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Autore: thequibbler    10/05/2012    16 recensioni
Eri solo un piccolo rigonfiamento nella pancia di tua mamma, e solo dopo quattro mesi ti hanno portato via.
Forse avevano bisogno di te lassù, ma noi non sappiamo ancora il perché.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alla fine il fatto che io non abbia una vita a voi dovrebbe farvi contenti, perché così scrivo.
Enjoy.
 
Small Bump
 
Zayn fissò la sua lista della spesa e sorrise.
Dio, quanto amava la sua vita.
Era ricco da fare schifo e faceva quello che amava insieme a quattro dei suoi più cari amici. 
Andava a letto con una ragazza diversa ogni sera, e tutti quanti lo volevano conoscere.
Era come se quel pezzo di carta dicesse tutto di lui:
-Patatine
-Birra
-Dentifricio
-Sigarette
-Preservativi
-Mutande nuove
Al resto ci pensava la cameriera.
Il ragazzo tirò su la cerniera della sua felpa il più possibile, si cacciò il cappuccio sulla testa ed uscì in strada.
Non fece nemmeno in tempo ad accendersi una sigaretta, perché il negozio era proprio dietro l'angolo.
Il moro entrò e mise tutto quello che c'era nella sua lista in un cestello. 
Si avvicinò alla cassa, e fu in quel momento che la vide.
Una ragazza dai capelli del suo stesso colore raccolti in uno chignon disordinato, girata di schiena e intenta a cercare di prendere qualcosa che era su uno scaffale troppo alto.
Zayn si aprì in un sorrisetto e si avvicinò sempre di più, ma quando fu abbastanza vicino da poterla toccare, scosse la testa e si voltò, pregando che non l'avesse notato.
Decisamente troppo grassa, si disse tra sé, prima di pagare ed uscire dal negozio.
Ormai lui poteva avere di meglio che una così.
Privo di ogni tipo di preoccupazione, il ragazzo tornò a casa e fece qualche telefonata, deciso ad organizzare una festa quella sera.
La vita era bella.
Niente e nessuno avrebbe potuto cambiare le cose.


 
Quando Zayn si alzò dal letto, una mattina di quattro mesi dopo, la prima cosa che fece fu imprecare.
Aveva posato il piede su una bottiglia di vodka rotta, e si era tagliato.
La ciliegina sulla torta della settimana peggiore della sua vita.
Mentre puliva la piccola ferita e ci metteva sopra un cerotto, Zayn ripensò a tutto quello che era successo.
La sua nuova fidanzata, nonché supermodella, lo aveva clamorosamente tradito con qualcuno di altrettanto famoso, umiliandolo pubblicamente.
Non si era nemmeno curata di chiamarlo dopo lo scandalo, le cose erano finite così, per colpa di una fotografia compromettente.
Il tradimento lo disturbava, certo, solo lui aveva il permesso di tradire in una relazione, ma erano l'imbarazzo e l'umiliazione mediatica che lo avevano infuriato maggiormente.
Il ragazzo si guardò intorno.
Il suo appartamento era un disastro.
Nemmeno il festino di ieri lo aveva tirato su.
Zayn si fece la doccia, si vestì e pescò nei pantaloni della sua tuta preferita la sua lista della spesa, che rimaneva sempre invariata, al punto che non gli serviva un foglietto per ricordarsela, ma al ragazzo piaceva portarlo con sé.
Come faceva ogni settimana, il moro girò l'angolo sotto casa sua ed entrò nel suo solito negozio.
Non appena varcò la soglia, qualcosa o meglio, qualcuno, attirò la sua attenzione.
Dejà-vu.
Una ragazza che era già sicuro di aver visto qualche mese prima si trovava nello stesso identico punto in cui si trovava la volta precedente, solo che questa volta aveva i capelli sciolti.
Non l'aveva mai vista in faccia, ma stava sulle punte dei piedi nello stesso modo, e ancora una volta stava fallendo miseramente nel prendere la scatola di biscotti che si trovava sullo scaffale più alto.
Non sapeva bene perché, ma questa volta Zayn camminò a passo sicuro e allungò il braccio, tirando giù la scatola e porgendola alla ragazza.
Non era dimagrita da quando l'aveva vista la volta precedente, ma si rese conto che non era grassa.
Aveva solo qualche chilo di più rispetto alle ragazze con cui era solito interagire. 
Zayn si chiese perché le fosse sembrata così sovrappeso solo qualche mese prima.
"Grazie." mormorò la ragazza, e fu in quel momento che la guardò negli occhi per la prima volta.
Erano enormi, quasi come quelli di un cartone animato, e marroni, un marrone scuro e profondo, proprio come il suo. 
