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Autore: GiadiStewart    13/05/2012    3 recensioni
Dal primo capitolo:
Ho perso anche lui, lo definirei il mio primo amore, quella persona così simile a me che mi ha capita e mi ha aiutata, mi ha consigliata e mi ha protetta. Il mio Tate, che ormai non era più mio, ma che si era limitato ad essere l’ “inquilino” che si aggira in questa casa più cauto possibile per non incontrare me o la mia famiglia. Certe volte speravo di incontrarlo per sbaglio nel seminterrato, ma era talmente attento e scaltro che riusciva ad evitarmi, ma se tanta era la voglia di vederlo, tanta era anche la voglia di affrontarlo mai perché ormai non eravamo più niente, ci eravamo costruiti uno spesso muro impossibile da buttare giù, e che soprattutto non volevo buttare giù perché quello che aveva fatto a mia madre era imperdonabile e al solo pensiero di quel brutto ricordo mi venivano i brividi e la bile risaliva fino alla gola per il disgusto e disprezzo che si era creato in me.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La testa mi doleva, la sentivo pesante e avrei preferito tenerla appoggiata al cuscino piuttosto che alzarla; anche gli occhi faticavo ad aprirsi e nel momento in cui lo feci mi aspettavo che la luce accecante del giorno mi avrebbe fatto perdere la vista per un breve momento, ma tutto quello che vidi fu soltanto una luce soffusa che faceva trasparire solo una piccola parte dei colori della soffitta.Non riuscivo ad avere ricordi della scorsa notte, solo che mi divertivo con Kurt dimenticandomi di tutto il resto e che lo baciai; subito una sensazione di vergogna invase tutto il mio corpo, non mi sarebbe mai passato per la testa di baciare qualcuno. L’unica cosa che sentii fu adrenalina percorrere tutto il mio corpo morto, e non sapevo che potevo ancora sentire queste sensazioni dentro di me; l'unica motivazione banale che la mia testa dolorante riuscì a produrre fu che magari anche i morti erano sensibili alle droghe, ma lasciai cadere i miei pensieri perché la testa non me lo permetteva. Un altro pensiero però si fece strada nella mia mente: chi mi aveva portata qui? E trovai in meno di un secondo la risposta: Lui. Kurt era da escludere a priori, non conosceva questo posto e inoltre non ricordo di essere venuta quassù con le mie gambe dopo che l’effetto dell’ecstasy finì; e il solo pensiero che nonostante tutto quello che ho combinato l’altra notte si fosse preoccupato per me, mi fece sentire in colpa e mi si strinse il cuore immobile. Ma fu solo un momento perché si assopì quando lui fece la sua comparsa con un viso impassibile e con la mascella contratta, e con tono atono mi parlò: “Come ti senti?”.Non si era avvicinato di un solo centimetro e la tensione era palpabile, lui stringeva le dita a pugno e io invece stringevo le ginocchia al petto, come se volessi proteggermi da lui, e anche se volevo starmene da sola, decisi comunque di dargli una risposta pensando che se ne andasse visto che aveva assolto il suo compito da cavaliere gentiluomo.

“La testa mi fa un po’ male” dissi con una voce spenta e senza emozione

“E’ normale –mi liquidò subito con noncuranza-, siamo sensibili a cose come quelle, anche se siamo morti, per questo ti dissi di non prendere quella pasticca. Hai solo bisogno di stare a letto e poi sparirà tra un paio d’ore”. Io non sapevo che altro dire, ma annuii per fargli capire che avevo compreso.

Perché provavo fastidio per quel suo comportamento? Perché volevo solo che mi stesse vicino come quando cercò di salvarmi dal mio suicidio?

Freddo.

Impassibile.

Distante.

Tutto mi metteva paura, era il solito Tate –fisicamente, intendo- ma era quello che traspariva che mi impauriva; i suoi sorrisi, i suoi sguardi e il suo tocco che erano capaci di tranquillizzarmi e di quietare i soliti pensieri che animavano la mia mente, in quel momento non c’erano: quella sua serietà evidenziava quello che lui era veramente: l'oscurità, il male. Da quando abbiamo litigato l'ultima volta, mi sono convinta che fosse egoista, insensibile, bugiardo e tante altre cose e proprio in quel momento era quello che ho sempre pensato, ma perché tutto ad un tratto volevo che fosse dolce, protettivo, l'altro Tate.

