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Autore: __Stella Swan__    12/05/2012    0 recensioni
 
Per un momento mi fermai e mi chiesi il perché avessi deciso la foresta come mio luogo di solitudine. Ma non dovevo più perdere tempo. La mia solitudine stava per svanire come la nebbia fine del mattino.
Il terreno era umido sotto i miei piedi nudi,mentre avanzavo verso l’oceano. Sentivo già in lontananza il suono così rilassante delle onde che s’infrangevano sugli scogli,per poi scappare da loro come i ragazzi scappano da scuola al suono dell’ultima campanella.
Ancora un passo,mi dissi,e potrò vederlo.
 
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa one-shot, come le altre già postate, è stata scritta per una sfida sui forum! E' di tre anni fa, ma la posto ugualmente =)

Spero vi piaccia =)

Just an Illusion.




Ero sola e non ero mai stata così felice di esserlo. Gettai per terra il pezzo rimanente della pesca che stavo mangiando. Mi tolsi le scarpe e mi incamminai verso la mia meta. Non riuscivo a crederci: dopo tante ricerche e sogni inutili finalmente lo avrei incontrato. Sentivo i ramoscelli e gli aghi di pino solleticare il palmo dei miei piedi. L'intenso odore della salsedine mi invase le narici e il vento mi scompigliò i capelli appiccicati alla fronte per il sudore. Ero quasi arrivata...
Per un momento mi fermai e mi chiesi il perché avessi deciso la foresta come mio luogo di solitudine. Ma non dovevo più perdere tempo. La mia solitudine stava per svanire come la nebbia fine del mattino.
Il terreno era umido sotto i miei piedi nudi,mentre avanzavo verso l’oceano. Sentivo già in lontananza il suono così rilassante delle onde che s’infrangevano sugli scogli,per poi scappare da loro come i ragazzi scappano da scuola al suono dell’ultima campanella.
Ancora un passo,mi dissi,e potrò vederlo.
Non avevo idea di che aspetto avesse,ma sarebbe stato il ragazzo della mia vita,colui che avrei voluto abbracciare ogni notte e baciare ogni secondo. Lo sentivo,era come se una forza sovrumana avesse convinto il mio cervello che dovevo andare in quel posto ad incontrarlo. Incredibilmente romantico,a mezzanotte in punto,sulla spiaggia,l’ultimo sabato di maggio.
Uscii dalla foresta e mi avvicinai all’oceano. La luna piena illuminava il cielo blu zaffiro con aloni cerulei,molto simile al colore degli occhi di mia madre. Mancava davvero poco alla mezzanotte,e nemmeno un batuffolo di nuvola aveva voluto rovinarmi la serata.
Ero uscita con il mio vestito più bello color lilla,il colore che preferivo. Mamma diceva che s’intonava bene con la mia pelle argentea,i capelli lisci color mogano e gli occhi verde smeraldo. Rimasi ad occhi chiusi col ciondolo a forma di cigno tra le dita,mentre ascoltavo l’aria che fischiava tra le mie orecchie e mi riempiva i polmoni. Si alzò ulteriormente,sbatacchiando i miei capelli sulle guance.
Improvvisamente,mi sembrò di sentire dei passi provenire alle mie spalle. Erano soffici a causa della sabbia,ma li percepivo. Si avvicinavano a me,con un ritmo lento e regolare. Il mio cuore era impazzito,improvvisamente.
E se non è il ragazzo che ti aspettavi?, disse una vocina odiosa nella mia mente.
No no,questo non è possibile,mi convinsi ricacciando tutti i dubbi in un cassetto del mio cervello.
I passi cessarono,e qualcuno era immobile dietro di me,mentre mi fissava le spalle. Con movimenti fluidi e lenti,iniziai a voltarmi a testa bassa. Appena gli fui di fronte,alzai gli occhi sul suo viso.
Rimasi sconcertata. Non in senso negativo,tutt’altro. Il ragazzo lo conoscevo benissimo – o quasi - , era al mio corso di biologia cellulare. Un nuovo arrivato, Dylan Perry. Origini inglesi, capelli piuttosto lunghi castano bronzo e scompigliati per colpa del vento,occhi così profondi nella quale avrei potuto perdermi.
Una bellezza inumana,pensai subito.
Appena vide la mia espressione,sorrise calorosamente. Ed un fuoco avvampò nel mio petto,come se lo avesse ordinato lui. Sentivo che con Dylan avrei potuto realizzarmi,in tutti i sensi. Trasmetteva calore già così distante,chissà avendolo tra le braccia...
