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Autore: LillyStu    11/05/2012    7 recensioni
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“Guarire” mi suggerì il mio inconscio. Ma non potevo dirlo ad alta voce, l’avrebbe distrutta. Mi girai lentamente verso la donna che stava accanto al mio letto >
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Ripenso a tutte le volte che ho litigato con i miei genitori perchè mi lasciassero fare quello che volevo io in questo giorno dell’anno e, invece, ora mia madre mi stava dicendo di poter chiedere qualsiasi cosa per il mio compleanno e lei mi avrebbe accontentata.
A pensarci bene c’erano tante cose che desideravo, tante che volevo fare e vedere prima di morire. Tra queste, me ne venne in mente una, una che non avrei mai considerato perché troppo irraggiungibile e impossibile, talmente tanto che mi sentivo patetica anche solo a pronunciarla ad alta voce. Ma provare non costava nulla, cosa avevo da perdere, infondo? Era la mia ultima occasione, non ne avrei avute altre.
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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So many adventures couldn't happen today,
So many songs we forgot to play,
So many dreams swinging out of the blue,
We'll let 'em come true.
[...]
Youth is like diamonds in the sun,
And diamonds are forever.

-Forever Young, Alphaville (One Direction).
 



<< Cosa vorresti per il compleanno quest’anno, amore? >>
“Guarire” mi suggerì il mio inconscio. Ma non potevo dirlo ad alta voce, l’avrebbe distrutta. Mi girai lentamente verso la donna che stava accanto al mio letto << non saprei, mamma.. >>
<< Pensaci, manca poco al tuo compleanno oramai, tesoro. Quando ti viene in mente qualcosa dimmela, puoi chiedere qualsiasi cosa..>>
Mi chiedevo se questa disponibilità era dovuta al senso di colpa. Mia madre si sentiva in colpa perché adesso io mi trovavo in questo letto d’ospedale e non potevo passare il mio compleanno come piaceva passarlo a me, forse. Penso e ripenso a tutte le volte che ho litigato con i miei genitori perchè mi lasciassero fare quello che volevo io in questo giorno dell’anno: a 8 anni desideravo che accompagnassero me e i miei amici al Luna Park, a 13 chiedevo di poter organizzare una festa in piscina senza che ci fossero loro a controllarci, a 15 volevo organizzare una mega festa in un locale con tanto di alcool e, ovviamente, nessun adulto intorno; l’anno scorso, invece, sognai di andare a Londra con la mia migliore amica. Tutte queste richieste non vennero esaudite e, in compenso, furono sostituite da regali materiali quali un gioiello o un nuovo paio di scarpe. Ora, a distanza di un anno, mia madre mi stava dicendo di poter chiedere qualsiasi cosa per il mio compleanno e lei mi avrebbe accontentata, ovvio che si sentisse in colpa: questo potrebbe essere il mio ultimo compleanno, se non esaudire un mio desiderio adesso, quando? A pensarci bene c’erano tante cose che desideravo, tante che volevo fare e vedere prima di morire, ero troppo giovane per spegnermi senza aver visto quasi niente della vita. Tra queste, me ne venne in mente una, una che non avrei mai considerato perché troppo irraggiungibile e impossibile, talmente tanto che mi sentivo patetica anche solo a pronunciarla ad alta voce. Ma provare non costava nulla, cosa avevo da perdere, infondo? Era la mia ultima occasione, non ne avrei avute altre.
 
 

E’ il giorno del mio compleanno e mi sento sola e vuota. Malgrado sia tutta la mattina che persone entrino ed escano dalla mia stanza per salutarmi e farmi gli auguri, non potrei sentirmi più sola di così. Sto compiendo 17 anni e sto morendo; ho 17 anni e non vedrò mai la luce dei 18. Guardo l’angolo della mia stanza, di fronte a me; accanto alla tv sono deposte tante scatole e tanti sacchettini colorati. Se mi trovassi in un altro posto in questo giorno dell’anno, sarei eccitatissima nel vedere tutti i doni che mi hanno fatto, adoro i regali. Peccato che mi trovi qui in ospedale e che sappia per certo che se non mi trovassi in fin di vita non vedrei l’ombra neanche di metà di quei doni che ora invece mi ritrovo a ricevere. Mia madre mi chiede quale scatola incartata io voglia aprire per prima, le indico un pacchettino piccolo e rettangolare, ricoperto di una semplice carta da regalo azzurra. Osservo la carta e l’accarezzo prima di strapparla senza pietà, dimostrando un entusiasmo che in realtà non possiedo in questo momento. Mi ritrovo in mano un’altra scatoletta, tolgo il coperchio e scopro che è un braccialetto, un braccialetto di Tiffany, sicuramente molto costoso. E’ da parte di mia zia che solitamente vedo sì o no una volta all’anno. Guardo attentamente il mio nuovo regalo per diversi minuti: cosa se ne fa di un braccialetto una ragazza a cui resta poco tempo da vivere?

