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Autore: dragon_queen    12/05/2012    2 recensioni
"Non ricordo quando iniziai a vedere i fantasmi, ma sono sicura che sia accaduto molto tempo fa. Forse il primo che vidi fu proprio quello della mia adorata nonna, un paio di giorni dopo il suo funerale. Avevo quattro o cinque anni, non ricordo bene.
Lei mi si era semplicemente avvicinata, mi aveva accarezzato i capelli castano cioccolato e poi, con un sorriso era scomparsa.
Dagli altri ero considerata strana, eccentrica, insomma, da evitare. Fu per questo motivo che, quando un ubriaco stroncò la mia vita investendomi, nessuno venne a piangere sulla mia tomba, ad eccezione di mio padre. Si, forse era lui l'unico per il quale mi dispiaceva davvero lasciare quello schifo di mondo.
Mentre ancora lo guardavo, rassicurandolo in silenzio che non l'avrei mai abbandonato, un fascio di luce mi attrasse a sé.
Da quel momento, iniziò la mia nuova vita..."
****************
Una ragazza obbligata a diventare shinigami e mandata a fare di stanza sulla terra dopo la perdita del suo migliore amico...
Un inaspettato nemico...
Un Grimmjow che sarà costretto a proteggere qualcosa di diverso dal suo orgoglio di guerriero...
Fatemi sapere se vi piace o anche il contrario...Un saluto
[COPERTINA INSERITA NEL PROLOGO XD]
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Nnoitra Jilga, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Che strana sensazione. Yoko sentiva come se si trovasse immersa in una strana atmosfera, come se galleggiasse. Ma aveva un chè di materno, di protettivo. Lei non si ricordava sua madre, non sapeva se mai ne aveva avuto una, ma di sicuro doveva essere una persona straordinaria. Non è forse così che ognuno si immagina i propri genitori? Lei tante volte aveva fantasticato su quelle sciocchezze, ma in qualche modo sperava in vita di essere stata migliore di come lo era in quel momento.

Poi, in quel torpore, si schiuse una calda scintilla.

-Daiki, sei tu?-

-Si, Yoko. Devi farti forza-

-Sono viva?-

-Certo-

-Cosa è successo? I miei ricordi sono confusi-

-Sei riuscita ad usare un altro aspetto dei miei poteri, o meglio, dei tuoi. Io sono solo un catalizzatore-

-Tu sei il mio spirito, quello della mia zampakuto-

-E' un po' più complicato di così-

-In che senso?-

-Lo capirai. Adesso svegliati-

 

Yoko spalancò gli occhi e riempì i polmoni come se fosse la prima volta che respirava. Con uno scatto si alzò a sedere, per poi tornare nuovamente stesa. Solo allora si accorse degli occhi di Urahara che la fissavano, preoccupati.

-Kimura-san, come ti senti?-

Lei non rispose immediatamente, ma fece scorrere lo sguardo sul suo corpo, nascosto solo per metà sotto la coperta. Il torace e il braccio sinistro erano ricoperti da candide fasciature, mentre avvertiva anche sul viso avere due o tre cerotti.

-Sono ancora in forma spirituale?- chiese solo.

-Si, ma non temere. Anche il tuo gigai è stato portato qui-

La ragazza non sapeva cosa pensare, era confusa. Poi Urahara parlò di nuovo:

-Kimura-san, cosa è accaduto?-

Lei non lo sapeva, almeno non di preciso. Gli dette le spalle, sdraiandosi supina e si portò le ginocchia strette al petto. Le ferite le davano delle noiose fitte, ma lei non se ne curò.

Urahara capì che non era il momento di fare domande. Così, in silenzio, si alzò.

-Verrò più tardi a vedere come stai. La scuola è già stata avvertita, quindi non preoccuparti-

Lo sentì uscire. Provava un dolore al petto, ma era più che sicura che non fosse dovuto allo scontro. Perchè improvvisamente aveva la sensazione che il suo cuore si fermasse?

 

Grimmjow se ne stava appollaiato fuori dalla finestra della camera di lei e la studiava. L'aveva riportata nell'unico posto che lui considerava sicuro per quella ragazza. L'uomo, quando lo aveva comparire sulla soglia, non aveva proferito parola. Si era limitato a fissarlo e indicargli quella stanza in cui l'aveva deposta.

Non era voluto rimanere, ma non aveva neanche voluto sparire, anche se non ne capiva bene il motivo. Si era dunque sistemato sul ramo dell'albero davanti alla finestra, nascosto tra le fronde, a vegliare su di lei.

Perchè adesso quella ragazza era così importante? Perchè le aveva sussurrato quelle parole nel frangente prima che lei si avvicinasse all'Hollow? Qualcosa dentro di lui qualcosa aveva ricominciato a vivere, qualcosa che un'espada come lui non aveva mai posseduto e mai avrebbe creduto di possedere.

