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Autore: Mistress Lay    03/12/2006    25 recensioni
Il percorso di una sposa verso il suo matrimonio, incontro al suo sposo. [Death Fic]
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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THE WEDDING DRESS by Mistress Lay

THE WEDDING DRESS by Mistress Lay

[Disclaimer: i personaggi appartengono a Joanne Kathleen Rowling purtroppo, per il resto è tutto frutto della mia fantasia malata e purtroppo vagamente contagiosa, da quanto mi dicono]

 

.

 

 

L'abito da sposa le stava d'incanto.

Era completamente bianco, candido come la neve appena caduta, come i ghiacciai eterni, notevolmente ricamato nel corpetto, una linea bianca disegnava l’area con fiori stilizzati i cui petali sbocciavano come gigli, la lunga gonna di seta preziosa con un discreto strascico frusciava ad ogni suo movimento.

La sposa alzò il viso e si osservò nello specchio, il bel viso offuscato dal bianco velo fissato, grazie ad un fermaglio bianco a forma di rosa appena sbocciata, all’acconciatura.

Strinse il bouquet di gigli bianchi nelle mani e senza tradire il consueto terrore delle spose e si lisciò distrattamente la gonna con le dita guantate.

Era il giorno più bello della sua vita, dove una donna si trasformava e raggiungeva l'apice della bellezza gustando il nettare della felicità suprema e imbevendo ogni fibra del suo corpo nella speranza di un futuro sereno.

Dopo aver aggiustato per l’ultima volta il velo si incamminò verso l'uscita accompagnata dal frusciare dell'abito e il ritmico rumore dei tacchi, chiuse la porta lentamente, e poi s’incamminò a testa alta verso l’uscita.

 

Intorno a lei tutto taceva, il silenzio ammantava ogni cosa: non c'era il chiacchiericcio degli invitati, dei parenti e degli amici, non c'era nessuno a intonare gli auguri e a baciare la bella sposa, non c'era il rassicurante e emozionante suono della marcia nuziale che faceva soffiare il naso a qualche anziana signora emotiva o commuovere qualche ragazzina sensibile.

 

Non c'era chi l'accompagnava all'altare, doveva dirigersi verso il suo sposo da sola, ma questo a lei non pesava, non ci pensava quasi.

 

Dentro di lei il cuore batteva al ritmo dei suoi passi, dentro la sua mente il percorso che stava facendo verso il suo amato era tutto costellato di visi sorridenti e commossi, di amici di vecchia data e parenti sorridenti, il profumo dei gigli invadeva le sue narici e la marcia risuonava dentro il suo cuore, scaldandoglielo di attesa.

Camminava a ritmo della marcia, beandosi ogni istante del peso del suo bellissimo abito perchè le ricordava la sua situazione di sposa e ben presto moglie.

 

Aprì la porta con le proprie mani, attenta a non sformare il bouquet di gigli, e uscì all'aria aperta.

 

Rabbrividì istantaneamente per il freddo ma non si fermò e continuò ad avanzare lentamente senza fermarsi nemmeno quando una folata di vento gelido le sollevò il velo facendo sfuggire dall'acconciatura qualche isolata ciocca di capelli bruni, un'altra folata di vento l'investì in pieno e la gonna dell'abito si scompigliò.

 

La sposa camminava ancora verso il suo sposo, senza curarsi di niente.

 

I piedi erano ormai gelidi sia per il freddo che per l'umidità dei ciuffi d'erba che calpestavano le decolté bianche, la pelle del viso, delle lunghe gambe, delle porzioni di petto, braccia e schiena scoperte non rabbrividivano più da quanto si erano abituate al freddo pungente.

Teneva il bouquet all'altezza del petto stretto tra le mani guantate, quando volò un lungo petalo la donna nemmeno se ne accorse, intenta com'era a guardare di fronte a sè con tenerezza crescente.

Non gettò nemmeno uno sguardo attorno a sè o ai suoi piedi per prevenire qualche ostacolo, solo, teneva gli occhi nocciola fissi davanti a sè.

 

Infine si fermò.

 

- Ciao -

 

Non ci fu risposta al suo saluto ma nemmeno la donna si aspettava risposta, sorride teneramente con sguardo comprensivo e traboccante d'amore: - Sono in ritardo, lo so, ma mi hanno trattenuta -

 

Ancora nessuna risposta.

 

Trattenuta sì, dagli amici - perchè i suoi genitori erano morti, sepolti in un lontano cimitero cittadino lontano dalla sua vista e dai suoi pensieri in quel momento - che avrebbero dovuto, a rigore, sorridere e prenderla in giro nella felicità del momento, amici che avrebbero dovuto aiutarla a indossare il suo bell'abito, augurare tanta felicità e amore perpetuo e sorriderle mentre marciava verso il suo sposo.

Invece l'avevano trattenuta, con parole di tristezza infinita e malinconia, con parole dense di dolore e ragionamenti senza senso. L'avevano rinchiusa nella sua stanza e le avevano detto di non andare, che quel giorno era meglio che non pensasse al suo matrimonio.

Le avevano lasciato il suo abito da sposa però, giurandole che l'avrebbero lasciata sola solo per qualche minuto e poi sarebbero tornati a farle compagnia e portarla da qualche parte, se voleva.

 

Ma lei non voleva.

 

Aveva toccato la stoffa del suo abito da sposa e poi l'aveva indossato nella solitudine della sua stanza, sognando ad occhi aperti tutto quello che una sposa desiderava nel giorno più bello della sua vita.

Aveva indossato il suo abito sognando di essere attorniata dalle sue amiche, aveva tolto i fiori dal vaso della sua stanza sognando che fosse stata sua madre a porgerglieli, si era smaterializzata in un'altra stanza e poi ne era uscita a piedi, sognando di essere nella chiesa scelta per celebrare il suo matrimonio.