E’ primo pomeriggio, sono le due. La mia migliore amica bussa e entra nella mia stanza con un enorme muffin in mano, in mezzo al dolce è posta una candelina accesa. Holly si avvicina lentamente al mio letto con un enorme sorriso in volto, senza dire niente si ferma immobile davanti a me continuando a sorridere a 32 denti e il muffin stretto tra le mani: sembra un’ebete. Mi fa ridere, rido piano.
Lei si sblocca e mi si avvicina ancora di più << AUGURI! >> mi grida. Porge il muffin davanti a me, sto per spegnere la candelina quando lei improvvisamente allontana il dolce nascondendolo con una faccia buffa, la guardo confusa. << Prima devi esprimere il desiderio! >> mi rimprovera.
Io sospiro. << Holly, lo sai che non servirà a nie.. >>  non finisco la frase che lei mi interrompe
<< Shhh. Esprimilo e basta. Esprimilo mentalmente, funzionerà, vedrai >> mi dice rincuorata sfoggiando un sorriso pieno di conforto e speranza. Sospiro di nuovo ma mi arrendo. La mia migliore amica porta di nuovo il muffin all’altezza del mio viso, io chiudo gli occhi e esprimo il mio desiderio, lo stesso di pochi giorni prima, poi li riapro e soffio sulla fiamma della candelina.
 
 

