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Autore: Onlyna    10/05/2012    7 recensioni
Non dici nulla quando li tira verso il basso, spogliandoti ancora, lasciandoti solo con l'intimo addosso; in un altro momento, in un'altra vita, avresti riso della sua irruenza, ci avresti scherzato sopra come facevi prima che l'incubo avesse inizio (...)
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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I could never leave your side – no matter what I say.


You are the only thing in this world I would die without.*


Le mani tra i capelli, le labbra sulle labbra, i denti, le lingue che si rincorrono e accarezzano, credi che Harry sia arrabbiato ma hai torto: non è arrabbiato, è semplicemente stanco. Stanco di fingere che sia tutto a posto, stanco di fingere che tu sia solo il suo migliore amico, stanco di sentire in continuazione le domande su Eleanor, stanco di tutto. Anche tu sei stanco, non è vero?

Per questo lo lasci fare, in quel piccolo motel a metà strada tra le vostre città natali, lasci che tiri i tuoi capelli fino a far male, lasci che morda le tue labbra a sangue, lasci che le sue lacrime di frustrazione - perché di questo si tratta, sì - scivolino sulla tua pelle senza dire una parola, mentre ti spoglia, ti strappa di dosso la maglietta che indossi e sposta la bocca sul tuo collo, sul petto, stringendo i denti su ogni lembo di pelle che incontra, imprimendo con forza la loro forma, tentando di marchiarti come suo, in qualche modo. Sei schiacciato contro la parete dal suo corpo, lo senti fremere mentre abbassa la zip della sua giacca scura e poi se la sfila, lasciandola cadere a terra senza dire una parola né spostarsi, le mani che tornano immediatamente sul tuo petto, sui tuoi fianchi, sui pantaloni della tuta che indossi.

Non dici nulla quando li tira verso il basso, spogliandoti ancora, lasciandoti solo con l'intimo addosso; in un altro momento, in un'altra vita, avresti riso della sua irruenza, ci avresti scherzato sopra come facevi prima che l'incubo avesse inizio, come quando potevate fare quello che volevate senza avere sul collo il respiro pesante dei vostri capi e delle fan. Ma no, non adesso che siete così vicini al baratro da sentire l'aria gelida che proviene dal fondo del burrone; non ora, non in quella camera in affitto, non con Harry in quelle condizioni.

Quando piangeva hai sempre cercato di asciugare le sue lacrime, tentato di far sorridere quelle labbra che piegate dalla tristezza sono sprecate, ma questa volta sai di non potercela fare: sei nelle sue stesse condizioni, ti senti sulle spalle il peso di quelle responsabilità che hai sempre cercato di ignorare ma che adesso ti gravano addosso perfino accentuate. È una situazione orribile, non la sopporti più neanche tu; per Harry è ancora più complicato, però, perché nonostante tutto è ancora un ragazzino, un ragazzino che si è trovato a fare i conti con un mondo che credeva splendido e invece ha scoperto pieno di ipocrisia e falsità; il suo sogno si è lentamente trasformato in un incubo dalle tonalità pastello, una culla piena di spine, un paradiso che in realtà lo spinge a peccare. Deve mentire, deve nascondere tutto ciò che prova dietro un sorriso, può vivere il suo primo grande amore solo di nascosto, in un luogo che non può nemmeno definire suo.

Louis, – ti chiama con un singhiozzo, lasciandosi andare contro il tuo petto, le dita che si infilano oltre il tessuto dei tuoi boxer dai colori improbabili e le lacrime che non smettono di scivolare sul suo viso. – Non ce la faccio più, – soffia ancora, le labbra contro il tuo collo, i denti che sfiorano la pelle senza poterla toccare davvero - non deve lasciare segni visibili, quando tutto ciò che vorrebbe è gridare al mondo che tu sei suo, tanto quanto lui è tuo.

Non dici nulla, lasciando scivolare le mani sul cotone della sua camicia, sbottonandola lentamente e con qualche difficoltà, e non appena senti il calore familiare della sua pelle ti lasci scappare un sospiro sconfitto: non riuscirai mai a farlo stare meglio, ormai è una certezza, per quanto ci proverai quei momenti che potete ritagliarvi non saranno mai abbastanza - non lo sono mai stati.