Ora era in piedi, immobile, incurante delle intemperie, incurante del vento gelido e della bassa nebbiolina e della solitudine che la circondava.

 

Sorrideva leggermente la bella sposa da dietro il velo, senza essere agitata per il passo che stava per compiere.

 

Era circondata da fiori di ogni sorta: splendidi gigli, meravigliose rose, semplici margherite, opulenti bouquet.

Tutti fiori che non appassivano per magia, alcuni disposti ordinatamente, altri in disordine, poi altri omaggi, floreali e non.

 

- Sono arrivata alla fine. Lo sapevi, no? Non sarei mai mancata -

 

Ancora una volta il silenzio solo fu spettatore delle sue parole.

 

Solo il silenzio era lo spettatore del matrimonio, solo il silenzio era il testimone dei due sposi.

 

Improvvisamente la sposa cadde in ginocchio, cadendo nel fango e imbrattandosi l'abito bianco, affondando le mani nella terra umida e appoggiandovi contro il bouquet di gigli.

 

- Sono qui per restare, amore mio - sussurrò - E' il nostro matrimonio, finalmente. Non sai quanto ho aspettato questo giorno -

 

Il suo sposo era lì, di fronte a lei, gli occhi verdi erano allegri, vivaci, la sua fronte che negli ultimi giorni era spesso percorsa da rughe di preoccupazioni era liscia, i suoi capelli neri erano indomabili come sempre e un ciuffo ben disposto nascondeva la cicatrice a forma di fulmine, le belle labbra carnose erano distese in un sorriso tranquillo, mite, eppure felice.

 

Il suo sposo sorrideva, come la sposa, con indosso i suoi abiti eleganti, sorrideva sì, nella foto incorniciata.

 

La tomba era in marmo bianco e scalfita da caratteri indelebili neri:

 

 

 

Harry James Potter

1979 - 2006

 

 

 

 

La sposa sentì le lacrime salirle agli occhi e il freddo sparire dal suo cuore gelato sostituito dal bruciante e insopportabile dolore per la perdita subita: dolore, dolore, dolore.

Sentì il cuore spezzarsi una seconda volta - la prima volta era successo quando l'avevano avvertita della sua morte - e i frammenti ormai erano impossibilitati a essere ricongiunti, nessuno poteva far ritornare integro il cuore della giovane sposa.

Le lacrime cominciarono a scorrere lungo le sue guance, poi caddero sulla terra già umida, il freddo vento non ebbe pietà del suo dolore e cominciò a colpirla con più forza fino a che il velo non si sottrasse alla presa del suo fermaglio e volò, volteggiando in aria e allontanandosi sempre di più, facendo qualche capriola su un'altra tomba, una tomba bianchissima, un altro altare di eroe, e poi dirigendosi verso il castello poco lontano.

 

- Oh, Harry, perchè mi hai lasciato? - la voce incrinata della donna si levò, scossa dai singhiozzi - Dovevamo sposarci oggi, dovevamo divenire marito e moglie... dovevamo avere un futuro, Harry! Harry! HARRY!-

 

Era morto.

 

Harry Potter era morto nello scontro con Voldemort, in una lontana pianura che tutto il Mondo Magico aveva maledetto più e più volte perchè imbrattata di sangue di fratelli, genitori, amici e parenti.

 

Voldemort era morto. Magra consolazione, inesistente fonte di piacere per le tante famiglie distrutte dal suo male.

 

Poco a poco i singhiozzi della sposa cessarono ma le lacrime continuarono a scendere lungo le sue guance, inarrestabili.

 

Infine la bella sposa abbracciò la fredda lapide, incurante del fango che imbrattava il suo abito e i guanti, incurante delle pessime condizioni del tempo.

 

Sognò di essere nella chiesa dei suoi sogni, avvolta nel silenzio, con una sola voce a declamare la loro unione, sognò di pronunciare le promesse di matrimonio, sognò di sentire la voce di Harry pronunciare le sue promesse di matrimonio, sognò il freddo metallo della fede scivolarle nell'anulare, sognò le labbra di Harry sulle sue, sognò le congratulazioni, sognò l'emozione di potersi finalmente definire 'moglie di Harry'.

 

Solo un sogno.

 

L’abito bianco che indossava non significava nulla, la fede al dito non significava nulla, il suo bouquet non significava nulla... nulla... perchè Harry era morto.

 

La cerimonia era conclusa.

 

La sposa sorrise, accarezzando con un dito la foto dell’uomo che aveva amato così tanto: - Oggi è il nostro giorno. E lo sarà per sempre -

 

 

 

 

La trovarono lì, qualche ora dopo, la bianca sposa che ancora abbracciava disperatamente la lapide del suo sposo mancato, intirizzita dal freddo, i capelli ricci sciolti alle sue spalle, il suo abito bianco sporco di terra che la fasciava come un sudario.

 

 

 

- E' viva? -

 

Ron tirò su con il naso, sentendo gli occhi pizzicare: - Si è appena sposata. E' felice -

 

 

Quando cercarono di staccarla dalla lapide la pelle era fredda, le palpebre abbassate come se stesso dormendo, un sorriso le increspava le labbra.

 

Hermione, così bella nel suo abito da sposa, un abito che ora le faceva da sudario.

 

 

La sposa sorrideva.

 

 

 

 

'Sarà per sempre'

 

 

 

.The end.

 

Notes: La mia prima auror... e nemmeno un campione di allegria. O di lunghezza. O di decenza. È l’ennesimo esperimento. Chissà cosa mi capiterà di scrivere la prossima volta… *grin*

 

Fatemi sapere,

Miss

 

  
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