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Autore: __Stella Swan__    13/05/2012    0 recensioni
Avrei potuto scommettere che si trovava nel bosco nella quale riposavo beatamente. In mia presenza,ogni essere vivente,anche quello più primordiale,brillava di luce propria. Bastava avere un cuore,o la linfa vitale,per risplendere al posto della luna – nascosta dietro una coltre di nubi. Infondo, cosa c’era di sereno e pacifico nel buio? L’oscurità avvolgeva l’interno pianeta,gettandolo nel caos degli incubi e delle paure. 
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Altra one-shot scritta anni fa per un concorso su forum =)

I protagonisti sono due elfi, spero vi piaccia =)

Black Moon.





Era una notte buia, ma diversa dalle altre. Il vento soffiava forte e gelido su quelle terre e la luna e le stelle, come sotto l'influsso di un sortilegio, si erano rifiutate di mostrarsi a tutte le creature viventi quella sera.
A peggiorare ulteriormente la situazione ci si era messa d'impegno pure una forte pioggia battente, che cadeva sonoramente, impregnando il terreno fino a costringerlo a formare grosse pozze d'acqua e fanghiglia. Ed è proprio da qui che ha inizio la storia.

Avrei potuto scommettere che si trovava nel bosco nella quale riposavo beatamente. In mia presenza,ogni essere vivente,anche quello più primordiale,brillava di luce propria. Bastava avere un cuore,o la linfa vitale,per risplendere al posto della luna – nascosta dietro una coltre di nubi. Infondo, cosa c’era di sereno e pacifico nel buio? L’oscurità avvolgeva l’interno pianeta,gettandolo nel caos degli incubi e delle paure.
La notte doveva essere tranquilla – per quanto poteva esserlo in presenza di poca luce – e non così. Tutta colpa sua,pensai. Sicuramente era rintanato da qualche parte,non lontano da me. Le sue tenebre,però,non mi potevano toccare,nemmeno avvicinarsi. La luce che possedevo nel mio corpo era troppo potente in confronto alla sua oscurità. Anche se era il più potente della sua razza.
Gli elfi oscuri cacciavano,non avevano pietà per gli umani. E ciò mi innervosiva da morire. Com’era possibile non provare dei sentimenti? Qualsiasi elfo – della luce,del fuoco,dell’acqua,dell’aria,della terra – avrebbe avuto dei sentimenti a riguardo.
Balzai giù dall’albero,intenta a trovarlo e – se fosse stato necessario – sbarazzarmi di lui. Non poteva rovinare la notte,la mia notte. Io,elfo della luce,avrei fatto qualsiasi cosa,avrei lottato fino alla morte pur di far tornare le stelle brillanti nel cielo e quel disco pallido,ma incantevole. Le nuvole sarebbero scomparse,e avrebbe smesso di piovere.
Mi schizzai completamente col fango,ma poco m’importava. Erano altre le mie priorità.
Sentivo quel potere aumentare,man mano che procedevo in quella tempesta. I miei capelli erano appiccicati alle guance,gli occhi non riuscivano a stare ben aperti,ed il cuore batteva ininterrottamente contro il mio petto,come se avesse voluto balzare fuori.
Quando finalmente vidi una sagoma non ben definita,accasciata su di un albero. Aveva le braccia dietro la testa,e lo sentivo fischiettare beato. Era identico alla prima volta che l’avevo visto: capelli nero corvino,occhi violacei,ed un sorriso smagliante che la diceva lunga.
Dunkel.
Mi bloccai davanti a lui,che non aveva mosso nessun muscolo,nemmeno di un centimetro. Si era semplicemente limitato ad aprire gli occhi e fissarmi. Avevo le braccia incrociate davanti al petto,un’espressione che avrebbe inchiodato qualsiasi umano ed elfo sulla terra. Tranne lui.
“Oh Licht,che piacere rivederti”, disse abbozzando un sorriso.
“Vorrei poter dire la stessa cosa,Dunkel”, risposi acida.
“Ehi,cosa c’è che non va? Ti da fastidio non poter vedere la tua costellazione lassù nel cielo?”. Ridacchiò divertito,mentre io iniziavo ad innervosirmi sul serio. Già mi dava fastidio dovermi trovare faccia a faccia con lui,per di più si metteva anche a far battute poco divertenti. Dunkel spense il sorriso ed aggrottò la fronte. “Eppure non ti sto facendo ridere...”.
“Per niente”. L’elfo si alzò da quella posizione tanto comoda,al riparo sotto un tetto di foglie. Anche lui uscì sotto la pioggia – la sua pioggia – e rimase ancora immobile a fissarmi. Tutto subito,presi quello come uno sguardo di sfida. Ma dopo qualche minuto iniziai a sentirmi a disagio,come se fossi stata sicura di aver interpretato male le sue intenzioni.
“Peccato,ti trovo molto carina quando ridi”, disse iniziando a camminare su e giù.
Sospirai,sollevando un sopracciglio. Forse la pioggia gli stava dando al cervello. “Raccontalo a qualcuno che ti crede”.
