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Autore: Eider    13/05/2012    3 recensioni
Come nella maggior parte dei film, dopo che il protagonista, partito per chissà quanto tempo, ritorna a casa si ritrova solitamente in una realtà completamente diversa da quella che ricorda ed è giusto che sia così no? Questo era quello che Emma continuava a ripetersi da quando era salita su quel maledetto aereo che dopo cinque anni, precisamente cinque anni in cui aveva studiato e si era laureata, la stava riportando nella sua "amata" Londra.
Emma si ritroverà a combattere con il suo passato, che non le renderà la vita facile, per riuscire finalmente ad andare avanti con la sua vita oppure ricominciare da dove era stata interrotta.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Dieci.
 
"Non ci credo, ieri era solo giovedì come fa ad essere sabato?" Emma correva su è giù per la sua camera da letto in cerca del trucco, il vestito "orrendo" da damigella, le scarpe "orrende e dolorose" color prugna e la pochette grigia.
"Beh se oggi è sabato ieri era.." non riuscì a finire la frase che Emma la guardò con uno sguardo che voleva dire "prova ancora a fiatare e questo sarà l'ultimo", quando voleva Emma sapeva essere davvero dolce.
Buttò sul letto tutto ciò che era riuscita a recuperare dalla sua missione di salvataggio estrema, la sveglia quella mattina non era suonata e quando si era ritrovata un Elisa tutta tirata a lucido con il suo bellissimo vestito bianco latte, quanto lo invidiava, che si combinava perfettamente con la sua abbronzatura estiva, aveva capito che era in ritardo.
"Ho detto a Liam di passarci a prendere fra mezz'ora e Nora sta arrivando." seduta sul letto con le gambe accavallate in tutta tranquillità, Elisa seguiva i movimenti quasi maniacali dell'amica, raccogliere i capelli in una coda, infilare il vestito senza rovinarlo, truccarsi, sistemarsi i capelli facendoli diventare dei boccoli appena accennati e infilare le scarpe o meglio i trampoli.
In venti minuti Emma era riuscita a prepararsi completamente, l'unico problema era il suo pessimo umore, avrebbe dovuto svegliarsi rilassata ma qualcosa era andato storto e sapendo di dover passare una lunga giornata a contatto con persone poco gradite, il suo umore precipitò rovinosamente.
Intanto anche Nora era arrivata nel suo vestito azzurro, anch'esso bellissimo, quanto invidiava le sue amiche e i loro bellissimi vestiti.
Stavano aspettando Liam sul vialetto di casa, Elisa era seduta comodamente sui scalini mentre Emma continuava a camminare avanti e indietro e Nora l'osservava impotente.
"Basta." Nora si precipitò verso Emma prendendola per le spalle e fermandola.
"Em devi stare calma ok? Hai intenzione di farti vedere così da Dave e Caroline? Vuoi veramente farli preoccupare il giorno del loro matrimonio?" Emma abbassò lo sguardo colpevole, non voleva far preoccupare ciò che le restava della sua famiglia proprio quel giorno.
"Hai ragione, ma è difficile." sussurrò continuando a guardarsi la punta delle scarpe.
"Ci siamo noi." alzò lo sguardo e si trovò davanti le sue due migliori amiche che le sorrisero incoraggianti, annuì abbracciandole.
"Che mi sono perso donzelle?" la voce divertita di Liam spezzò quel piccolo momento di confidenze e con, questa volta, tranquillità Emma si preparò al gran giorno, in tutti i sensi.
 