Gli slacci la cintura e i jeans, lasci che scivolino sulle sue gambe, e senza pronunciare una parola lo spingi verso il letto appoggiato alla parete opposta della camera; è l'unica cosa che puoi fare, l'unico modo in cui puoi stargli vicino per davvero. È squallido, non è giusto che possiate amarvi solo in quel modo, ma è l'unica possibilità che avete per farlo.

Le dita si immergono nei suoi ricci, lo costringi dolcemente a sollevare il viso fino a guardarlo negli occhi rossi di pianto, specchiandoti nelle sue iridi chiare e sentendo una spiacevole morsa all'altezza del cuore; appoggi le labbra martoriate sulle sue, cercando di infondergli un po' della sicurezza che non possiedi nemmeno, cercando di fargli capire che è quello il motivo per cui state facendo tutto questo, per cui vi trovate in quel motel, e Harry accoglie quell'ennesimo tentativo con una disperazione che ti spinge pericolosamente vicino alle lacrime. Ma no, non puoi piangere, devi mostrarti più forte di quello che sei; per lui, per dargli un motivo valido per cui continuare a vivere in quel modo. Tu, il tuo, l'hai trovato la prima volta che l'hai visto, quando ancora non potevi immaginare quella disastrosa evoluzione degli eventi.

Vi liberate degli ultimi vestiti che avete addosso, prima che Harry si sieda sul materasso e ti cinga le vita in un abbraccio; gli accarezzi i capelli con tenerezza, ancora una volta, prima di spingerlo a sdraiarsi. Ti stendi su di lui, tentando di non pesargli troppo addosso, e torni a baciarlo come se non ci fosse un domani - e non è una possibilità così remota, visto cosa vi siete ridotti a fare per un po' di amore.

Ti muovi fino a far scontrare i vostri bacini, con una lentezza molto diversa dalla foga che Harry ha mostrato pochi minuti fa, prima di crollare miseramente, e allontani la bocca dalla sua per udire il suo primo, timido gemito; ti rendi conto, ancora una volta, di quanto sia diventato indispensabile, per te, sentirlo anche in quel modo: non bastano le canzoni che incidete, non bastano le risate, non basta la voce impastata di sonno di quando vi svegliate insieme agli altri sul tourbus, no, hai bisogno anche dei suoi gemiti, dei suoi sospiri, dei suoi sussurri eccitati, non puoi più farne a meno.

Le sue dita sulla schiena, le unghie che graffiano la pelle, ti senti morire all'idea di perderlo; Harry è parte di te, ormai, come non avresti mai potuto credere possibile. Baci il suo mento, la gola, scendi sullo sterno, sul ventre, sotto l'ombelico: hai bisogno di sentirlo, di sapere che, almeno in quel momento, è lì con te e non se ne andrà; accarezzi il suo pube con le labbra, prima di sfiorare la sua eccitazione. Lo senti trattenere il fiato quando lo accogli nella tua bocca, cercando di dargli quanto più piacere puoi, gli occhi che ormai pizzicano dalla voglia di piangere e il collo rosso per lo sforzo.

Non pensi a ciò che stai facendo, i tuoi movimenti sono quasi meccanici, le pupille fisse sul viso umido di lacrime di Harry; hai le ginocchia sul pavimento, stretto tra le sue gambe aperte, ma non ti senti in imbarazzo neppure per un secondo. Continui a muoverti, sempre più in fretta, con più foga, i suoi sospiri aumentano, finché dopo qualche minuto il sapore del suo piacere non ti invade la gola e il suo ultimo, prolungato gemito non ti riempe le orecchie.

Il suo respiro è veloce ed irregolare, quando ti sollevi e torni a stenderti su di lui; lo baci sul collo con dolcezza, aspettando che riprenda fiato, e intanto lo osservi: anche con le guance umide di lacrime, gli occhi gonfi, le labbra screpolate e i capelli stravolti, è sempre la cosa più bella che tu abbia mai visto; nonostante l'espressione affranta e la pena nelle sue iridi, non puoi proprio fare a meno di considerarlo meraviglioso. È il tuo piccolo angelo in quell'inferno che sono diventate le vostre vite da quando avete cominciato la scalata verso il successo, e si offre al tuo sguardo, nonostante sia palese che non voglia farlo, perché sa bene che la tua paura è che ogni volta sia l'ultima, l'ultima possibilità che hai di guardarlo in quelle condizioni.