In effetti pensandoci, qualcuno di esterno avrebbe potuto pensare che fossero imparentati.
Stesso colore di capelli, di occhi e di pelle. 
Ma Zayn non ci diede peso, perché c'era solo un'idea nella sua mente.
Voleva portarla a letto.
Forse per quegli occhi così grandi, forse perché a lui le ragazze in carne erano sempre piaciute anche se non lo voleva ammettere, o forse perché voleva semplicemente fare sesso.
"Figurati." rispose dopo secoli: "Io mi chiamo Zayn."
"Piacere, Grace. Sai la tua faccia mi è familiare."
Zayn rise: "Se accetti di venire a prendere un caffè con me ti dico dove l'hai già vista."
Lei sembrò pensarci su per un istante: "Apprezzo l'offerta, ma no grazie."
Il ragazzo spalancò la bocca, incredulo: "Perché no?" domandò confuso.
"Perché qualunque cosa ti abbia convinto a scappare via l'altra volta ti farà scappare via di nuovo prima o poi." disse, e a Zayn mancò il fiato per un secondo.
Allora l'aveva notato la scorsa volta.
"Quindi no, non voglio andare a bere un caffè con qualcuno che mi mette ansia." aggiunse poi la ragazza: "Grazie ancora per l'aiuto Zayn." disse poi, prima di voltarsi e camminare verso la cassa.
Prima che il ragazzo potesse riprendersi dal colpo e provare a salvare la situazione, lei era sparita.
 
 
Da quel giorno in poi, Zayn aveva cominciato ad andare al negozio ogni giorno, intorno alla stessa ora.
Gironzolava intorno agli scaffali per circa un'ora, poi comprava una cosa a caso e usciva.
Erano passata una settimana, e di Grace ancora non c'era traccia.
Per la settima volta, il ragazzo afferrò un prodotto a caso e si avvicinò alla cassa, quando finalmente la vide.
La mora entrò e prese un carrello, spingendolo lungo le corsie del negozio.
Zayn si voltò e afferrò una scatola dei biscotti che le causavano sempre qualche problema, per poi avvicinarsi: "Ho pensato di risparmiarti la fatica e portarteli direttamente."
La ragazza lo studiò in silenzio per qualche secondo, e poi prese la scatola e la mise nel carrello: "Grazie." disse, per poi impugnare il manico del carrello e ricominciare a spingerlo.
"Non così in fretta." la fermò Zayn, piazzandosi davanti a lei: "Andiamo, voglio solo offrirti da bere."
"E io ti ho detto che non succederà. Non finché non sarai onesto con me e con te stesso. Oltretutto sto già uscendo con qualcuno. Ora scansati, forza." replicò Grace bruscamente, girandogli intorno col in carrello.
"Questa informazione non fa altro che aumentare il mio desiderio di convincerti." disse Zayn, sfoderando la sua tipica espressione compiaciuta e vanitosa.
"Mmh, scommetto che le fai svenire tutte quante con quella faccia d'angelo, vero?" lo canzonò lei, mordendosi il labbro.
Quell'azione catturò l'attenzione di Zayn, e la ragazza dovette schioccargli le dita davanti alla faccia per riportarlo alla realtà: "Spero che tu non ti distragga così ogni volta che incontri qualche altra celebrità super attraente."
Il ragazzo non disse nulla, e lei annuì: "Mi sono ricordata dove ti avevo già visto." spiegò con un sorriso, prima di abbassare improvvisamente la voce, come se stesse per confessare un segreto: "Oh, e a proposito: la vostra musica? Non è esattamente il mio genere." sussurrò divertita, prima di girare sui tacchi e allontanarsi.
"Non ho nessuna intenzione di arrendermi!" esclamò Zayn dietro di lei, e senza nemmeno voltarsi la ragazza ridacchiò: "Mi divertirò a vederti provare!"
 
 
Zayn mantenne la sua parola: per i successivi tre mesi, il ragazzo la aspettò al negozio ogni settimana alla stessa ora, cercando ogni volta di convincerla ad uscire con lui in un modo diverso.
Ormai era diventata una sfida.
Non voleva più solo portarla a letto.
Voleva provarle che si sbagliava, voleva farle capire che ne valeva la pena.
Quando finalmente Grace avrebbe accettato la sua proposta, lui l'avrebbe fatta divertire.
L'avrebbe fatta pentire di non aver acconsentito prima. 
Ma era tutto inutile.
Grace rideva alle sue frasi da rimorchio, e non prendeva sul serio nessuno dei suoi complimenti.
"Sono serio." le diceva Zayn, cercando di comunicarglielo con un'espressione concentrata e composta.
"So che lo sei." gli rispondeva lei: "Ma dirmi che il mio culo parla o cose del genere non mi convincerà ad uscire con te."