"Non pensavo volessero fare le cose in.. grande." mormorò Liam alzando lo sguardo e trovandosi davanti ad una chiesa più simile ad una cattedrale.
"I genitori di Caroline sono molto ricchi."
"L'abbiamo notato." borbottò riportando lo sguardo sulle tre ragazze vicine.
"Entriamo dai." fu Emma a condurli dentro l'enorme edificio, come immaginato la chiesa era sommersa di persone, parenti e amici dello sposo a destra e quelli della sposa a sinistra.
Erano tutti vestiti molto eleganti, le sembrava di tornare al giorno in cui si era piazzata davanti al computer per vedere il matrimonio di William e Kate, l'era sembrato una fiaba, ma ora come ora non era più tanto una fiaba.
Si voltò verso i suoi amici ancora intenti a guardarsi intorno increduli.
"Ragazzi mi dispiace ma io devo andare dalla sposa, voi andate pure nella parte destra, ci vediamo a fine cerimonia." le riservarono un sorriso carico di significati ed incoraggiamento, videro Emma sparire lungo un corridoio nascosto, sperarono solo che non lo incontrasse subito come invece fecero loro.
"Oh mio dio." Elisa si portò la mano alla bocca, sbarrando gli occhi per la sorpresa.
"Beh siamo nel posto giusto." dichiarò pensando di fare una battuta Liam, capì ben presto dallo sguardo di Nora che non era il momento giusto.
"Che succede piccola?" chiese avvicinandosi alla mora ancora imbambolata, poggiandole una mano sulla spalla.
"Martin." mormorò Nora seguendo la direzione dello sguardo della mora, un ragazzo dai capelli scuri era seduto nella parte sinistra da solo, continuava a sistemarsi i capelli e a guardarsi in giro spaesato, che la stesse cercando?
"Scusate ma non capisco." era riuscito anche lui ad individuare quel ragazzo, probabilmente poco più grande di lui, ma non riusciva a capire il perché della reazione della sua ragazza.
"Lui è il Martin di Emma." era bastata quella frase ad accendere la lampadina leggermente scheggiata di Liam, adesso capiva la reazione di Elisa, tutto aveva un senso.
"La sta cercando vero?" se ci era arrivato anche lui, era evidente.
"Probabilmente si, spero solo che non riesca ad incontrarla." mormorò Elisa riprendendosi e prendendo la mano di Liam tra la sua.
"Povera Emma."
"No, povero lui, perché Emma sfogherà cinque anni in un solo colpo e penso che non sarà un bello spettacolo, almeno per lui." Liam guardò allibito Nora, vederla così sicura delle proprie parole lo fece spaventare un attimo, in futuro avrebbe fatto attenzione a non far arrabbiare ne Emma, ne Nora.
Si incamminarono verso la seconda bancata, passando così di fianco a Martin che si trovava nella terza bancata alla loro sinistra.
Nora non smise di osservarlo con occhio critico, quando Martin voltò la testa nella sua direzione attirato dalla quella sensazione che si ha quando ci si sente osservati, incontrò gli occhi gelidi della bionda che non lasciarono i suoi scuri un attimo, Martin aveva avuto sembra paura di quella ragazza e in quel momento lo sguardo di lei non voleva dire niente di buono, tornò a guardarsi le mani cercando di calmarsi.
 
