Oliver era strambo, il classico tipo da storie fumose. Storie dettate da alchool, sigarette e viaggi notturni. Olly adorava la notte, il silenzio e la freddezza delle stelle.
Nel buio si sentiva a casa, la notte non parlava e Olly non parlava alla notte. La notte era amica, compagna, a volte perfino amante. Le notti di Oliver erano magiche perché a nessuno importava se usciva alle 3 e rincasava per andare a scuola.
Una notte Olly vide il disegno dell'universo, la sua strada e la sua vita parve d'un tratto più chiara. Capì che nei suoi diciassette anni non aveva mai fatto nulla, capì che era un fallito. Dopo quella notte nessuno vide più Oliver per una settimana.
Era corso via dalle delusioni, era scappato.
Quando tornò a casa la luna piena era alta nel cielo. Olly aveva rischiato di morire e non gli era importato, lui voleva morire. Non voleva essere considerato un vigliacco, lui voleva solo che le voci nella sua testa stessero zitte, voleva altre notti fumose, voleva vivere senza essere un danno.
Quella notte prese la pistola di suo padre e si piantò un proiettile in testa.
Le notti di Oliver erano finite, la sua vita era finita, lui era finito.
Tutto quello che trovarono fu un pacchetto di sigarette macchiato di sangue e una vita in meno.