Verso le 15.45 i miei genitori decidono di portarmi, sulla sedia a rotelle, fino alla stanza di svago. La chiamano ‘stanza dei sogni’ perché è qui che i bimbi più piccoli vengono a giocare il pomeriggio, perché è qui che vengono organizzati gli eventi o le feste per i malati del reparto, perché qui si riesce a smettere, almeno per cinque minuti, di pensare che si è senza speranza e si riesce a ridere e scherzare con i propri coetanei come se fossimo dei normalissimi ragazzi adolescenti. Quando i miei genitori mi fanno la proposta di portarmi lì, accetto con entusiasmo solo per farli contenti, so quanto il loro umore adesso sia legato al mio. Arriviamo davanti alle porte e mio padre ci precede per aprirle e lasciarci passare. Appena riesco a scorgere l’interno della sala rimango a bocca aperta. Una folla pazzesca è radunata lì in attesa solo che io facessi il mio ingresso; ci sono quasi tutti i miei amici, i miei compagni di classe e alcuni di scuola, le infermiere del reparto e anche i dottori che mi sono stati più vicino, poi ci sono alcuni miei parenti e altri bambini e ragazzi ricoverati all’ospedale. Ma in ogni caso, non è questo a lasciarmi senza fiato; davanti a tutti c’è qualcos’altro, qualcosa che non mi può sfuggire, qualcosa che mi rende incredula e mi fa venire le lacrime agli occhi. Ho ancora la bocca spalancata e mi porto una mano su essa, sento gli occhi inumidirsi: non ci posso credere. Quel qualcosa che ho bramato è lì, a pochi metri da me. Ripenso al mio desiderio, al mio costante pensiero di quegli ultimi tempi. Non so se credere che sia stata la mia volontà a portarli lì, o se il muffin e la candelina di Holly abbiano influito, ma so per certo che è merito dei miei genitori; è merito loro se il mio sogno si è avverato. I 5 ragazzi causa delle mie lacrime si avvicinano. Ho la testa abbassata e il corpo mosso dai singhiozzi, i miei genitori mi guardano anch’essi commossi ma non si avvicinano a me, sanno che sto bene. Sento qualcuno che si abbassa accanto al mio corpo colto da spasmi e mi accarezza dietro la schiena sussurrandomi dolcemente
<< Ehi, ehi. Non piangere. >>
So benissimo di chi è quella voce, la riconoscerei tra mille. L’ho sentita troppe volte nelle loro canzoni e ogni volta mi provoca un brivido per il corpo. Ma sentirla così viva vicino a me è una sensazione indescrivibile, impossibile. Mi giro verso quel suono e mi ritrovo davanti proprio ciò che mi aspettavo: un viso dagli occhi verdi e un sorriso sghembo da mozzare il fiato, il tutto contornato da dei ricci scuri. E’ bellissimo. Senza preavviso mi butto su di lui e gli stringo le braccia al collo cogliendolo di sorpresa, dopo un attimo mi sento avvolgere da delle calde braccia: sta ricambiando l’abbraccio. Continuo a singhiozzare sulla sua t-shirt bianca, probabilmente gliela sto bagnando tutta. Lui cerca di tranquillizzarmi muovendo la mano su e giù sulla mia schiena. Dopo un po’ di tempo sciolgo l’abbraccio e con le mani mi asciugo le lacrime. Lui mi rivolge un sorriso amichevole e io ricambio sfoderando il sorriso migliore che mi riesca in questo momento. Poi rivolgo lo sguardo agli altri quattro visi accanto a me, i quali hanno osservato tutta la scena immobili, se non per qualche mano posata sulle mie spalle o sulla mia schiena con l’intenzione di farmi calmare un pochino. Non posso, non riesco a calmarmi, sono euforica. Rido e piango allo stesso tempo come una malata, e non nel senso che in realtà lo sono davvero. I quattro ragazzi, che io definirei angeli scesi dal cielo, mi sorridono, poi uno alla volta si abbassano su di me per abbracciarmi. Finiti i saluti, il riccio apre nuovamente bocca
<< Abbiamo deciso di lasciare a te l’onore, babe, di scegliere da quale canzone iniziare >>
Questa è facile, non ho bisogno di pensarci. << More Than This >> rispondo senza esitazione.
<< Bella scelta >> mi dice il moro sorridendomi prima di alzarsi e incamminarsi, insieme agli altri quattro, verso un palco infondo alla sala che prima non avevo notato. Mia madre mi spinge sulla sedia a rotelle fino alla piattaforma e io le sorrido grata di quella stupenda sorpresa. Tutta la folla osserva i miei idoli mentre iniziano a cantare una delle canzoni più belle che esistano, o almeno per me. Li guardo meravigliata, sono bellissimi, amo tutto di loro: i loro aspetti, le loro movenze, i loro atteggiamenti, i loro sorrisi e soprattutto le loro voci.  
<< If I’m louder, would you see me? >>, una delle mie frasi preferite di questa canzone. Li osservo uno per uno mentre ancora verso lacrime per l’incredulità che loro, i One Direction, siano proprio lì davanti a me, alla mia festa per i miei 17 anni. Loro ricambiano i miei sguardi e mi mandano sorrisi e gesti dolci; me la stanno dedicando. Poco prima della fine della canzone sento che la melodia cambia e diventa più movimentata, ecco che i ragazzi iniziano a battere le mani e Liam parte a cantare ‘Na Na Na’ . Ora canto, la canto dall’inizio alla fine e loro mi invitano a salire sul palco con loro. Mia madre mi aiuta ad alzarmi dalla sedia a rotelle e mi sorregge per paura che io non riesca a stare in piedi da sola, sono troppo debole, arrivata agli scalini ad accogliermi trovo il riccio che mi porge la mano, così passo dalle cure di mia madre a quelle del ragazzo. Mi fa sedere su un enorme cubo che sembrerebbe una cassa, poi mentre canta la parte più tranquilla del suo assolo di Up All Night si siede accanto a me guardandomi intensamente con i suoi occhi verdi, appena riparte il ritornello si alza e balza via. Durante le varie canzoni quasi tutti hanno fatto il giro per venire a sedersi accanto a me sulla cassa causando il rossore sulle mie guance: Zayn durante il suo assolo in ‘Save you tonight’ si è seduto accanto a me e mi ha stretto in un abbraccio, Louis durante ‘I want’ mi ha teso il microfono per lasciarmi fare il coro del ritornello mentre lui faceva le sue parti, dopo, Niall mi ha messo un braccio intorno alle spalle mentre Liam si è avvicinato e mi ha rivolto un sorriso che dovrebbe essere dichiarato illegale dall’effetto che fa alla gente.
Dopo aver cantato 5-6 canzoni mia padre mi invita a scendere dal palco per andare a salutare i vari invitati che fin’ora non ho ancora avuto modo di salutare e ringraziare, mi lascio prendere come un sacco di patate per essere rimessa sulla sedia a rotelle e poi esser spinta fino all’altra parte della stanza dove dei miei zii stanno conversando con un bicchiere di champagne in mano. Si girano vedendo il mio arrivo e mi abbracciano facendomi gli auguri, si sprecano in complimenti falsi come ‘ti trovo bene!’ ‘stai benissimo cara!’ ‘quanto sei cresciuta!’ ‘rimettiti presto, mi raccomando!’. Quest’ultima è una delle frasi che non sopporto sentirmi dire, sanno tutti benissimo che non ho più speranze di guarire, però per oggi decido di crederci e mi limito ad annuire, sorridere e ringraziare. Dopo una quarantina di minuti, quando ormai ho salutato praticamente tutti riuscendo anche a soffermarmi un po’ di più a chiacchierare con i miei amici di liceo, sento che la canzone cantata dalla band si interrompe all’improvviso per trasformarsi in una canzoncina allegra e familiare. ‘Happy birthday tooo youu”, intonano. Allo stesso tempo le luci si spengono e vedo entrare mia madre con un’enorme torta con tanto di candeline e scritta sopra. Aspettiamo che i ragazzi finiscano di cantarmi la canzoncina e scendano dal palco, Harry si avvicina sussurrandomi un ‘Happy Birthday, babe’ e mi bacia sulla guancia, arrossisco leggermente. Scattiamo numerose foto e mangiamo la torta tutti assieme. La mia migliore amica, Holly, viene da me con un sorriso innocente
<< allora.. com’è?! >> mi chiede con un ghigno soddisfatto, ovviamente sa già la risposta.
<< me lo chiedi anche?! Non ci posso ancora credere, sul serio. Questo è sicuramente il miglior ultimo compleanno che una 17enne potrebbe desiderare! >> esclamo eccitata. Lei si irrigidisce un po’ e si fa seria, il suo entusiasmo si spegne.
<< Non sarà il tuo ultimo compleanno, lo sai. >> evidenzia le parole una per una con tono duro.
Mi faccio seria anche io. << Lo sai anche tu che sarà così. Insomma, guardami! Sono messa malissimo, ho un aspetto orribile: ho perso tutti i capelli, ho la pelle bianchissima che sembro un cadavere vivente, le labbra che non hanno neanche un po’ di colore, attraverso la pelle mi si intravedono le ossa e ho delle occhiaie terribili sotto agli occhi.. mi sto trasformando in un vegetale, Holly. >> concludo. Lei mi trafigge con lo sguardo, poi senza dire niente gira i tacchi a va contro i 5 ragazzi che quel giorno si trovano lì per me, si avvicina all’orecchio del riccio per sussurrargli qualcosa. Io li guardo confusa, cosa gli avrà mai detto? I ragazzi annuiscono, sorridono e prendono nuovamente i microfoni. Senza base, senza salire sul palco, Harry inizia a intonare ‘Isn’t sheee looovely? Isn’t she wooonderfuul?” solo come lui sa fare. Gli altri ragazzi lo seguono a ruota. Il riccio si avvicina a me.
“Isn't she precious
Less than one minute old
I never thought through love we'd be
Making one as lovely as she
But isn't she lovely made from love