Emma spalancò la porta della stanza dove si sarebbe dovuta preparare la sposa assieme alle damigelle, e siccome lei era in ritardo aveva preferito vestirsi prima.
Non si aspettava però di vedere la sua futura cognata ancora in intimo e con i capelli all'aria quando tra poco si sarebbe dovuta sposare.
"Che succede?" chiese preoccupata entrando e chiudendosi la porta alle spalle, rivolgendosi ad Amy che a braccia incrociate guardava divertita l'amica.
"Non si è ancora ripresa da ieri." sussurrò cercando di trattenersi dal scoppiare a ridere.
La sera precedente si era svolto l'addio al nubilato, dove tutte le damigelle assieme ad altre ragazze si erano ritrovate immerse in uno spettacolo riservato solo a loro in una discoteca fuori città, non ricordava nemmeno quanto avessero bevuto, ma non era poco siccome la mattina aveva faticato a svegliarsi e la sposa era ancora in quelle condizioni.
Proprio in quel momento Adele si era avvicinata alla sposa porgendole un bicchiere d'acqua e un'aspirina, mentre Jenelle cercava di sistemare i capelli della sorella in uno chignon semplice ma elegante.
Caroline fortunatamente dopo pochi minuti iniziò a riprendersi, l'aspirina aveva funzionato, e aiutata dalle sue damigelle riuscì ad infilarsi quel magnifico vestito bianco che tanto aveva sognato, come ultimo tocco la madre di Caroline, Kathrine, le sistemò il velo che la ricoprì interamente.
"Siamo tutte pronte?" domandò Veronica controllando che ogni cosa fosse al suo posto, Caroline sulla porta a braccetto con il padre pronta per partire, le damigelle invece alle sue spalle, Adele e Jenelle, Veronica e Amy ed infine Emma, tutte con un mazzo di fiori bianchi tra le mani.
Quando la marcia nuziale risuonò nella chiesa, iniziarono il tragitto verso l'altare, procedettero con calma percorrendo il tappeto rosso, svoltando l'angolo videro davanti a loro tutti gli invitati in piedi pronti ad accogliere con un sorriso la sposa, che con le lacrime agli occhi percorreva gli ultimi passi della sua libertà.
Caroline si posizionò accanto a Dave non smettendo un attimo di sorridere, cercando un contatto con la mano di lui.
Le damigelle intanto si posizionarono vicino la sposa mentre vicino allo sposo si trovavano i suoi testimoni, tra cui Emma riconobbe anche Jack che vedendola ammiccò nella sua direzione, erano anni che non si vedevano eppure avevano mantenuto quel rapporto fraterno, a cui la rossa teneva, dopo avrebbe dovuto sicuramente parlarci.
Mentre il vescovo iniziava a parlare rivolto alle persone presenti nella chiesa, Emma cercò con lo sguardo delle facce famigliari tra i primi banchi e li trovò impegnati ad osservare la coppia, non riuscì a trattenere un piccolo sorriso nel vedere suo fratello con gli occhi lucidi.
Vagò poi con lo sguardo tra gli invitati, senza cercare qualcuno in particolare, ma quando i suoi occhi vennero catturati da quegli occhi così scuri e così conosciuti, le sembrò che il suo cuore si fosse fermato per un secondo, cinque anni che non vedeva quegli occhi così da vicino, cinque anni passati ad immaginarlo, i suoi ricordi non gli rendevano giustizia, per quanto le dolesse ammetterlo era diventato ancora più bello di quanto non fosse stato prima.
E si era accorta che lui la stava fissando ancora prima di incontrare il suo sguardo, non l'aveva persa un attimo dal momento in cui l'aveva vista percorrere il piccolo corridoio diretto all'altare, non riuscendo a smettere nemmeno in quel momento, era più forte di lui, si sentiva attratto in maniera incontrollabile da quella ragazza con i capelli rosso fuoco, era come una calamita.
La ragazza tornò a guardare dritto davanti a se, interrompendo quel contatto doloroso, che non impedì però a Martin di continuare a guardarla, al cimitero era stato colto di sorpresa e non era riuscito a imprimerla a dovere nella sua mente, ma adesso aveva tutto il tempo per farlo così che se fosse sparita ancora, l'avrebbe ricordata in ogni suo minimo dettaglio, a partire dai capelli rosso fuoco continuando con il suo incarnato molto chiaro e per finire con quel vestito che le stava magnificamente, anche uno straccio le sarebbe stato bene.
Martin sapeva che ciò che stava pensando non era adatto alla sua immagine da ragazzo fidanzato ed innamorato, ma non riusciva a farne a meno, quella ragazza l'aveva stregato, ma aveva paura, paura perché sapeva che prima o poi ci sarebbe stato uno scontro tra i due e sapeva che non sarebbe stato uno dei migliori, non sapeva però quanto la ragazza era cambiata in così tanto tempo ed era questo che lo tormentava, lui si ricordava quella ragazzina timida ed impacciata che non riusciva a completare delle semplici frase quando lui era presente.
 
