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Autore: xForeverYoungx    11/05/2012    5 recensioni
-Tratto dal testo-
Le lacrime iniziarono a rigarmi il viso, una dopo l’altra, il mio respiro si faceva sempre più affannoso, come se un pesantissimo masso mi impedisse di respirare.
Strinsi la sua mano, la strinsi così forte che dopo poco mi fecero male le mani ma non avevo intenzione di lasciarla.
Chiusi gli occhi e ritornai indietro nel tempo, ripercorsi gli anni passati insieme a lei. Ripensai ai suoi occhi, quegli occhi che mi avevano fatto innamorare e che ora nessuno avrebbe più visto, alle sue guance che si arrossavano ogni volta che mi avvicinavo a lei o che le dicevo qualcosa di dolce e poi a quel sorriso, il suo sorriso, che era in grado di illuminare ogni mia giornata.
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Questa è la prima storia che scrivo perciò siate clementi!
Spero che leggendola vi emozionerete almeno la metà di quanto mi sono emozionata io scrivendola.
Buona Lettura.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Liam Payne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“-Ahia! Ahia! Ahia!-

Eravamo in macchina da più di mezzora ma il traffico non sembrava migliorare.

-Tieni duro! Siamo quasi arrivati!-

-Lo spero! Continua a scalciare! C’è sicuramente qualcosa che non va!-rispose lei quasi urlando.

Mi girai a guardarla.

Indossava i miei pantaloni della tuta arrotolati in vita per fare in modo che non le cadessero con la mia maglietta preferita che le rimaneva un po’ stretta sull’enorme pancione.

Aveva i capelli raccolti in una crocchia fatta male e alcuni capelli le ricadevano ai lati del viso.

Continuava a torturarsi il labbro inferiore, che per questo era leggermente arrossato, come le guance, e i suoi grandi occhi blu erano lucidi per il dolore che stava provando.

-Perché mi stai fissando?- la sua voce mi riportò alla realtà.

-Sei bellissima e non posso credere che tu stia per dare alla luce mia figlia-

Lei arrossì visibilmente e mi sorrise. Era incredibile come, anche dopo il matrimonio, riuscissi sempre ad avere quell’effetto su di lei.

-Non è detto che partorirò- disse lei tornando cupa e abbassando lo sguardo.

Mi allungai verso e le alzai il mento con due dita.

-Marty è solo un mese. Ora è ancora viva e nel peggiore dei casi la partorirai oggi. Ormai i dottori sono abituati a trattare casi ben più gravi, con anche 3 mesi di anticipo-

-E se fosse proprio questo mese a fare la differenza?-ribatté lei con le lacrime agli occhi.

-Liam io amo questa creatura più di me stessa e non sopporterei vederla morta!-

-Non morirà! Ne sono certo!- dissi per poi baciarla.

-Guarda la strada o la bimba morirà eccome- disse, staccandosi di poco e sorridendo.

-Tanto qui non si muove nulla- esclamai lanciandole un ultimo sguardo e rimettendo le mani sul volante.

Dopo circa 20 minuti arrivammo all’ospedale mentre i dolori si facevano sempre più insopportabili.

Subito la portarono a fare un’ecografia e quando uscì dalla stanza il suo viso era radicalmente cambiato: gli occhi erano spenti e arrossati: aveva pianto.

Mi avvicinai alla barella mentre il medico iniziò a illustrarmi la situazione.

-Il bambino ha il cordone ombelicale intorno al collo e sta soffocando. Dovremo tagliarlo e far nascere il bambino però non sappiamo se faremo in tempo-

Strinsi forte la mano di Marty.

-Andrà tutto bene!- dissi abbracciandola.

Lei scoppiò in un pianto disperato.

-Dobbiamo andare se vogliamo salvare il bambino- ci interruppe il dottore.

-Ti amo- disse lei sfiorando le mie labbra con le sue.

-Ti amo anche io- risposi lasciandole un leggero bacio.

Entrarono in sala operatoria mentre lei si girava indietro per vedermi.Ricordo ancora il suo sguardo quando le porte si chiusero dietro di lei. 

Guardai l’orologio: erano appena le 9.30 del mattino.

Decisi di chiamare i nostri amici più cari (i ragazzi della mia band e le sue tre migliori amiche). Ci eravamo tutti conosciuti parecchi anni prima ed eravamo diventati subito come una grande famiglia. Poi io e Marty eravamo andati oltre alla semplice amicizia.

Quando li chiamai rimasero tutti abbastanza scioccati: non si aspettavano nulla del genere dato che la gravidanza era andata molto bene, almeno fino a quel momento.

Poi chiamai anche i suoi e i miei genitori. 

Tutti mi dissero che ci avrebbero raggiunti il più presto possibile ma sapevo che sarebbe stata questione di giorni dato che la famiglia di Marty era italiana mentre la mia viveva a parecchi chilometri di distanza da Londra.

Ritornai nella sala di aspetto e mi misi a pensare, a pensare a tutti i momenti che avevamo passato insieme. La nostra era la classica storia dei due migliori amici che finivano per innamorarsi. All’inizio volevamo nascondere i nostri sentimenti per paura di rovinare l’amicizia ma alla fine l’amore aveva trionfato.

Sorrisi ripensando alle stupide paranoie che ci eravamo fatti. Eravamo perfetti insieme. Tutti lo sapevano e anche noi.

Lei era tutto il mio mondo e ora stava per dare alla luce una splendida creatura frutto del nostro infinito amore.