Tutto era cambiato un giorno di Settembre, quando Grace era entrata nel negozio con un fazzoletto tra le mani.
Il mascara le stava colando lungo il viso, e nonostante cercasse di trattenerle, le lacrime continuavano a scendere.
"Grace-"
"Non oggi, Zayn. Non oggi, ti prego." lo interruppe lei, cercando di evitare il suo sguardo.
"Cosa è successo?" chiese lui, preoccupato.
"Niente." tagliò corto la ragazza: "Mi fai passare, per piacere? Ho delle cose da comprare."
"Non finché non mi dici perché stai piangendo."
"Non sto piangendo." negò lei.
Zayn alzò un sopraccigglio, e fu abbastanza.
"D'accordo, d'accordo." si arrese Grace: "Ricordi quel ragazzo di cui ho parlato? Quello con cui mi vedo?"
"Chi? Il mio rivale?" domandò Zayn, sperando che una battuta la potesse tirare su.
"Non scherzare, sto cercando di fare una confessione."
All'improvviso un'idea si impossessò della mente del ragazzo: "Non.. Non ti ha fatto del male, vero?"
"Che cosa? No!" esclamò lei: "Certo che no. È solo che.. Ci siamo lasciati." spiegò la ragazza, ricominciando a singhiozzare.
"O-oh. Pensavo mi avessi detto che non era niente di serio."
"Non lo era infatti."
"Allora perché sei così triste?" chiese il moro confuso.
"Perché è tutta colpa tua!" sbottò lei, lasciando che le lacrime scendessero ininterrotte sul suo volto: "Siamo usciti insieme e io non riuscivo a smettere di chiedermi come sarebbe stato uscire con quel deficiente che mi infastidisce al supermercato!"
Ci volle qualche secondo perché Zayn elaborasse l'informazione: "Oh. O-okay. Significa che verrai a bere qualcosa con me?"
Lei annuì: "A una condizione. Sai qual'è."
Zayn sospirò: "Vuoi sapere perché me ne sono andato la prima volta che ci siamo visti."
"Esattamente." confermò lei. 
"Se te lo dico uscirai con me lo stesso? Anche se la cosa ti dovesse offendere?" chiese Zayn.
"Tu sii onesto, e io prometto di fare del mio meglio."
Il ragazzo prese un respiro profondo, e poi cominciò: "È perché.. Non sei uno stecchino. Non sei.. minuta come le ragazze con cui esco di solito." confessò, pentendosi amaramente di aver anche solo pensato una cosa del genere.
Diverse emozioni attraversarono il viso della ragazza, prima che riuscisse a parlare: "Sono troppo grassa in poche parole."
"Grace, no-"
"E ora non lo sono più? Non sono dimagrita rispetto a qualche mese fa, quindi cosa è cambiato?"
"Io." rispose Zayn serio: "Quando ci siamo visti la seconda volta avevo appena rotto con una ragazza pelle ed ossa, e quando ti ho rivista mi sono reso conto che non sono attratto da quelle come lei. Io sono attratto da te."
"Certo, come no." lo schernì lei: "Ora te ne uscirai con qualche slogan del tipo 'grasso è bello'."
"Tu non sei grassa." ribatté il ragazzo: "Sul serio!" aggiunse quando la ragazza lo guardò in modo scettico: "Sei bellissima, Grace. Come tutte le ragazze formose."
"Oh, quindi vuoi uscire con me solo perché sono formosa."
"No, certo che no!" esclamò il ragazzo frustrato: "Perché prendi ogni parola che dico e la rigiri, dannazione? Pensi davvero che sarei venuto qui ogni settimana per tre mesi se fosse solo perché sei formosa? Ne posso avere altre cento come te!" disse, passandogli una mano sul braccio.
Grace si scostò immediatamente: "Allora valle a prendere!" gridò di rimando lei, attirando l'attenzione di alcuni altri clienti.
"No, perché io voglio te! Voglio uscire con te, voglio conoscerti. Voglio sapere se hai dei fratelli, cosa fai nella vita, qual'è il tuo colore preferito. Mi hai umiliato e intrigato per quasi novanta giorni, voglio uscire con te, anche se mi stai facendo scoppiare il cervello."
La ragazza rimase in silenzio, fissandolo dritto negli occhi.
"Solo un caffè, andiamo." la pregò Zayn.
Nessuno dei due disse nient'altro per un lungo tempo, e poi Grace parlò: "Va bene."
"Cosa?"
"Va bene, andiamo."
"Davvero?" chiese lui incredulo.
"Sì, davvero. Muovi il culo, prima che cambi idea."