La cerimonia finì con lo scambio di un bacio da parte degli sposi, non appena il vescovo annunciò che lo sposo poteva baciare la sposa.
Un coro di applausi accompagnò il loro piccolo gesto d'amore, il primo di molti da coppia sposata, mano nella mano i signori Morris uscirono dalla chiesa venendo accolti da una parte degli invitati posizionati in precedenza per fare il famoso lancio del riso, un ondata di chicchi di riso ricoprì i due sposi, che con le braccia cercarono di coprirsi almeno il viso sempre sorridente.
Riuscirono a salire nell'auto bianca che li avrebbe portati a scattare alcune foto e successivamente nel lussuoso ristorante completamente a loro disposizione, dove gli invitati gli avrebbero aspettati.
 
Quando la Touran grigio metallizzato di Liam si fermò davanti a quella che a primo impatto sembrava una villa, i ragazzi pensarono di aver sbagliato indirizzo, ma vedendo altre macchine poco più avanti parcheggiarsi e persone vestite elegantemente scendere dalle auto, capirono che quello doveva essere il ristorante.
Entrando nel posto si resero conto che l'esterno non era niente in confronto all'interno, oltre la porta d'entrata ci si immergeva in una stanza enorme riempita da tavoli e decorazioni varie, mentre nella stanza accanto c'era un buffet, dalla portafinestra poi si accedeva al giardino esterno dove gli alberi erano collegati tra di loro da luci bianche formando così un cerchio dove era stata posizionata una pista da ballo e vicino un piccolo palco con degli strumenti che sarebbero stati usati dal gruppo che avrebbe fatto ballare e divertire tutti.
"Non hanno badato a spese." disse Nora sprofondando nella sedia del tavolo indicatole da un cameriere, precisamente il tavolo a nord della sala, vicino a quello principale degli sposi.
Emma annuì sedendosi accanto alla bionda assieme ad Elisa e Liam che si sedettero alla sua destra, la tavolata era per otto persone, quindi avrebbero dovuto condividere la serata con altre persone, sperando solo di non aver brutte sorprese.
Circa un'ora dopo tutti i tavolo erano stati occupati e anche gli sposi si erano fatti vivi, dopo una sessione estenuante di foto.
Due coppie occuparono i posti vuoti del loro tavolo, e quelle coppie erano fortunatamente Amy e il suo fidanzato Nick e Adele con il marito William.
Emma sospirò rilassata, per un secondo aveva davvero temuto che il destino, Caroline, le volesse fare uno brutto scherzo, questo suo comportamento venne captato da Nora che si avvicinò al suo orecchio.
"Ammettilo che ci stavi pensando." sussurrò ridacchiando per smorzare la tensione.
Emma voltò lo sguardo nella direzione dell'amica fingendo di non aver capito, Nora scosse la testa continuando a ridere.
Passarono il pranzo a ridacchiare e parlare del matrimonio con accenni a scene imbarazzati, quando gli sposi annunciarono il taglio della torta, Dave teneva la mano sopra quella della moglie stretta al coltello che in pochi secondi tagliò la prima fetta della torta sotto gli applausi e un coro di 'bacio', i due non si fecero pregare ancora perché dolcemente avvinarono i loro visi, scambiandosi un bacio zuccheroso con tanto di torta in faccia da parte della sposa.
 
Il sole calava mentre alcuni invitati uscivano in giardino, dove un gruppo giovane aveva appena iniziato a suonare, il fresco venticello aiutava a combattere il caldo estivo e così iniziarono le danze.
Con la testa appoggiata allo schienale, Emma osservava i suoi amici ballare in coppia, perfino Nora era riuscita a trovarsi un accompagnatore, che però non aveva ancora riconosciuto, sembravano affiatati mentre ballavano stretti l'uno all'altro in mezzo alla pista da ballo.
Era rimasta da sola al suo tavolo insieme a pochi altri, solo in quel momento con la visuale libera si accorse che a distanza di un tavolo un ragazzo dai capelli scuri e spettinati cercava invano di resistere alla sua fidanzata che cercava di portarlo fuori a ballare, tirandogli la mano, dopo poco il ragazzo si arrese e alzandosi sovrastò di gran lunga la mora, senza stringersi la mano come due innamorati, uscirono per ballare.
Senza rendersene conto Emma li seguì, oltrepassò la portafinestra e si sistemò poco lontano dalla pista, non perdendosi nemmeno un loro movimento.
La ragazza circondò il suo collo con le sue braccia, appoggiando il mento sul suo petto ad occhi chiusi, lui invece le circondò la vita guardandosi in giro senza interesse.
Bastò un secondo per accelerare i battiti dei due ragazzi, che a distanza mantenevano i loro sguardi incatenati, mentre il cantante iniziava a cantare con voce roca e profonda una canzone.
 
