Grazie di cuore a tutti coloro
che hanno commentato e a chi ha inserito la mia storia nelle seguite.
Vorrei dire solo una cosa: anche a me piace aprire EFP, andare nel mio
fandom preferito e trovare una fanfiction nuova, appena pubblicata,
magari piacevole. Se decido di leggerla, poi la commento. Per principio
e perché essendo anche io un'autrice so esattamente quanti
sacrifici e fatica ci sono dietro quelle tre o quattro paginette di
Word. Non voglio costringervi a commentare la mia storia, né
a lasciarmi commenti pieni di lodi. Però inserendo la storia
tra le seguite mi dite che vi interessa ciò che scrivo e che
lo trovate bello. E' così terribile e faticoso dedicare
cinque minuti della propria vita a esprimere la propria opinione per
qualcosa che, evidentemente, ci ha dilettati? =)
Grazie per l'attenzione, buona lettura e viva ciò che ci fa
felici.
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Capitolo 2: Come And Sit By Me
Dopo una lunga telefonata col suo adorato fratello ritrovato, Edward
avrebbe voluto prendere il primo treno per East City, ma Winry
insisté nel trattenerlo a pranzo. Ed sapeva
d’averla ferita e che il loro rapporto, ora irrimediabilmente
incrinato, sarebbe andato in rovina sempre di più, giorno
dopo giorno… ma che ci poteva fare? Chi meglio di lui sapeva
che cosa poteva significare desiderare un amore impossibile e
irraggiungibile?
In ogni caso, dopo un delizioso ma taciturno
pasto, Edward lasciò Resembool, diretto a East City, che
raggiunse a pomeriggio inoltrato, quando il sole stava quasi
tramontando. Sul treno aveva riflettuto su molte cose, sui cambiamenti
e sulle possibilità di modifica di questo mondo. Anche sul
fatto che evidentemente avrebbe dovuto trovarsi un nuovo meccanico per
gli auto-mail.
Ma, a parte questo, quando arrivò lì in
città si ritrovò a combattere con una temperatura
più calda di quanto si ricordasse: possibile che anche il
clima fosse cambiato in quattro anni? Incredibile.
Alla
stazione, Edward inizialmente e per istinto non poté che
cercare con lo sguardo un’armatura. D’altronde, era
questo l’ultimo ricordo che aveva del suo fratellino ed era
per non ricordaselo più così, pensandoci bene,
che era finito a Monaco.
Allora cominciò ad andare a caccia, col cuore che gli faceva
le capriole, di un ragazzo biondo dagli occhi verde oliva, magari alto,
in forma e dal cipiglio gentile, ma brillante.
“FRATELLONE!” la sua voce. Quella no, non se la
poteva certo scordare, armatura, cemento o carne che la riproducesse.
Si girò lentamente, come se la pellicola della sua vita si
fosse inceppata, per poi riprendere a funzionare solo quando il suo
unico fratello gli si fosse gettato addosso.
“Oh, Al! Al! Al! Al!” si strinsero, testa contro
testa. Ed pensò che Al era davvero tanto caldo e che aveva
dimenticato quanto fosse bello abbracciarlo.
“Nii-san… dove sei stato?! Io.. ti ho
cercato per tutta Amestris! Sono andato anche all’estero! Ho
pensato persino che fossi morto, perché... non
potevi aver fatto un'altra trasmutazione umana...”. Ed lo
fissò e sorrise, stanco a causa del viaggio –
dimensionale e territoriale.
“Posso spiegarti tutto più tardi? Ho davvero
bisogno di rivedere prima gli altri… andiamo al Quartier
Generale?” disse, con una punta d’entusiasmo nella
voce e gli occhi che si stavano illuminando all’idea di
rivedere tutto il resto della squadra. Tuttavia, la gioia
durò ben poco, perché vide Al incupirsi.
“Che c’è, Al?!”
esclamò, preoccupato.
“Nii-san, vieni: andiamo in albergo. Hai bisogno di stare in
un posto quiete prima che ti spieghi tutto quanto”. Ed
sussultò visibilmente e le parole di quel Ramset gli
ritornarono in mente. "Dopo
la rivoluzione".
"D'accordo...".
Tornarono all'albergo dove Al alloggiava e per prima cosa
ordinarono un sacco di dolci col servizio in camera,
dopodiché, seduti entrambi sul letto matrimoniale al centro
della stanza, si guardarono bene negli occhi.
“Da
dove posso cominciare, Nii-san..." sospirò, Al. "Dopo il
colpo di stato e dopo quello che successe a noi - di cui non
c'è bisogno di parlare ancora -, la squadra del Colonnello
Mustang è andata in frantumi. Breda, Falman e Fury si sono
ritirati a vita privata, Havoc ha chiesto trasferimento a South City,
il Tenente Hawkeye ora prepara i tiratori scelti
all’Accademia e… “
“E Mustang?” chiese, ansioso.
“Mustang, dopo aver eliminato Bradley, aveva due scelte:
essere processato alla Corte Marziale e arrestato per omicidio oppure
chiudere il becco, lasciarsi confinare a Nord in una baita sperduta ed
essere degradato a Caporale”.