“Pensavo non saresti venuta”, mormorò con voce suadente. Io ero ancora rigida per la sorpresa,più immobile di un palo di ferro. Probabilmente apparivo come una bambina spaventata.
In realtà avevo appena visto un angelo. Un angelo dagli occhi neri e penetranti. Vedendo che non avevo ancora aperto bocca,sorrise e riprese il discorso: “Sei delusa?”, chiese.
“No!”, sbottai senza pensarci su due volte. Dylan non riuscì a trattenersi dal ridacchiare. Mi schiarii la voce. “Voglio dire,sono sorpresa. Non credevo che fossi stato tu a scrivermi una lettera del genere”.
“Perché? Non ho l’aria del bravo ragazzo?”. Aggrottò le sopracciglia in modo strano,come se le sue stesse parole fossero state una sfida aperta.
Scossi la testa,facendo volare i capelli alle mie spalle. “Non intendevo questo...”.
“E cosa intendevi?”. Dylan fece un passo in avanti,ma io non mi mossi.
Iniziai ad agitarmi,ed il mio cuore sembrava quasi volesse uscire dal petto e saltargli tra le braccia. “Pensavo fossi...diverso,ecco tutto”, dissi. Che spiegazione stupida. Ma il ragazzo sorrise in modo così smagliante che persi qualche battito. La luna non era niente al confronto...
“Beh,effettivamente io sono diverso...”, sussurrò. Ancora un passo in avanti. La mano di Dylan riusciva quasi a sfiorarmi,causandomi infinite scosse elettriche che correvano come treni impazziti per tutto il corpo. Notò che ebbi un sussulto. Prese la mia mano,stringendola nella sua. Era così calda,anche troppo. Avrei quasi potuto dire che era malato,con la febbre a quaranta. La alzò poi dolcemente,e vi posò sopra la sua bocca. Schioccò un tenero bacio.
Sentii l’acqua fredda toccarmi i piedi. E notai che anche lui era scalzo,esattamente come me. Ma portava un semplice paio di jeans chiari,tagliati sulle ginocchia,ed una maglietta in tinta con le sue iridi.
“Ci sono tanti modi per essere diverso”, mugugnò. Certo,pensai. Diverso dagli altri ragazzi,da tutti. Iniziavo ad adorare quella parola. Diverso.
“Invece arriverai ad odiarla”, sussurrò al mio orecchio. Aggrottai le sopracciglia. Avevo parlato a voce alta?
Invece che tirarsi indietro per riguardami negli occhi,Dylan inizio a sfiorarmi il collo col suo naso dritto,perfetto. Sciolse la presa della mia mano per appoggiarla sulla mia gola,facendomi il solletico. Piegai la testa indietro come se fosse stato un gesto automatico,chiudendo gli occhi. Iniziò a schioccare tanti baci,come aveva fatto sulla mia mano. Il suo profumo mi stava facendo girare gli occhi.
Al diavolo tutto il resto,mi dissi.
Appena sollevò la testa,gli lanciai le braccia al collo,iniziando a baciarlo quasi violentemente. Dylan non mi respinse,tutt’altro. Afferrò i miei fianchi e mi strinse al suo petto muscoloso. Sembravamo fuoco e ghiaccio uniti,l’uno si adattava alla temperatura dell’altro. Non è normale essere così caldi,pensai.
Mi sollevò da terra come se fossi stata una piuma,per poi farmi coricare sulla sabbia fine della spiaggia. La sabbia era un ottimo stimolante per la circolazione...anche se con Dylan non avevo di certo bisogno della sabbia per essere stimolata.
Il mio sangue pompava già al massimo,rimbombando nelle orecchie e nel cervello.
Quel che contava era che tutto ciò che volevo lo avevo ottenuto. Dylan. Colui che tutte volevano. Ed ora era mio,mio soltanto. Ciò mi faceva sentire vittoriosa,una regina. Era strana come sensazione,ma altrettanto piacevole.
Si deve trattare di un’illusione,disse ancora la voce stressante della mia mente. Dylan si sollevò dal mio corpo con le braccia,appoggiando le mani accanto al mio viso. “No,non è un’illusione. Questo è il tuo incubo”, sussurrò cupo. Aggrottai le sopracciglia,guardandolo confuso.
Improvvisamente,Dylan infilò la mano nella tasca posteriore dei jeans,estraendo qualcosa di lungo ed affilato. La sua lama argentea brillava minacciosa sotto il riflesso della luna,come se mi stesse sorridendo. E mi stava sorridendo,o almeno era quello che credevo.