Grimmjow aveva sempre vissuto solo seguendo il suo istinto, come un animale. Per lui combattere e uccidere erano alla base della sua esistenza. Ma da quando l'aveva incontrata, da quando quel giorno aveva avvertito il suo reiatsu, qualcosa in lui era cambiato.

Quando la vide aprire gli occhi, tirò un sospiro. Era preoccupato. Quando ci pensò, si dette del coglione da solo.

Poi la osservò mentre si rannicchiava come una bambina, mentre quegli stessi occhi che trasmettevano al suo corpo uno strano tremito si inumidivano di lacrime. In quel momento lo invase l'impulso di entrare in quella stanza, ma senza avere la certezza se avrebbe dovuto prenderla a schiaffi o stringerla a sé e consolarla.

-Donna, cosa mi hai fatto?-

 

Tra i vari dubbi che le passavano per la mente, ne scorse uno che era caratterizzato da dei particolari capelli a spazzola turchesi e profondi occhi color del cielo. Ricordava cosa era successo nel salotto del suo appartamento, di come lui l'avesse trattata come un oggetto, e cosa invece le sue labbra aveva trapelato contro la sua fronte solo qualche ora dopo.

Cosa voleva da lei? Perchè la tormentava in quel modo? Perchè il suo pensarlo le faceva male? Averlo vicino le provocava ansia, lo stomaco le si rigirava, le farfalle glielo invadevano.

Aveva iniziato a provare qualcosa per quell'espada, per quell'essere spietato che avrebbe voluto ucciderla senza tanti complimenti? Eppure le aveva salvato la vita per ben due volte.

-Grimmjow, cosa mi hai fatto?-

 

Il quarto espada aveva fatto ritorno a Las Noches e adesso si stava dirigendo verso le stanze del suo padrone. Stavolta la porta che oltrepassò era più piccola e di una sfumatura di bianco più spento. Anche quella si aprì silenziosamente al suo passaggio.

La sua vista fu appannata da un denso vapore, creato da una grande vasca rotonda pochi passi avanti a lui. L'espada però non si scompose.

La voce del suo signore si fece largo nella foschia:

-Sei già di ritorno-

In quel momento la sua figura apparve, immersa nell'acqua sino a poco sotto i definiti pettorali, uno sguardo freddo e omicida lo fissava, mentre i lunghi capelli del colore della neve si lasciavano galleggiare leggeri sulla superficie dell'acqua.

-Aizen-sama, aveva ragione. La ragazza ha il dono- disse piatto l'espada.

-Bene, allora sarà il caso di invitarla alla nostra umile dimora- rispose quello, poggiando un gomito sul bordo e, sulla mano, adagiò una guancia.

-Abbiamo un altro problema-

-Quale sarebbe?-

-Il sesto espada. Si comporta in modo strano nei confronti della shinigami. È come se fosse più...-

-Umano?-

-Si. Non riesco a capire-

-Non sforcarti, mio caro Ulquiorra. Non vale la pena di metterci tanto impegno nel capire cosa il nostro compagno sta provando. Non so neanche cosa lo stia spingendo a farlo, ma trovo la cosa alquanto interessante e sono più che determinato a far girare la cosa a mio vantaggio-

-Qual'è il suo piano?-

-Per il momento è necessario che la ragazza venga portata qui. Il resto verrà di conseguenza-

-Bene- e il quarto espada scomparve.

 

Yoko si era finalmente addormentata, con ancora il corpo che tremava. I suoi sogni erano vuoti, senza significato, senza magia.

D'un tratto avvertì un alito di vento introdursi dalla finestra, lasciata socchiusa a causa del caldo di quella notte, e insinuarsi sotto le coperte e il leggero kimono che indossava. Si strinse ancora di più a sé.

Ad un tratto dei passi, leggeri, quasi impercettibili, i quali lei attribuì ad uno di quei suoi sogni.

Poi però avvertì una mano accarezzarle lentamente i capelli, mentre un'altra si muoveva leggera sulle curve del suo corpo nascosto dalle coperte, senza pressione, come un tocco quasi etereo.

Infastidita da quel gesto, si voltò, sempre dormendo, di schiena. D'improvviso un respiro vicino al suo viso, il quale le percorse la pelle, senza toccarla, sino a soffermarsi sulle sue labbra, lasciate socchiuse.

Avvertì che venivano appena sfiorate, poi quella presenza si allontanò.

Decise di aprire gli occhi e, nella semioscurità della stanza, rischiarata solo dalla luce argentea della luna, Yoko distinse una veste bianca e una testa di capelli turchesi. Stava per andarsene, ma una parte di lei non voleva. Doveva fermarlo.

-Grimmjow...- lo chiamò debolmente.

Quello si voltò, sul volto un'espressione stupita.

-Sei sveglia- disse.

-Ti prego, non andartene-

L'espada rimase di sasso. Non sapeva che fare, combattutto da due sensazioni completamente opposte: andarsene e restare. Lei gli sorrise debolmente e in quel momento prese la sua decisione.