Il ragazzo si aprì in un bellissimo sorriso, e in attimo i due uscirono dal negozio e camminarono fino alla caffetteria più vicina.
La curiosità di Zayn fu soddisfatta: Grace gli raccontò tutto di lei.
Era una studentessa di giornalismo che si guadagnava da vivere lavorando in un bar, aveva un fratellino più piccolo che viveva ancora con i genitori e abitava con alcune amiche in un piccolo appartamento non poco lontano.
Parlarono di qualunque cosa.
Dal cibo alla musica, dal meteo all'astrologia, fino a che un ragazzo con addosso un grembiule non gli annunciò che il locale stava per chiudere.
"Cazzo, è già così tardi?" disse Grace, lanciando un'occhiata all'orologio appeso al muro: "Devo andare al lavoro!" esclamò, alzandosi e raccogliendo in fretta le sue cose dal tavolino dove si erano seduti.
"Lascia che ti accompagni." propose Zayn.
"Con questo traffico? Ci metteremmo il doppio del tempo." disse, infilando il cellulare nella sua borsa: "Prenderò la metro. Grazie per esserti offerto. E grazie anche per il pomeriggio. Mi sono divertita."
"Pensi che potremmo rivederci presto?" chiese il ragazzo.
"Che domande sono? Ci vediamo fra sette giorni al negozio, proprio come ogni altra settimana." rispose lei, prima di salutarlo con un gesto della mano e uscire in tutta fretta dalla caffetteria, lasciando il ragazzo solo a chiedersi come fosse possibile affezionarsi così tanto ad una persona dopo solo poche ore trascorse insieme. 

 
Un anno e mezzo dopo.
 
La suoneria del suo cellulare gli fece aprire lentamente gli occhi.
Il ragazzo grugnì, allungò un braccio e afferrò il telefono: "Pronto?" disse, la voce assonnata.
"Indovina chi ho visto oggi."
Zayn si alzò di scatto: "Davvero?"
"Davvero." confermò il suo amico Dave al telefono: "Era con una ragazza bionda." aggiunse poi.
"E questa ragazza aveva un tatuaggio sul braccio?"
Dave rimase in silenzio per qualche secondo, probabilmente impegnato a cercare di ricordare: "Sì, direi proprio di sì."
"È Ellie, è a casa di Ellie." disse Zayn, mentre si infilava i pantaloni in tutta fretta.
"Sei sicuro di volerla vedere, Zayn?" chiese l'amico: "È passato quasi un anno."
"È esattamente questa la ragione per cui la voglio vedere. Dieci mesi senza farsi sentire. Mi deve delle spiegazioni." disse, prima di salutare il ragazzo e riattaccare.
Zayn finì di vestirsi in tutta fretta e in un attimo era in macchina.
Mentre guidava verso la sua destinazione, il suo nervosismo aumentò.
Con la mente ritornò all'ultima volta che l'aveva vista.
Gli era sembrata agitata, le aveva chiesto cosa c'era che non andava, e lei aveva detto che andava tutto bene.
Poi, quando era tornato a casa quella sera, ogni traccia di lei era scomparsa.
L'aveva cercata per settimane, ma nessuno gli aveva dato nessuna informazione.
Evidentemente non voleva rivederlo e aveva chiesto a tutte le sue amiche, al suo capo e ai suoi genitori di non dirgli niente.
Perché?
Zayn si era fatto quella domanda un milione di volte.
Stava andando tutto così bene fra di loro.
Ci erano voluti solo pochi appuntamenti prima che le cose diventassero serie.
Dopo solo quattro mesi dal giorno in cui erano andati a bere un caffè insieme per la prima volta, Zayn gli aveva detto che l'amava, tra le lenzuola del suo letto, dopo aver fatto l'amore.
Grace aveva risposto allo stesso modo dopo solo qualche secondo, e nel giro di tre settimane erano andati a vivere insieme.
Era quello il problema? 
Avevano fatto tutto troppo in fretta?
Ne avrebbero potuto parlare se fosse stato così.
Perché, perché non era riuscita ad essere sincera con lui?
L'idea di poter finalmente ottenere una risposta a quelle domande lo fece premere sull'acceleratore, e un quarto d'ora dopo, Zayn parcheggiò sotto casa di Ellie, una vecchia amica di Grace.
Il ragazzo si attaccò al videocitofono, e quando Ellie rispose e riconobbe Zayn, si aprì in un'espressione di panico e stupore.
"Ellie, so che è lì, fammi entrare, per favore."
La bionda chiuse la comunicazione, ma Zayn continuò a premere il tasto ripetutamente, sperando di mandare in tilt i timpani delle due ragazze.
Mezz'ora dopo, il viso di Ellie riapparve sul piccolo schermo: "Sali, forza." disse brusca, prima di aprire la porta.
