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Autore: TheGhostOfYou    13/05/2012    3 recensioni
Era sfortunato, ecco. Un bambino sfortunato.
In quell’istante il fiore che aveva abbandonato sul letto prese improvvisamente vita, illuminandosi di luce propria; Harry lo vide in tutta la sua bellezza e capì.
- Mamma? –
Il fiore fece un brusco movimento e si appoggiò sul suo cuore; Harry fu invaso da un calore mai provato prima, e per la prima volta ebbe la prova che sua mamma era davvero esistita. Non c’era più fisicamente ma Harry era sicuro che la sua anima viveva dentro quel fiore.
Harry aveva sette anni, ed aveva appena conosciuto la sua mamma.
Era un po’ meno solo.
La storia partecipa al contest "Una canzone per ogni storia" di MrsKilljoy
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Lily Evans
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Autore:  TheGhostOfYou
Canzone:  The Shadow Of The Day, Linkin Park
Sentimento/Argomento:  Amore madre/figlio
Pairing:  Nessuno, ho usato i personaggi Lily Evans, Harry Potter
Genere:  Malinconico
Rating: Verde
Avvertimenti: One shot
NdA: (se presenti) La prima parte è una piccola premessa, nella quale si spiega la morte di Lily e le sue sensazioni; la seconda e la terza parte invece fanno parte della vita di Harry, a sette e a diciassette anni, due momenti diversi in cui Lily è apparsa al ragazzo, in cui la sua anima si è manifestata.
 

Never Say Goodbye

 

Sometimes solutions aren’t so simple
Sometimes goodbye’s the only way

 
 
Lily Evans non aveva mai pensato a come sarebbe morta; da piccola, alla notte, si chiedeva spesso se esistesse qualcosa oltre la morte o se fosse semplicemente un passaggio, la fine di qualcosa. Non lo credeva possibile, semplicemente perché non voleva credere che tutte le persone a cui voleva bene l’avrebbero lasciata per sempre, prima o poi.
Con il tempo, Lily aveva smesso di pensarci, lasciando che le cose avessero il loro percorso naturale; l’aver scoperto di essere una strega l’aveva inevitabilmente condizionata e dal momento in cui aveva fatto la prima magia sentiva dentro di se che le persone avrebbero trovato sempre un modo per tornare, qualunque modo esso fosse. Non aveva pianto quando i genitori l’avevano lasciata e non aveva pianto quando Emmeline e Marlene erano state uccise dai Mangiamorte; le aveva ritrovate la notte, dentro di se, con il loro chiacchiericcio inimitabile e la loro risata fragorosa. Non erano lì fisicamente, certo, ma c’erano sempre.
 
La notte del 31 Ottobre, Lily aveva vestito Harry da zucca; da poco aveva cominciato a parlare e lei e James adoravano sentirlo borbottare parole che non capivano al primo istante. Harry era un bambino pieno di vita, allegro e poco capriccioso; amava le cioccorane e gli zuccotti mentre non gli piacevano per niente le caramelle Babbane che ogni tanto la sua mamma provava a dargli. Il vestito da zucca lo aveva scelto proprio Harry a Diagon Alley, qualche giorno prima. Madama McClean era solita allestire tutti gli anni un angolo speciale, dove trovare i più diversi vestiti di Halloween; quella mattina Lily era andata a Londra con Harry per comprare alcune cose che le sarebbero servite per preparare un paio di Pozioni* che Albus aveva chiesto per l’Ordine e aveva deciso di portare Harry con se. Il bambino aveva camminato con gioia fino alla vetrina di Madama McClan ed aveva indicato alla madre quel buffissimo costume da zucca.
Ed eccolo lì, sul suo seggiolone devastato, con gli occhi verdi spalancati dalla gioia mentre James faceva volare con la bacchetta alcuni uccellini di zucchero, che subito dopo andavano ad infilarsi nella manina aperta di Harry.
- ‘Ncora, ‘ncora! – esclamò Harry, ad un certo punto. James rise; adorava quando suo figlio lo implorava di fare qualcosa, lo faceva sentire importante.
- James, smettila di fargli mangiare così tanto zucchero – Lily quella sera era particolarmente inquieta e non capiva il perché; dopo aver vestito Harry e preparato la cena, aveva guardato molte volte fuori dalla finestra, come se si aspettasse una visita non gradita; eppure sapeva che Peter non li avrebbe mai traditi, ma per una volta non si era fidata del giudizio di Silente.
Sirius rimaneva la persona più fidata, e lei lo sapeva; si sentiva che qualcosa sarebbe andato storto, per la prima volta dopo anni ripensava alla sua morte ed aveva paura. Chi si sarebbe preso cura di Harry?
Petunia?
Non la vedeva da anni, e rimpiangeva l’essere stata così testarda con lei e così dura; le mancava, questo era certo, ma non era sicura di mancare così tanto a lei.
Severus?
Erano anni che non pensava a lui, e le mani tremarono per un attimo. Severus non era più suo amico, era il nemico ora. Probabilmente avrebbe ucciso lui stesso Harry.
 
