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Autore: Jack Le Fleur    13/05/2012    4 recensioni
L’acqua le sfiorava docilmente la coda, come un gatto che fa le fusa al proprio padrone. Quando non si è mai provato un sentimento, come si può sentirne la mancanza? Nessuno avrebbe più toccato il suo cuore. Nessuno.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lei era fredda, fredda come il ghiaccio che ricopriva le strade quella mattina di dicembre. L’acqua le sfiorava docilmente la coda, come un gatto che fa le fusa al proprio padrone. Si annoiava: nessun umano in vista, alias niente colazione. Era una bellissima ragazza: i lunghi capelli corvini ricadevano morbidi sulle spalle strette, contrastando con la pelle chiara; i suoi occhi, verdi come smeraldi, rilucevano del bagliore argentato della coda e le labbra, rosse come ciliegie, si schiusero in un candido sorriso quando quelle pietre preziose scorsero la loro preda. Un ubriaco camminava barcollando lungo il pontile di attracco delle imbarcazioni. Sembrava triste. Lei non chiedeva di meglio. Cominciò a cantare, un canto soave ed incantatore ed attirò l’attenzione dell’uomo. Folgorato dalla bellezza della fanciulla, egli le si avvicinò e si chinò su di lei. Il canto s’interruppe, sostituito dalle dolci parole sussurrate dalla ragazza. Gli diceva “Avvicinati, non ti farò del male.” E lui le credeva. Le credeva perché era troppo disperato per non farlo. Le credeva perché la sua bellezza lo stordiva. Era così che morivano tutti. Incantati. Strangolati sott’acqua senza nemmeno rendersene conto. Ed erano felici. Felici che la bellissima fanciulla avesse scelto loro fra tutti gli altri. Lei non aveva bisogno di essere felice. La sua esistenza non era fatta per la felicità, ma non le importava. Quando non si è mai provato un sentimento, come si può sentirne la mancanza?

Solo una volta aveva provato qualcosa di simile ad un sentimento: era una notte d’estate e un ragazzo piangeva il proprio amore non ricambiato. Lei sfruttò l’occasione attirando la sua attenzione con la propria voce, come ogni volta. Lui capì chi era, che cosa era, ma non fuggì. Rimase lì, a guardarla e, dopo tutte le dolci parole che lei gli sussurrò, disse soltanto una cosa “Uccidimi.” Niente più di un sussurro. Mai nessuno le aveva chiesto una cosa del genere. Perché voleva morire? Solo per una ragazzina che non ricambiava i suoi sentimenti?
Fu così che cominciò a parlare con lui. Scoprì che aveva problemi familiari e che era malato. Sarebbe morto comunque, di lì a pochi mesi. Perché non voleva sfruttare il tempo che gli rimaneva da vivere? Poteva andarsene da casa e vivere i suoi ultimi mesi con serenità, ma non lo faceva. Lei gli raccontò della sua vita e lui l’ascoltò, rapito. Era più affascinato dal suo mondo che dalla sua bellezza e questo la colpì. La colpì la sua comprensione e anche la sua dolcezza. E si innamorò.
Lui tornò su quel pontile tutti i giorni e lei fu sempre lì ad aspettarlo, finché un giorno lui morì.
Le uniche cose che le rimasero di lui furono un ciondolo ed un bacio. Si ripromise che sarebbe stato l’unico e così fu.
Nessuno avrebbe più toccato il suo cuore. Nessuno.

 
 
Cosetta deprimente uscita dal nulla. Oggi mi sento in vena di cose tristi. Ho pensato che una sirena sia fatta per ammaliare, ma non per amare nel senso vero e proprio. Così ho pensato che avendo perso l’unica cosa che le ha fatto provare quel sentimento si sarebbe chiusa di nuovo in se stessa e sarebbe tornata ad incantare e uccidere ancora più di prima, ma che non avrebbe mai dimenticato quel ragazzo che le aveva fatto battere il cuore. Quindi, fatemi sapere cosa ne pensate.
See you!
  
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