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Autore: mahidevran    12/05/2012    0 recensioni
❝ If we could be reborn in our next life,
then please play with me again. ❞
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Len Kagamine, Rin Kagamine | Coppie: Len/Rin
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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La luna era grande e giallastra, come un immenso occhio spalancato che dominava nel buio su tutti gli esseri scellerati che vivevano nottetempo. La giovane e innocente Rilianne non era tra loro e quindi dormiva profondamente nella sua camera, al sicuro da ogni predatore delle tenebre. Tuttavia, qualcosa disturbò il suo sonno tranquillo e profondo. Dapprima un sospetto sbattere di ali alla sua finestra che la costrinse a destarsi e ad aprirla per controllare che nessun uccello fosse rimasto ferito dalle rose spinose che crescevano sul davanzale. Ma rimase alquanto sorpresa scoprendo che non vi era nulla che somigliasse ad un volatile o simili alla sua finestra, bensì solo una losca figura in nero, che la salutò cerimoniosamente con un inchino. La luna, quasi dotata di vita propria, illuminò solo in seguito il suo viso dello sconosciuto e la giovane donna ne fu colpita, poiché era senza dubbio affascinante e dai lineamenti armoniosi. I capelli biondi erano raccolti in un codino che cadeva sulle scapole, coperte da una candida camicia che a sua volta era ben celata sotto un mantello nero dalla fodera rossa. ‘Un abbigliamento abbastanza singolare’ pensò Rilianne, la quale non sospettava che chi aveva davanti poteva essere anche pericoloso, oltre che strano. Il misterioso giovane se ne stava nel cortile della casetta di campagna, sul quale dava proprio la finestra della camera della fanciulla, e dopo l’inchino prese la parola:
« Buonasera. »
Il tono era posato e assolutamente equilibrato, tanto da far pensare che persino il suo parlare seguisse un ritmo ben preciso, come i colori che indossava, i quali sembravano ripetersi in diversi elementi.
« Vi spiacerebbe venire con me? Non voglio farvi del male. » aggiunse, ma chi avrebbe potuto fare affidamento a tali parole? Erano quelle del cacciatore che attiravano il coniglio in trappola. Nonostante ciò, la mente di Rilianne non era esattamente lucida e tese una mano verso lo sconosciuto che la guardava dal basso, con il suo sguardo magnetico.
« Chi siete? » si sforzò di chiedergli, mentre ormai già si rendeva conto di essere senza difese di fronte a lui. Non ci fu neanche bisogno di una risposta, visto che lui non si aspettava di darla né lei di riceverla. Senza ulteriori cerimonie la fanciulla si calò giù dalla finestra incurante del freddo della notte, coperta solo dall’immacolata e leggera camicia da notte. Il giovane la accolse a braccia aperte e la prese nel suo ampio mantello, stringendola a sé per poi sussurrarle delle vane rassicurazioni.
« Dove volete portarmi? » fu la domanda più che lecita della ragazza e alla quale avrebbe preteso una risposta poiché si accorse che si stavano dirigendo lentamente verso il bosco, e stranamente, come se il misterioso individuo potesse leggerle nella mente, la ricevette. « Vi mostrerò qualcosa di straordinario. Non vi fidate? » all’ultima parte sopraggiunse una risatina vaga e maliziosa, come se a mostrarle quanto era ridicola a non fidarsi ciecamente di lui. Rilianne scosse subito dopo il capo e riprese a seguirlo con meno titubanza rispetto a prima, ma sempre più impaurita dai rumori provenienti dalla selva oscura. Ululati più simili a lamenti umani che di animali, il soffio raggelante del vento e rami che nella luce lunare assumevano forme tutt’altro che rassicuranti. Accorgendosi di queste e altre cose si stringeva più forte al corpo di lui, e a tratti addirittura nascondeva il viso sul suo petto per difendersi da simili orrori. Il vampiro, perché tale era, sogghignava divertito da quelle reazioni come il lupo che vede correre la preda verso la propria tana.
« Avete … Paura? » ancora quella risatina di scherno, ma stavolta aveva tutta l’aria di un ghigno vero e proprio, e fu proprio quello a spaventarla più di tutto in quel bosco. Eppure la candida fanciulla si strinse ancora una volta a lui, il suo aguzzino, perché sentiva che solo da lui poteva aspettarsi protezione in un luogo tanto pericoloso. Meschina, piccola e indifesa creatura che non poteva fidarsi neanche del suo primo istinto. Il mostro dai capelli biondi e morbidi si avvicinò al suo viso, accarezzandolo con veemenza, per poi abbassare il proprio all’altezza del collo bianco e fine di Rilianne. Finalmente. Aveva aspettato quel momento da sempre e ora, finalmente, era riuscito ad avvicinarsi a quella preda che aveva adocchiato anni e anni prima. Le labbra rosse di desiderio avevano quasi toccato l’oggetto del desiderio, sfiorandolo, ma proprio allora una forza misteriosa lo costrinse ad arretrare. Livido di rabbia stava per scagliarsi contro la fanciulla, convinto che fosse stata lei a spingerlo via, anche se non si spiegava come un essere tanto esile avrebbe potuto avere una forza tale da respingere un vampiro. Stavolta, grazie al riflesso della luna alta nel cielo, si riuscì a distinguere un minuscolo bagliore sul petto della giovane, sembrava una collana. Ma sapeva bene che non si trattava di una comune collana, bensì di un crocifisso, gli oggetti più ostili agli esseri come lui. La guardò con astio, coprendosi il resto del viso con il mantello. In questo modo, Rilianne, sconvolta da un simile sguardo cadde priva di sensi.
Quella mattina, però, si ritrovò nel letto in cui si era addormentata a chiedersi se era stato davvero tutto solo un incubo. Ma cos’altro avrebbe potuto essere? Il vampiro l’aveva riportata a casa sana e salva, seppur col cuore amareggiato, giurando che ci sarebbe stata un’altra volta, poiché se non fosse stato un mostro, si sarebbe potuto dire innamorato. Ma l’ingenua Rilianne era lontanissima da una simile consapevolezza.

   
 
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