 
Isn't she pretty
Truly the angel's best
Boy, I'm so happy
We have been heaven blessed
I can't believe what God has done
Through us he's given life to one
But isn't she lovely made from love”

 
Mi emoziono, sorrido, non so che altro fare. Presto mi accorgo che delle lacrime di commozione mi stanno rigando le guance, Harry si avvicina sempre di più a me e le asciuga con il pollice accarezzandomi il viso. Terminata la canzone, abbassa il microfono e mi sorride a 5 centimetri dal viso. Mi si blocca il respiro e forse perdo anche qualche battito.
<< Non dire che sei brutta perché sei bellissima, fidati >> mi alita.
poi si allontana indietreggiando a gambero, sempre sorridendomi, e torna a mescolarsi con i suoi compagni di band. Insieme, salgono di nuovo sul palco e dopo avermi rivolto un << Nel caso non ti avessimo ancora convinto.. >> si posizionano. Liam inizia a cantare le note di What Makes You Beautiful. In sala tutta la gente si scatena e inizia a ballare, Holly torna da me sorridendomi.
<< Grazie >> le dico
<< Figurati. Ci stava, così impari! >> mi dice in tono di chi ha appena segnato un goal. Rido e torno a fissare i ragazzi cantare, con l’aiuto della mia amica arrivo sotto il palco. Mi guardano tutto il tempo, a metà canzone quando iniziano a battere la mani li imito, così come più di metà sala, e quando tocca all’assolo di Harry egli si inginocchia su di me e mi prende una mano; mi sta nuovamente dedicando una canzone.
La giornata passa così, verso sera siamo ancora tutti lì. I ragazzi hanno cantato quasi tutte le canzoni del loro album e non solo. Ovviamente io le ho amate tutte, dal vivo sono una cosa spettacolare. In particolare, mi sono commossa terribilmente quando hanno cantato ‘moments’, quella canzone per me ha un significato speciale; la ricollego sempre a un periodo della mia vita, a quando ho scoperto di essere malata, a tutte le successive volte quando non riuscivo a sopportare il peso della consapevolezza di avere i giorni contati; in quei momenti la ascoltavo sempre.
 Sfinita, la band prende una pausa e si siede in cerchio attorno a me per conversare un po’.
<< Allora, come hai passato il compleanno? >> mi chiede il solito ricciolo, colui che parla e flirta sempre con tutte ma che allo stesso tempo è di una dolcezza e un’umiltà unica.
<< E’ il compleanno migliore del secolo! Scommetto che milioni di ragazze mi staranno invidiando da morire! >> esclamo eccitata. << Fino a che ore starete qui? Immagino che siate pieni di impegni e che presto dobbiate andare.. >> aggiungo un po’ amareggiata.
<< in realtà no. Oggi abbiamo annullato il nostro concerto, o meglio.. l’abbiamo rimandato a un’altra data e siamo corsi qui. Domani abbiamo una giornata libera di riposo, finalmente! >> annuncia Liam.
<< ..Avete annullato un concerto per venire qui? …per me? >> chiedo insicura di quello che dico, forse non ho capito bene.
<< Esattamente >> risponde Louis sorridendomi
<< Oh >> è tutto quello che riesco a dire. Penso di avere gli occhi a palla dallo stupore in questo momento.
<< Sai, ti abbiamo portato anche una cosa in realtà.. >> inizia il biondino tenerone che sarebbe Niall. Zayn torna con un enorme scatola da regalo. La prendo in mano e rivolgo uno sguardo sorpreso a ognuno di loro prima di puntare gli occhi sulla scatola, tolgo il coperchio decorato e esploro cosa c’è dentro. Vedo un libro, il loro libro: “Dare to Dream. Il coraggio di sognare – Noi, i One Direction”, lo prendo in mano e inizio a sfogliarlo. Nelle prime pagine vi è scritta una dedica con tanto di autografi. “..perché tu possa ricordarti sempre di non smettere di sognare. Con amore, i One Direction”, sotto la scritta, un tocco di ognuno di loro: una piccola dedica personale e la firma. “Never back down, piccola” è ciò che ha scritto Louis,è una frase significativa, la trovo molto adeguata. Sento una lacrima scivolarmi dal viso e cadere dritto sul foglio della pagina, asciugo velocemente le guance prima che ne cadano delle nuove. Ho versato troppe lacrime nelle ultime 24 ore, andando avanti così rischio di prosciugarmi e di morire disidratata ancora prima che mi colga un malore dovuto alla malattia. Alzo lo sguardo su di loro e li ritrovo a guardarmi sorridenti mentre poggio il libro e scavo ancora nella scatola. Trovo un braccialetto viola, uno di quelli morbidi e gommosi, leggo che c’è scritto ‘I love One Direction and One Direction loves me’ seguito da una virgola e il mio nome. L’hanno fatto apposta per me, porta il mio nome. Sono onorata e contentissima, lo infilo subito al braccio, in quello dove non c’è il bracciale di Tiffany regalatomi quella mattina da mia zia. (Nonostante tutto ho voluto metterlo per dimostrare che lo apprezzavo, e infondo era veramente carino, avrei dovuto godermelo finchè potevo.) Metto le mie braccia vicine confrontando i due braccialetti; certo, il costo dei due oggetti è molto molto differente, ma per me hanno stesso valore. Dopodichè curioso di nuovo dentro la scatola e afferro qualcosa di morbido, lo apro e scopro che è una felpa, la loro felpa: una felpa nera con scritto ‘1D’ e dietro in basso ‘Vas Happenin’, sorrido automaticamente guardando Zayn. Lui ricambia il sorriso dicendomi “Vas Happenin, babe?!”, scoppio a ridere, è troppo buffo. Il mio occhio cade di nuovo dentro la scatola piena di sorprese e noto che vi è qualcos’altro. Constato che sono due pezzi di carta con scritto dei numeri. Mi ci vogliono diversi minuti per realizzare che sono dei biglietti per un loro concerto. Li prendo in mano e li fisso incredula, leggendo attentamente tutto ciò che c’è scritto. La data è una di quelle del loro tour dell’anno prossimo, si svolgerà qui a Londra.
