Il biglietto che Irene mi aveva lasciato a Baker Street era piuttosto eloquente.
Vieni.
Un’unica parola, vergata con la sua svolazzante calligrafia, ormai a me così familiare.
Tuffai le mani nelle tasche, battendo il piede a terra.
Nella mia mente, mi chiesi il motivo dell’invito.
Sarei stato anche oggi il suo alibi? La sua scappatoia? La sua “barca sul Tamigi”?
Ah, non m’importava, in fondo.
Ormai, ero in suo potere.
Inutile negarlo o affermare il contrario.
Il fatto che quella donna, La Donna, mi avesse ammaliato, era dimostrato dalla mia presenza lì, di fronte alla porta della camera 256.
Sentii la sua voce.
Melodiosa e suadente…
- E’ aperto…-
Abbassai la maniglia, ed entrai.
Irene Adler, nel suo vestito glicine, mi sorrise, con una dolcezza spiazzante…
Era meravigliosa.
Rivoli di luce le carezzavano i ricci bruni, raccolti in un’elaborata acconciatura…
A quella visione, deglutii.
Ti guardo perché sei perfetta
Sei la cosa che più mi spaventa
Ammiccò nella mia direzione, provocante.
- Indovini perché l’ho fatta chiamare…-
“Da quando mi dai del lei, Irene?”
C’era qualcosa sotto…
Ne ero certo.
- Vuoi… illuminarmi?- le chiesi, con un sorriso circospetto.
- Mi è stato rubato qualcosa di molto importante, sa? E lei è un investigatore…-
- Consulente investigativo, comunque…- la corressi.
- Oh…-
Mi sorrise, di nuovo.
Distolsi lo sguardo.
- Che cosa ti avrebbero rubato, Irene?-
Mi sbattè le ciglia, dandomi poi le spalle.
- Perché non lo deduce?-
L’abito cadde a terra…
Mentre togli il vestito di fretta
Non rimane che la meraviglia
Che la tua pelle nuda risveglia
Voltò la testa, poggiando la gota sulla sua spalla.
- Non vede nulla?-
In realtà, vedevo tutto…
Sto precipitando, amore mio
Ridacchiò, con un bagliore gaio negli occhi.- Temo mi sia stato trafugato il corpetto, mister Holmes… Potrà ritrovarlo, detective?-
Mi dimenticai, per un attimo, di respirare.
La tua bellezza è
Furiosa e nobile
E’ qualcosa che somiglia alla parte migliore di me
La tua bellezza è
La tua bellezza è …
Rimasi senza parole.
Immobile.
A fissarla.
- Allora?- mi incitò, inarcando le sopracciglia.
Scossi la testa, per riprendermi.
Mi pareva di essere in un sogno…
Mi schiarii la voce, e, con un sorriso, accorciai la distanza fra di noi.
- Si può fare…- esalai, stando al suo gioco.
- Dunque, promette di scoprire chi è il ladro?-
- Prometto.- dissi, fintamente serio.
- Come potrò ripagarla?- domandò, mettendo le sue braccia sulle mie spalle.
Sorrisi.
- Indovini…- la citai, abbracciandola.
La baciai, intensamente… Con foga sempre maggiore.
Ero pronto.
Sì.
Pronto ad essere in suo completo potere.
Pronto ad amarla come nessun altro avrebbe mai fatto.
Domani è un giorno lontano
Ora che per l’unica volta ci amiamo