Non aveva nessuno a cui affidare la sua stessa vita.
 
- Che ti prende Lily? Come mai così nervosa? – chiese allora James, continuando a far volare le caramelline di zucchero; la ragazza non rispose limitandosi a scrollare le spalle. Il ragazzo allora la raggiunse e la abbracciò, baciandole una spalla. – Ti prego, parla con me –
- Ho una strana sensazione, James – mormorò allora, accoccolandosi tra le sue braccia – Come se…-
Ma non fece in tempo a finire di parlare; un rumore sordo li fece sobbalzare e James spinse via la donna per prendere la bacchetta che aveva lasciato sul seggiolone di Harry. Il bambino cominciò a piangere disperato e nemmeno le braccia della mamma riuscirono a calmarlo.
- Lily prendi Harry e corri… è lui! Vai , scappa! Io lo trattengo! –
La ragazza non se lo fece ripetere due volte; sfiorò per un attimo la mano del marito, poi prese il piccolo Harry in braccio e si precipitò sulle scale, arrivando in pochi secondi in camera del bimbo. In quel momento, Lily scoppiò a piangere; era sicura che James sarebbe morto nel tentativo di proteggere la sua famiglia e che anche lei sarebbe perita nel tentativo di non farlo arrivare a suo figlio.
La sua anima sarebbe sopravvissuta?
- Harry, qualunque cosa succeda, la mamma ti ama tanto – una lacrima scese dai suoi bellissimi occhi verdi e raggiunse la sua mano; in quell’istante, la lacrima si trasformò in un giglio che la donna posò accanto al bambino. Un rumore più forte del precedente la spaventò, ma lei rivolse nuovamente lo sguardo al piccolo. – A volte le soluzioni non sono così semplici, a volte dirsi addio è la cosa giusta da fare –
 
Non la sentì arrivare, la fredda mano della morte. Vide solo quegli occhi serpentini godere del gesto che l’uomo stava compiendo, poi semplicemente chiuse gli occhi e non sentì nulla.
 
La sua anima sarebbe sopravvissuta?
 
*
 

The sun will set for you
And the shadow of the day
Will embrace the world in grey
And the sun will set for you

 
 
