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Autore: Draetia Raeconis    13/05/2012    2 recensioni
La mamma li guardava con aria tenera prima di mandarli a lavarsi dicendo che se non lo avessero fatto
avrebbe chiamato i mostri dai denti aguzzi per mangiarseli perché loro amavano mangiare i bambini sporchi e sudati.
Un sorriso a quel ricordo così nitido.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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When September Ends



La loro amicizia era nata un giorno di settembre quando lei, più alta delle altre bambine, era andata a difenderlo dai
bambini di quinta elementare che volevano picchiarlo per la merenda o forse per la pallina rimbalzante che le
aveva poi regalato quel giorno in segno di ringraziamento.
Erano passati quattro anni da quel giorno e , nella sua cameretta, lei si guardava attorno, ovunque c’erano scatoloni che
mano a mano la mamma e il papà portavano via, il letto e la scrivania erano stati tolti e sulla parete c’era la
“chiazza” più chiara dove la polvere non aveva attecchito là dove, prima, c’erano i mobili. Erano le sei di sera
e la luce dorata del tramonto illuminava la stanza donando a tutto un’aria ancora più triste e malinconica; ai
muri erano rimaste solo poche foto, giusto due, e sapeva già di doverle togliere.
La prima ,alla destra della porta, era una foto del Febbraio dell’anno precedente, più precisamente a carnevale, loro
due vestiti come i mostri del fango che molte volte hanno immaginato di combattere nel giardino di casa
ridendo e rientrando per la merenda sudati e lerci ma pur sempre uscendo fieri e vincitori dalla pericolosa
battaglia. La mamma li guardava con aria tenera prima di mandarli a lavarsi dicendo che se non lo avessero fatto
avrebbe chiamato i mostri dai denti aguzzi per mangiarseli perché loro amavano mangiare i bambini sporchi e sudati.

Un sorriso a quel ricordo così nitido.

Un’altra foto era appesa a pochi centimetri dalla prima, ritraeva loro due, sporchi di colore, che reggevano un
lenzuolo colorato in sfumature radiali, ricordava bene quel giorno, avevano preso due lenzuoli e li avevano
immersi in una conca d’acqua dove poi avevano versato i colori; una volta tirati fuori, i lenzuoli, erano tutti
colorati, ne avevano fatti due così da averne uno a testa.

Ricordava anche , quando, il giorno dopo, avevano litigato perché giocando lui le aveva fato un graffio sul braccio.
Non si erano parlati per due giorni e ,quando lui era andato a chiederle scusa ,lei lo aveva abbracciato e tutti i
compagni di classe li avevano presi in giro.
I compleanni passati insieme e le gite fatte insieme durante le estati. Ricordava i giorni passati a fare gli scherzi alle
loro mamme travestendosi da mostri con qualche pezzo di cartone un po’ di colori e i rossetti scuri che
rubavano dalle trousse. Ricordava quando stava male e lui passava con la sua mamma per portarle i compiti e
gli appunti così che non rimanesse indietro rispetto agli altri.
Ricordava il primo regalo che aveva ricevuto da lui al suo compleanno, era una tuta dal motivo mimetico marron-
verde, aveva grandi tasconi a destra e a sinistra in modo che potesse metterci tutte le cose utili del caso (una
torcia, le pile per la suddetta torcia, filo bianco, filo nero, i cerotti, un sasso e qualunque altra cosa lei dovesse
usare nella prossima “missione”) La maglia della tuta era larga e comoda, arrivava ai gomiti dove poi era
foderata in modo da non graffiarsi nello strisciare a terra. Insieme alla tuta c’erano due barattolini di trucco per la
faccia, uno verde e l’altro nero, cremosi, da poter usare per mimetizzarsi meglio e una medaglietta in metallo
con sopra il suo nome, cognome e gruppo sanguigno. La stessa medaglietta giaceva ora al suo collo.

Invece ora, lei, era lì a mettere nello scatolone le ultime due foto per poi portarle giù e farle mettere in macchina dal
papà; avrebbe tanto voluto svegliarsi e capire di aver fatto un incubo ma quando, più tardi, si ritrovò abbracciata
a lui, in lacrime, capì che non era un brutto sogno e che si sarebbe divisi.
“Lud, ci scriveremo tutti i giorni e nelle vacanze staremo insieme, vero? Ci sono ancora tanti mostri da combattere!
E poi dobbiamo ancora costruire un razzo spaziale!” Le aveva detto cercando di tirarla su di morale,
solitamente era lei quella forte, fra i due. Sentiva l’odore di lui, così buono, un profumo muschiato, tutto
naturale che sapeva di lui, giochi ed estate. Quel pensiero alimentò il magone che le annodava la gola.
“Si, e poi, tu diventerai un grande agente segreto e io sarò il tuo capo. Ma non sarò severa con te perché noi siamo
amici, e lo saremo per sempre, vero Rik?” Annuiva lui sorridente, dandole un bacio sulla fronte e quando la
mamma l’aveva chiamata per salire in macchina ,lei , controvoglia, dovette staccarsi da lui. Quando il papà girò
la chiave e mise in moto lei gli faceva già “ciao ciao ” con la mano destra mentre nella sinistra aveva
quella pallina che le aveva regalato quattro anni prima.
   
 
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