Mentre si riavvicinava a lei, la ragazza, con fatica, si alzò a sedere. Lui si sedette dietro lei, la schiena poggiata al muro. Yoko si abbandonò contro il suo petto, mentre lui le passava una mano tra i capelli color cioccolato.

Rimasero in silenzio per qualche minuto, poi lui le sussurrò:

-Donna, cosa mi hai fatto?-

Lei si voltò a guardarlo senza capire, ma vide i suoi occhi illuminati di una luce diversa. Non sembrava più esserci il desiderio di ucciderla in quelle due fessure cobalto, ma qualcosa che lei non si sarebbe mai aspettato.

Senza che se ne rendessero conto i loro volti di avvicinarono e le loro labbra si toccarono. Quel bacio fu differente dalla prima volta, sembrava dolce e delicato, come mai si sarebbe aspettata da uno come lui.

Avvertì le labbra di lui schiudersi e tentare di fare altrettanto con le sue. Stavolta lei non si sottrasse e si abbandonò. Sentì una delicata carezza su di una guancia, sensazione che la fece rabbrividire.

Diavolo Yoko, lui era il nemico, come poteva abbandonarsi in quel modo come una povera sprovveduta? Ma ormai l'incanto era stato fatto e i due erano finiti in un vortice di passione e curiosità, l'uno per l'altra.

Avvertì le mani dell'espada viaggiare sul leggero tessuto di quel kimono, mentre le loro labbra e, a quel punto, anche le loro lingue, continuavano a giocare tra loro, esplorarsi e scoprirsi.

Lei si staccò per un attimo:

-Grimmjow, cosa vuoi veramente da me?-

-Non lo so, non ne sono più sicuro- sospirò, prima di riprendere possesso di lei.

La cintura che teneva legato il kimono si sciolse lentamente, mentre l'abito si abbassava leggero sulle spalle di Yoko, lasciando intravedere la sua pelle nivea e morbida.

Lui abbandonò le sue labbra e si concentrò sul collo e le clavicole, provocandole dei gemiti leggeri, quasi inudibili. Dopodichè le sue mani si insinuarono nella scollatura, raggiungendo i seni.

Lei per un attimo sobbalzò.

-Grimmjow...- sussurrò.

-Io...ti voglio...con tutto me stesso. Voglio che tu sia mia-

-Va bene, sarò tua-

 

Yoko si stese sotto il corpo dell'espada, le loro labbra ancora unite in un appassionato bacio. Con timidezza lei gli sfilò la giacca, fermandosi per un attimo ad ammirare il suo fisico asciutto e proporzionato. Fece scorrere una mano sui suoi pettorali e sugli addominali, sino a raggiungere il foro che aveva al posto dell'ombelico.

-Fa male?- chiese.

-No-

-Mi dispiace-

-Per cosa?-

-So cosa significa il foro nel corpo di un Hollow-

Lui non sapeva cosa rispondere, ma, fissandola in quei suoi occhi così particolari, si lasciò sfuggire un sorriso.

-Che c'è?- chiese lei.

-Sei così bella-

Yoko arrossì, ma ricambiò il sorriso. Grimmjow si protese nuovamente verso di lei e la baciò leggero, per poi scendere nuovamente verso il collo e il seno. Il kimono era sceso ancora sino all'ombelico.

Lei gemette, inarcando la schiena, come a volersi avvicinare ancora di più a lui, mentre una mano si insinuava nei suoi capelli turchesi e l'altra gli accarezzava la schiena.

Avvertì la virilità di lui premere contro la sua intimità e in quel momento lo desiderò. Le sue gambe si allargarono leggermente, in modo da ospitarlo meglio contro di lei.

-Sei sicura?- si volle assicurare lui.

Yoko si limitò a sorridere. L'espada lasciò calare i pantaloni, lasciando così libero il suo membro di insinuarsi in lei. Lo fece delicatamente, senza dolore, mentre lei continuava a gemere.

Temendo che qualcuno li sentisse, Grimmjow riprese a baciarla, mentre con dolci affondi prendeva possesso di lei.

L'avvertì sussurrare:

-Grimmjow, cosa mi hai fatto?-

Arrivarono all'apice entrambi nello stesso momento, dopodichè lui si sdraiò accanto a lei e quella poggiò la testa sul suo petto.

Quando l'espada si abbassò per osservarla, vide che però i suoi occhi erano lucidi.

-Che succede?- le chiese.

-Sono felice-

-E perchè piangi?-

-Perchè so che domani tutto questo sarà solo un ricordo-

Lui avrebbe voluto dirle che non sarebbe stato così, ma dentro di sé sapeva che aveva ragione. Non si sarebbe potuto permettere di affezionarsi a lei, una sua preda.

Poi però si abbassò appena, in modo da carpirne ancora le labbra in un ultimo lungo bacio. Non gli importava del domani, quella notte era loro. Lui adesso era suo e lei sua, sino a quando la luna non avesse abbandonato quel cielo stellato.

  
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