<< Così non dovrai fare un viaggio troppo lungo >> mi dice Niall. Alzo lo sguardo e punto gli occhi nei suoi limpidi azzurri. Ho ancora una faccia atona, un po’ sbalordita. Credono sul serio che potrò essere al loro concerto l’anno prossimo? Senza volerlo, inizio a piangere di nuovo, ma stavolta non è per gioia, è per dolore. Provo dolore nel sapere che l’anno prossimo non potrò essere lì, e dentro di me so che in realtà lo sanno anche loro, mi hanno fatto un gesto di gentilezza per farmi credere che guarirò, per farmi essere ottimista. Ma mi stanno illudendo. Non devo crederci, illudermi mi farà solo stare peggio quando il mio corpo inizierà a cedere del tutto. Abbasso lo sguardo, mi giro e mi allontano spingendo con le mani le ruote della carrozzella in cui sono seduta. Sento subito dei passi dietro di me ma non mi volto, non gli ci vuole molto per raggiungermi e fermarmi.
<< Ehi, ehi. Che succede? >> mi domanda Liam. Ammetto che a questo punto mi aspettavo che fosse Harry, ma va bene così. Lo fisso senza dire niente, continuo a piangere e disperarmi. I miei genitori non devono essere in sala, sennò sarebbero subito accorsi su di me vedendo che stavo per cadere in una crisi isterica. Lui si abbassa piegando le ginocchia, mi scruta attentamente e poi mi abbraccia senza aggiungere altro.
<< ..non.. sa..rò..non sarò.. a quel concerto.. >> singhiozzo sulla sua spalla mentre ancora mi sta stringendo nell’abbraccio. Non so neanche se ha sentito o capito quello che ho appena detto, piango così forte che quasi neanche io capisco le parole che mi escono di bocca.
<< Ehi, ehi, ehi. E il coraggio di sognare dove lo metti? Anche se io so che non ti serve sognare, perché so che in ogni caso guarirai e starai meglio. Lo so per certo. Non avere paura. >> mi dice dolcemente staccandosi da me quel poco per guardarmi negli occhi. Con i pollici delle mani mi asciuga le lacrime man mano che sgorgano dai miei occhi, sembrano non finire mai. Mi sento un po’ più rincuorata, anche se so che, infondo, Liam sta mentendo. E’ evidente che mi rimane poco da vivere, figurarsi se riesco a resistere un altro anno; chiunque mi veda in questo momento può capirlo subito che oramai sono giunta al termine. Se ho fortuna, riuscirò a resistere qualche altro mese e basta; queste sono le previsioni del dottore che ho udito origliando dalla porta della mia stanza mentre ne parlava con i miei genitori.
In quel momento Holly ci raggiunge. Mi sembrava di averla  vista con la coda dell’occhio vicino al buffet che osservava la scena tra me e Liam. Non voleva intervenire, sennò l’avrebbe fatto; è rimasta solo ad assistere da lontano pensando che non me ne fossi accorta.
<< Ehi, come va? Che succede? >> chiede con un sorriso spensierato. Ci giriamo entrambi verso di lei, intravedo Liam che le sta sorridendo per assicurarle che è tutto apposto. Lei guarda prima lui e poi me, poi all’improvviso scatta << Oh! Ma quelli sono due biglietti per un concerto! Non ci posso cred.. o mio dio.. no, non ci credo! Dimmi che mi porterai con te, saremo noi due vero?! >> sembra così eccitata che si mangia pure le parole. Ma è finzione, Holly è una brava attrice. Lei conosce i One Direction grazie a me, ne sono così ossessionata che ho fatto diventare fan pure lei. Ma a lei piacciono, io li amo, è diverso. Io potrei definirmi una Directioner, lei è una fan e basta.
<< sempre e comunque >> le confermo sorridendo, non riferendomi solo ai biglietti del concerto, mentre in realtà sto pensando che entrambi i biglietti andranno a lei perché io non ci sarò più, voglio lasciarli a lei, chissà chi ci porterebbe.. magari sua cugina Valerie, anche lei ama alla follia i One Direction.
Il suo sorriso si accende, me li prende di mano, inizia a saltare e si allontana a passi da coniglio << vado a farli vedere agli altri, moriranno d’invidia! >>. In realtà è solo una scusa per lasciarmi di nuovo sola con i miei idoli, conosco troppo bene la mia migliore amica; siamo cresciute insieme da quando avevamo 5 anni, da allora mi è stata vicino sempre: quando piangevo per i miei primi amori, quando litigavo con i miei genitori perché non mi lasciavano passare un compleanno come volessi io, quando scoprii di essere malata, e anche adesso che mi sto consumando piano piano davanti ai suoi occhi, lei trova la forza di starmi accanto e di essere ottimista per entrambe, visto che l’ottimismo non è proprio il mio forte. Lei è, ed è sempre stata, la mia ancora di salvezza, il mio salvagente. Holly è colei che mi spinge a continuare a lottare anche quando sto per arrendermi, quando non ce la faccio più. La guardo saltellare per la stanza sorridente mentre mostra i due pezzi di carta alle nostre compagne di classe e mi chiedo come vivrà senza di me, come sarà la sua vita dopo la mia morte. Liam interrompe i miei pensieri