Harry aveva sette anni, e stringeva quel fiore tra le mani.
L’aveva trovato in mezzo alle cose che zia Petunia gli aveva lasciato nel sottoscala; era un giglio strano, non ne aveva mai visto uno simile prima d’ora. Sembrava vecchio di parecchi anni, eppure conservava ancora qualcosa che lo rendeva fresco come se fosse stato appena colto. Senza apparente motivo, Harry si chiese se quel giglio fosse appartenuto a sua madre; zia Petunia non gliene aveva mai parlato, raramente nominava Lily – Harry sapeva che si chiamava così ma non sapeva altro – ed a lui era proibito fare domande.
Il sole stava per tramontare in quella giornata più calda rispetto alle altre, ed Harry si era perso nella bellezza dei colori del tramonto. Mentre tutti i ragazzini si stavano preparando per andare a festeggiare Halloween, lui si era seduto sulla panchina scrostata a guardare il tramonto; Harry odiava quella festa perché sapeva che era stato proprio il 31 ottobre di tanti anni prima che il suo incubo era cominciato.
Harry aveva sette anni e si sentiva solo.
La signora Figg lo aveva guardato con tenerezza quando lui, nella sua innocenza, glielo aveva confidato ed aveva detto che un bambino a sette anni non poteva sentirsi solo. Ed invece era così per il piccolo Potter, il ragazzino strano con la cicatrice sulla fronte ed i vestiti smessi; a volte pensava di non aver nemmeno avuto dei genitori, visto che non si ricordava nulla di loro e non sapeva nemmeno che faccia avessero.
- Harry, vieni subito dentro! –
La voce stridula di Zia Petunia risuonò in tutto il vicinato, e ad Harry non rimase che alzarsi a malincuore da quella panchina e lasciare che il sole tramontasse alle sue spalle. Fortunatamente zio Vernon era fuori con Dudley e non sarebbero tornati per almeno un paio d’ore, quindi poteva tranquillamente chiudersi a chiave nella sua stanzae guardare quel fiore così bello tutto il giorno.
- Dove credi di andare, ragazzino? – la faccia cavallina di Petunia spuntò dal nulla; aveva uno sguardo strano e sembrava più vecchia di qualche anno – Ho bisogno di te in cucina –
Harry abbandonò l’idea di starsene da solo per tutta la serata e lentamente trascinò i piedi fin verso la cucina, dove la zia stava già preparando l’abbondante cena di Halloween. Appoggiò il fiore in un posto in cui gli occhi della donna non potessero vederlo e silenziosamente  cominciò ad apparecchiare la tavola.
- Perché non mi dici mai niente della mamma? – chiese all’improvviso. Zia Petunia sussultò per un istante.
- Non ho niente da dire. E non fare domande – rispose.
- Perché non mi hai mai portato a vedere la loro tomba? Non so nemmeno che aspetto abbiano! – Harry non aveva mai risposto in quel modo a nessuno, ma a sette anni era stufo di non sapere nemmeno come fosse la faccia della sua mamma, di che colore erano i suoi capelli, se fosse bella o se assomigliasse a zia Petunia.
La donna buttò lo straccio nel lavandino e si girò verso Harry con fare minaccioso.
- Non rivolgerti più in quel modo a me! Hai capito? Ed ora fila in camera tua, subito! –
Il ragazzino non se lo fece ripetere due volte ; prese il suo fiore e scappò in camera sua, gettandosi sul letto con la voglia di piangere. Si sentiva triste, perché nessuno mai voleva toccare quell’argomento? Perché solo a lui era capitata una famiglia cattiva?
Era sfortunato, ecco. Un bambino sfortunato.
In quell’istante il fiore che aveva abbandonato sul letto prese improvvisamente vita, illuminandosi di luce propria; Harry lo vide in tutta la sua bellezza e capì.
- Mamma? –
Il fiore fece un brusco movimento e si appoggiò sul suo cuore; Harry fu invaso da un calore mai provato prima, e per la prima volta ebbe la prova che sua mamma era davvero esistita. Non c’era più fisicamente ma Harry era sicuro che la sua anima viveva dentro quel fiore.
 
Harry aveva sette anni, ed aveva appena conosciuto la sua mamma.
Era un po’ meno solo.
 
*
 
Harry aveva diciassette anni e stava affrontando la morte senza paura.
 
Come sua madre e suo padre sedici anni prima, anche lui non aveva paura di morire per salvare coloro che amava. Pensò a Ron ed Hermione, che finalmente avevano deciso di dichiararsi il loro amore, pensò ai suoi amici che stavano combattendo tra le macerie di Hogwarts, e pensò a Ginny, che avrebbe potuto vivere una vita lunga e felice con qualcun altro.
Non era arrabbiato con Silente; si aspettava che l’uomo avesse quel piano per lui, e non aveva paura di morire a causa di Lord Voldemort. Se sua madre era riuscita a compiere un gesto tanto grande, allora anche lui avrebbe potuto farlo, perché Lily era parte di lui, lo era sempre stata.
Lo vide per un attimo, poi chiuse gli occhi, stringendo il giglio che aveva conservato come la cosa più cara al mondo. Lily gli era vicino anche in quel momento.
 
Harry aveva diciassette anni e stava per morire, ma non aveva paura.
Sua madre non l’avrebbe mai lasciato, come aveva fatto in tutti quegli anni.
 
****
Ghost's Corner
One Shot che partecipa al contest "Una canzone per ogni storia! di Mrs Killjoy; ho amato scrivere di Harry e Lily, di madre e figlio, e visto che oggi è il giorno della festa della mamma dedico questa one shot alla mia mamma, che amo tanto.
Vi ricordo la mia pagina facebook qui.
Un bacio
   
 
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