Zayn entrò e salì tre rampe di scale, prima di raggiungere l'appartamento della ragazza.
Quando varcò la soglia, la prima cosa che vide fu la schiena di Grace, proprio come la prima volta che si erano incontrati.
Una marea di flashbacks gli inondò la mente, e fu doloroso quanto la lama di un coltello.
"Io vi lascio soli." annunciò Ellie, afferrando una giacca dall'attaccapanni e uscendo dalla stanza.
Solo allora Grace si voltò, e Zayn non poté fare a meno di notare che era bella proprio come l'ultima volta che l'aveva vista.
"Ciao, Z."
"Non chiamarmi Z." replicò lui, irritato: "Non chiamarmi in nessun modo. Sai perché sono qui."
Lei annuì: "Ti va di sedert-"
"No." la interruppe lui: "Parla, avanti."
Gli occhi di Grace si riempirono di lacrime, e la ragazza si nascose il viso fra le mani.
"Non osare metterti a piangere, Grace. Sei tu che te ne sei andata. Sei tu che mi hai spezzato il cuore. Ora parla, andiamo."
Grace non disse nulla, e la rabbia del ragazzo non fece che crescere.
"C'era un altro, huh? È per questo che sei sparita, e hai chiuso ogni tipo di contatto con me?" chiese, parlando a voce sempre più alta, lasciando che tutta la frustrazione accumulata in quei mesi s'impossessasse di lui.
"N-no, ti giuro di no." mormorò debolmente Grace.
"E allora perché?"
"Perché sono rimasta incinta!" gridò Grace, esasperata: "Ero incinta, brutto idiota! Ero incinta e non volevo rovinarti la carriera!"
Zayn sgranò gli occhi e spalancò la bocca.
No.
Non poteva essere quella la ragione.
Non era concepibile.
Incinta?
Un bambino? 
No.
Assolutamente no.
Un'emicrania improvvisa lo colpì, e il ragazzo si lasciò cadere sul divano.
"Fammi capire bene." riuscì a dire dopo almeno un quarto d'ora di silenzio assoluto: "Tu.. mi hai privato del mio diritto di essere nella vita di questo bambino fino ad oggi?"
"P-pensavo di f-fare la cosa giusta." balbettò lei fra i singhiozzi. 
"Dov'è?" chiese il ragazzo: "Dov'è il bambino?"
Nessuna risposta.
"Grace, dov'è il nostro bambino?"
"Non c'è nessun bambino, Zayn. Ci sono state delle complicazioni e.. E l'ho perso." spiegò Grace, riprendendo a piangere ancora più forte.
Il ragazzo si sentì svenire.
Senza dire un'altra parola, girò sui tacchi e uscì sbattendo la porta.
Non appena uscì in strada, Zayn cadde in ginocchio e vomitò l'anima in un cassonetto.
Era tutto così surreale.
C'era stato un bambino, per qualche tempo.
E poi gli era stato strappato ancora prima che potesse nascere.
Tutto intorno a lui girava, e il ragazzo barcollò per le strade di Londra fino a notte inoltrata.
Non riusciva a smettere di pensare a come sarebbe stato, un bambino suo e di Grace.
Avrebbe avuto il suo naso? 
Le sue orecchie sarebbero state leggermente a sventola come quelle di Grace?
Cazzo, strapparsi il cuore fuori dal petto gli avrebbe fatto meno male.
Era come essere ubriaco.
Era come se il dolore scorresse nelle sue vene.
Quando finalmente riuscì a tornare a casa erano le due di notte.
E Grace lo stava aspettando seduta sul muretto.
"Eccoti, mi hai fatta preoccupare." disse non appena lo vide, correndo verso di lui.
Zayn la spinse via: "Vattene, non ti voglio vedere."
"Z, ti prego, io-"
"NON CHIAMARMI Z!"
"E tu non trattarmi così!" gridò lei di rimando: "Tu non hai idea di che cosa ho passato!" urlò, il respiro accelerato: "Non sapevo cosa fare, non sapevo dove andare. Non volevo distruggere tutto quello che avevi costruito. Ho dovuto lasciare il lavoro e la scuola, ho dovuto lasciare il ragazzo che amavo. E poi ho dovuto guardare il mio bambino morire ancora prima di nascere! Da sola! Tu non sai come mi sono sentita, come mi-"
Grace non terminò la frase, perché Zayn le posò dolcemente una mano sulla bocca: "Mi dispiace." disse sinceramente.
Non aveva pensato nemmeno per un secondo a quanto difficile doveva essere stato per lei.
