Doverosa premessa: questa storia nasce da una malsana idea di Echoes of a VOice, che mi ha promptato questa... ehm, Hermetto.
*Si defila*

“Ehi, Ern,”esclamò Stan Picchetto, stropicciando il giornale che teneva aperto davanti a sé.
L'autista rispose con un grugnito.
“Dì un po', te lo ricordi quel Potter, qualche anno fa, d'estate? Mi mangio il cappello se non è lui che sta salendo, guarda! E ha portato gli amici...”

E, in effetti, era proprio così.
Era il 12 gennaio 1996, e Harry, Ron, Hermione, Ginny e i gemelli stavano tornando a Hogwarts da Grimmauld Place.

Appena il gruppo mise piede sul Nottetempo, Stan capì che aveva appena visto quello che sarebbe stato l'unico, vero amore della sua vita. Con la bocca aperta, tirò Ron per un braccio, in modo che fosse a portata d'orecchio.
“Dì un po', amico... come si chiama quella?” chiese in tono confidenziale, indicando Hermione.
“Quella, chi?” Ribattè Ron sospettoso, credendo che Stan si stesse riferendo a Ginny. “Si da il caso che q-”, ma non fece in tempo a finire la frase, perché si accorse che stava decisamente puntando Hermione.
Avvampò. Prima le orecchie, poi il naso e, infine, le guance.
Stan lo notò, e si stupì di non vedere del fumo uscirgli dalle orecchie.
“Ehi, tutto a posto? Che ti piglia?”
“Eh? No... no, niente”. Balbettò Ron, lo sguardo torvo incollato addosso al bigliettaio. “Comunque, si chiama... uhm, Sibilla! Sì, sì! Sibilla Cooman. Non è tanto a posto, a esser sinceri, eh”. E annuì vigorosamente, con tutta la decisione che riusciva a ostentare.
“Sibilla, eh?” chiese Stan, con aria sognante. “Sarà, io la trovo interessante,” aggiunse; un largo sorriso stampato in faccia.
Ron l'avrebbe ammazzato.

Miseriaccia, come si permette quello stupido Stan Picchetto di consultarmi per conquistare la mia... la mia... beh, insomma, Hermione!

“Ho deciso, adesso le vado a parlare!” decise Stan convinto, cominciando a zigzagare tra i letti.

Panico, panico, panico. Che faccio?

“Ciao! Molto piacere, io sono Stan, Stan Picchetto!” disse quello con entusiasmo, stringendo calorosamente la mano ad Hermione, che rispose con gentilezza al saluto.

Pensa, pensa, pensa... cosa farebbe Harry?

Scartò subito la folle idea di buttarsi per terra e lamentarsi per il dolore alla cicactrice... no, non sarebbe stato credibile.
E, intanto, i due conversavano amabilmente.

Cosa diavolo avranno da dirsi? Che Stan sia un esperto di Antiche Rune?

“Ron! Ron, muoviti! Dobbiamo scendere, cervellodicacca!”
Era Fred, che lo stava tirando per un braccio.
Prima di scendere, controllò che Hermione si fosse scollata di dosso lo sguardo viscido di Stan.

Scuola. Non sono mai stato così felice di tornarci.
Sospirò, avviandosi al castello quasi trotterellando, sotto lo sguardo sconcertato degli altri.