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Autore: himchanchan    11/05/2012    2 recensioni
Hello, this is Himchanchan~
Questa è la mia prima long-fic sui B.A.P che spero con tutto il cuore di finire.
La trama, come si può ben capire dal titolo, è ispirata al libro di Suzanne Collins "Hunger Games" ma a parte l'idea dei giochi, il resto è totalmente diverso. Amo questa saga e non potevo fare a meno di scrivervi qualcosa.
Corea del Sud - La nazione sta diventando sempre più la Germania nazista di un tempo. Le nuove riforme del comandante Kang Sudong si fanno sempre più dure e la popolazione tenta di ribellarsi. Purtroppo è tutto inutile... ma grazie alla venticinquesima edizione degli Hunger Games, qualcosa o meglio, qualcuno riuscirà a diventare il primo barlume di speranza nella buia strada per la libertà?
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il giorno dopo mi svegliai di soprassalto nella mia nuova camera con un forte mal di testa che mi avrebbe tormentato per tutto il giorno. Il sole splendeva attraverso l'enorme porta-finestra della stanza preannunciando una bella giornata ma quella era tutt'altro che bella. Il mio primo giorno da tributo degli Hunger Games. Che bello, vero?
Mi diressi verso la porta ma prima che potessi aprirla, sentii dei leggeri colpi provenire da fuori.
“Forza, forza! La colazione è già in tavola, non vorrai che si raffreddi!”
All'inizio non riconobbi la voce dello sconosciuto ed esitai un attimo prima di aprire la porta ed entrare in salotto. Trovai il mio manager, Minhyun, seduto sul divano che guardava la replica della nostra mietitura e, oltre a lui, nella stanza c'erano anche Jieun e la sua manager che facevano colazione; scoprii allora di chi era la voce che era venuta a svegliarmi quella mattina.
“Oh, finalmente! Molto piacere, Yongguk. Io sono la manager di Jieun, Lee Jimin. Allora! Vieni ad unirti a noi”.
Non le risposi e pensai che la sua voce fosse tanto irritante quanto quella di Lee Seungki. Volevano proprio rendermi quella “bella” esperienza la migliore della mia vita. Forse era perché avevo mal di testa; forse perché tra due settimane sarei andato a morire in un bagno di sangue... non lo so. Fatto sta che più i minuti passavano, più quella sensazione mi opprimeva.
Mi sedetti accanto al mio manager e stetti in silenzio a guardare con lui la repliche dell a sera prima. Non ero arrivato in tempo per il momento in cui scelsero il mio nome... per fortuna. Non ce l'avrei fatta a rivedere le facce incredule e spaventate dei miei compagni che vedevano il loro leader camminare verso un destino già segnato.
Quando arrivò il momento dei commenti di alcune persone super eccitate per gli Hunger Games che avevano intervistato dopo la mietitura, mi alzai e mi diressi verso il tavolo per mandar giù qualcosa. Non ne potevo già più di tutto questo fomento per un massacro inutile come quello.
Notai che Jieun stava continuamente con la sguardo fisso verso il basso e non osava mai alzare il capo; la fissai per qualche minuto ma niente. Continuava a rimanere in quella posizione, i capelli le nascondevano gran parte del viso e non muoveva un muscolo. Non ero molto sicuro di quello che avrei dovuto fare...
Avrei dovuto parlarle o rimanere anche io in silenzio? Optai per la seconda opzione.
“Hey, J-Jieun... hai dormito bene la scorsa notte?”
Fece per alzare il viso ma tornò nella stessa posizione di prima quando Jimin mi rispose al posto suo.
“Jieun è stanca e non parla perché è troppo contenta di partecipare agli Hunger Games per esprimersi a parole”.
Mi rispose come se volesse mordermi e non si trattenne dal farsi scappare una risatina subdola alla fine della frase. Minhyun non poté fare a meno di sbuffare a sentire le inutili giustificazioni di quella donna e io risi per la sua reazione. Devo ammettere che ero fortunato ad averlo come mentore; come me, neanche lui approvava gli Hunger Games. O almeno questa è l'impressione che mi aveva dato. Non controbatté ma quel suo gesto nascondeva tutto il disappunto che provava verso quello che Jimin aveva detto ed ebbe effetto. La donna si alzò di scatto dal tavolo ed uscì dall'appartamento, lasciando Jieun con noi.
Non persi l'occasione e mi sedetti nel posto di fianco a lei. Non ero il tipo che faceva certe cose ma le misi una mano sotto il mento e, delicatamente, girai la sua testa nella mia direzione. Appena vidi il livido che aveva sulla sua guancia destra, preoccupato, la riempii di domande. Ero già in grado di immaginare chi glielo aveva procurato. Si ostinava a dirmi che era stato un incidente ma era palese che c'era dietro qualcosa di peggio. Il mio manager si offrì di andare a cercare del ghiaccio e rimanemmo seduti da soli, io e lei, al tavolo.
“Jieun... non serve mentire. A me puoi dire la verità, è meglio se ne parli”.
Cercai di rassicurarla e dopo qualche minuto di esitazione, cominciò a parlare molto lentamente e a bassa voce, come se qualcuno lì intorno potesse sentirla.
“Ieri notte dopo che sono tornata in camera... beh, non è che sono proprio andata a riposare...”
Rimase in silenzio per qualche secondo, fece un respiro profondo e riprese a raccontare.
“Ho cercato di andarmene. La mia manager è riuscita a trovarmi e poi... beh, lo vedi sulla mia faccia”.