"Te l'avrei detto, Zayn, te lo giuro. Una volta deciso come gestire tutto. Ma poi l'ho perso e non riuscivo più a parlarne, non potevo chiamarti. Avevo bisogno di tempo."
"Mi dispiace tanto." ripeté Zayn, e questa volta furono i suoi occhi a riempirsi di lacrime.
"Sono tornata a Londra per spiegarti, Zayn."
"Mi dispiace così tanto." disse ancora lui, lo sguardo perso, come se fosse sotto l'effetto di qualche sostanza.
Lei lo abbracciò stretto, ed estrasse le chiavi di casa dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni.
"Okay, ora saliamo in casa, va bene?"
Zayn annuì debolmente e la ragazza lo trascinò dentro il palazzo e fino all'ascensore.
Entrarono nell'appartamento e Grace lo aiutò a togliersi le scarpe e a sdraiarsi sotto le coperte.
"Vado a prepararti una tisana, va bene?" disse Grace prima di uscire dalla camera da letto, ma quando tornò, Zayn era già profondamente addormentato.
 
 
Nel suo sogno, Zayn era appena tornato a casa dopo una lunga giornata allo studio di registrazione.
"Grace?" aveva chiamato.
Ma non aveva risposto nessuno.
"Amore?"
Silenzio.
Aveva controllato ogni stanza, ma lei non c'era.
E non c'era nemmeno più nessuna delle sue cose.
Gli scaffali una volta pieni di libri erano vuoti, e il suo armadio era stato ripulito completamente.
Il ragazzo era entrato dentro all'armadio e si era chiuso dentro.
Aveva tirato fuori il cellulare e aveva digitato un numero che conosceva a memoria ed era partita la segreteria.
"Grace, dove sei? Chiamami."
Aveva ripetuto quella chiamata per ventiquattro ore, senza uscire da quell'armadio fino a quando qualcuno non aveva spalancato le ante.
Ma fu in quel momento che Zayn capì che si trattava di un sogno e non di un ricordo.
Perché ad aprire la porta non era stato Liam come nella vera storia, ma una Grace molto incinta.
"Vieni con me." gli aveva detto, porgendogli una mano.
Lui l'aveva presa, ed era quello il momento in cui si era svegliato.
 
 
Si mise a sedere di scatto, il corpo ricoperto da uno strato di sudore, ed emise un grido turbato.
"Hey, hey, hey, va tutto bene." disse qualcuno alla sua destra.
Zayn girò la testa e trovò Grace seduta accanto al letto, con una tazza fumante in mano: "Stai bene?" gli chiese la ragazza.
"P-penso di sì." rispose, per poi ringraziarla e prendere il tè dalle sue mani.
Il ragazzo bevve a piccoli sorsi, e nella stanza calò il silenzio per una decina di minuti.
"Ti senti meglio?" domandò poi Grace, e Zayn annuì.
"Allora forse è ora che io vada." annunciò alzandosi.
Zayn sapeva che non avrebbe fatto in tempo a scendere dal letto e fermarla, perciò decise di parlare: "Ricordi la prima volta che abbiamo fatto l'amore?" le chiese, e la domanda la bloccò sulla soglia.
"Volevo che tutto fosse perfetto, così ho acceso un sacco di candele e ho finito per dare fuoco a una tenda. Tu hai preso l'estintore e hai spento il fuoco, e nel processo mi hai sporcato dalla testa ai piedi." proseguì, tornando con la mente a quel giorno: "Sono andato a farmi la doccia e quando sono tornato tu non c'eri. Pensavo di averti fatta scappare via, invece sei tornata pochi minuti dopo con delle tende nuove."
"E tu appena mi hai vista mi hai baciata e la nostra prima volta romantica si è trasformata in una scopata sul pavimento." concluse lei per lui, ed entrambi risero con malinconia.
"Leggi un sacco di libri, e so che ti piacciono tutti perché se un libro non ti prende non lo finisci, ma il tuo preferito è l' autobiografia di quello scrittore, come si chiama?"
"Roald Dahl." disse lei.
"Quello, sì." confermò Zayn: "Il tuo colore preferito è un blu non troppo chiaro né troppo scuro, ma ti piace tanto anche il marrone, piangi sempre quando guardi quello stupido telefilm sui vampiri, da McDonalds ordini sempre per dieci e ti incazzi se qualcuno prova a rubarti anche solo una patatina, ascolti letteralmente qualunque genere di musica, non fumi, ma bevi almeno quanto bevo io, sono sempre stato irrazionalmente geloso di Justin Timberlake perché so quanto ti piace, e quando facciamo sesso mi chiami per cognome."
"Perché mi stai dicendo tutto questo?" chiese lei, senza riuscire a guardarlo negli occhi e con la voce tremante.
