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Autore: Nera_Bizarre_Writer    10/05/2012    1 recensioni
Nera. Nera come quel sasso che ho gettato sulla macchina della polizia che si portava via il mio migliore amico. Nera come la bandiera che i pirati esponevano sui pennoni delle loro navi. Nera come la liquirizia che papà mi metteva in bocca per farmi stare zitta quando urlavo,da piccola. Nera come la rabbia. Nera come il sangue,quando si raggruma. Nera. Come la morte.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sembra stupido,ma le prime parole che mi ha detto sono state:”cazzo vuoi?”

Eravamo nel laboratorio di chimica,con quell'odore di acidi che tanto odiavo.

Lui stava risistemando i vetrini,per punizione.Non aveva fatto una di quelle maledette ed inutili relazioni che la Goldoni ci appioppava ogni volta.

E nemmeno io,che ero però stata incaricata di schedare i vari tipi di foglie,e di metterle nei rispettivi contenitori.

In realtà non stava risistemando i vetrini.Li stava spaccando.

Li prendeva e li spezzava in due,uno per uno.

Non se le tagliava neppure,quelle dita bianche e sottili.

Allora,era forte.

Ed io lo guardavo,perchè mi sembrava strano,quel ragazzo con i vestiti che avevano tutta l'aria di essere di seconda mano e gli occhi color oro e la faccia arrabbiata.

Ma arrabbiata per chi?arrabbiata per cosa?

“che cazzo vuoi?”,dicevo,era stato l'incipit della nostra prima conversazione.

“niente”,avevo risposto-”sei … …. particolare,tu”.

“Sono più normale di quanto pensi,in realtà”,aveva ribattuto lui,dando il colpo di grazia all'ennesimo vetrino.

“perchè lo fai?”,mi era venuto allora da chiedergli,incuriosita.

“Perchè bisogna sempre prevenire le azioni.Questo vetrino si sarebbe comunque rotto,prima o poi.Le cose finiscono.E devi farle finire tu,prima che lo facciano da sole.Così non soffri”.

Così non soffri.

Ehy,ti accorgevi delle idiozie che stavi dicendo??Così non soffri.Però fai soffrire gli altri.

Perchè hai scelto di finire??

“Balle.Alla fine qualcuno soffre sempre.Magari non sei tu.Ma gli altri....”

“Io me ne fotto,degli altri.E ora vattene.Lo faccio io,il tuo dannato lavoro.”

Avevo obbedito,un filo intimorita dal suo sguardo,che mi sembrava a tratti cattivo.

Quando ero ormai fuori dall'aula,però,avevo sentito una voce richiamarmi-”ehy,ali babà”,aveva iniziato riferendosi ai pantaloni indiani che portavo quel giorno,”se vuoi sapere di più di prevenzione,sofferenza e altre cose da depressa che di sicuro non ti interessano,vieni in piazza,stanotte.A meno che tu non abbia paura di provare qualcosa di diverso”.

“Io?Io non ho paura di niente”,avevo pensato-”vengo dove vuoi,ma per favore,evita di portarti dietro quegli occhi oro,perchè per un paio di occhi come i tuoi sarei disposta a tutto”. 

  
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