“Non posso crederci” aveva l’amaro in
bocca, Edward. “Roy Mustang ridotto a un misero soldato
semplice…”. Al lo guardò dispiaciuto, e
mentre Ed si teneva la testa con una mano, arrivò il
servizio in camera. Rimasto Acciaio sul letto, fu Alphonse a ritirare i
dolciumi e a portarli da lui.
Mentre serviva i vari piatti, Al riprese a parlare: “La cosa
peggiore è che non ha mai voluto parlare con
nessuno” offrì un cucchiaino al fratello
“Infatti, Havoc ci ha provato ad andare a
trovarlo… ma Mustang, così mi ha detto, lo ha
mandato via” e mangiò un bel boccone di gelato.
“Il Sottotenente, al tempo, mi disse che secondo
lui… beh,” sorrise un po’ bonario
“che secondo lui Mustang aspettava che tornassi
tu”. Edward non rispose, facendo finta di essere troppo
impegnato a mangiare. Poi il fratello più piccolo
spezzò nuovamente il ghiaccio.
“Ora tocca a te, fratellone”. Ed smise di mangiare
e lo guardò, sorridendo amaro. Prese un profondo respiro e
cominciò a raccontare.
“Sono finito in universo parallelo, Al” la coppetta
di gelato al cioccolato del fratello cadde sulle lenzuola,
macchiandole. “Quando ti ho ridato il corpo, io volevo
sacrificarmi, ma invece mi sono ritrovato a scoprire che
Amestris è collegata con un mondo del tutto similare, dove
per ogni persona che abita in un mondo è molto probabile che
da qualche parte nell’altro vi sia una persona
dall’aspetto identico. Ho incontrato tanti nostri compagni
nel paese dove mi sono ritrovato, la Germania, e primo fra tutti tu.
Vivevo in una città chiamata Monaco e per i primi anni ho
viaggiato molto, andando anche oltre i confini, in enormi
città come Parigi, in Francia. Lo so, è difficile
da credersi, ma è la verità”.
Sbuffò, mandando giù un boccone di torta.
Appoggiò il capo alla testiera del letto e
continuò a raccontare, più come se stesse
parlando da solo che con Al. “In quel mondo, ti chiamavi
Alfons Heiderich, uno studioso di meccanica. L’unica
differenza fra di voi era il colore degli occhi: lui li aveva
azzurrissimi…” fu dura nascondere la nostalgia, e
infatti non ci riuscì. “Vissi con lui per circa un
anno, ma purtroppo… purtroppo era gravemente malato e
morì ben presto”. Si alzò dal letto,
con le viscere che si contorcevano a quei ricordi. Suo fratello
sembrava quasi non fiatare per quanto doveva essere scioccato dal
racconto. A Ed non importò, preferì piuttosto
continuare col proprio narrare. “Dopo la sua morte, la mia
vita peggiorò. Ero distrutto e senza il minimo coraggio di
continuare a studiare per tornare a casa. Passavo molto del mio tempo
nel bar sotto il mio appartamento, vicino al negozio di fiori della
signora Glacier…”.
“La moglie del signor Hughes?!”. Ed
annuì, un po’ contrito.
“In quel mondo non erano sposati, anzi. La signora Glacier
molto spesso non poteva soffrire Hughes, specie
perché… beh, lui era davvero diverso da
com’era qui”. Risparmiò al fratello i
discorsi sul nazismo e sulle guerre che la Germania aveva affrontato.
“Ho incontrato anche una ragazza molto simile a Rose di
Reole, Noa, anche un tabaccaio di nome Jean Heavok. A Parigi, poi, una
fornaia di nome Riza e di nuovo a Monaco, poi, un insegnante di lingue
antiche – qui non ne abbiamo di simili -, di nome Roy
Mustang”. Un bagliore negli occhi che Al non notò.
“Comunque, stavo dicendo” riprese il filo
“passavo molto del mio tempo nel bar sotto casa e fu
lì che incontrai il Professor Mustang. Diventammo amici e
grazie a lui ripresi la voglia di riprovarci. Fine”,
tagliò corto e questo sì, questo Al lo
notò. Ma non domandò oltre.
“E come… come hai fatto a riaprire… il
portale, ecco”. Ed si girò e lo guardò
serio.
“Ho sacrificato la mia alchimia”. Fu come se una
bomba fosse scoppiata in stanza. “Non potrò
più usare l’alchimia… e non mi
dispiace, a dirla tutta”. Anche ‘stavolta
evitò di dire al fratello che la loro possibilità
di usare l’alchimia era dipesa da tutte le persone che
morivano dall’altra
parte. “Era
l’unico modo per pagare un prezzo così
alto…”. Tornò sul letto e
ricominciò a mangiare. L’aria si distese e divenne
più serena quando Al cominciò a raccontargli
tutto ciò che gli veniva in mente, dalle sue scoperte
a come la maestra Izumi lo avesse addestrato nuovamente
partendo dall'inizio. Finirono in breve tempo i dolci e quando
accumularono i piatti sporchi su un tavolino, Ed si girò
all’improvviso e lo guardò.
“Alphonse…”.
“Sì, Nii-san?”.
“Hai detto che secondo Havoc il Colonnello sta aspettando che
ritorni io per riprendere a lottare…”.
“Sì, esatto”. Acciaio si girò
e l’ardore di un tempo apparve nei suoi occhi.
“Riporterò Mustang qui”.