"Sono tutti piccoli dettagli che ricordo di te. E so quanto ti piace quando la gente si ricorda dettagli che ti riguardano."
"Il fatto che tu ti ricordi che mi piace quando la gente ricorda dettagli su di me è effettivamente un altro dettaglio." osservò lei con un sorriso pieno di affetto.
Zayn si alzò dal letto e aprì il cassetto del suo comodino, tirando fuori un pezzo di carta stropicciato che porse alla ragazza.
"Leggi cosa c'è scritto." le disse.
"Patatine, birra, dentifricio, sigarette, preservativi, mutande nuove." lesse: "Che cosa significa?" chiese poi confusa.
"Quella era la mia lista della spesa, prima di conoscere te. Sempre e solo quello. Ora girala e leggi cosa c'è scritto dietro."
Grace girò il pezzo di carta e lesse ad alta voce: "Patatine, birra, dentifricio, sigarette, preservativi, mutande nuove, cioccolato."
La ragazza fissò la lista per qualche istante: "Cioccolato. Hai aggiunto il cioccolato per me."
"La seconda volta che siamo usciti, mi hai detto che l'unica cosa che non può mai mancare in casa tua è una tavoletta di cioccolato. E io avevo cominciato a pensare quanto sarebbe stato bello averti in casa tutto il tempo. Quindi quella mattina l'ho aggiunto alla lista."
La mora lo guardò con tenerezza: "Dove vuoi arrivare Zayn?"
"C'era un bambino, Grace. Nostro figlio."
"Lo so." mormorò la ragazza.
"Perché la cosa non ti tocca minimamente?"
"Non mi tocca minimamente?" ripeté lei scioccata: "Ho convissuto con questa cosa per mesi, piango ogni notte al pensiero di come sarebbe potuto essere. C-cerco di essere forte. Non osare dirmi che cosa provo."
Un grido di rabbia uscì involontariamente dalla bocca di Zayn e il ragazzo afferrò la sua sveglia e la lanciò contro il muro, distruggendola in mille pezzi.
La ragazza sussultò al suono del dispositivo che si rompeva, e Zayn si avvicinò a lei sempre di più, il respiro accelerato.
"Non è giusto." mormorò, e poi le sue mani si posarono ai lati del viso della ragazza: "Io ti amo, Gracie. Ti amo così tanto che mi fa quasi male. Nessun'altra è come te, io sono sicuro che non amerò mai nessun'altra." disse piano, la voce tremante. 
Grace spalancò le palpebre e si asciugò velocemente le lacrime che minacciavano di scendere ancora una volta: "Lo so. Ti amo anche io." sussurrò, cercando disperatamente di non crollare.
Ci fu un attimo di silenzio, e poi Zayn la baciò con forza, troppa, un bacio che non provocò le solite scintille che nascevano ad ogni loro contatto.
"Smettila, basta." protestò lei, scostandosi. 
Il ragazzo la ignorò e la baciò di nuovo, questa volta afferrandola per le spalle.
Poi, lentamente, spostò le sue labbra vicino all'orecchio della ragazza e sussurrò: "Facciamone un altro. Riproviamoci."
Prima che lei potesse replicare, Zayn la baciò di nuovo, e questa volta lei rispose al bacio.
Fu una cosa lenta e piena di disperazione da parte di entrambi: "Stai soffrendo, Zayn. Io ho avuto mesi per elaborare, per te le ferite sono fresche. Devi cercare di ragionare e-"
"Sto ragionando!" ribatté lui: "Pensaci Grace: nostro figlio. Con il nostro stesso colore di capelli e gli occhi grandi come i tuoi. Un fagottino che stringe il tuo pollice intorno alle sue dita piccolissime. Lo proteggerei da ogni cosa, vi proteggerei entrambi. Potrebbe avere il tuo sorriso, potrei portarlo a-"
"Smettila. Smettila subito." lo zittì lei, scuotendo la testa: "Non è salutare tutto questo, devi accettare quello che è successo e-"
"NO!" esclamò lui: "Possiamo essere una famiglia, ti prego Grace, ti prego." sussurrò, scoppiando in singhiozzi isterici e cadendo in ginocchio sul pavimento.
La ragazza si chinò accanto a lui, e strise forte la testa di Zayn al suo petto, mentre il ragazzo piangeva tutte le sue lacrime.
"Gli voglio così bene." soffiò il ragazzo: "Gli voglio così bene e non lo conoscerò mai."
"Lo so, Z. Lo so." disse lei tristemente, accarezzandogli dolcemente i capelli.
Sapeva che cosa stava passando Zayn, sapeva che era l'inferno.
Passarono minuti, ore, e il sole cominciò a tramontare un'altra volta.
