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Autore: Vampiresroads    13/05/2012    1 recensioni
Cosa se i Green Day non ne avessero avuti di giorni?
Una piccola finestra sulla vita dei tre amici burloni nell'età infantile/adolescenziale.
E' una giornata soleggiata che Billie e Mike si stanno godendo a pieno, che cosa potrebbe mai succedere?
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Così feci.
Seguii il consiglio di Mike e decisi di vivere da umano, peccato solo che quella non era la mia natura.
Non ero io. Avevo sempre avuto il bisogno di distinguermi. Rifiutavo la città, il suo ritmo scandito da un tempo distribuito a fare quello che fa comodo alla politica, il solito ideale dell’uomo di prevedere la vita.
Mi sembrava tanto una gara a chi aveva la vita più monotona, ma non sarei sopravvissuto nel mio mondo a parte.
Così riempii le mie valigie di ricordi positivi e mi preparai per il viaggio.
Sarebbe stato il mio ultimo viaggio. Il viaggio più faticoso: l’età adulta e la vecchiaia.
Mia madre mi convinse a sposare una donna che non ho mai amato, e mentre fantasticavo Adie, abbandonai la musica e trovai un misero lavoro in un’officina.
Non rividi più Mike.
Ebbi due figli.
Erano la mia unica soddisfazione, l’unico motivo per cui ero in piedi.
Ogni tanto mi piaceva accendere la TV. Spesso lo ribeccavo,  quel Frank.
Aveva fatto carriera. Lui e il suo gruppetto di amici da quattro soldi.
Vedevo anche lei: Adie.
E lì morivo. Aveva una relazione stabile con il cantante del loro gruppetto.
Erano bellissimi insieme effettivamente. Oh, quanto odiavo quella mia situazione.
Sarei potuto essere io lì sopra, dire tutto ciò che pensavo attraverso ciò che più amavo e farmi notare.
Uscire. Sarei venuto fuori e il mondo mi avrebbe ascoltato.
Mentre fantasticavo su quelle inutili piccolezze mio figlio mi chiese di parlargli della mia infanzia e adolescenza.
Avevo immagazzinato quella delicata parte della mia stupida vita inutile, era sepolta oramai.
Aveva sette anni e non avrebbe mai capito, solo che i suoi occhi, il suo sguardo illuminato e la sua innocente curiosità lanciarono una corda invisibile nella mia gola fino ad arrivare al cuore e, come si solleva qualcosa caduto da un pozzo, così lui mi tirava fuori il triste racconto della mia vita da ragazzo talmente fuori dalle righe da non entrare nemmeno nei quadretti.
Fu così che iniziai a raccontargli della mia innocente infanzia in mezzo ai campi verdi e alle spighe colorate, gli parlai di Mike e di tutte le avventure che vivemmo insieme. Gli feci vivere il momento in cui ero appena tornato dall’ospedale e mio padre morì. Continuai raccontandogli della mia adolescenza travagliata, evitando alcuni particolari e cercando di renderla più positiva e interessante, per poi finire parlandogli delle mie ambizioni frammentate.
L’atteggiamento da persona seria in fase di ascolto sembrava renderlo un adulto; mi ascoltava attentamente accennando a sentimenti tristi e compiaciuti.
Tirai fuori tutto ciò che avevo nascosto per anni e anni e iniziai a offendere con le parole più irriproducibili quei due ragazzi che mi portarono via Frank e Adie.
Mi guardava esterrefatto. Forse non si aspettava quei discorsi e quella vita. Ero diventato un tipo serio e riservato.
Ero cambiato, è vero. Ero fuggito dal mio mondo nascondendolo dietro alla schiavitù che la società mi imponeva . Ricacciarlo fuori era la cosa più dolorosa che io avessi mai affrontato.
Ero morto.
Me ne resi conto solo in quel momento.
Ero morto tempo prima, con la rottura del legame con Mike.
Quello che adesso raccontava la storia di un altro non era nulla. Solo un’ombra di una vita troppo stretta per un cuore così contorto.

Chiusi gli occhi e cercai di trattenermi.
“Dai, Joey, è tardi. Sono sicuro che un giorno ne riparleremo e capirai meglio. Ora vai a dormire.”
Fece il suo solito broncio e corse in camera tendo lo sguardo fermo.
Non ne parlammo mai più.

I miei figli crebbero e trovarono un buon lavoro.
Mia moglie morì quando io avevo solo sessantatre anni per tumore al fegato.
Mi trasferii nella casa dove abitai da bambino e non uscii di casa per quasi dieci anni, se non per comprare il minimo indispensabile per sopravvivere.
Un giorno mi guardai allo specchio e mi resi conto che mi stavo suicidando.
Mi stavo autodistruggendo, senza fare nulla per impedirlo.
Morire ancora. L’avrei dovuto fare, ma l’avrei fatto lottando.
Avrei fatto tutto quello che desideravo da anni, ma di cui non avevo avuto occasione.
Prima di tutto raccolsi il poco che mi era rimasto e andai alla sua ricerca.
“Ciao Mike, sto arrivando.”





P.s. Il prossimo capitolo sarà l'ultimo ed estremamente corto. 
Spero che abbiate capito la vicenda e vi sia piaciuta.
Grazie a tutti, davvero.

TJLCKY.
  
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