Mi odiavo, non riuscivo a capirmi, dentro di me si mischiavano una moltitudine di emozioni, pensieri e sentimenti, tutti contrastanti tra di loro. Perché non riuscivo a dire a me stessa “Tate non è più nulla per te, è polvere” oppure “Lo ami ancora, hai bisogno di lui come lui ha bisogno di te”.

Niente. Vuoto totale.

Tate se ne stava per andare e subito entrai nel panico perché temevo che quello che era successo ieri sera fosse stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, avrebbe pensato che io ero solo infantile, dipendente dagli altri e senza palle. No, non volevo questo.

“Mi dispiace!” dissi con un tono di voce troppo alto e con troppa foga, lui stava per abbassare la maniglia, ma si fermò anche se non mosse la mano da lì e neanche si voltò dandomi le spalle.

“Per cosa?”

Deglutii difficilmente: “Per ieri sera, avrei dovuto ascoltarti e non l'ho fatto”.

Cadde un silenzio di tomba, lui non parlava e io non sapevo cosa aggiungere sperando che mi rispondesse. Finalmente si girò e mi guardò dritto negli con la stessa espressione di prima.

“Avevi le tue motivazioni e io non posso contraddirle”. Non riuscivo a credere alle sue parole, lui era sempre quello che si preoccupava per me, lui era quello che mi metteva sempre all'erta e ora? Ora si mette in disparte come se io non fossi più nulla per lui.

Caddi in un baratro profondo e buio e volevo restarci, per sempre. Volevo chiudermi lì dentro e non uscire mai più; ecco cosa significava affezionarsi alle persone, significava che prima ti accoglievano tra le loro braccia e ti promettevano che nulla vi avrebbe separati e poi quando meno te lo aspetti ti abbandonano come se tutto quello che era successo prima non avesse più importanza, e questo è esattamente quello che sta succedendo a me ora.

“C-cosa?” anche se avevo già capito tutto volevo almeno la conferma.

Tate fece un respiro profondo e si avvicinò al letto anche se per me era comunque sempre molto lontano: “Violet, ormai ho capito, me ne sono fatto una ragione. Non hai bisogno di me, hai bisogni di qualcuno che ti ami come io non ho saputo fare. Hai bisogno di qualcuno che sia sincero e sia capace di darti tutto l'amore di cui hai bisogno, e quell'amore Violet te lo meriti perché io so quanto tu abbia sofferto, ma non sono io che posso dartelo. L'hai detto tu no? Io sono l'oscurità e devo pagare per tutto quello che ho fatto, partendo prima di tutto dal lasciarti in pace. Ti amo, Violet, ma non ti merito. Siamo diversi, tu sei genuina, vera e quel sorriso che ho visto poche volte, ma che mi hai l'opportunità di assaporare lo terrò sempre nella mia memoria -disse indicando la tempia sinistra-, ma io non mai meritato neppure quello. Non hai bisogno di me”.

Paralizzata. Sorpresa. Muta. Avevo gli occhi spalancati e il mio corpo -ancora sul letto- era proteso verso di lui a cercarlo immobile, non riuscivo a muovere nessun muscolo; potevo cadere in un baratro ancora più profondo di quello precedente? La mia mente era offuscata da quelle parole che continuavano a martellarmi il cervello impedendomi di formulare un pensiero ordinato e privo di stupidità.

Ora potevo lasciarlo andare, aveva capito quello che ho provato io in tutti questi mesi, potevo essere finalmente soddisfatta e dirgli che poteva andarsene, ma non poteva andare così ovviamente; non volevo che se ne andasse, volevo che tutto quello che aveva detto se lo rimangiasse e che se lo dimenticasse per stare con me. Gli occhi cominciarono ad inumidirsi di lacrime salate e anche le sue avevano cominciato a scendere sulle sue guance lisce. Volevo alzarmi e andare da lui, ma la paura che sparisse o che mi respingesse era forte e la mia anima non avrebbe potuto incassare un altro colpo così duro.

“P-perché dici tutte queste cazzate Tate? Lo sai che sono solo delle pure e stupide cazzate?”. Le mie labbra avevano trovato il coraggio di muoversi e di pronunciare quelle parole che volevo tanto dire; lui, al contrario non sapeva cosa dire, era il suo momento di stare zitto ora. Ormai avevo preso coraggio e avevo bisogno di sfogarmi. Mi alzai dal letto e mi diressi verso di lui tenendomi a distanza.