Give a little time to me, we'll burn this out,
We'll play hide and seek, to turn this around,
All I want is the taste that your lips allow,
 
Give me love like never before,
'Cause lately I've been craving more.
And it's been a while but i still feel the same,
Maybe I should let you go
 
Ballava con Jenelle ma non riusciva a togliere gli occhi da Emma e anche lei sembrava non riuscire a farlo.
Quando la canzone terminò vide Emma scappare dietro il ristorante e armato di coraggio riuscì ad inventare una scusa e seguirla.
Era seduta su una roccia che dava su un piccolo fiumiciattolo, il rumore dell'acqua riempiva quel silenzio carico di significati.
Si posizionò dietro la rossa non riuscendo ad andare avanti, era come pietrificato, da cosa poi?
"Ciao." cinque anni e l'unica cosa che sapeva dire era un semplicissimo e banalissimo ciao? Si colpì la fronte insultandosi mentalmente, sperando però che Emma gli rispondesse.
Emma non rispondeva e quel silenzio era la cosa più dolorosa, anche se niente in confronto a quello che lui le aveva fatto.
Sentì la ragazza prendere un respiro profondo e subito dopo alzarsi, quando si voltò non riuscì a non pensare a quanto fosse bella, era così vicina che bastava allungare la mano per poterla sfiorare.
"Pensi veramente di fare finta di niente?" da quanto non la sentiva parlare?
Tra le parole appena pronunciate si nascondevano cumuli di rabbia repressa, difficili da spazzare via anche con tanta forza di volontà.
"Io ..tu .." si portò una mano sulla fronte continuando però a guardarla "Non lo so Em." non si accorse di aver però appena innescato una bomba.
"Non. Chiamarmi. Em!" sputò tra i denti facendo indietreggiare il ragazzo spaventato.
"Tu non hai il diritto di chiamarmi proprio, l'unica cosa che dovresti fare è sparire per sempre!" Emma aveva appena iniziato, era un fiume in piena che non si sarebbe fermato.
"Cinque fottuti anni e non ho smesso un solo giorno di pensare a questo momento, ho pensato a ogni singola parola che avrei detto, ho pensato anche ai modo più crudeli per castrarti o semplicemente farti del male, ma niente e dico niente sarebbe stato utile a soddisfare il mio rancore verso una persona schifosa come te!"
Martin non riusciva a parlare, pietrificato dalle parole pungenti della rossa.
"Ma sai cosa mi fa più schifo? Sono io che mi faccio schifo per essere stata abbindolata da uno stronzo come te." non era ancora soddisfatta, niente forse sarebbe riuscita a colmare quella sete di vendetta.
"Io mi sento una merda per averti usata, ti giuro che non volevo, ma ero talmente ubriaco che non ho riflettuto e non sai quanto mi dispiace." aveva cercato di avvicinarsi mentre parlava, ma il suo sguardo lo riportò sui suoi passi.
"Pensi davvero che queste tue stronzate serviranno a cancellare tutto? No perché se è così, devo ricredermi, sei più idiota di quello che pensavo." sputò furiosa la rossa, con i pugni stretti lungo i fianchi.
"Io sto solo cercando di farmi perdonare!" urlò questa volta anche lui non riuscendo più a trattenersi "Sei scappata via Emma, sei fuggita da me cazzo."
"Se fossi rimasta sarebbe cambiato qualcosa?" chiese stringendo così forte il pugno di trafiggere la carne con le unghie.
Il ragazzo abbassò lo sguardo.
"Come pensavo."
Martin scattò verso la ragazza in preda alla frustrazione e rabbia mischiate insieme.