<< visto che è quasi mezzanotte e tra 6 minuti esatti non sarà più il giorno del tuo compleanno, hai un ultimo desiderio da esprimere? >> mi chiede ancora chino su di me
Ci penso bene, vedo mia mamma passare a pochi metri più in là e la chiamo. Appena si avvicina le faccio cenno di abbassarsi e le chiedo un piacere all’orecchio. Lei mi sorride e si incammina fuori dalla stanza, Liam mi guarda confuso e io gli sorrido per tranquillizzarlo. Poi apro bocca
<< Potreste cantare ‘forever young’? >> chiedo velocemente. Vedo i suoi occhi ingrandirsi dalla sorpresa, poi lo guardo accigliarsi. << scusa, so che siete stremati e non ne potete più di cantare, se non ve la sentite non fa niente.. >> dico rimangiandomi la mia richiesta. Sul suo volto torna velocemente il suo splendido sorriso, si alza e mi supera raggiungendo gli altri ragazzi che sono rimasti lì seduti dove li avevo lasciati prima. Giro la mia sedia verso di loro e li vedo riprendere in mano i microfoni. Mi stanno accontentando, stanno esaudendo il mio ultimo desiderio di quel giorno. Cominciano a cantare e io afferro il significato di ogni parola. Amo questa canzone, la amavo già alle origini quando era solo degli Alphaville ma ho iniziato a adorarla quando Jay-Z e Mr Hudson hanno deciso di farne una loro versione. Poi arrivò la cover dei One Direction a X-Factor e, con l’inizio della mia malattia, ho cominciato e non poterne fare più a meno. Un po’ come ‘moments’, la ascolto nei miei momenti tristi o nei momenti in cui voglio riflettere. In realtà anche questa canzone mi provoca dei ricordi passati, mi ricorda mio nonno e la sua morte. E’ morto di vecchiaia, aveva ben 83 anni e tutti sapevamo che da un momento all’altro sarebbe successo, ma questo non lo rende di certo meno doloroso, no? Quando è accaduto non ci potevo credere lo stesso. Ecco, in quel periodo ascoltavo sempre questa canzone e la dedicavo a lui. Insomma, ‘forever young’ sono due belle paroline è? Sarebbe una bella cosa essere giovani per sempre. Con questo ultimo pensiero alzo involontariamente lo sguardo su Louis, so che lui ha paura di crescere e che anche lui vorrebbe rimanere incatenato in questa età per sempre. Per un veloce momento, mi balena in mente una lecita domanda: Louis ha paura di crescere perché non vuole affrontare la dura vita da adulto che lo aspetta, o semplicemente perché ha timore di avvicinarsi all’età della morte? Ripenso a me; io non ho di questi problemi, non crescerò mai più di così. Penso di non avere più paura neanche della morte. E’ da troppo tempo che l’aspetto e so che presto accadrà, non voglio continuare a soffrire e a far soffrire la gente che mi vuole bene. Magari quando me ne sarà andata si daranno un po’ di pace. So che all’inizio sarà difficile per loro, come per me lo è stato quando è morto il nonno, però se ne faranno una ragione e andranno avanti, dovrebbero farlo al più presto appena il mio cuore smetterà di battere.
<< Do you really wanna live forever? >> le parole della canzone mi risvegliano dai miei pensieri. Mentalmente rispondo ‘Sì, non c’è cosa che vorrei di più in questo momento. Vorrei poter vivere per sempre, ma da ragazza sana quale ero fino a un anno fa.’ Mi basterebbe anche essere sana e basta, e poi farmi i problemi sulla mia morte quando il rischio mio più grande sarà quello di morire di vecchiaia, una morte indolore, come quella del nonno, come quella che penso di meritarmi. E’ incredibile quante cose siano cambiate in un anno di tempo. Prima, i miei problemi maggiori potevano essere un brutto voto a scuola, un litigio con una delle mie amiche o con i miei genitori, o cosa indossare al ballo di fine anno. Ora il mio problema maggiore è combattere la morte e cercare di rimanere viva ogni giorno.
<< Forever young, I wanna be.. forever young. >> appena pronunciano questa strofa io la ripeto, senza cantarla, semplicemente ripeto le parole. << I wanna be forever young >> sussurro, più che altro a me stessa. Mia madre interrompe i miei pensieri raggiungedomi con in mano ciò che le ho chiesto di portarmi. E’ il mio libro, è ‘Forever Young’, l’altro libro sui One Direction che Holly mi ha donato qualche mese prima. Lo prendo in mano e lo stringo, accarezzo la copertina. Quel libro è come un tesoro per me. Guardo attentamente il titolo del libro, sempre quelle due parole, sempre ‘Forever Young’. Poi noto che i ragazzi hanno finito di cantare e alzo lo sguardo su di loro, mi unisco all’applauso della folla sorridendo a quelle cinque meraviglie che sono la mia gioia più grande.
 