Quando finalmente il ragazzo si calmò, si sdraiarono entrambi sul pavimento.
Questa volta fu Grace a posare la testa sul petto di Zayn, e entrambi fissarono il soffitto in silenzio per lungo tempo.
"Come lo avresti voluto chiamare?"
"Zayn-"
"No, ti prego. Voglio sapere."
"Beh, se fosse stata una femmina l'avrei voluta chiamare Patricia."
"Come mia mamma." osservò il ragazzo.
"Sai che adoro tua mamma."
"E lei adora te." 
"Mi manca, lo sai."
"Sono sicuro che le manchi anche tu."
Zayn le baciò i capelli e inspirò il profumo del suo balsamo.
"E se fosse stato un maschio?"
"Non ci ho mai pensato seriamente." ammise lei.
"E perché?"
"Perché volevo fossi tu a decidere."
Il ragazzo ci pensò sopra.
Nelle ventiquattro ore precedenti, un solo nome gli aveva invaso la testa: "Nicholas."
Nick.
Come quell'amico che aveva perso troppo presto.
Quell'amico che lo aveva convinto a fare l'audizione per quel talent show ed era morto in un incidente solo pochi giorni dopo.
"Come il tuo amico."
"Non posso credere che tu te lo sia ricordato."
"Non sei l'unico che ricorda dei dettagli, sai?" replicò lei, girando la testa per guardarlo dritto negli occhi.
Zayn coprì la distanza fra le loro labbra e premette le proprie su quelle di lei.
"Saresti stata una mamma fantastica, sai?"
Gli occhi di Grace si riempirono di tristezza: "Non so nemmeno scaldare una fetta di pane senza bruciarla."
"Tu, Grace Nina Adams, saresti stata la madre migliore del mondo." insistette lui.
"Grazie." fu tutto quello che riuscì a dire lei: "Saresti stato un fantastico padre anche tu."
 
 
So che avrei dovuto farlo prima, la mia terapista mi aveva detto di farlo anni fa.
Ma non potevo, non ci riuscivo.
Oggi, per la prima volta, sono riuscito a prendere la penna e a cominciare a scrivere.
Sai perché?
Perché oggi sono diventato padre.
Tre chili e mezzo, un milione di capelli, e già sorride.
O almeno così sembra.
È la cosa più bella che io abbia mai visto.
Eppure non riesco a smettere di pensare a te.
Non riesco a smettere di pensare ai tuoi occhi, al tuo sorriso, a tutto quello che avresti ereditato da tua madre.
Tua madre.
Non ce l'abbiamo fatta a restare insieme.
Ci abbiamo provato, davvero.
Ma faceva troppo male.
Litigavamo troppo spesso.
Ogni cosa ci ricordava te.
Non potevamo continuare così, non era possibile.
Eppure io la amo.
La amo così tanto.
Non scherzavo quando ho detto che non avrei mai amato nessun'altro.
Ogni tanto la vedo, quando un amico comune organizza una cena o qualcosa del genere.
Ci sorridiamo, scambiamo due chiacchere e basta.
Ci ignoriamo fino alla fine della serata, anche se lei sa benissimo che non riesco mai staccare gli occhi da lei per più di un minuto consecutivo.
Poi una sera lei si è presentata con un tizio di nome Bradley.
Che cazzo di nome è Bradley?
Scusa, non dovrei dire parolacce con te, ma è davvero il nome più idiota che io abbia mai sentito.
Sembrano felici però.
E la mia di felicità si chiama proprio Felicity.
È lei la madre del mio bambino.
Le voglio un sacco di bene, sai.
È l'unica ragazza che sia riuscita a farmi sentire qualcosa dopo tua madre.
Ma non sarà mai lei.
Non la amerò mai quanto amo tua madre e lei lo sa.
Dio la benedica, è incredibile che abbia lo stesso accettato di stare con me.
Dovrei essere con lei adesso, a tenere in braccio mio figlio per la prima volta.
Ma non riesco a smettere di pensare a te, di pensare a lei.
Alla bellissima famiglia che avremmo potuto essere.
Voglio solo che tu sappia che ti avremmo amato con tutto il nostro cuore.
Tu e tua madre sareste sempre venuti al primo posto per me.
Ti avrei tenuto stretto a me, e sarebbe andato tutto bene.
Vi amo entrambi, e vi amerò sempre.
So, che ogni sera quando andrò a letto sognerò voi, la nostra casa e la nostra vita insieme.
Sarò un buon padre per mio figlio, proprio come lo sarei stato per te.
Eri solo un piccolo rigonfiamento nella pancia di tua mamma, e solo dopo quattro mesi ti hanno portato via.
Forse avevano bisogno di te lassù, ma noi non sappiamo ancora il perché.
  
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