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Autore: _coldlips    13/05/2012    1 recensioni
Dal primo capitolo:
Era “ Dare to dream” dei One Direction. Non ci potevo credere era quel libro- pensai spalancando la bocca in un sorriso a trentadue denti-. Cominciai a sfogliare le pagine curiosa, erano tutte piene di scritte come “Ilove1D” oppure “IloveLouis”, il mio preferito,e cose del genere.
Era incredibile. Mi misi a ridere nel pensare a quando ero ancora una sedicenne e andavo in cerca del vero amore. E l’avevo trovato solo in loro,il vero amore. Erano loro che senza sapere della mia esistenza riempivano di sole le mie giornate. Mi vergognai un po’ di quanto potessi essere ingenua a pensare di poter paragonare il vero amore a persone che non avrei mai incontrato. Eppure credevo nel destino, e credevo nei sogni,e forse non avevo tutti i torni,forse era quello che stavo rincominciando a fare.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                               Prologo

                                                                                                                                                                 
                                                                                     
                                                                                   -It's 2A.M feeling like I've just lost a friend-




Sentii la porta chiudersi sbattendo così andai a raggiungerlo all'ingresso.
Ovviamente assistii alla solita scena penosa: lui ubriaco fradicio da non riuscire a stare in piedi che cercava malamente un appoggio su qualche mobile.
«Basta,non ce la faccio più a continuare così Jack.» gli dissi ormai stremata.
«Non puoi tornartene a casa in queste condizioni tutte le notti e far finta che vada tutto bene,hai bisogno di aiuto.» continuai fissandolo mentre lo aiutavo a sedersi sul divano.
«non ti preocc..
» riuscì a sussurarmi con quel poco di lucidità che gli era rimasta. «sto bene..»
«No che non stai bene,questa dipendenza continua e io sinceramente non ce la faccio più a reggere questa situazione,così è troppo per me,hai superato il limite.
» sbottai tutto d'un fiato.
«ti prego..parliamone..» cercò di implorarmi con la voce alquanto roca.
No basta,era ora di farmi valere e non dipendere più da qualcun'altro,era ora di pensare a me stessa e mettere da parte gli altri una volta per tutte.

«Ne abbiamo parlato fin troppo, e ogni volta il nastro gira sempre allo stesso modo,ora basta,sono stanca.» gridai senza contegno.
ho bisogno di riflettere,di una pausa per me stessa,per noi; e ne avresti bisogno anche tu.
» ebbi il coraggio di dirgli mentre in fretta salivo le scale per preparare velocemente un borsone.Misi dentro l'essenziale il resto me lo sarei fatto spedire.Dovevo andarmene da lì,e sapevo anche dove,dato che ci avevo già riflettuto abbondantemente da tempo; Londra.
Era l'unico posto in cui volevo andare davvero,l'unica città che forse mi avrebbe salvata da questa monotonia.Non una città caotica come tutte le altre.Sarei andata nella vecchia casa di mio padre,quando non era ancora sposato con mia madre.
Semplicemente pensai a Londra.
Scesi le scale e lo trovai ancora lì,sdraiato,stavolta ancora più confuso di prima, con le lacrime agli occhi. Mi avvicinai a lui e lo accarezzai,lasciandogli una mia lacrima sulla guancia,che si mischiò alle sue. Faceva male vederlo così,ma lui per me era veleno,poteva farmi solo male.
Mentre scappavo di corsa fuori da casa lo sentii scoppiare in un pianto rotto e gridare un 'no' smorzato.Non tornai indietro, non sarei riuscita ad incrociare il mio sguardo nei suoi occhi blu,non ora che avevo avuto il coraggio di decidere per me. Non più.


«Signorina.. signorina siamo arrivati.
 » La voce del tassista che mi avvisava che eravamo arrivati,mi svegliò dai pensieri.Pagai e lo ringraziai scendendo dal taxi insieme alla mia valigia. Feci un respiro profondo. Allora era tutto vero,ce l'avevo fatta. Tolsi lo sguardo dalla strada e mi girai verso la mia familiare casetta di Londra.«Ci siamo », dissi un pò troppo ad alta voce, «ci siamo. »
Attraversai il vialetto ghiaioso e malconcio fino ad arrivare al portoncino azzurro. Aprii la porta con un pò di fatica e trascinai la valigia fermandomi all'ingresso. Era tutto così malinconico. L'ultima volta che ci entrai fu con Giacomo,per le nostre vacanze natalizie dell'anno precedente,prima che lui cominciasse a bere. Perchè lui preferiva la dipendenza per l'alcol,invece che per me.
La mia miglior dipendenza invece era lui.Ma da ora non sarebbe stato più così,mai più.
  
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