 

Sono sdraiata sul letto della mia stanza, la numero 23 dell’ospedale. Sono stanchissima dopo questa intensa giornata appena passata per festeggiare i miei 17 anni.
<< E’ stato il compleanno migliore del mondo, il migliore che io abbia mai avuto. Finalmente! >> dico a Holly che sta prendendo una sedia per accomodarsi accanto al mio letto. Lei mi sorride.
<< Lo so. E’ stato il massimo! >> mi risponde legandosi i capelli in una coda
<< Grazie >> le dico ancora.
<< Ma figurati. Te lo meritavi. >> Sorride appoggiando i gomiti sul mio letto. Ricambio lo sguardo. Poi giro la testa e mi metto a pancia in su guardando il soffitto. Ripenso a ogni minuto di quella giornata, del giorno migliore della mia breve vita, il giorno in cui sono riuscita a esaudire il mio più grande desiderio. Quei cinque ragazzi sono i migliori che io abbia mai conosciuto; ciò che dicono sul loro conto non basta per descrivere la loro perfezione, in realtà sono anche meglio. Sono stata davvero fortunata a incontrarli, sono dolcissimi; prima di andarsene mi hanno promesso che l’indomani sarebbero tornati a farmi un veloce saluto prima di partire per la loro prossima meta del tour. Spero che mantengano la promessa, ne sarei contentissima. Loro sono il mio sogno, e oggi grazie alla mia migliore amica e ai miei genitori sono riuscita a realizzare ciò che desideravo da una vita. La sala in cui si è svolto tutto viene chiamata ‘stanza dei sogni’ perché lì i bambini riescono a dimenticarsi per un momento di essere malati e possono sognare; da oggi per me, invece, ha un significato tutto nuovo: si chiama così perchè è lì che ho visto realizzarsi il mio sogno più grande. Forse è così, i ragazzi hanno ragione: bisogna solo avere coraggio di sognare.
<< Lo sai che sei la migliore amica migliore del mondo? >> dico all’improvviso puntando i miei occhi in quelli verdi della mia amica. Mi ricordano un po’ quelli di Harry.
L’ho presa un po’ alla sprovvista. << Lo sai che tu non sei da meno? >> ribatte aprendosi in un enorme sorriso. Sorrido di rimando ma in realtà penso che non potrò mai ripagarla per tutto ciò che lei ha fatto per me, non potrò mai ringraziarla abbastanza per questi 12 anni passati assieme.
<< Ti voglio bene >> le comunico sincera.
<< Ti voglio bene anche io >> risponde.
 
 
 
Pov. Holly
Hannah morì quella stessa notte. Morì nel sonno, non dando segno di nessun cedimento corporeo. E’ stato il cancro a ucciderla, ovviamente.
L’aspetto positivo è che non ha provato dolore, ma è l’unica cosa buona che sì può vedere nella sua morte. Il vuoto che ha lasciato dietro di sé è incolmabile, soprattutto per i suoi genitori, soprattutto per me. Infondo, sapevo che prima o poi sarebbe potuto succedere; ma qualcosa mi faceva ancora sperare, giorno dopo giorno, che le sue condizioni sarebbero miracolosamente migliorate e che le nostre vite sarebbero tornate alla normalità, lontano da medici e ospedali. Ogni giorno andavo in ospedale sperando che prima o poi un dottore mi avrebbe fermato per i corridoi dicendomi “ehi, hai saputo la notizia? Hannah sta migliorando e presto starà bene!”; qualcosa mi faceva credere che prima o poi sarebbe accaduto. Hannah non doveva morire, era troppo buona perché le venisse sottratta la vita a quest’età. E io non meritavo di rimanere senza il mio gioiello più grande, come farò d’ora in poi senza di lei? ‘Che pensiero egoista’ penso.  Poi torno a ricordare la mia povera amica e a volte mi chiedo perché è successo proprio a lei, perché a lei e non a me? In base a cosa è stato deciso che lei dovesse sopportare tutte queste pene e non io al posto suo? In ogni caso perché è successo così presto? I medici avevano detto che aveva ancora alcuni mesi da vivere, ma non è stato così. La sua morte è stata inaspettata, improvvisa. Mi ricordo ancora quel giorno quando fui io a trovare il corpo della mia migliore amica inerme sul letto.

FLASHBACK
Sento la luce irradiarmi il volto, apro gli occhi e scopro che è la luce del sole che filtra dalla finestra. Mi muovo un attimo e mi accorgo che sono in ospedale con la testa posizionata tra le mie braccia che a loro volta sono poggiate sul bordo del letto di Hannah. Mi alzo un attimo e inizio a stiracchiarmi cercando di non fare troppo rumore per evitare di svegliarla. Ieri notte abbiamo parlato tutto il tempo e ora è ancora presto, è stata una faticosa giornata e una lunga nottata da sopportare per lei; deve essere stremata dalla stanchezza, è giusto che riposi un altro po’ quindi decido di andare a prenderle qualcosa da mangiare per il risveglio.
Al mio ritorno la trovo ancora dormiente, nella stessa identica posizione di prima, mi volge le spalle. Guardo l’ora e dico che è ora di svegliarla. Salgo un poco sul letto e la scuoto per le spalle con la mano. Niente. Nessuna risposta. Inizio a scuoterla un po’ più forte.
<< Hannah? Hannah?! Neo-diciasettenne, svegliati, ti ho portato la colazione: latte, biscotti con gocce di cioccolato e uno yogurt all’albicocca con pezzetti interi, come piace a te. >> non risponde. << Hannah?! >> la chiamo di nuovo un po’ più allarmata. Ancora nessuna risposta. Inizio a preoccuparmi e a pensare al peggio quando il suo corpo ricade sulle spalle portandola a pancia in su a causa dei miei strattoni. Lei non dà nessun segno di vita. Sento gli occhi inumidirsi molto velocemente e mi precipito fuori dalla stanza.
<< UN DOTTORE, VI PREGO! HANNAH NON RESPIRA! >> urlo attirando l’attenzione di tutti i passanti. Delle infermiere si precipitano in fretta in stanza con dei macchinari, li seguo dentro e vedo che stanno provando a rianimarla. << Uno, due, tre, anima! >>. Il corpo di Hannah sobbalza un attimo ma niente di più. Vanno avanti così, provano uno, due, tre, quattro, cinque volte ma non accade nulla oltre a quel leggero sobbalzo dovuto alle piastre. Comincio a vedere molto appannato e cado sulle ginocchia. Mi dispero per terra prendendomi il viso tra le mani ed è così che mi trovano i genitori di Hannah quando arrivano e scoprono che la loro tenera figlia è morta. Margaret, la madre di Hannah, scoppia in lacrime e grida frasi di dolore, si sfoga così forte che sono sicura che tutto il piano può sentirla. Il marito cerca di calmarla accogliendola tra le sue braccia, anche lui è in lacrime ma molto più calmo rispetto alla moglie. Egli osserva il corpo pallido di sua figlia sul letto mentre i dottori si allontano da esso e iniziano a dirigersi dispiaciuti fuori dalla stanza.
FINE FLASHBACK
 