“Licht,io dico solo la pura verità”, rispose con tono innocente,come se lo avessi appena offeso. “Perché non mi vuoi credere?”.
Semplice,pensai. Perché sei l’opposto di me? Perché io sono il bene e tu il male? Perché io sono la vita e tu la morte? O forse per il semplice fatto che ti odio più di quanto posso odiare qualsiasi altra forma vivente sulla terra?
Scossi la testa e mi voltai. “Non ti credo e basta. Le motivazioni sono chiare come la luce. Se tu sei troppo ottuso ed il tuo cervello rabbuiato non è colpa mia”, sbottai infuriata.
Dunkel non rispose,e nemmeno potevo vedere la sua espressione perché ero girata di spalle. Ma lo sentivo fare respiri controllati. Sorrisi tra me e me,soddisfatta. “Qui mi cadi in basso”, mormorò.
“Cosa dovrebbe importarmi della considerazione che hai di me? Intanto noi due saremo sempre in competizione,in nessun modo,in nessun tempo od in nessun luogo noi due potremmo andare d’accordo. Per il semplice fatto che siamo troppo diversi”.
Quando mi voltai,vidi che aveva la testa bassa,ma quelle iridi viola fisse sul mio volto. Sobbalzai per lo spavento. “Ad ogni modo,perché sei venuta qui?”, chiese.
M’irrigidii. Non era chiaro forse? O magari era lui troppo stupido per capire. “Mi pare abbastanza ovvio il fatto che io sia venuta qui per scacciarti. Non voglio notti oscure,non voglio pioggia o cose del genere. Io voglio vedere la luna e le stelle che brillano il cielo. E non voglio più vedere te,altrimenti sono costretta a passare alle cattive”.
Dunkel,stranamente,iniziò a ridere,facendo rimbombare la sua voce cristallina per tutta la foresta. Eravamo circondati da alberi molto più alti di noi,sovrastati dal nero della notte. Mi sentivo come in una gabbia,in trappola. Ma era solo una sensazione,mi convinsi.
“Passare alle cattive? Io avrei una proposta da farti”. Accese quel suo sorriso troppo affascinante,tanto che ne rimasi incantata. Oggesù,pensai. Chissà cosa vorrà adesso... “Voglio che uniamo i nostri poteri,cosa ne dici? Luce e buio in un’unica anima”.
Tutto subito,pensai che stesse scherzando. Sbuffai una risata trattenuta,ma quando vidi i suoi occhi così brillanti,così determinati... capii che non si trattava di uno scherzo. “Oscurità e luce non vivranno mai insieme”, risposi fredda come il ghiaccio.
“Perché?”. Fece un passo in avanti,avvicinandosi sempre più. Non mi mossi di un centimetro,e non sapevo nemmeno io il motivo. Forse perché mi sentivo incollata al terreno,come se sotto i miei piedi non ci fossero state pozzanghere e fanghiglia,ma sabbie mobili che m’impedivano di scappare.
“Perché gli opposti non si attraggono”. Sorrise beffardo,come se avesse avuto qualcosa in contrario.
“E’ qui che ti sbagli, mein liebe Licht. Noi ci attraiamo eccome”. Posò una sua mano fredda sul mio viso bagnato dalla pioggia. Era da ammettere che oltre ad essere il più forte,Dunkel era anche l’elfo più bello che io avessi mai visto. Non fosse stato così malvagio...
“Non sono la tua amata luce. Non mi toccare”, ringhiai.
“Non sentirai nulla,e non perderai nessuna delle tue doti. Rilassati”, mormorò al mio orecchio. Chiusi gli occhi appena mi sfiorò il collo con le labbra. E forse per colpa della mia distrazione cedetti. Mi sentivo inerme,come un bambino in fasce abbandonato. Debole,così debole che non riuscivo stare in piedi.
“C’è sempre un compromesso. La pioggia scomparirà,ma in cambio creeremo qualcosa di nuovo”. Si sbrigò a non farmi parlare. Poco prima che potessi rispondere,premette le sue labbra sulle mie. E tutto fu così semplice,che davvero non me ne accorsi nemmeno.
La pioggia non cadeva più,e le nuvole stavano man mano scemando. Potevo di nuovo contare le stelle, vedere la mia meravigliosa costellazione di Venere. Dunkel era accanto a me,con un’espressione soddisfattissima sul volto. E guardava in alto,estasiato. Gli brillavano gli occhi,e riflesso nelle sue iridi vidi qualcosa che non avevo mai visto prima.
Era oscuro,un disco che ormai non era più pallido come sempre,color latte,paragonabile al formaggio dai bambini. Aprii la bocca e soffocai un grido disperato. Sentivo la mano di Dunkel scorrere lungo la mia schiena,facendomi il solletico. Ma il mio cuore piangeva. Piangeva lacrime amare,di pentimento e vergogna. Lacrime oscure.
Creeremo qualcosa di nuovo,aveva detto. Purtroppo non mi ero soffermata sulla verità delle sue parole. Avevamo creato qualcosa non di nuovo,ma di mostruoso. Sarebbe cambiato tutto,e la luce non sarebbe più stata la stessa,così come l’oscurità. Fuse,in un unico ente.
Una luna nera.
  
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