“Quando hai macchinato tutto questo? -Stava per rispondere, ma lo bloccai subito-. No, mi serve che rispondi, non mi interessa, tutto quello che voglio sapere per quale cazzo di motivo ti sei messo in testa queste cose! Tu non mi meriti? Ma che cazzate sono mai queste. Okay, tu sei diverso dagli altri, ma i tuoi sentimenti per me non erano falsi ma li hai sempre dimostrati senza alcun timore. L'ho sempre saputo che tu mi amavi e non l'ho mai dubitato. Io sono stata bene con te, mi sentivo così me stessa e questo solo grazie a te, quel Tate che mi capisce, che mi supporta, che mi ama e tu non puoi cambiare tutto questo. Lo so, non so se potrò mai perdonarti per quello che hai fatto a mia madre, ma questo è quello che sei. O ti voglio o ti lascio andare. Ma siccome io non riesco e non voglio lasciarti andare... io ti voglio Tate, qui e accanto a me”.

Dovetti riprendere fiato dopo non aver fatto neanche una pausa perché volevo che sapesse tutto quello che pensavo su di lui. Tate, mi aveva guardata negli occhi per tutto il tempo tant'è che certe volte ho dovuto abbassarli da quanto erano fissi sui miei, ma in qualche modo mi rincuorava vedere che quegli occhi non più gelidi, ma liquidi mi guardavano.

Ora mi sentivo completamente in imbarazzo, non sapevo cosa fare, lui aspettava sicuramente qualche mossa da parte mia e così come sempre andavo d'istinto. Piano piano mi avvicinai a lui, sentivo i suoi occhi perforami la testa, ma io non avevo il coraggio di guardarlo così tenni la testa bassa, presi la sua maglietta e la strinsi nella mano e solo in quel momento alzai la testa per incontrare il suo viso a pochi centimetri dal mio; lui come se volesse sentirmi ancora più vicina strinse i fianchi e mi portò più vicina al suo corpo andando a toccare il mio petto sul suo, i nostri nasi si stavano sfiorando. Volevo sentire le sue labbra morbide sulle mie e quando lui si avvicinò per baciarmi delicatamente mi sentii rigenerata, mi sentivo protetta tra le sue braccia; le nostre labbra si muovevano insieme e armoniosamente, spostai le braccia intorno al collo e gli accarezzai i capelli così da avvicinarlo a me e per approfondire il bacio. La sua lingua si intrufolò toccando leggermente la mia, dal mio corpo partì una scarica di brividi, era incomprensibile l'effetto che poteva darti quel ragazzo. Prima di lasciarmi respirare mi leccò il labbro inferiore e si spostò a baciarmi lentamente il collo fino ad arrivare alla spalla interrompendosi sostituendo i suoi baci con le parole.

“Odio l'idea che quel tossicomane ti abbia baciata”. Lo disse serio e con tono duro. Era tornato il Tate di sempre, però non volevo che facesse danni.

“Lascialo stare, ti prego. Non voglio che ti faccia altre cazzate okay?”.

Lui mi guardò, e annuì con un po' di esitazione, ma sapevo che se Kurt non avesse fatto nulla, Tate se ne sarebbe stato calmo.

Di Kurt però non me ne importava gran ché perché finalmente avevo di nuovo con me la persona che amavo di più. L'unico problema ancora da risolvere era mio padre.

Note dell'autrice:
SBAM! 
*Me si nasconde dal lancio dei pomodori* Lo so, mi avrete maledetta in questi mesi di assenza e sono completamente d'accordo con voi. Vi chiedo umilmente perdono per questo imperdonabile ritardo (scusate la ripetizione D:), ma se qualcuno è andato a leggere l'avviso che ho lasciato nel mio profilo EFP ho avuto qualche problemino con il computer e ora l'ho risolto quindi tornerò ad aggiornare sicuramente come prima. 
Veniamo al capitolo. Allora, allora, allora fan Violate non gasatevi tanto perchè questo è solo l'inizio e tutto può cambiare quindi questo è solo un regalino per farmi perdonare xD No, vabbè oltre che a questo avevo bisogno anche per la mia salute mentale di far fare pace a quei due u.u Comunque lo ripeto, niente è solo rose e fiori, anche perchè siamo solo al sesto capitolo °-° 
Ultimissima cosa poi vi lascio andare u.u Niente volevo solo dirvi -è la centesima volta che lo dico, ma sopportatemi- che sono davvero contenta che questa storia vi piaccia e che vi stia entusiasmando parecchio, non mi aspettavo un affiatamento simile, tutto questo mi spinge solo ad andare avanti e a fare sempre il meglio. Tutto questo è solo grazie a voi, davvero :') 
Bene, vi ho stressati abbastanza xD
Alla prossima, 
-Giada.

  
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