"Non provarci nemmeno, sai che se fossi rimasta tutto sarebbe stato diverso." esclamò a pochi centimetri da lei.
"Non mi hai cercata." alcune lacrime lottavano per uscire dagli occhi della rossa.
"Avevo paura cazzo, avevo paura di essere respinto, avevo paura che non mi parlassi più, che mi odiassi. Ho cercato di dimenticare, di dimenticarti, ma ho rischiato solo di peggiorare tutto. Mi sono sentito una merda per cinque anni lo capisci?" aveva la voce incrinata per la rabbia e qualcos'altro..
"Tu sei stato male? Io cosa dovrei dire eh! Mi sono svegliata e ti ho visto limonarti tranquillamente quella sciacquetta mentre io mi sentivo una sgualdrina cazzo. Hai idea di quanto mi hai fatto male? Lo sai?!" ed ecco che le prime lacrime di rabbia bagnarono il suo viso, bloccando sul nascere ogni cosa Martin avesse voluto dire.
Non poteva vederla piangere, non poteva farla stare male ancora.
"Emma.." cercò di calmarsi per non urlarle contro qualcosa di cui si sarebbe pentito, qualcosa che ancora non era sicuro di poter provare per lei.
Le appoggiò delicatamente una mano sul viso, pulendolo dalle lacrime e accarezzandola dolcemente, ma durò poco perché Emma si ritrasse come scottata.
"Non toccarmi!" urlò ferita nell'orgoglio, delusa da se stessa per avergli concesso quella piccola carezza.
"Senti Martin fai finta di non conoscermi e finiamola qui, non so più cosa dirti." borbottò Emma asciugandosi il viso.
Ma Martin non sembrava dello stesso avviso perché la prese con forza per il polso attirandola a se, incontrando il suo sguardo ferito.
"Non adesso che sei tornata."
Emma lo guardò scioccata senza capire dove volesse arrivare, guardò la sua mano stringerle il polso, cercò di divincolarsi senza riuscirsi.
Lo guardò furiosa intimandolo di lasciarla andare, ma lui non l'ascoltò attirandola ancora più vicino.
"Lasciami andare!" riuscì in qualche modo a fuggire e nello stesso secondo con tutta la forza che aveva in corpo gli lasciò sulla guancia l'impronta rossa della sua mano.
"Non pensare neanche per un secondo che io e te possiamo diventare qualcosa, scordatelo!"
Si staccò da lui piena di rabbia e di vendetta, ancora da sfogare, mentre raggiungeva gli altri incrociò lo sguardo confuso di Jenelle.
"Che succede qui?" chiese irritata alla rossa, che notò avesse gli occhi rossi, che avesse pianto?
La rossa la guardò con sguardo truce e con quattro semplici parole instaurò il dubbio alla mora.
"Chiedilo al tuo fidanzato."
Jenelle guardò Emma e poi guardò il suo fidanzato ancora di spalle.
"Amore che succede?"
Martin si girò e con voce incolore disse l'unica frase che non avrebbe mai voluto sentire dal suo fidanzato.
"Siamo stati insieme."
La lasciò da sola a rodersi il fegato cercando di capire cosa diavolo fosse successo e quando.
Emma e Martin erano stati insieme, ma cosa volesse dire con quella frase non lo poteva ancora sapere.


Non riuscivo più a finire di scriverlo!
Perdonate il ritardo ma è stato più difficile di quanto pensassi.
Per chi non sapesse la canzone che compare è Give me Love di Ed Sheeran, bellissima canzone di un bravissimo cantante inglese, grazie a lui è nata questa storia ;) (scusate per gli errori ma sono un bradipo e non ho voglia di rileggere :3)
Alla prossima!
Elisa.
   
 
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