Il sorriso sul mio volto scomparve quando vidi il medico avvicinarsi a me con aria cupa.

Ormai erano passate diverse ore e se l’operazione era stata così lunga c’era sicuramente un motivo.

-La bimba sta bene-

A quelle parole il mio cuore fece una capriola.

-Dovrà restare qui per un po’ di tempo ma è fuori pericolo. Però…-

Ecco, sapevo che c’era un “però”, sapevo che non poteva andare tutto bene, sapevo che la felicità in fondo aveva un limite.

-Durante l’operazione ci siamo ritrovati davanti a un bivio: o sua moglie o sua figlia. E quando abbiamo chiesto alla paziente cosa volesse fare lei ha risposto convinta di voler salvare la vita della bimba al posto della sua-

Sentii come se l’intero universo fosse crollato sulle mie spalle.

-Quindi lei è...è...è…- Non riuscivo a pronunciare quella parola.

Speravo solo che fosse tutto un sogno, un brutto incubo e che al mio risveglio mi sarei ritrovato di fianco a me la mia bellissima moglie con in braccio la mia bambina.

Ma purtroppo quella era la realtà, la pura e cruda realtà.

-Vuole vederla? Sua moglie, intendo-

Annuii debolmente con gli occhi colpi di lacrime.

Il dottore mi condusse in una sala con le pareti completamente bianche dove c’era un piccolo letto.

Un lenzuolo bianco nascondeva il suo corpo inerme.

Tutto bianco, bianco come la sua carnagione, bianco come il cielo in quella fredda giornata invernale, come la neve che danzava candida fuori dalla finestra, bianco come il vestito che pochi mesi prima aveva indossato con fierezza mentre prometteva davanti a Dio che mi avrebbe amato per sempre.

Per sempre. Questa era stata la nostra promessa. E io l’avrei mantenuta nonostante tutto.

Il medico mi lasciò da solo nella stanza mentre io abbassavo il lenzuolo per vedere il suo viso.

Le lacrime iniziarono a rigarmi il viso, una dopo l’altra, il mio respiro si faceva sempre più affannoso, come se un pesantissimo masso mi impedisse di respirare.

Strinsi la sua mano, la strinsi così forte che dopo poco mi fecero male le mani ma non avevo intenzione di lasciarla.

Chiusi gli occhi e ritornai indietro nel tempo, ripercorsi gli anni passati insieme a lei. Ripensai ai suoi occhi, quegli occhi che mi avevano fatto innamorare e che ora nessuno avrebbe più visto, alle sue guance che si arrossavano ogni volta che mi avvicinavo a lei o che le dicevo qualcosa di dolce e poi a quel sorriso, il suo sorriso, che era in grado di illuminare ogni mia giornata.

Mi tolsi le scarpe e mi sdraiai accanto a lei, stringendola a me. Il suo profumo mi inebriò mentre le lacrime bagnavano il lenzuolo bianco.

Guardai un’altra volta i suoi occhi chiusi e poi posai le mie labbra sulle sue, per l’ultima volta. 

Mi addormentai così, la mia bocca sulla sua, le miei braccia intorno al suo esile corpo, le mie lacrime sul suo viso.

Quando mi risvegliai trovai Harry seduto di fianco a me, che piangeva.

-Perché doveva succedere proprio a lei? Perché?-

Ricominciai a piangere a mia volta quando incontrai i suoi occhi colmi di lacrime.

Lo abbracciai forte, cercando un conforto che non arrivò.

-Hai già visto la bambina?-

Feci segno di no con il capo.

-Non ho intenzione di vederla. È solo colpa sua se ora ho perso l’amore della mia vita-

Harry spalancò gli occhi.

-Liam quella bambina è frutto del vostro amore. Lei le ha voluto dare la possibilità di vivere, è stata quella la sua scelta e ora tu devi rispettarla-

Mi trascinò nello stanzone dove c’erano tutti i nuovi nati.

-Salve signor Payne. Questa è sua figlia-

Mi posarono in mano una creaturina piccola e leggera.

Appena sentì il contatto lei aprì gli occhi e sorrise.

Un’altra lacrima scese sul mio viso. Quegli occhi blu mi fissavano incuriositi. La strinsi forte. 

In quel momento decisi che avrei protetto quella bimba da qualsiasi cosa, l’avrei cresciuta, aiutato dal Suo ricordo, non avrei permesso a nessuno di far del male a ciò che era frutto di quell’amore infinito e perfetto che c’era tra me e Marty, e che io provo ancora.

È stato questo sentimento ad aiutarmi nei momenti più bui, a farmi andare avanti pensando che se lei aveva voluto darti questa opportunità dovevo fare in modo che tu la potessi sfruttare al meglio.

Ora sono passati quattordici anni da quel momento e spero solo che tu continuerai ad onorare il ricordo di tua madre vivendo la tua vita al meglio, seguendo i tuoi sogni e non permettendo a nessuno di ostacolarti. 

Sii felice di questa vita perché hai avuto la possibilità di viverla.

Buon 14° compleanno Hope.

Ti voglio bene, Papà”

La ragazza alzò gli occhi dalla lettera che suo padre le aveva scritto per il compleanno mentre le lacrime continuavano a rigarle il viso. 

-Grazie Mamma! Grazie per avermi dato questa possibilità! Spero di non deludertiTi voglio bene!-

Liam si commosse vedendo la figlia che parlava con la madre e l’abbracciò. 

-Non la deluderai! Ne sono certo!-

  
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