Al funerale c’erano tutti, vi era una marea di gente. Chi anche solo non la conosceva di persona ma ne sapeva la storia era lì per darle un ultimo saluto, erano tutti molto solidali, c’era tutto il paese e non solo, hanno presenziato perfino i One Direction. So che Hannah sarebbe felice di saperlo. Quei 5 sono dei bravissimi ragazzi, veramente dolci e sensibili. Al funerale hanno cantato ‘Skinny love’ di Birdy, gli ho chiesto io di farlo, lei avrebbe voluto così. Mi hanno aiutato molto a superare la mia perdita e dopo la morte della mia amica direi che siamo anche diventati amici. Zayn, in particolare, si è dimostrato molto protettivo nei miei confronti, mi è stato molto vicino nei miei momenti di crisi. Però i loro visi mi ricordano lei, e questo rende tutto molto doloroso. In ogni caso, se non ci fossero stati loro non so se ce l’avrei fatta a combattere il mio dolore.
Ora, a distanza di 6 mesi dalla morte della mia migliore amica, i ragazzi sono tornati in Inghilterra per fare il loro tour, io sono rimasta completamente sola e sono costretta ad andare da uno psicologo per i miei problemi di anoressia dovuti alla mia depressione.
“Hannah, se mi stai guardando dall’alto, mi dispiace, so che non sei fiera di me. Sono sicura che vorresti che lo combattessi e che lo superassi, vorresti che andassi avanti con la mia vita felice senza di te, ma semplicemente non posso, non ci riesco. Magari mi serve ancora altro tempo o magari non lo supererò mai, sta di fatto che mi manchi, mi manchi da morire.”







________________Spazio Autrice_________________
Ehi stupendi lettori!
Non so come mai ho scritto questa OS, ma l'altro giorno mi è venuta in mente questa idea e ho deciso di provare a metterla giù. Forse è la vicinanza del mio compleanno (infatti la settimana prossima compirò gli anni) e diciamo che per me il giorno del mio compleanno è il più 'importante' di tutto l'anno, però non sono praticamente mai riuscita a passarne uno bello e perfetto. Comunque, oltre a questa piccola parentesi.. spero che la storia vi piaccia, almeno un pochino ^^
Ammetto che per il modo di scrivere mi sono un po' ispirata al libro 'La Custode di mia sorella' (non so se avete presente, due anni fa è uscito pure il film con Cameron Diaz, Abigail Breslin e Sofia Vassileva. E' uno dei miei film preferiti e anche il libro è tra i miei preferiti. Ve li consiglio entrambi!), soprattutto le prime parti che guarda caso penso siano anche quelle che mi sono riuscite meglio. 
Poi.. per la malattia premetto che in realtà io non so dettagliatamente cosa succede a un malato di cancro, magari i sintomi non sono proprio quelli che ha la mia protagonista e magari non funziona così però me la lasciate passare, vero? Fino all'ultimo avevo intenzione di non dire di che malattia si trattasse, ma poi ho preferito metterlo.
Faccio notare che fino alle ultime parti scritte dal punto di vista di Holly, non ho mai citato il nome della protagonista. E' stata una scelta volontaria.
Poi in realtà questa OS non parla molto del fatto dei One Direction, più che altro è più in generale e tratta dei 'sogni che si possono sempre realizzare' 'della gioventù che bisogna godersi e della vita che bisogna saper apprezzare' e di tante altre cose che penso comprendiate anche voi.
Vi sto scrivendo un poema quindi termino qui il discorso, anche penso di non avere più nient'altro da dire. 
Sarei felicissima di leggere le vostre opinioni (negative o positive che siano) in una recensione :3

Ps: ho lasciato in sospeso il capitolo della FF che sto scrivendo per mettere giù questa OS, e per questo mi scuso con i miei lettori della FF se li faccio attendere così tanto per il prossimo capitolo! Se volete dare un'occhiata la mia FF è questa ^^ A new life in Another World  

Ps2: se volete sono su twitter Twitter e anche su facebook Facebook

Ciao belli <3
Lil. 
 

 
   
 
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