Riabbassò lo sguardo e il mio istinto prese di nuovo il sopravvento; la abbracciai, cercando di rassicurarla. Inizialmente non cercò di ricambiare ma, rendendosi conto che non avrei mollato la presa tanto subito, mi cinse il busto con le sue braccia. Se quell'animale della sua manager non avrebbe cercato di aiutarla, ci avremmo pensato io e Minhyun. Per tutto il tempo degli allenamenti sarebbe stata sempre con me e quando si sarebbe trattato di tornare nell'appartamento, ci sarebbe stato anche il mio manager a darmi una mano per proteggerla da quella iena interessata solo ad apparire bella agli occhi delle persone.
Ci separammo quando Minhyun rientrò in salotto con il ghiaccio che sfilai dalle sua mani. Lo appoggiai con tutta la delicatezza possibile sulla guancia di Jieun per poi prenderle una mano e posarla sull'impacco. Non dissi nulla al mio manager e lui stesso non fece domande. Forse aveva già intuito cos'era successo, che lei si era confidata con me; sapeva che se avesse avuto dei problemi, io sarei stato la persona più adatta per metterla in salvo in mezzo a quei killer.
Cominciò a spiegarci quello che avremmo fatto durante la giornata:
Fino a circa mezzogiorno saremmo andati a conoscere i nostri nuovi stilisti e truccatori, nel pomeriggio sarebbe iniziato l'allenamento vero e proprio nella palestra condivisa da tutti i tributi in uno dei millemila piani del palazzo e la sera, dopo la cena, avremmo potuto ricevere visite dei nostri parenti e amici per un determinato limite di tempo e poi saremmo rimasti liberi di fare quello che volevamo... certo, entro i limiti del nostro appartamento.
Ci rispedì nelle nostre camere per metterci qualcosa di più comodo addosso e, una volta pronti, ci scortò lui stesso verso la nostra prima tappa del “tour”.
Ci lasciò in una stanza che più che un salone, sembrava lo studio di un medico... solo tre volte più grande. Aspettammo fino a quando due sconosciuti entrarono dall'enorme porta vetrata a qualche metro di distanza da noi. Finalmente, ecco i nostri stilisti. Erano... straordinariamente ordinari. Un uomo ed una donna che potevano avere non più di trent'anni si fermarono proprio davanti a noi.
Lui era alto quanto me ma era più esile; capelli neri gellati alla John Travolta qualche decennio fa e viso quasi più curato di una donna; portava una semplice t-shirt bianca, dei pantaloni di pelle lucida nera e un paio di scarpe bianche.
Lei, invece, non era affatto come Jieun. Alta, robusta... quasi più del suo compagno. Devo dire che aveva persino un'aria intimidatoria. I lunghi capelli castani e la frangetta le coprivano gran parte del volto e anche lei era vestita allo stesso modo del ragazzo. Pensai che forse quella era una specie di “divisa da lavoro”.
Rimasero immobili e in silenzio per quasi un minuto, che sembrava essere durato un'eternità, quando la ragazza cominciò a parlare.
“Ci siamo guardati negli occhi abbastanza, non credete? Io sono Park Soohyun e lui è Park Kyunghyun. I vostri stilisti, per l'esattezza”
“Di solito dovremmo congratularci con voi ma noi lo riteniamo poco consono. Non è poi una bella cosa essere scelti per andare a morire in un'arena, no?”
Quasi non credevo alle mie orecchie. Anche per loro questa era un'ingiustizia. Però cominciai a chiedermi perché, nonostante ci fossero tutte quelle persone che la pensavano come me, nessuno aveva mai provato ad alzare un dito per cambiare la situazione... forse per paura di quello che il governo avrebbe potuto fare, non a loro, ma bensì ai loro cari. Chissà.
“Allora, abbiamo dato un'occhiata al genere di musica che producete e di conseguenza al concept che più vi si addice. Abbiamo in mente già qualcosa per l'intervista e la parata dei tributi ma prima dobbiamo prendere le vostre misure, va bene? Ci vorrà solo qualche minuto”.
Io e Jieun annuimmo contemporaneamente e gli lasciammo fare il loro lavoro.
Una volta finito con metri, nastri e spille, ci condussero di nuovo al nostro appartamento e ci dissero che avevano portato tutto il nostro guardaroba da “persone normali” nelle camere e quindi di cambiarci con qualcosa di più adatto per l'addestramento subito dopo pranzo.
Non appena mettemmo piede nell'appartamento, Soohyun e Kyungsu erano già spariti; tirai un sospiro e mi diressi subito in sala da pranzo dove i camerieri avevano già portato tutto. Mangiai da solo ma mi accorsi dell'assenza di Jieun solo dopo essermi alzato dal tavolo. Mi diressi in camera mia per cambiarmi e, una volta pronto, andai verso la sua stanza. Bussai alla porta e, qualche minuto dopo, venni accolto da Jieun che non riusciva a non sbadigliarmi in faccia.
“Suppongo che tu abbia dormito”
“Non si direbbe, vero?”
Scoppiammo a ridere entrambi e, dopo essere tornata dentro a cambiarsi, ci dirigemmo verso il centro di addestramento.
Vasca degli squali, stiamo arrivando.


---


Oddio mi stanno per esplodere gli occhi,
ho addosso una stanchezza inimmaginabile e la scuola mi sta uccidendo ç_ç
Scusate se ho aggiornato così tardi ma per causa di forza maggiore, ho dovuto ç_ç
Giusto per darvene un esempio...
Prima ho scritto "Per forza di causa maggiore"...
Un neologismo.
Mi sento male solo a pensarci omg.
Buona lettura~
  
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