Ti amo, – glielo dici contro una guancia, in un sussurro quasi impaurito; sa che lo ami, sai che ti ama, ma dirselo è diverso, è la sensazione del salto nel vuoto che ti alleggerisce spaventosamente lo stomaco e ti fa battere più forte il cuore. Nel tuo tono non c'è nulla della spensieratezza che la gente pensa ti caratterizzi, no, ci sono solo tanto dolore e stanchezza; e sono le stesse cose che senti nel suo, quando ti risponde che anche lui ti ama, che ti ama troppo e che non è giusto non poterlo dire a tutto il mondo, doversi nascondere, la voce che assomiglia a quella di un bambino che fa i capricci. Ma Harry non è più un bambino, ha capito come vanno le cose, è cresciuto grazie e insieme a te.

Ti muovi appena sul suo corpo, e capisce subito cosa vuoi fare: alza appena le gambe, cingendoti i fianchi, e con lo sguardo ti ordina di fare tutto ciò che vuoi, che non gli importa del dolore fisico perché è quello che sente nel cuore che lo sta uccidendo lentamente. Fa male ad entrambi, ma non ti interessa più nulla, e lo accontenti facendoti largo, piano e con fatica, nel suo corpo.

La prima volta che avete fatto l'amore la ricordi bene, è stato un momento pieno di imbarazzo e ignoranza: non sapevate come mettervi, non l'avevate programmato e non vi eravate informati, e alla fine avevate riso tutto il tempo, con le guance rosse ma la certezza, da qualche parte all'altezza dello sterno, che quello non sarebbe stato l'ultimo tentativo. Ora sapete cosa fare, come muovervi, conoscete a memoria l'uno il corpo dell'altro, ma quella sicurezza che vi aveva fatti sorridere non esiste più, seppellita da montagne di incertezza e bugie.

Stringi i denti, assestando le prime spinte profonde e irregolari, le ginocchia di Harry contro i tuoi fianchi e le sue mani sulla schiena, occhi negli occhi, lacrime che si mischiano alle lacrime.

Ci avete provato a far finta che tutto andasse bene, davvero, che non ci fosse nulla di così strano a voler tenere privata la vostra relazione, ma giorno dopo giorno vi siete resi conto che nulla di tutto quello era normale, e allora sono arrivate le prime lacrime, i primi litigi, il dolore, e la certezza che non potrete mai mostrarvi al mondo per come siete veramente. Mai.

E continui a spingerti dentro il suo corpo, chiamando il suo nome tra i singhiozzi che scuotono il petto di entrambi, fino a raggiungere l'agognato orgasmo che non è mai stato, prima, così triste ed insoddisfacente. Crolli su di lui senza nemmeno rendertene conto, la maschera da ragazzo forte miseramente sbriciolata dalle lacrime che rigano senza sosta il tuo viso, e ti lasci stringere nel suo abbraccio caldo e affettuoso: è tardi per tornare indietro, lo sapete entrambi, siete diventati indispensabili l'uno per l'altro e l'idea di separarvi è semplicemente improponibile. Morireste dentro, nell'anima, se succedesse, e ne siete dolorosamente consapevoli; forse non è giusto nemmeno dipendere così tanto l'uno dall'altro, ma è la vostra realtà e, soprattutto, è la verità. Dopo tante bugie, almeno quella certezza è intoccabile.














* Il titolo e la citazione in corsivo sono tratti da “Better than I know myself” di Adam Lambert – bellissima. Questa volta lo dico perché, oibò, l'ho ascoltata un centinaio di volte (e non esagero: a metà storia l'avevo sentita già 69 volte - e il numero è tutto un programma, LOL) e devo fare un po' di pubblicità perché.. me ne sono innamorata perdutamente.

   
 
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