Un pugnale. Dylan mi stava puntando un pugnale alla gola.
M’irrigidii tutto ad un tratto,spaventandomi a morte. Che diavolo ci faceva in giro con un pugnale d’argento? E perché me lo stava puntando alla gola così ostilmente,con lo sguardo pieno d’odio?
“No,non ti odio”, mi rispose sorridendo come sempre. “Tutto il contrario. Anzi,è proprio per questo che lo sto facendo. E’ l’unico modo per assicurarmi che tu sarai per sempre mia,prima che tu possa cadere nelle mani di un patetico angelo buono e tenero,tutto baci e carezze. Puah”, esclamò teatralmente.
Ero ancora confusa,ed iniziava a girarmi la testa. “Chi diavolo sei?”, chiesi terrorizzata a morte. Quello non era il Dilan Perry che tutti conoscevano a scuola. Era un assassino,un serial killer. Ed io ero la sua vittima serale.
Ancora una volta,il ragazzo sollevò l’angolo destro delle labbra. “Lo hai appena detto. Sono il diavolo. Anzi,in realtà sono ancora un semplice demone. E tu sarai la persona che mi farà salire di grado. Io voglio tenerti tutta per me,mia bella Kate. Tu sei...diversa. Siamo fatti per stare insieme”.
“Io non starò mai con uno come te”, ringhiai cercando di dargli uno spintone. Ma era troppo forte. Tutti i miei sforzi furono inutili,e mi ritrovai ancora più affondata nella sabbia,con la lama affilata perpendicolare alla mia gola perfettamente esposta.
“No,no,no mia cara. Tu non scapperai da nessuna parte”. Sembrava che questo gioco lo stesse eccitando ogni secondo di più. Deglutii a fatica. Mi sentivo soffocare a causa della vicinanza dell’arma e dalla pressione del suo petto sul mio.
“Se dovessi accettare di stare con te...cosa vuoi in cambio?”, chiesi col tono che si usa per contrattare. Dylan riabbassò la mano,guardandomi stupito. Sollevò un sopracciglio nero come una notte d’inverno senza luna,socchiudendo la bocca.
“Semplice. Tutto ciò che chiedo è la tua anima”. Spalancai gli occhi,fissandolo nelle pupille. Solamente in quel momento capii che,in ogni modo,avrei perso. Avrei potuto accettare o non accettare il contratto... Ma sarei morta. Eppure non potevo darmi per vinta. Non era da me.
“Non ti preoccupare,non sentirai niente. Beh,forse solo un po’ quando la lama ti trapasserà,ma non è una sensazione così sgradevole.”.Si avvicinò al mio viso di qualche centimetro. “Ci vediamo presto,mia piccola Kate”, sussurrò.
Chiusi gli occhi e mi preparai a sentire la lama fredda del pugnale trapassarmi il petto.
Addio,sussurrai.
Passò qualche secondo. Perché non mi uccide?, mi chiesi.
“Ehi tu,lasciala stare!”, sentii gridare improvvisamente. Appena aprii gli occhi,vidi qualcuno lanciarsi contro Dylan,liberandomi dalla sua presa soffocante. Riuscivo di nuovo a respirare,e l’aria al contatto con la mia pelle sembrava ancora più fredda. Quando mi alzai,un ragazzo alto dai capelli corti e biondi mi dava le spalle. Non riuscivo a capire chi fosse. Il pugnale argenteo era ai suoi piedi,e Dylan lo stava squadrando malignamente,come se avesse voluto fonderlo nei suoi occhi cupi.
“Che avevi intenzione di fare a Kate?”, chiese il mio salvatore in tono minaccioso ed infuriato. Io rimasi seduta a terra,osservando la scena confusa e spaesata. Mi conosceva?
Il demone non era per niente allegro,ed invece che sorridere – ciò che avrei scommesso – mostrò i denti,apparendo ancora più tenebroso. “Non puoi fare niente contro di me,Mark. Sarai anche te discendente da quei brutti pennuti,ma non puoi fare davvero niente. Io sono il male in persona,io sono il fuoco che brucia le foreste,la tempesta che s’imbatte sulle città,l’uragano che spazza via le abitazioni,il vulcano che erutta e seppellisce milioni di vite. Tu non sei niente in confronto”.
