ringrazio se avete letto questa fic... ora che mi ripresento... e spero di tornare presto. Dico solo che ho letto anche senza recensiere e causa poco tempo forse rallenterò moltre altre letture... ad ogni modo vi ringrazio di tutto e chiedo scusa se non si capisce nulla in questa one-shot.

  
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