“Io sono la luce che illumina le giornate,l’azzurro del cielo che spazza via le nubi dopo il temporale,l’oasi del deserto,la fiamma che ti riscalda nel ghiaccio,sono il bianco della sincerità e della purezza. Vuoi competere contro di me? Non ne uscirai vincitore,questa è una promessa”, gli rispose il giovane misterioso.
Di che diavolo stanno parlando?,pensai passandomi una mano sulla fronte. Tentai di rialzarmi,ma qualcosa mi colpì forte lo stomaco,come se avessi appena ricevuto un pugno. Volai in mezzo alla sabbia,a circa due o tre metri di distanza. Chiusi gli occhi per il dolore,e sentii solamente un “Kate!” disperato dal ragazzo,per poi caddi a terra.
Quando riaprii gli occhi erano faccia a faccia,Dylan dava le spalle all’oceano,ed io riuscivo a vedere il profilo del ragazzo. Notai solo dopo che  teneva il pugnale ben stretto in una mano,mentre lo puntava contro il petto dell’avversario.
“Questo è per Kate,per il male che le hai fatto e che avresti voluto farle. Ti pentirai di averla minacciata con questo pugnale. E questo sarà la tua morte”, mormorò cupo,quasi ringhiando. Mi faceva venire i brividi. Per non rischiare di prendere un’altra botta allo stomaco,decisi di rimanere acquattata a terra,in mezzo alla sabbia ruvida della spiaggia.
Il ragazzo fece un passo in avanti,ed istintivamente il demone lo fece indietro. Appena toccò l’acqua dell’oceano con le ginocchia,dai jeans di Dylan uscì del fumo che iniziava ad avvolgerlo. Mostrò i denti al suo avversario,che sorrideva soddisfatto.
In un movimento troppo veloce per i miei occhi,Dylan riuscì a prendere il pugnale dalla mano di Mark – o almeno così lo aveva chiamato lui – e glielo puntò alla gola,premendo leggermente contro la pelle sottile e pallida.
“Strano come la situazione può cambiare”, mormorò il demone. “Un ultimo desiderio?”, chiese. Il ragazzo chiuse gli occhi ridacchiando. Non sembrava affatto preoccupato di morire,anzi. Questo è pazzo,pensai.
“Sì”, sussurrò ancora ridendo. Si fece ad un tratto serio,squadrando negli occhi il suo nemico. “Vai all’inferno”. Il fumo che usciva dall’acqua,aumentò smisuratamente,avvolgendo il corpo di Dylan come il manto della notte. Iniziò a respirare faticosamente,abbassando il pugnale dal collo del ragazzo. Mark gli diede uno spintone con un calcio,facendolo cadere nell’acqua fredda e nera dell’oceano.
Non ne risalì più.
Mi sollevai in piedi con l’aiuto del ragazzo. Appena lo guardai negli occhi rimasi folgorata. Ma non come quando avevo visto Dylan,era una sensazione molto diversa. Gli occhi del ragazzo erano azzurri,come il cielo in piena estate,con qualche riflesso color ghiaccio. Ed i capelli biondi gli incorniciavano il viso perfetto,sorridente.
“Grazie per avermi salvata”, mormorai aggrappandomi alle sue spalle. Mi sistemò i capelli scompigliati.
“E’ il mio compito,non ti preoccupare”, disse con un tono che non gli avevo ancora sentito. Era dolce,pacato e rassicurante nello stesso tempo. Avevo cancellato ogni mio dubbio.
“Sei stato tu a scrivermi la lettera,allora”, dedussi. Il ragazzo si strinse nelle spalle.
“Sì,mi chiamo Mark. Mi dispiace,forse non ho scelto il momento migliore per incontrarti. E’ solo che speravo di rimanere solo con te,e non credevo che sarebbe successo tutto questo...”.
Gli misi un dito sulle labbra. “Tranquillo,sei qui ora”, sussurrai. Mark mi fissò per un momento interminabile negli occhi. Nei suoi potevo nuotare,nuotare all’infinito. E mi sarei persa nelle sue ondate di calore.
Tutta la mia preoccupazione,i miei ripensamenti,i miei dubbi...erano di nuovo scomparsi.
“Kate”, mormorò tra le mie dita. Incredibile come fossi riuscita a trovare un angelo tutto per me. Anzi,un angelo ed un diavolo. Per fortuna,il diavolo era solo un’illusione,seppur spaventosa e molto realistica. Ma alla fin dei conti,forse stavo ancora sognando.
“No,non è un sogno”, mi rassicurò togliendomi la mano dalla sua bocca. Annuii sorridendo.
No,non era un sogno.
  
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